appendice1
I detrattori di Marconi fanno notare un inganno nella
convenzione Governo italiano-Marconi, tra le altre cose, si era stabilito di far
costruire alla Marconi, per 800.000 lire, una stazione ultrapotente che avrebbe
dovuto comunicare con analoghe stazioni in Argentina e nelle varie destinazioni
degli emigranti italiani. Ma la Marconi non si era affatto impegnata a costruire
in Argentina, tanto che quelle stazioni furono costruite dalla concorrente
Telefunken.
Certa stampa italiana si scagliò contro questa convenzione tanto che il
Marconi con una lettera al governo, si offrì di svincolarlo dall’accordo se non
lo avesse ritenuto conveniente, senza alcun altro impegno, nemmeno i rimborsi
per i vari sopralluoghi che aveva effettuato per scegliere la località più
adatta per la stazione ultrapotente (questa fu Coltano, completata però, tra
varie polemiche, solo nel 1912).
Cito da
Stefanoni (1903)
… Noi vediamo
invece che con l'articolo 1 della convenzione non si fa altro che stipulare con
il Sig. Marconi la fornitura di tutto il materiale che il governo richiederà per
l'impianto in Italia di una stazione radiotelegrafica “ultrapotente", destinata
a comunicare con le stazioni ultrapotenti (!) della Marconi's Wireless Telegraph
Company Limited di Londra e della Marconi's Wireless Telegraph Company of
America. Non occorre dire che nessun documento attesta l'esistenza di tali
compagnie, quale capitale abbiano versato... il Governo non curò nemmeno di
obbligare le accennate compagnie ad impiantare realmente in America le stazioni
radiotelegrafiche... Inoltre, poiché dette compagnie non intervengono nella
stipulazione del contratto, è chiaro che esse non assumono nessun obbligo
giuridico, giacché la firma del Sig. Marconi non è fatta come rappresentante di
esse, egli a nome proprio non può che obbligare se stesso, a senso degli art.
1128 e 1130 del c.c. Non si parla nemmeno in cosa consisterà la "ultrapotenza"
delle stazioni. Nemmeno si parla che deve comunicare elettricamente e non
otticamente. Nemmeno si è deciso dove si costruirà in Italia ma " la località
dovrà essere riconosciuta adatta dal comm. Marconi”. Ondeché se al Marconi non
accomoda approvare alcuna località, il Ministro si troverà nel caso del
carnefice di Bertoldo; il quale, essendo stato condannato a morte, ed avendo
ottenuta la grazia di farsi appiccare ad una pianta da frutto di suo gradimento,
finì per scegliere una pianta di fragola. "Il Governo dovrà acquistare da
Marconi ad i prezzi stabiliti da quest'ultimo, che costruirà e collauderà la sua
stazione con uomini di sua scelta. Inoltre per il collaudo si verseranno 50000
lire delle quali 25000 ad personam a Marconi."…sono dunque lire 50000 che lo
stato dovrebbe pagare solo per avere il piacere di violare a piacere di Marconi
le disposizioni dell'art. 129 del regolamento sulla contabilità generale...
Nessuna penale e' pattuita...si parla sempre del governo, mai del Re a cui
appartiene il potere esecutivo...è la bancarotta della dignità dello Stato come
fu bancarotta della dignità del Ministero quella di inviare espressamente
all'estero il comandante della Carlo Alberto per far firmare al Sig. Marconi la
convenzione in esame. Le divergenze in questo modo dovrebbero essere citate
verso i tribunali di Londra. Nessuna delle compagnie Marconi ha assunto nessun
obbligo di costruire all'estero le stazioni che dovrebbero comunicare con la
nostra. Per l'articolo 10 la stazione non potrà comunicare neppure a breve
distanza e nei limiti delle stazioni semaforiche delle navi, che non siano
munite degli apparecchi Marconi...dunque Marconi non ebbe torto a dire in un
recente discorso tenuto a Londra, che lo Stato italiano gli forniva i fondi per
continuare i suoi studi.
