Carlo Bramanti Firenze gennaio 1999
La "Rivista di Radiotelegrafia" periodico mensile per radiodilettanti diretta dall'Ing. Giuseppe Conti di Roma,nacque nel 1923, ovvero prima delle radiodiffusioni circolari,qui da noi, e cambiò nome in "L'Aereo" nel 1925. Si può trovare nella Biblioteca Nazionale di Firenze,classificata come "rara" insieme a manoscritti di prima che esistesse la scrittura. Di conseguenza sono occorsi permessi e pratiche burocratiche ma infine e' venuta fuori.
Sempre rimanendo nell'argomento dei primi collegamenti radiotelegrafici in Italia,ancora non sono riuscito ad ottenere con sicurezza la data del primo collegamento sperimentale tra la costa calabra e quella messinese. Ad ora mi risulta soltanto che nella rivista L' "Industria" del 1899 si afferma che si aveva intenzione di effettuare l'esperimento entro il 1899.
Veniamo a noi: l'articolo che vi voglio sottoporre e'il seguente, nell'originale corredato di:
Foto del Fontan uno dei due primi radiotelegrafisti italiani, morto nella stazione radio di Messina durante il terremoto del 28 dic.1908
Foto del primo carro stazione della Radio militare italiana.Firenze 1902 I
Che cosa fosse, press'a poco, il telegrafo senza fili, io lo avevo appreso, nel 1897 dalla lettura dei quotidiani recante l'eco della invenzione e da un opuscolo del Prof. Angelo Banti edito a Roma in quell'anno.
Nel 1901 "coscritto"del 3° Reggimento Genio Telegrafisti di stanza a Firenze, ebbi occasione di ascoltare una conferenza in argomento, dell'ing.Bellincioni. Nei primi mesi dell'anno successivo, il maggiore, del reggimento, cav. Marantonio ebbe ordine di fare qualche esperienza e mi scelse come suo "operatore". Esperimmo qualche prova di Laboratorio a Verona e alla fine dell'anno trasportammo le tende a Firenze dove era giunto del materiale della Marconi. Ma si rendeva necessaria la mia istruzione specifica e quella del sergente Desiderio Fontan che mi era stato aggregato. Il tenente ing. Vergerio, il quale dev'essere, ora, alto funzionario delle Ferrovie, ci fece un corso preliminare di elettrotecnica e quindi il Fontan ed io venimmo...spediti a Roma.
Qui alloggiammo alla Caserma Cavour, aggregati agli "specialisti"che erano, allora, al comando del maggiore Moris.
Tutte le mattine noi dovevamo salire fino al forte di Monte Mario per prendere pratica alla Stazione Radiotelegrafica della Marina,comandata deal tenente di vascello Pullino ( ora Ammiraglio in riposo). Nostri simpatici camerati erano il capo di terza di cui mi dispiace di non ricordare più il nome,il secondo capo Sorrentino e il semaforista Benedetti. Facevamo servizio con Becco di Vela ( Maddalena) alla distanza in linea d'aria di 265 km. la quale ci sembrava, allora, fantastica.
Servizio?...La parola è alquanto esagerata.
Con apparecchio Marconi modello 1901( due rocchetti in parallelo e una grande batteria di bottiglie di Leyda, serviti da 16 accumulatori), trasmettevamo delle lunghe serie di ... e di ...-. con una cadenza...snervante, con le orecchie offese dal fracasso della scintilla e disturbati dall'odore dell' "ozono". Atmosferici permettendo, e ripetendo ogni parola tre volte ed ogni frase cinque...o quindici volte, si cercava di scambiare qualche telegramma. Ma il coherer era uno strumento assai capriccioso per la regolazione del quale e del relativo relais occorreva una singolare perizia, mentre il detector magnetico dava suoni continuamente disturbati dalle scariche e talmente bassi e lontani da conferirci, attraverso la lunga pratica, una vera iperestesia dell'udito.
Fu durante la nostra permanenza a Monte Mario che fummo presentati, per la prima volta, a Marconi. Due volte venne anche a visitare la Stazione S.M. il Re che ci domandò spiegazioni e c'incoraggiò a lavorare.
Nell'aprile 1902, radiotelegrafisti ....perfetti, Fontan ed io tornammo a Firenze e montammo la prima Stazione "campale" sopra....un ex carro ambulanza rimesso a nuovo di cui presenterò ai lettori una vecchia fotografia.
