Tra i tecnici italiani che proseguirono l’impegno di Guglielmo Marconi nel campo della radio, apportando contributi spesso determinanti, un posto di rilievo va assegnato ad Arturo Recla. Era nato in Trentino, il 14 ottobre 1906, a Ronzone in alta Val di Non, da Maria Recla, dei Recla di Sarnonico, paese confinante con Ronzone, e da Paolo Recla, maestro elementare ai tempi in cui i maestri erano, con il sindaco, il riferimento di tutti gli abitanti, quasi esclusivamente contadini e allevatori. Era, Paolo Recla, un maestro e un padre severo e intransigente: il Trentino, a quei tempi, era amministrato dall’Austria e, avendo comparato con meticolosità la situazione a Roma e quella a Vienna, si era schierato per quest’ultima, in contrapposizione a Cesare Battisti, definendo pubblicamente “una jattura” per la sua gente se il Trentino fosse stato annesso all’Italia, cosa che avvenne puntualmente dopo la prima guerra mondiale e lui, dipendente statale, fu immediatamente licenziato in tronco anche se doveva mantenere una famiglia con tre ragazzi. Profondamente amareggiato, morì prematuramente d’infarto (allora si diceva “di crepacuore”), lasciando la giovane Maria che comunque riuscì, vendendo dei campi, a far studiare i figli: Emilio divenne notaio a Tolmezzo e poi a Bolzano, Francesca detta Fanny sposò un importante funzionario, Livio Sardelli, generando Wanda e Giuseppe, anch’egli per anni notaio a Gorizia, e da ultimo Arturo che si dedicò all’elettronica fin dagli esordi di questa disciplina. Dopo essersi occupato a La Spezia di radiotelegrafia, Arturo Recla fu assunto a Milano come ingegnere progettista presso l’Allocchio Bacchini & C., successivamente fu fondatore dell’ ABC Radiocostruzioni, poi passò alla Radio Allocchio Bacchini quando, dopo la seconda guerra mondiale, Gianni Viganò decise di far risorgere il marchio di tale prestigiosa Azienda. Fu autore di numerose pubblicazioni tecniche, molte delle quali tuttora presenti in diverse biblioteche, fu insegnante all’Istituto Radiotecnico Aurelio Beltrami, dal quale uscirono miriadi di tecnici di valore (tra i molti suoi allievi vorrei citare il grande Franco Soresini, che gli dedicò il saggio “Arturo Recla, pioniere della radio e della televisione”, e Carlo Vichi, padre-padrone della Mivar, azienda che in Italia riuscì a contenere l’assalto dei televisori provenienti dall’Oriente) e fu da ultimo consulente nella redazione di articoli in numerose riviste come Radio Industria, Selezione di Tecnica Radio TV, Elettronica Oggi, Quattrosoldi, oltre a curare la traduzione in italiano di diversi manuali per conto della Grundig. Suo il televisore esposto al museo della scienza e tecnologia di Milano, forse il primo prototipo di televisore prodotto in Italia. Suoi gli studi sulla radio in automobile dei quali si trova pubblicazione nel 1935, più di vent’anni prima dell’avvento della motorizzazione di massa. Suoi anche gli studi di apparecchi per uso bellico fino alla realizzazione di un prodotto simile a quello che sarebbe stato il radar. Si era trasferito a Milano giovanissimo e si era laureato in fisica all’Università di Pavia, ma la sua caratteristica era la capacità di semplificare e rendere accessibile ogni cosa, sia che si tratti di concetti (chiari i suoi libri come le sue spiegazioni agli studenti) che di apparecchi: talvolta gli capitava di brevettare intuizioni utili a contenere i costi, allora spesso proibitivi, di radio o televisori, cercando di tracciare circuiti che consentivano di risparmiare componenti costosi, come ad esempio valvole o transistor o condensatori variabili quando non perfino la costosa tela che a quei tempi ricopriva gli altoparlanti.
Sposò Anna Maria Barison, figlia di Silvio, l’ingegnere che fondò a Livorno la fabbrica di automobili Barison & C. . Morì a Milano il 12 marzo 1984.