Il nostro Stefanoni include molti allegati tratti dalla sua rivista 'la Critica' nei quali si dimostra che la possibilità di trasmissione dei segnali via radio non esiste
Da l'Elettricista, 1904:
... senza voler discutere se le condizioni sopra indicate sieno o no gravose,
noi non riusciamo a comprendere come l'Onorevole Galimberti abbia potuto
introdurre una condizione in aperto contrasto con leggi che avocavano allo Stato
il monopolio di qualunque mezzo di comunicazione a distanza... era dunque uno
strappo alle leggi fondamentali, ma fu un atto compiuto in un momento nel quale
l'ardore popolare salutava Marconi con spintoni e ammaccature... Marconi si era
infatti riservato di impiantare ed esercire stazioni private in Italia,
riscuotendo la tassa.
In ogni modo secondo la convenzione, con lo scoppiare della prima guerra
mondiale tutte le stazioni RT commerciali in Italia passarono sotto in diretto
controllo della Marina o dell'Esercito.
Bari-Antivari
Nel 1908 il governo italiano riscattò dalla Marconi la stazione
Bari-Antivari, installata nel 1904, diventata non più remunerativa per la
società di Guglielmo.
appendice 2 ditte al 1929
***tabella ditte, file in word
appendice 3 la produzione
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1925 |
1927 |
1928 |
1929 |
1930 |
1931 |
1932 |
1933 |
1934 |
1935 |
1936 |
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produzione italiana |
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100M |
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importazione |
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19M |
30M |
40Mxsem. |
89M |
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17M |
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esportazione |
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2,2M |
1,2M |
1Mxsem. |
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10000 app |
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n° abbonati italia |
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40.000 |
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300.000 |
350.000 |
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700.000 |
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in Gran Bretagna |
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2,2M |
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5,5M |
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radiocorriere stampati |
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8M |
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abbonamento radiocorriere |
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25 lire |
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||
abbonamento radio |
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8lire |
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75 lire |
80 lire |
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costo apparecchio 4 valvole |
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* |
2000-3000 |
* |
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reddito italiano medio |
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3500 |
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3358 |
3292 |
|
2368 |
|
2123 |
2117 |
2440 |
2442 |
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consumo manzo |
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45 kg |
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35 kg |
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auto Balilla |
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10.000 |
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Musagete Marelli |
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3000 |
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radio Rurale |
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600 |
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tassa per galena |
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12 lire |
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tassa per valvola |
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6 lire |
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tassa per altoparlante |
24 lire |
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totale per radio 5v. |
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90 lire |
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promulgato decreto catenaccio |
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X |
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concorso Domus |
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X |
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conferenza Lucerna |
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|
X |
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Appendice 4
Radio Firenze un crogiolo di cultura
***la prima antenna di Radio Firenze nel 1932
Vediamo la situazione di Firenze come esempio di quello che accadde alla
rete radiofonica durante l'occupazione. Con l’occupazione americana della città,
i nostri liberatori si attivarono subito per riattivare le trasmissioni
radiofoniche e risistemare i locali di regia in via Rondinelli nel palazzo delle
100 finestre anch’essi saccheggiati dai tedeschi. La situazione passò sotto il
controllo del PWB, Psycological Warfare Branch, che doveva pensare alla
corretta programmazione dell’informazione.
***astley*il
capitano Astley
Parte del personale fu reintegrata al suo lavoro,
inizialmente escludendo chi si era compromesso col fascismo, in seguito
reintegrato, preferendo i vecchi fascisti a nuovi elementi a rischio di
Comunismo, movimento temuto dagli Alleati e verso il quale sembrava avviarsi
l’Italia.