Con questo carro tornammo a Roma e iniziammo una "campagna" di esperienze con Monte Mario, portandoci successivamente, a Bracciano, Vetralla, Oriolo Romano ed in parecchi altri paesi. Eravamo il Fontan e io ai quali erano stati aggiunti i caporali Del Corno e Vincentelli e alcuni soldati. Tutti al comando del maggiore Marantonio. Eravamo una specie di ...troupe zingaresca col nostro grande carro e una tenda da campo. Il carro serviva da Stazione Radio, ufficio, magazzino, laboratorio...dormitorio e sala da pranzo. I buoni villici dei paesi romani si affollavano a vedere l'ultima meraviglia del secolo. Alle "personalità" io mi degnavo di dare qualche spiegazione. Non mancavano gli...scettici.
Le esperienze durarono tutta la primavera. Si comunicava bene con Roma, ma il traffico era lentissimo. Gli aerei venivano impiantati con mezzi di fortuna. Generalmente quattro abetelle alte ciascuna una diecina di metri. A Bracciano, ci servimmo anche dei cervi volanti e di un pallone sferico da 540 mc.
Una notte, mentre infuriava una bufera, il nostro pallone ruppe gli ormeggi e scappo! Fu dato l'allarme. Ci vestimmo in fretta, ci precipitammo fuori dal carro e dalla tenda iniziammo una caccia notturna... al fuggitivo. Una caccia che aveva del fantastico. Ma eravamo in pochi ed il pallone appariva e scompariva in mezzo alle tenebre e tra i crosciare della pioggia e del vento, sempre radendo la terra o facendo lunghi balzi quando riusciva a sollevare la zavorra. Piglialo! piglialo! Qualche volta riuscimmo ad attaccarci alle corde ma sempre dovemmo abbandonarle per paura di essere sollevati e trascinati. Finalmente il Vincentelli riuscì a...baionettarlo producendoli uno squarcio. In breve il pallone si afflosciò e...fu catturato. Vittoria!
II
Il buon esito del primo periodo di prove nella campagna romana (comunicazioni tra il nostro carro stazione e Monte Mario) indusse il comandante del reggimento colonnello Mirandoli a disporre per un secondo periodo di esperienze da condursi in Toscana fra stazioni fisse. Il del Cornò, il Vincentelli ed io montammo un impianto in Fortezza da Basso a Firenze ed un altro uguale nella Fortezza di Pistoia. Si era alla fine del 1902. Ciascuna stazione era costituita da una batteria di accumulatori dei sedici elementi della capacità complessiva di circa 600 amperes-ora;due grossi rocchetti di Ruhmkorff in parallelo, uno dei quali era provvisto di uno spinterometro a piccole sfere di ottone e interruttore a martello di platino; di una batteria di dieci grandi bottiglie di Leyda; di un tasto manipolatore e di un jigger. Gruppo ricevente il Marconi mod. 1901 a coherer e detector magnetico. A Firenze (capo stazione del Corno') si rizzò un antenna di 30 metri con aereo obliquo bifilare; a Pistoia ( capo stazione Bianchi) si fece calare un identico aereo dalla torre della Fortezza.
Furono attivate comunicazioni regolari per qualche mese, ma nella
primavera successiva io venni richiamato a Firenze per istruire due ufficiali -i
primi due ufficiali radiotelegrafisti dell'esercito che furono il tenente De
Vincentis e il tenente Morselletto- e per montare due stazioni da campo per le
imminenti grandi manovre. Le stazioni, sempre coi soliti apparecchi, vennero
montate su due coppie di carrette appositamente costruite, a traino animale,
molto robuste, basse, a due ruote. La prima carretta di ogni stazione conteneva sul
davanti il complesso trasmittente, sul retro il complesso ricevente, sul tetto la
presa d'aereo e la tenda-stazione. La seconda carretta conteneva gli accumulatori,
gli utensili, il materiale d'aereo e un piccolo gruppo elettrogeno.
Dopo i collaudi preliminari partimmo, nell'estate successiva, per il Veneto,al campo delle grandi manovre dirette dal generale Saletta. Una stazione venne impiantata nei dintorni di Treviso, l'altra a Vittorio Veneto.
Ventidue anni or sono, quindici anni prima della vittoria, in quell'istesso luogo, l'esercito italiano era restato sconfitto! Sicuro! Il nostro Partito nazionale, comandato, se non erro, dal generale Pollio, venne rapidamente sgominato dai "rossi "invasori. I nostri fuggivano....Io, non avendo ordini, me ne restai tranquillamente al posto con le mie radio-carrette e una ventina di soldati del Genio. La fucileria crepitava all'intorno. Quando un reparto dal bracciale rosso si avvicinò, io ordinai ai miei uomini di aprire il fuoco. Ma il plotone degli attaccanti, comandato da un sottotenente, venne eroicamente innanzi malgrado l'attività dei nostri moschetti.
