La scuola Alessandro Volta a Firenze

Il prof. Renato Romoli

 Qui a Firenze, se parliamo con un riparatore radio-TV trai più attempati, avremo occasione di notare con quale piacere e commozione questo rammenta il Direttore della scuola Alessandro Volta, appunto in Firenze. Quella scuola fu fucina di radiotelegrafisti provetti, radioriparatori e, più tardi, riparatori TV. Nacque praticamente insieme alla diffusione al pubblico di un cosa che era prima riservata ai militari od a chi per loro, ed in seguito era passata dalla Radiotelegrafia alla Radiotelefonia delle stazioni diffonditrici per il pubblico. Prima di parlarne però volevo centrare la personalità del direttore Renato Romoli narrando un episodio che mette in luce la sua attività pionieristica. Traggo da “ La Nazione” del 17 gennaio 1957, ( in Italia godevamo la TV da nemmeno quattro anni) l'articolo "Televisionari trent'anni or sono. I fanatici pionieri dell'audio e del video",integrando con quanto trovato in un successivo articolo  nel “Giornale del Mattino” del 18 maggio 1959 intitolato "I Pionieri della TV: fu costruito a Firenze uno dei primi televisori.":

        "Nel 1926 le trasmissioni radiofoniche muovevano i primi passi in Italia. Il pubblico, prima assai scettico, cominciava incuriosito a seguire i primi programmi delle due stazioni trasmittenti di Roma e Milano. Opinionediffusa era comunque che quelle macchine parlanti e gracchianti, tra l'altro molto costose, non avrebbero avuto grande successo. L'argomento "televisione" era invece accennato solo sulle riviste specializzate: parlare di televisione era come parlare di viaggi interplanetari. Immaginate, visto il clima che circondava il diffondersi di queste nuove conquiste, l'impressione che poteva produrre l'annuncio, giusto a Firenze, della costruzione di un apparecchio in grado di ricevere delle immagini emesse da un trasmettitore, logicamente in fase sperimentale, posto a migliaia di chilometri, esattamente in Inghilterra: questi esperimenti erano condotti dal celebre Baird che li aveva iniziati appena appena, nel 1925. Tra i pionieri era il nostro Romoli. Praticamente si era formato un quartetto di distinti signori fiorentini tutti appassionati di elettrotecnica. Il quartetto dei "televisionari", così erano stati ribattezzati dalle rispettive famiglie, oltre che dal nostro eroe, era formato dal dott. Bizzarri, dall'ing. Pier Luigi Bargellini e dal sig. Morandi.”

Il dott Bizzarri è probabilmente quel Guido che già nel 1913 esperimentò una stazione ricevitrice radiotelegrafica ed che aveva anche un piccolo osservatorio geofisico nelle sua villa, per le fornitura del quale aveva avuto una astiosa polemica con Padre Alfani dell'Osservatorio***senza titolo 7, 8, 9

 Ximeniano. Dovrebbe essere il nome della stessa famiglia della quale è rimasta l’insegna di un celebre negozio di materiale chimico in Firenze. Pier Luigi Bargellini si e' fatto un nome e da molti anni conduce le sue ricerche in USA. Bargellini è stato presidente dei radioamatori italiani ed al tempo di questi avvenimenti era giovane giovane. Da me contattato ha confermato si di aver ricevuto le trasmissioni TV in quel periodo sperimentale, ma da solo ed i signori coi quali avrebbe condotto le esperienze non li conosce nemmeno! In quanto all’ultimo, i Morandi sono tuttora ricordati per il negozio Radio Morandi nel quale negli anni '30 e '40 si assemblavano apparecchi radio. Uno dei Morandi fu ucciso dai tedeschi quando irruppero nella stazione clandestina di Radio Cora. Dei personaggi noti per la radio a Firenze rimarrebbero fuori il Nannucci, il Saccardi, entrambi negozianti ed un tempo costruttori, Zappulli , Bargilli e l'ing. Solanelli, che costruivano radio favolose a nome "Radiotecnica Italiana" ed infine un Angiolo Bargellini, padre di Pier Luigi, che già prima del '25 costruiva delle radio che ebbero gran successo alla mostra della radiotelefonia indetta a Firenze nel 1925 dall'Associazione Elettrotecnica Italiana ed alla mostra di Padova nel 1929.

Ritornando al nostro evento, Romoli racconta: "La televisione era un sogno antichissimo, realizzato recentemente grazie ai ***senza titolograndi progressi della tecnologia. Io, come i miei amici, eravamo degli appassionati, dei veri patiti di queste nuove invenzioni. Sapevamo che in Inghilterra alcuni tecnici della British Broadcasting Corporation erano riusciti a costruire un apparecchio televisivo in grado di emettere e ricevere immagini da una certa distanza sull'onda di 261,6 metri. Ebbene, una sera decidemmo di costruire un apparecchio in grado di ricevere quelle trasmissioni.”