Il PWB applicò inflessibilmente e senza badare al lato economico metodi di
tipo americano alle nostre stazioni. In ognuna di queste, mano a mano che
venivano occupate, si costituivano centri completi di produzione e cos’ a
Firenze, come a Bari, Napoli, Roma, Bologna e Venezia, si installarono
organizzazioni locali di giornali radio, di compagnie di prosa e orchestre fisse
tutte per l’alimentazione della sola stazione locale.
Da questa organizzazione trovarono una magnifica base di partenza e spinta
tutte le tendenze autonomistiche regionale ed anche campanilistiche cittadine,
sostenute un poco da tutti salvo che da Madre RAI, che piano piano, negli anni
successivi alla riunificazione delle reti, corrose e riportò alla nullità
queste organizzazioni satelliti.
***raifi 1* cappello capacitivo dell’antenna di Firenze
Firenze da 100 Kw fu approntata nel novembre 1946 con la nuova antenna antifading, insieme a Napoli II, Venezia I, Bologna I, Ancona e Messina.
***base*la base dell’antenna dopo l’abbattimento nel 2004
La rete RAI fu riunificata il 3 novembre 1946 quando ancora il Radio Corriere usciva in due edizioni, per il Nord e per il Sud: il Radiocorriere torna in edicola il 23 dicembre 1945 in un edizione torinese, dopo l’edizione romana del 4 novembre 1945.
Appendice 5
I personaggi
Presentiamo il gruppo costruttori in seno dell'ANIE
***soffietti low* Il presidente rag. Soffietti, vicepresidente dell'ANIE era gerente della Fabbrica Conduttori Elettrici Isolati, divenuta poi Watt Radio*
***novellone *Sandro Novellone entrò nell'industria a fianco dell'ing. Geloso e poi passò alla SAFAR, infine alla Irradio*
***mohwinkel low *Mohwinkler, nato a Milano dal 1926 collaboratore della Unda Radio.*
***ferrari low *Il cav. Ferrari proviene dall'ambiente automobilistico di Torino ed ha preso la direzione della Radiomarelli nel 1940*
***rattellini low *il rag. Rattellini fu prima in Pirelli, poi in CGE*
***salici low*Il sig. Salici è direttore delle vendite della Philips. Annuncia novità dall'Olanda.*
***jacobacci low *l'ing. Camillo Jacobacci entrò nel 1923, in Germania, alla Telefunken, è tuttora alla Siemens ed alla Olap a capo del campo radio.*
***cannas low*Il dott. Antonio Cannas, nato a Cagliari, è stato Direttore Centrale alla Italo Radio ed ora è direttore tecnico commerciale della Fivre.*
appendice 6 alcune ditte al '45
al 1945 FARM, Fabbrica Apparecchi Radiofonici Mazza.
Intervista al sig. Mazza: sono allo stato latente, gli elettrotecnici
direbbero stato potenziale... intanto vegeto un poco e faccio un po’ di
vacanza...Non parla di programmi specifici ma lo spirito è battagliero. Presto
le novità.
Orem.
Il sig. Di Martino con l’ausilio finanziario di alcuni soci ha creato
una nuova industria con criteri arditi. La OREM, Officine Radio Elettriche
Meccaniche, via Durini, 5, Milano, stabilimento a villa Cortese, Legnano.
agosto 1945: IMER
Il nome nuovo, IMER di Luino, non deve destare alcuna incertezza in
quanto il complesso produttivo è corredato di mezzi materiali e tecnici validi.I
ricevitori prodotti appartengono ad una categoria cosiddetta di classe : il 5
valvole Verbano ed il radiofonografo Verbano2°. Imer Radio Industria Meccanica
Radiofonica Luino (Varese). Uffici a Milano via P. Capponi,4.
SAFAR al 1945
La Società non ha perduto nessun elemento direttivo, non ha subito
licenziamenti e tutti sono rimasti al proprio posto quando il lavoro....non
c'era. L'ing. Carenzi ha intenzione di riprendere regolarmente la produzione e
presenta tre nuovi modelli di radio civili.