-Siete prigionieri!- c'intimo'l'ufficiale a sciabola sguainata, ansante per la corsa.
-Ma niente affatto!-replicai io- noi ci siamo difesi e vi abbiamo respinti !-
- Respinti un corno! noi siamo qui.
una discussione si accese.
-Lei e qui perchè le nostre cartucce non hanno pallottole. Altrimenti lei non avrebbe potuto avanzare!
In quella, uno dei miei soldati che alcuni minuti prima del combattimento si era discostato per un bisogno...sentimentale, accorse ansimante e armato; crede che la mischia continui, si avvicina ad un metro dall'ufficiale mio contraddittore e gli scarica una moschettata a bruciapelo.
Il povero diavolo, colpito dallo stoppaccio, dovette essere portato all'ospedale!.
Durante lo svolgersi delle manovre, venne S.M. Vittorio Emanuele a visitare la mia stazione. Io gli spiegai minutamente l'impianto e durante le spiegazioni, il Sovrano riconobbe in me il medesimo che gli aveva fatto, press'a poco, lo stesso discorso l'anno prima a Monte Mario. Mi guadagnai una seconda regale stretta di mano...radiotelegrafica.
-Questa volta lei e' Cavaliere! - mi disse uno dei miei soldati quando il Re si allontanò.Ma, purtroppo, Sua Maestà aveva altro da pensare...e poi io a quell'epoca, malgrado le stellette, avevo già le mie brave incompatibilità politiche. Ah ! I vent'anni.
Ricordo di quel felice periodo, un altro aneddoto. Avevamo montato la stazione accanto ad un casolare colonico a tre km. da Treviso. Il crepitio delle scintille aveva richiamato una bellissima ragazza contadina. Trasmettendo, io...guardavo la fanciulla e chi sa quali diavolerie irradiavo. Quand'ecco che al limitare del prato dove eravamo accampati, spuntano due preti i quali si avvicinano col cappello in mano, tutti ossequiosi e gentili.
Anticlericale militante e con quella ragazza vicino, io mi sento l'ira bollire in petto.
- E'proibito avvicinarsi!- grido e fo cenno ai soldati di respingere l'intrusi.
Ma uno dei due sacerdoti, un pretino smilzo e giovane, si fa avanti con aria insinuante.
- E'sua Eminenza Mons. Arcivescovo!-esclama indicando il prete vecchio che lo accompagnava- Siccome Monsignore è professore di Fisica, così ha grande interesse di vedere per la prima volta il telegrafo Marconi. Se lei, sig. Maggiore, volesse...
Sentendomi chiamare maggiore -infatti avevo, sulla tenuta di tela, un gallone grosso ed uno piccolo al braccio...- e sentendo che si trattava di un Vescovo e di un professore, cominciai a mutare disposizione d'animo.
-Veramente...non potrei...-dissi.
Ma in quella il cocchiere di Monsignore si era avvicinato recando in mano un cesto da cui spuntavano i colli di parecchie bottiglie.
- Eppoi...-insistè il segretario-Sua Eminenza desidera offrire ai soldati un goccio di vino delle sue cantine.
A questa dichiarazione i miei soldati cominciarono a guardarmi con aria minacciosa. Oh! Non facciamo l'imbecille, ora!.
Uno sguardo di scusa alla ragazza -gonnella per gonnella, dovevo preferire quella dell'Arcivescovo!- e il permesso è accordato. Monsignore, simpaticissimo, stette a lungo con noi, fu molto affabile, diede e ricevette una lezione di elettricità, bevve con noi, ringraziò con effusione, benedì se ne andò.
III
Nel 1904 finivo il io servizio militare. Qualche mese prima del termine della "ferma" venni interrogato per sapere se avrei gradito assumere servizio nelle Ferrovie Sicule come dirigente di alcune piccole stazioni radiotelegrafiche desinate a mantenere il collegamento telegrafico ferroviario attraverso lo Stretto di Messina. Accettai e, verso la fine di quell'anno, insieme all'amico Fontan ci congedammo dal 3° Genio e ci recammo a Messina.
