bertelli
In questo periodo si iniziarono le esperienze con tubetti a polveri metalliche ed elettrodi magnetizzati il cui principio di funzionamento si deve al Padre barnabita Timoteo Bertelli del collegio alla Querce di Firenze. Questo dalla pubblicazione autolitografata: “esperimenti di telegrafia e telefonia senza fili eseguiti nell’alto Tirreno dai tenenti di vascello Pullino e Grassi nell’estate 1901”
Timoteo Bertelli nacque a Bologna nel 1826 e, ordinato sacerdote nel 1850, dopo essere stato destinato in diversi collegi barnabiti in varie parti d’Italia, arrivò al Collegio Alla Querce di Firenze nel 1868. Bertelli era già stato a Firenze nel 1855 quando col Dr. Alessandro Palagi giunse a telegrafare da Firenze a S. Donnino usando le rotaie del treno, a dimostrazione di suoi studi sulla distribuzione delle correnti nei conduttori solidi. L’opera che gli ha portato maggiore fama è stata la scoperta dei moti microsismici, fatta a Firenze. Con un sensibilissimo microsismometro di sua invenzione, scoperse vibrazioni continue nel globo che inizialmente venivano credute causate dal vento o dai mezzi di passaggio ed invece erano dovuti ai continui moti della crosta terrestre.
Come tutte le persone di genio aveva le sue peculiari caratteristiche: raccontavano che era così distratto dai suoi pensieri che una volta, prima di coricarsi, soffiò sul Crocifisso e baciò la candela. Un’altra volta, mentre si stava spogliando per coricarsi, si trovò vestito a metà senza rendersi conto se si stava per alzare o per coricare: si rivestì ed andò alla cappella come per prendere la messa mattutina. Nelle sue osservazioni microsismiche doveva stare inginocchiato sotto la colonna del tromometro ed i suoi scolari dicevano: eccolo in adorazione del terremoto! Tanto era abituato a quella postura che, passando con dei suoi convittori in piazza del Duomo, vedendo di fronte al battistero una colonna di porfido vi si inginocchiò come per fare osservazioni.
Nel luglio 1901, nell’occasione di un soggiorno alla colonia barnabita di Ardenza, Bertelli visitò la stazione radiotelegrafica dell’Accademia Navale notando che il sistema Marconi era stato del tutto abbandonato e l’audizione telefonica aveva sostituito la registrazione col coherer che non aveva corrisposto alle aspettative. Notò molte pecche nell’impianto, fili che scaricavano, conduttori di sezione insufficiente ecc. Incoraggiato dalla buona accoglienza dei suoi suggerimenti, rivolse il pensiero a migliorare il coherer. Ne realizzò due diversi di forma ma uguali di principio: della limatura di ferro galleggiava sul mercurio ed andava in contatto con due elettrodi magnetizzati. All’arrivo dell’onda la limatura si coherizzava, decoherizzandosi automaticamente al cessare dell’onda. L’apparato funzionò benissimo e si potè ridurre sensibilmente la lunghezza della scintilla del trasmettitore. In quel periodo, appunto, i tenenti di vascello Vittorio Pullino e Mario Grassi conducevano le loro esperienze nell’alto Tirreno ed accolsero di buon grado i ritrovati di Bertelli che, pertanto, coltivò l’illusione di un’applicazione ufficiale del suo coherer e persino di un premio di 10.000 lire, come gli avevano suggerito di chiedere alla regia marina i due ufficiali.
Purtroppo la situazione, per se stessa o per intervento di
autorità superiori, degenerò ed il Bertelli passò da un primo sospetto di
carpimento della sua scoperta, alla delusione che, per il collegamento record
tra la Sardegna ed il continente, non fosse usato il suo coherer ma quello di
Castelli. Pullino e Grassi tergiversarono, dissero che il vetro di quello di
Bertelli si era rotto, ma le ragioni furono di ordine completamento diverso:
l’ammiraglio Grillo gli dette un brusco benservito in una lettera da Roma il 4
novembre 1901..... la marina non intende sperimentare altre apparecchiature,
pure ringraziando la S.V. delle offerte fatte. Le relazioni infine corse tra la
S.V. ed i tenenti di vascello Pullino e Grassi non hanno mai avuto carattere
ufficiale ma di pura iniziativa personale....
Bertelli non era nuovo a delusioni e le aveva sempre
affrontate signorilmente: il finanziatore delle esperienze di telegrafia via
rotaie ferroviarie aveva, a suo tempo, ritirato il suo contributo; un apparato
meteorologico gli fu copiato da Padre Secchi. Ma Bertelli non demordette nelle
sue ricerche e pubblicazioni in vari campi della fisica e della storia della
fisica, suggerendo addirittura al principe Boncompagni la fondazione di un
Accademia di storia della fisica, suggerimento che sfociò, da parte di
Boncompagni, nella pubblicazione del famoso Bullettino di bibliografia e di
storia delle scienze fisiche e matematiche.
In quanto alla radio proseguì le sue ricerche anche se non era riuscito ad ottenere il rocchetto di Ruhmorff promesso dalla Marina. Si trovano i disegni di una stazione ricetrasmittente dotata di parabole retrattili che avrebbe potuto comunicare lontano anche con piccole potenze.
Subito dopo il salto transatlantico di Marconi effettuato nel 1901, che lasciò piuttosto increduli i vari scienziati, risponde ad una domanda in proposito fattali dal celebre Savorgnan Brazza, esponendo una teoria anticipatrice della propagazione ionosferica: sostenne che, rarefacendosi l’aria con l’altitudine, ad un certo punto raggiunge la pressione che caratterizza i tubi di Geissler e di conseguenza diventasse conduttrice riflettendo l’onda radioelettrica.
Fu incaricato direttore della Specola Vaticana proprio nel 1905, poco prima della sua morte.
Il suo decesso si dice dovuto ad una ricaduta di una forte polmonite che aveva contratto in occasione delle sue esperienze nella stazione radio dell’Ardenza: un osservazione astronomica notturna segnò la sua fine.