SIARE al 1945
Via Durini a Milano, sede della direzione commerciale. Si trovano ancora
Pippo Fontana ed Oppici, vecchie conoscenze in SIARE. La produzione riprende e
si è visto un nuovo apparecchio sistemato in una custodia in dermoide a vari
colori, munito di scala parlante a termometro e provvisto di una chiusura
anteriore a saracinesca. La SIARE è riuscita a salvare dagli attacchi aerei e
dalla rapacità teutonica il laboratorio (pensate un po’, i tedeschi avevano
portata via il Fiat 1500 del Direttore e la X ha sequestrato la bicicletta al
fattorino!), e tutto è in piena efficienza.
SUPERLA al 1945
...la situazione economico-finanziaria italiana, sebbene fluida e non
stabilizzata, lascia intravedere una ripresa del ritmo del lavoro. In quanto
all'industria radio, molte fabbriche, un tempo nominatissime sul mercato, sono
restate nell'ombra in questo periodo sia perchè intente a riunire i vari reparti
decentrati e suddivisi, sia perchè occupate a ricostruire gli stabilimenti
devastati dall'ira furiosa della guerra. La Radio Superla che, colpita due volte
nelle incursioni aeree del maggio 1944 ebbe lo stabilimento di viale Masini
completamente distrutto. Il Dott. Margotti, da tempo condottiero delle
vittoriose battaglie della sua ditta afferma che nella prossima stagione vuole
che la Superla riprenda il suo posto in prima linea conquistato in 14 anni di
ininterrotto lavoro e che gli eventi bellici non hanno potuto cancellare.
Sebbene completamente mutilata ha continuato, parzialmente, dal luglio 1945 la
propria attività con mezzi di fortuna, ma adatti allo scopo, una sede
provvisoria in via Carlo Alberto, 14F. Con il primo settembre ogni attività
verrà ripresa a ritmo normale e centro di tutto questo è lo stabilimento
costruito ex-novo a Crespellano. La sede sociale e la direzione generale non si
sono staccate dalla vecchia residenza e rimangono a Bologna. Alla Fiera di
Milano saranno presenti col lancio di nuovi, originali modelli ed un
interessante gamma di articoli per l'elettrodomestica.
LARIR Laboratori Artigiani Riuniti Industrie Radioelettriche.
L’attività della LARIR, potenzialmente predisposta in periodo cospirativo è
stata resa nota dalla data della liberazione, cioè dal giorno in cui il perito
radio Orfeo Meneghetti ha potuto riprendere con piena tranquillità il suo lavoro
ed organizzare una sezione commerciale. Laboratori provvisori in p.zza. 5
Giornate e via Ercole Ferraris. In particolare producono ottimi commutatori.
appendice7 specifiche modello anie
A seguito degli accordi intervenuti fra l’ispettorato generale delle
telecomunicazioni del ministero PTT, il ministero delle finanze, il gruppo
controllo radio e TV dell’ANIE e la RAI con l’interessamento della ANCRA,
nell’estate 1951 mise in atto un’iniziativa destinata a favorire la costruzione
e la diffusione di un ricevitore di tipo economico.
I ricevitori concorrenti furono sotto posti a prove di omologazione che
proseguirono fino al giugno 1952.
Facilitazioni: rimborso al costruttore delle tasse di fabbricazione da esso
corrisposte.
Abbonamento gratuito per 12 mesi ai non abbonati.
Capitolato: Una o più gamme d’onda compresa quella tra 525 e 1605 kc
Sensibilità non inferiore a 75 microvolt sulle OM e 150 sulle OC per un uscita di 50 mw
Selettività non inferiore a 30 dB a 9 khz su Om
Attenuazione di immagine non inferiore ai 28 dB
Curva di risposta +- 9 dB fra 200 e 3000 hz
Potenza alla bobina mobile non inferiore ai 0,7 w a 400 hz per 127 V di rete.