Occorse parecchio tempo per montare le Stazioni le quali erano tre: una a Messina, una a Reggio Calabria, una a Villa S.Giovanni. Esse costituivano la prima rete radiotelegrafica sorta in Italia per servizio civile. Nella "Regina del Peloro" la stazione trovò posto in una casina ad hoc costruita in prossimità del porto. A Villa s. Giovanni in una saletta del fabbricato della Stazione Marittima. Ogni stazione aveva un antenna in legno alta 18 metri con aereo unifilare obliquo. Gli apparecchi erano i soliti "Marconi mod 1901 " a coherer e "detector magnetico", lunghezza d'onda 50 metri. Le distanze di trasmissione erano:Km. 16 tra Reggio e Messina; Km 9 tra Messina e Villa. La media giornaliera dei telegrammi scambiati era di circa quaranta.
Io ebbi l'incarico di istruire i primi radiotelegrafisti. Ricordo i loro nomi: Meli, Sofia, Occhipinti, Maniscalco oltre il Fontana.
Il servizio procedeva tra grandi difficoltà a causa delle scariche atmosferiche e delle continue interferenze della stazione della Regia Marina di Forte Spuria la quale trovavasi all'imboccatura dello stretto, sulla costa sicula, in corrispondenza quasi continua con Cozzo Spadaro (Siracusa). La lunghezza d'onda era molto diversa, ma la selettività dei nostri apparecchi era larga come... la misericordia di Dio ! E le chiamate FS CZ, a cadenza lentissima, duravano, spesso, delle ore intiere, precedute e seguite da diecine di ...-., Sovente volte, il Ferry Boats partito dalla costa sicula o calabra, arrivava a destino senza che a noi fosse riuscito a ricevere l'avviso di partenza.
In due o tre occasioni io entrai in vivace conflitto radio polemico con i colleghi di Forte Spuria. Una volta lo scambio di amichevoli ...complimenti raggiunse uno stile tale che dovettero intervenire i superiori delle due amministrazioni e il Marchese Luigi Solari ebbe l'incarico di un inchiesta. In quell'occasione la mia esuberanza giovanile mi indusse, un giorno, a prendere il trenino per il Faro e recarmi alla stazione di Forte Spuria per "chiedere soddisfazione" a quei bravi marinai. Fortuna volle che trovassi lassù persone più giudiziose di me e l'incidente fu chiuso con una scorpacciata di ostriche di Ganzirri innaffiata da molti boccali di quel vino meraviglioso!
Dopo quello "scatto" il temperamento tecnico riprese in me il sopravvento. Stabilimmo con Forte Spuria un amichevole disciplinare ed io mi misi a sperimentare intorno a certe "self" Che il Marchese Solari ci aveva mandate le quali somigliavano a gabbie per uccelli e non davano alcun risultato. Si pensi che a quel tempo i ricevitori non possedevano alcun organo di regolazione per la sintonia e tutto si limitava a regolare la decoherizzazione ed il relais della macchina Morse.
Dopo molti tentativi io risolsi brillantemente il problema fabbricando un piccolo condensatore variabile a tubetti rientranti l'uno nell'altro e disponendoli in parallelo alla famosa gabbia. Aggiustando poi convenientente il valore della capacità, l'esclusione del Forte Spuria era completa. Il successo fu comunicato al Marchese Solari in una forma piuttosto...curiosa.
In quel periodo, il gruppetto dei radiotelefonisti ferrovieri era stipendiato dalla Rete Sicula in modo assai...parsimonioso e noi avevamo più volte richiesto miglioramenti. Questi però tardavano a venire, anche perchè l'Amministrazione di Palermo non era soddisfatta dei risultati della Radio ed attendeva dalla Compagnia Marconi che venisse sistemata la grossa questione delle interferenze. Allora io pensai di cogliere la buona occasione della mia piccola, ma utile, invenzione per tirare dalla nostra il Solari e conseguire, per suo mezzo, gli attesi miglioramenti.
E a un suo telegramma da Roma in cui mi chiedeva conferma della segnalazione fattagli circa il successo del mio condensatorino, risposi che Forte Spuria poteva essere escluso al patto di...migliorare la retribuzione dei radiotelegrafisti!
La manovra riuscì perfettamente e dopo pochi giorni il nostro mensile fu aumentato di bel lire...sessanta!.
Ora che ripenso a questo episodio,non posso a meno di rilevare che, in fin dei conti, l'applicazione del piccolo condensatore non era un invenzione poi tanto modesta giacchè essa realizzava, forse per la prima volta,l e "circuit bouchon "a capacità variabile.
Racconterò nella prossima puntata due altri episodi piuttosto...piccanti: quello della nostra condotta durante il famoso sciopero ferroviario del 1905 ed altro in cui era protagonista nientemeno che...l'Imperatore Guglielmo.