Distorsione su carico resistivo max 8%
Scala illuminata e graduata. Precisione 2% in OM
Rumore di fondo non eccedente i -30 dB rispetto a 0,7 w con modulazione 80% a 400
hz, per o,6 ;1; 1,4 Mhz 400
Regolazione automatica di sensibilità su due valvole
Altoparlante capace di fornire sul mobile di serie una pressione acustica non inferiore ai
4 dine metroquadro a 400 hz 1 metro di distanza
Condensatore sul circuito d’ingresso per evitare che per errata manovra non venga
bruciata la bobina di aereo
Cordone bipolare lungo almeno 1,30 m con spina
Esistenza dei normali dispositivi di protezione tali da rendere impossibile l’accesso
involontario ai circuiti sotto tensione
Prezzo di vendita al pubblico 29000 lire
appendice 8
tre industrie al tramonto
La Magnadyne
Nel 1953 il proprietario De Quarti fondò la holding INFIN con sede in
Friburgo. Il nome Magnadyne si spezzò in vari marchi di prodotto. Verso la fine
degli anni '60 vi fu una forte contrazione di mercato e nel 1971 De Quarti
richiese l’amministrazione controllata. Dopo pochi mesi maestranze e macchinari
vennero assorbiti da una nuova società. la SEIMART costituita e gestita dal
nuovo ente governativo GEPI, analogamente alla LESA nel 1972.
UNDA
Alla fine del 1957, a causa di problemi finanziari, dovuti anche ai
continui e pesanti investimenti sostenuti nel ramo della televisione, la Società
si trova ad affrontare gravi difficoltà che la costringeranno il 3 aprile del
1958 a chiedere l’avvio dell’ammissione alla procedura di amministrazione
controllata. Il 10 aprile dello steso anno viene resa pubblica l’amministrazione
controllata attraverso l’annuncio del Tribunale di Como. Nel frattempo, per
scongiurare il fallimento, la Società aveva avviato diverse trattative di
vendita del marchio con alcune ditte del settore. Alla fine rimasero solo due
proposte concrete e precisamente da parte del Gruppo INFIN di Torino, a cui
faceva parte anche la Magnadyne, e con la CGE (Compagnia Generale di
Elettricità) di Milano. La più vantaggiosa tra le due si rivelò la proposta
formulata dalla CGE che offriva 50.000.000 di Lire per il marchio, Per contro la
Unda doveva rinunciare alla produzione di apparecchi radio o televisivi o affini
di qualsiasi tipo o nome e di rinunciare alla licenza di fabbricazione n. 516
del 18 marzo 1955. In conseguenza a tale offerta venne indetta una assemblea
straordinaria convocata il 13 agosto 1958 durante la quale venne stabilito di
cambiare il nome Unda Radio S.p.a. in F.A.S.E. S.p.a. (Fabbrica Apparecchi
Strumenti Elettrici) e la nova Società ha per oggetto l’industria ed il
commercio di apparecchi ed articoli di elettrotecnica e meccanica. In questo
modo fu possibile accettare l’offerta della CGE e il 9 settembre del 1958 la
cessione venne registrata davanti ad un notaio di Milano. I dipendenti, 198
unità tra cui 152 operai, ricevono via lettera raccomandata l’avviso di
licenziamento. Dal fatidico giorno in cui la Unda entrò in Amministrazione
Controllata limitò strettamente la produzione al completamento ed al collaudo
della serie di apparecchi radio e televisione già in commercio.
destino della Phonola
Nel
1969 la
FIMI
venne rilevata dalla
Philips, così come anche il marchio
Phonola. Con la nuova
proprietà, le attività dell'azienda furono diversificate, e si specializzò anche
nella produzione di
monitor
professionali per
applicazioni
medicali.
Negli
anni novanta il
marchio Phonola fu
acquistato dalla
Sèleco,
e nel
1998,
insieme ad altri marchi (come la stessa Sèleco) passò al gruppo
Formenti.