IV
Ho promesso nello scorso numero di raccontare due episodi piuttosto...curiosi della mia vita di radiotelegrafista ferroviario (Messina Reggio 1905) e mantengo ora la promessa con una certa ...ritrosia derivante dal fatto che questi episodi non sono, in verità tali da conferire a me ed ai miei colleghi un...diploma di onore. Ma quì io vado scrivendo, un po', le mie "confessioni" di un vecchio radio ed i lettori indulgeranno, oltreche' alla sincerità, anche alla mia e nostra età giovanissima di quell'epoca.
Nel 1905, dunque, mentre le tre stazioni dello Stretto erano da poco in funzione, il Sindacato dei Ferrovieri proclamò lo storico "ostruzionismo". Tutti, o quasi, i ferrovieri degli scali di Messina, Reggio e Villa vi parteciparono.
Noi radiotelegrafisti eravamo pagati a meno di cento lire al mese e gl'invocati miglioramenti, più volte promessici, non si facevano vedere. Il nostro stato d'animo non era dei più tranquilli.
Fatto sta che subito il primo giorno dell'ostruzionismo, il servizio radio viene improvvisamente e quasi completamente interrotto. Scariche atmosferiche su tutta la linea! Scariche continue, violente, ossessive! Impossibile ricevere più di tre parole per ogni telegramma!
Arriva il bravo Ispettore Ing. Vergerio, alquanto "montato"e sospettoso contro di noi. Guarda, constata, nulla di anormale riscontra, ma se ne va poco persuaso. Il terzo giorno viene un altro Ispettore : l'ing. Bosurgi. Questo non vede chiaro l'affare delle scariche.
Ostruzionista anche ... il Padre Eterno?. E'persuaso che gatta ci cova. S'insedia nell'ufficio di Reggio, ,inforca gli occhiali, esamina minutamente tutto, si ferma alcune ore in personali esperienze; ci ammonisce ( noi ...non sapevamo niente!) poi va a Messina a ripetere l'indagine, mi prende da parte, mi tratta con le buone, mi promette il suo interessamento per i famosi miglioramenti. Le scariche diminuiscono un poco, ma continuano ferocemente disturbanti...Il Bosurgi se ne va infuriato.
Anche l' ostruzionismo, se Dio vuole, finisce; finiscono, o quasi,l e scariche e qualche mese dopo incontro Bosurgi al caffe'. Egli è cordialissimo meco, mi offre il gelato, mi usa molte cortesie e poi mi dice:
- Mi levi una curiosita', caro amico!.. Ora che tutto e'finito, mi dica, la prego, che diavolo erano quelle famose scariche...
L'egregio uomo è pervaso da un autentica e legittima curiosità .Gli spiego tutto. E ne ridemmo, insieme, per un pezzo!
Le scariche erano prodotte da alcune "cicale" abilmente nascoste in vicinanza dell'aereo e sapientemente manovrate al momento opportuno...
Vengo all'altro episodio.
Nell'Agosto, parmi, 1906, S.M. l'Imperatore Guglielmo- il Kaiser- viene a Taormina con il suo yacht Hohenzollern. Dovendo attraversare lo Stretto e volendo lasciar libero il campo hertziano alle sue trasmissioni particolari, l'Autorità politica ordina la chiusura pro tempore delle mie tre Stazioni. Io ero, a quei tempi, uno spirito alquanto bollente e l'Imperatore dal chiodo non è mai stato nel novero delle mie simpatie. Trovo che la misura è stupida e servile e protesto. Il Prefetto di Reggio, comm. Buganza- eccentrico tipo di viveur gentiluomo e democratico, in compagnia del quale io ero solito passare le mie serate non sempre severe e morigerate- conoscendo bene il suo ...pollo, manda un funzionario a farmi chiudere la stazione di Reggio e consegnare la chiave.
Io obbedisco, chiudo la porta ma... lascio aperta una finestra. Quando l'Hohenzollern entra nello stretto, io penetro nell'ufficio, e mi metto all'ascolto. L'Hohenzollern sta ricevendo dalla Germania tutta una filza di telegrammi, come arguisco dalle "frasi"che il telegrafista della nave da alla fine di ogni dispaccio. Allora io allungo la mia lunghezza d'onda e comincio a tempestare col tasto. Le interruzioni sono abilmente tempestive e sincrone con le ricezioni dell'Hohenzollern. Subito mi accorgo con grande giubilo che la manovra riesce perchè la nave dichiara di essere disturbata e chiede le ripetizioni.
L'Hohenzollern si ferma quasi tutta una giornata nelle acque dello Stretto in lentissima crociera...contemplativa di quelle bellezze naturali: per tutta la giornata, come preso da un ossessione, io non abbandono il tasto se non a periodi, tanto per controllare il successo della mia brillante...offensiva.
Tre giorni dopo- mentre in me non si erano spenti gli orgogliosi echi di tanta impresa - io venni telegraficamente dispensato dal servizio radio e trasferito a Palermo.
Non ho mai saputo come sia andata la cosa, ma pare ( il diavolo insegna a farla ma non a nasconderla!) che da Forte Spuria abbiano intercettato le mie trasmissioni e dalle interminabili serie di punti esclamativi (che in radio hanno un significato..specifico) abbiano capito senz'altro che non si trattava, precisamente, di scariche. Da cio'ad individuare il responsabile, l'impresa era facile...
Oh! la febbre dei vent'anni!....
Trascrivo qui le notizie che ho
reperito sui primordi della radiotelegrafia nel nostro esercito. Discuteremo
alla fine della trascrizione delle discordanze tra i testi che ci lasciano
ancora qualche dubbio.
Da una conferenza detta nel
gennaio 1906 agli ufficiali del presidio di Firenze da Pietro Aliquo Mazzei,
capitano del Genio:
....Le prime prove di
radiotelegrafia militare vennero fatte presso il 3° reggimento genio, poco dopo
conosciuti i risultati delle esperienze di La Spezia, e sul cadere del 1900 potè
essere pronta a funzionare la prima linea stabilita tra Piacenza e Gossolengo
della portata di 7 1/2 km.
I buoni risultati ottenuti, a malgrado
dell'imperfezione degli impianti, indussero a fare altre esperienze con apparati
meno rudimentali; e mediante due stazioni complete fornite dalla Regia Marina,
si poterono stabilire tra il 1900 ed il 1903 numerose comunicazioni, dapprima
attraverso lo stretto di Messina, poscia nella campagna romana e nella pianura
pistoiese.
In queste esperienze furono
sperimentate antenne a cilindri, che consentono una limitata altezza,
facilità di trasporto e sufficiente capacità, antenne a piramide col vertice
in basso, antenne parallelepipede, sostenute da palloncini frenati tenuti a poco
più di 100 metri dal suolo....in qualche caso riuscì possibile spingere la
corrispondenza fino a circa 90 km.
.....Nell'estate 1903 poterono
essere in tempo allestite per prendere parte alle grandi manovre di quell'anno
svoltesi nel Veneto, due stazioni complete trasportate su carrette a due ruote.
Memoria di Domenico Carbone, in
un congresso internazionale sulle applicazioni elettriche .Torino settembre
1911.
....La prima applicazione del
sistema Marconi, intuito meglio che conosciuto, fu fatta nel 1902 dal Tenente
Colonnello del Genio Marantonio (oggi Maggior Generale), fra Piacenza e
Gossolengo, mediante uno speciale sistema che funzionò per parecchio tempo in
modo più che soddisfacente. -Sotto la direzione di questo ufficiale
furono più tardi eseguite, con buoni risultati, non poche prove di trasmissione
con gli apparecchi Marconi fra M. Mario (Roma) ed una stazione da campo- Alle
grandi manovre del 1903 funzionarono due stazioni mobili da campo, ma che non
diedero risultati molto soddisfacenti...Dopo il 1903 il servizio
radiotelegrafico passò al battaglione specialisti del genio.
Ebbi ultimamente l'occasione di
visitare la stazione rt di Firenze. Le principali notizie riguardanti detta
stazione, che credo importanti a portare a conoscenza sono:
a) L'aereo e' costituito da
filo bimetallico di diametro poco superiore ad 1 mm. E' il filo usato dal Genio
militare per le linee telefoniche da campo.
b) nel circuito di scarica in
luogo delle solite bottiglie di Leida, viene qualche volta usato un condensatore
piano, ad olio di vaselina, f ornito dalla Wireless per le stazioni radio
telegrafiche da campo del genio militare.
c) nel locale della stazione
fu, con successo, applicato un piccolo condensatore in derivazione al tasto
telegrafico (circuito a corrente continua) eliminando così i disturbi
prodotti dalle ordinarie trasmissioni telegrafiche sul ricevitore
radiotelegrafico. Osservazione: il sistema proposto dal T.V. Rainer è ora
regolamentare.
Da le vie del mare e
dell'aria,1919 pag. 282
Umberto Bianchi.