Dopo il fallimento di quest'ultima, la proprietà del marchio passa
nel
2006
alla società
Super
Fluo, ma nel
2009
anche questa fallisce.
Il marchio viene ceduto assieme a quelli Sèleco,
Brionvega e
Imperial a una nuova società denominata
Selek Technology dell'imprenditore udinese Kelen Calligaro, nel
febbraio
2010.
Europhon
Il responsabile della catena di montaggio della Europhon, Aldo
Brandiroli, allora dell’estrema sinistra, poi attratto da Comunione e
Liberazione, organizzò i primi scioperi nella fabbrica nel 1961, scioperi che si
propagarono alle fabbriche vicine.
Scelte di sviluppo aziendale poco lungimiranti (il
ruolo della finanziaria pubblica REL*
determinò un gioco perverso nello sviluppo del settore elettronico ) ed una
grave disavventura famigliare degli Zanesini di Mantova segnarono la fine di
questa avventura industriale: Il rapimento di un figlio ed il suicidio la
moglie del titolare.
La vicenda più
complessa fu quella iniziata nel 1972 con l’ingresso di
GEPI
in
SEIMART
(Società
Esercizio
Industriale
Manifatturiere
Radio
e Tv),
costituita nel 1971 da una finanziaria piemontese, con soci Cassa Risp. Torino,
Ist. Bancario S. Paolo, Banca Pop. di Novara, la Finanziaria Regionale
Piemontese, FIAT, FINDI (Pianelli e Traversi), per rilevare l’attività della
fallita
INFIN-Magnadyne
di Torino. Pochi mesi dopo
GEPI
rilevò anche LESA
(stabilimenti di Milano, Saronno,
Tradate),
Gallo Condor
di Concorezzo.
Lo scopo di queste incorporazioni in
SEIMART
era di farla divenire "leader" italiano dell’elettronica civile.
GEPI
passò alla chiusura dello stabilimento di Concorezzo ed al trasferimento dei
dipendenti a Milano. Radio e Tv vennero prodotti a Torino e S. Antonino di Susa,
l’Hi Fi a Tradate, la componentistica a Saronno. In realtà la chiusura di Lesa
per la resistenza sindacale e l’intervento della Magistratura fu impedita. Si
cercarono accordi con la SGS
Ates produttrice di componenti
attivi. Il tutto naufragò nel 1975. Tutti si erano ritirati e
SEIMART
fu divisa in
Seimart elettrica,
Neohm
(divisione componenti) con stabilimenti a Leini (To) e Saronno (Va). Nel 1977
nacque la SELI
orientata all’elettronica professionale, poi
Optronics
per i cristalli liquidi e la Panta
per l’Hi Fi entrambe a Tradate.
Dopo
gli scorpori, il 29 giugno 1979,
Seimart
fu messa in liquidazione.
Parteciparono
Zanussi, SECI, Westinghouse, SIGNAI(GB) IRCI (USA componentistica) Ci furono
aiuti per i più piccoli, Tekma, Kinoma, Neohm elettrica, Breccaroli, Piroddi,
Mattavella e Cairelli Spa, Crosetto nella Elsa, Micheletti e Banfi nella ECS. La
maggior parte di queste "join venture" ebbero esito positivo. L’intervento della
GEPI è costato al contribuente 916 miliardi (lire 1990).
appendice 9
Da: L' agonia
dell' Autovox, cinquant'
anni di fatti e misfatti romani di ROBERTO DELLA ROVERE, 10
aprile 1996 Corriere della Sera
Finira' il 14 giugno con la cessazione della cassa integrazione per i 234
lavoratori, la lunghissima agonia
dell' Autovox di via
Salaria. Sarà l' atto di morte ufficiale (da anni la fabbrica è uno scatolone
vuoto, oggetto di trattative per farne un centro commerciale) di una delle
aziende "storiche" dell' industria romana: protagonista nel bene e nel male, di
un "pezzo" di storia industriale e sindacale della città . Una storia che prende
avvio agli inizi degli anni ' 30 quando Giordano Bruno Verdesi, affascinato dal
nascente mondo della radio, fonda la sua prima creatura, che chiama "Industria
audiotecnica italiana". E quando propone il primo esemplare di autoradio . uno
scatolone ingombrante e gracchiante .Lla novità suscita al più qualche curiosità
. Si addensa intanto la bufera sull' Europa: così accantonata l' idea dell'
autoradio "civile", il giovane imprenditore si trova proprietario di uno
stabilimento per la fabbricazione di guerra. Ma l' 8 settembre, con l'
occupazione tedesca, non risparmia neppure la sua fabbrica: le autorità
germaniche mettono i sigilli, proibiscono ogni produzione. La pace ritrova
Verdesi senza più nulla, salvo il vecchio sogno dell' autoradio. E Giordano
Bruno ricomincia da capo: inizia di nuovo lo studio di quelli che ancora si
chiamano "ricevitori per auto", perfeziona le tecnologie, inizia una produzione
su scala industriale. Siamo al 1953: vengono acquistati dei capannoni sulla via
Salaria e qui, in questa terra rubata al pascolo di buoi e pecore, nasce l'
Autovox. Vittorio Valletta,
in questi anni "nume" indiscusso della Fiat, non si fa sfuggire la novità , le
autoradio romane conquistano i mercati. Nel frattempo si è affacciato un altro
protagonista: il televisore. Ed è ancora l'
Autovox a conquistare i
mercati. Nel ' 69 e nel ' 70 il clima dentro l' azienda si fa pesante: scioperi,
proteste, anche qualche azione di sabotaggio. L' oramai cavaliere del lavoro
Bruno Verdesi, decide di passare la mano: non prima di aver assicurato , così
almeno crede , l' avvenire della fabbrica e dei 2.700 lavoratori cedendola all'
americana "Motorola". La fabbrica è sana: già pronta perfino al Tv color, in
anticipo su francesi e tedeschi. Ma i politici già si allenano a "Tangentopoli":
e sul Tv color inizia un assurdo balletto di veti incrociati. Gli stessi
americani, capita l' antifona, mollano l' osso. Nell' 83, a sorpresa, l'
Autovox viene comperata da
Franco Cardinali, fino allora sconosciuto imprenditore di Terni. La situazione
dell' azienda appare già compromessa, ma Cardinali va avanti, fonda un' altra
societa' , la "Nuova Autovox".
Confida in un finanziamento di 40 miliardi da parte della REL, la finanziaria
pubblica creata per salvare le aziende elettroniche in crisi. E lo ottiene
assieme al 46% delle azioni. Di suo ha messo solo 500 milioni. Si grida allo
scandalo, nasce una commissione d' inchiesta composta di tre saggi: manco a
dirlo, non si conclude nulla. Quel che segue in una serie incredibile di
intrecci proprietari e giudiziari, potrebbe essere riportato in un manuale del
malcostume politico amministrativo. E nell' agosto dell' 88 si giunge al
fallimento e alla nomina di un commissario straordinario, il professor Riccardo
Gallo. Inizia una serie infinita di tentativi di liquidazione, tutti vani. Spes
ultima dea: ora i sindacati affermano che "in questi ultimi due mesi rimane
ancora una possibilità di vendita dello stabilimento con la ricollocazione di
una parte dei lavoratori". Ma sembra una pietosa bugia: l' unica prospettiva per
i lavoratori rimasti è , ammettono gli stessi sindacati, un progetto di lavori
socialmente utili. Si attende insomma una mano tesa dal Campidoglio.
La finanziaria pubblica REL chiuse i battenti agli inizi degli anni '90,
lasciando un cimitero di aziende che non si ripresero più, decretando così la
fine di un settore industriale iniziato con Marconi nei lontani anni '20.