Sulla fine del 1901 il Ministero della Guerra
diede incarico al Comando del 3° Reggimento Genio Telegrafisti, con sede a
Firenze, d'iniziare studi ed esperienze allo scopo di stabilire se la telegrafia
senza fili, che già da qualche anno dava utili servizi alla Marina,
avrebbe potuto renderne del pari all'esercito in applicazioni campali. Il
Comando del 3° Genio affidò l'incarico di detti studi ad un colto
ufficiale superiore, il Tenente Colonnello cav. Enrico Marantonio e ad un
giovane intelligente subalterno, il tenente ing. Vergerio. Il Colonnello
Marantonio fece subito un viaggio in Inghilterra per rendersi conto,
personalmente, presso la Compagnia Marconi, dello stato di allora della
radiotelegrafia, mentre l'ing. Vergerio, procuratesi alcune pubblicazioni e
sceltisi a propri collaboratori subordinati, nell'ambiente del reggimento, due
giovanissimi telegrafisti che possedevano anche delle conoscenze di
elettrotecnica, iniziò senz'altro un corso di studio, esclusivamente teorico,
sul geniale argomento.
Nel Marzo del 1902 il colonnello Marantonio tornò
dall'Inghilterra con un largo corredo di cognizioni e con il materiale
occorrente per impiantare una stazione di prova. Si trattava di un grosso
rocchetto, di alcune bottiglie di Leida, di un Jigger in una cassetta chiusa e
sigillata avente forte sapor di mistero..., di un tasto con annesso commutatore
a corda, di un ricevitore Marconi Mod.1901, di una macchina telegrafica Digney e
di una scatola dei famosi coherers.
Io ero per l'appunto uno dei due giovani
telegrafisti scelti dal comando per i nuovi studi (l'altro era il povero
Desiderio Fontan, morto pochi anni dopo nella catastrofe di Messina, travolto
dalle macerie di quella stazione radiotelegrafica) e ricordo l'emozione che
provai in quell'istante, quando da certe casse vennero estratti i famosi
apparecchi di cui tutti parlavano e che nessuno, ancora, aveva mai visti! Li
estraemmo con grande cura, li montammo subito sopra un grosso tavolo già
preparato ad hoc e disponemmo gli attacchi della corrente del gruppo generatore
del nostro laboratorio, formando il circuito di trasmissione secondo le
indicazioni di Marantonio.
Dopo mezz'ora una scintilla di 15 millimetri
crepitava rumorosamente all'intorno e gli echi del caratteristico ronzio si
diffondevano sotto le arcate del vecchio chiostro di via della Scala quasi a
debellare gli antichi spiriti, mentre i soldati telegrafisti accorrevano da ogni
parte a vedere la meraviglia, a "ricevere ad orecchio" le parole
lanciate nello spazio ed a commentare in tutti i modi lo stupendo miracolo.
Bisognava ora mettere in funzione il ricevitore;
ma...come fare? Chi ci avrebbe trasmesso dei segnali di prova?
- Andiamo a Roma, alla stazione di Monte Mario!-
propose il Colonnello Marantonio.
Detto e fatto. L'idea e'accettata dal
Comando. Si telegrafa al Ministero.
La pratica, al solito, va un po' per le
lunghe, Ah! la burocrazia!... del trattamento fatto alla telegrafia senza fili
dai burocrati di Roma dall'anno 1897 al 1910, sa qualcosa il Marchese Solari...
Frattanto noi non rimanemmo inoperosi. Abbiamo tolto da un
magazzino un vecchio carro-stazione telegrafico da campo, lo abbiamo
rimodernato, ripulito, messo a nuovo e vi abbiamo montato dentro su appositi
tavolati i nostri apparecchi. Il cassone dell'avantreno contiene una batteria di
sedici grandi accumulatori, sul cielo della vettura v'e' tutto l'occorrente per
montare un aereo di 100 metri d'altezza,tutto meno ... l'antenna.
Finito di mettere a posto il carro, giunge
l'ordine a Fontan ed a me di recarci a Roma, per un corso d'istruzione pratica
alla stazione della Marina situata entro il forte di Monte Mario.
Magnifica primavera del 1902 che i miei vent'anni
trascorsero ascendendo quotidianamente il colle fiorito e aulente per imparare,
lassu', sotto la direzione del comandante Pullino, il maneggio dei cari
apparati!
Dopo due mesi il colonnello Marantonio ci
raggiunse insieme all'ing.Vergerio con il famoso carrozzone. Fatti i primi
collaudi-noi eravamo già professori! Si diede inizio ad una vita zingaresca
nella campagna romana col nostro carrozzone a cavalli, una tenda da campo, un
piccolo gruppo di soldati aiutanti. Bracciano, Vetrullo, Oriolo, Viterbo, chi
ricorda più tutti i paesi nei quali sostammo cinque o sei giorni a tentare
comunicazioni con Roma? In ogni paese ci toccava imbastire un antenna di
circostanza e messi due o quattro pali, alti venti o trenta metri, tendere i
nostri aerei, stabilire la stazione, combattere con i capricciosi coherers e coi
detector magnetici, e quindi armarsi di cuffia e.... di buona volontà per
ascoltare, di tanto in tanto, qualche serie di s, qualche parola staccata,
qualche mezza frase incomprensibile! Che gioia il giorno in cui a Bracciano, il
colonnello Marantonio, che non riusciva assolutamente a sentire il telefono,
pote' leggere dietro alle mie spalle un intiero radiogramma a lui diretto, lungo
e chiaramente compreso! Il primo!
Tornammo a Firenze nel giugno. Erano frattanto
giunti dall'Inghilterra altri apparati. Mandato
il carrozzone .... al Museo, montammo le nuove macchine su piccole
carrette campali, ad un cavallo, agili e leggere.
Si reclutò nuovo personale fra cui
un distinto ufficiale; il De Vincentis, oggi colonnello. Istruimmo altri due
telegrafisti. Una stazione fissa fu impiantata a Firenze in Fortezza da Basso,
un' altra fu montata a Pistoia ed io ebbi incarico di dirigere quest'ultima e mi
si diede per primo aiutante un caporale, valentissimo telegrafista, vincitore di
gare nazionali, il Vincentelli.
Nel 1913 (1903!!!)le due carrette vennero da noi
trasportate alle Grandi Manovre nel Veneto dirette dall'allora Capo di Stato
Maggiore generale Saletta. Peregrinammo da Treviso a Vittorio, Este, Marostica,
Montagnana, Ospedaletto. Due volte il Sovrano ed il generale Saletta vennero a
visitare i nostri impianti. Si riusciva a corrispondere abbastanza regolarmente
oltre cinquanta chilometri, sempre con aerei di circostanza.
Questo delle manovre fu il nostro esame finale. La
radiotelegrafia per usi militari era stata accettata e noi,i papa'
andavamo in congedo.
Quanto sopra e'quello che ho
reperito nelle numerose pubblicazioni consultate,almeno per ora. Nasce qualche
incertezza:la precisa relazione di Bianchi non parla del collegamento di
Padova,che sembrerebbe precedente agli esperimenti ai quali ha partecipato.
Nello stesso tempo in quel periodo Marantonio ,che conseguì quel collegamento,
doveva essere ancora in Inghilterra. Non c'e'indicazione della data precisa del
collegamento ne sono precise le indicazioni date sugli apparati usati. La
relazione di Mazzei e' ancor meno precisa, indicando vagamente di collegamenti
fatti dal 1900 al 1903, una bella differenza!. La successione che da però
e'chiara ed appare un collegamento fatto nello stretto di Messina, del quale non
ho trovato altro riscontro. Del resto Della Riccia, capitano dell'esercito, fu
inviato come rappresentante del Ministero della Guerra alle suddette esperienze
ed anche se dette un parere piuttosto negativo sulla radiotelegrafia, in quanto
a lui pareva utile praticamente solo per sostituire le segnalazioni ottiche in
caso di nebbia, era molto competente e portò notizie precise che a quanto pare
all'inizio non ebbero alcun sviluppo.
La stazione fissa a Firenze di
cui parla il Tenente di Vascello Rainer era
a questo punto, situata alla Fortezza da Basso.
I personaggi:
Marantonio e' forse più
conosciuto per aver proposto un codice telegrafico composto interamente di
punti, in alternativa a quello Morse.
Umberto Bianchi divenne un celebre uomo politico e partecipò a vari governi, prima come deputato poi come senatore. Era socialista e denunciò piu' volte lo strapotere della compagnia Marconi in Italia. Già fa meraviglia che il suo articolo sia stato pubblicato sulla rivista Le Vie del Mare e dell'Aria, organo della Marconi!. E'divertente anche notare che accenna a quanto la burocrazia ha osteggiato Solari, tirapiedi della Marconi, quando poi, al governo, l'ha osteggiato pure lui ! Fondò il Radio Club d'Italia nel 1921.
In
un giornale satirico viene definito : il più rosso dei bianchi!
Carlo Bramanti agosto 1998.