il funzionamento

 A questo punto sarà necessario spiegare come si effettuavano questi primi tentativi, ottenuti con mezzi elettromeccanici e che solo più tardi si trasformarono in puramente elettronici risolvendo totalmente il problema. A compiere i primi tentativi di trasmissione dell’immagine a distanza ( coi fili) fu Nikpow nel 1894; un disco provvisto di un determinato numero di fori, opportunamente sagomati e distanziati, disposti secondo una spirale ruota di fronte al sistema ottico che riporta su di un un piano la scena da riprendere, scansionandone la superficie punto per punto e trasformando i puntini luminosi in impulsi elettrici. Al ricevitore occorre un disco analogo e gli impulsi elettrici devono essere trasformati in immagine luminosa. Ai tempi di Nikpow per la trasformazione da luce ad elettricità già esisteva il selenio, ma il progetto fu impedito dalla inadeguatezza dei mezzi di allora a ritrasformare l'elettricità in impulso luminoso. Ciò fu consentito soltanto dalle realizzazione di speciali lampade al neon e di dispositivi atti ad amplificare quelle correnti piccolissime; ciò ritardò il progetto fino gli anni '20. A questo punto il trasmettitore era analogo a quello primitivo ma l'apparecchio ricevente era costituito da una lampada al neon che si illuminava più o meno secondo il segnale ricevuto; lo spettatore vedeva la lampada attraverso un disco identico a quello dell'apparecchio trasmittente e ruotante in sincronismo con questo; per effetto della persistenza delle immagini, nell'occhio dello spettatore si componeva un quadro simile a quello trasmesso. La scansione era a righe verticali anzichè orizzontali come quelle di ora ed erano 33 invece delle attuali 625. La superficie dell'immagine era di circa un pollice quadrato ma veniva ingrandita fortemente da una potente lente.

In ogni modo, visto che la trasmittente esisteva, il sogno dei quattro fiorentini era di arrivare a costruire un apparecchio ricevente sfruttando i principi accennati. E' sempre il prof. Romoli che racconta:

"Decidemmo di costruire il famoso disco, sapendo il numero dei fori, che era 33 e conoscendo la loro disposizione sulla emittente. Non sapevamo invece la velocità di rotazione che possedeva; avremmo dovuto trovare il sincronismo per tentativi. Il problema maggiore fu di trovare la lampada al neon, in commercio solo in America. Con grande sforzo finanziario ottenemmo il prezioso oggetto. Muniti di un normale radioricevitore per captare i segnali radio, non mancava adesso che mettere in funzione un secondo apparecchio, quello che avrebbe dovuto trasformare i segnali radio in immagini. Il ricevitore era alimentato da 150 batterie ( pile, per essere precisi) che fornivano corrente continu . L'attuale tubo a raggi catodici era allora sostituito da un comunissimo condensatore da cinematografo, che riproduceva uno schermo di mm. 21 per 49. Il costo complessivo si aggirò sulle 3000 lire ( allora equivalevano pressappoco allo stipendio di un anno). Giorni e giorni durò il lavoro di costruzione. Qundo tutto ci sembrò pronto tentammo il primo collegamento con...Londra.”

Un sogno

"Rimanemmo l'intera notte a far girare il disco, con la speranza di riuscire a sincronizzarlo con la stazione inglese. Andammo a dormire stanchi morti senza aver visto un bel niente. Le prove continuarono numerose altre notti tra il disappunto delle nostre rispettive consorti ( per la precisione il prof. Romoli non era ancora sposato), ormai sfiduciate di assistere al grande "spettacolo". Fu anche necessario sostituire le batterie ormai scariche a furia di tentativi." Finalmente, dopo circa sei mesi di prove, i quattro amici ebbero un sussulto, si guardarono tra loro: sul piccolo schermo era apparsa una piccola e confusa immagine, che sparì regolarmente appena furono chiamate le mogli, che probabilmente stavano a chiacchierare tra loro mentre i mariti armeggiavano in quegli apparati. Pensarono tutti di essersi ingannati, che quello era stato un abbaglio o che altro. Infatti per quella sera il magico apparecchio non volle più saperne di funzionare. Il professor Romoli e compagni andarono a dormire con impressa quell'immagine, col cuore pieno di speranza per le prove successive. Passarono parecchi giorni prima che lo schermo si animasse di nuovo. Una volta però apparve una cosa meravigliosa, incredibile ai loro stessi occhi: la figura di una donna; una professoressa si seppe dopo, che teneva una conferenza. Racconta l'ing. Bargellini: "Non starò a descrivere l'emozione della prima sera , quando vidi un immagine piccola, distorta e confusa... apparire sul rudimentale disco che avevamo costruito... montato alla meglio su un motore elettrico da ventilatore, la cui velocità era regolata con un volgare reostato.....La prima scena captata a Firenze fu quella di una conferenza tenuta da una professoressa inglese."

Radunati attorno alla lente come cospiratori, i nostri eroi proruppero in grida di gioia e chiamarono a gran voce i loro familiari. Quando questi giunsero il fenomeno era scomparso e dietro la lente non si vedeva che uno spiraglio di luce e le mogli ( o chi per loro ) se ne andarono scuotendo il capo, per questi "bambinoni" che passavano le sere a rincorrere i fantasmi della televisione. Per migliorare il sincronismo i nostri eroi ricorsero ad una "ruota fonica" fornita di tanti dentini che dovevano tenere il disco in passo con i segnali di sincronismo, ma praticamente si vedeva spesso una gamba sopra ed una testa di sotto, od una figura distorta e saltellante. "l'essenziale, dice sempre Bargellini, era vedere qualcosa, anche un ombra e noi eravamo felici. Si rimaneva ogni sera tre o quatto minuti in collegamento". Vi era tra i nostri appassionati di televisione e la BBC un vivace scambio di corrispondenza ed i tecnici ci fornivano consigli e molto materiale essendo l'Ente londinese molto interessato da queste ricezioni così lontane dal luogo di origine. Sognando il giorno in cui anche l'Italia avrebbe avuto una televisione propria, il professor Romoli e l'ingegner Bargellini si rivolsero anche a Società industriali senza esito. Da noi per le prime apparecchiature trasmittenti per la TV si dovette aspettare il 1929 con Alessandro Banfi dell'EIAR, il 1930 con Arturo Castellani della SAFAR ed Arturo Recla progettista della Allocchio Bacchini. Ma solo nel 1938 a Roma e nel 39 a Milano si installarono stazioni trasmittenti sperimentali che, a causa degli avvenimenti bellici, non ebbero seguito. Si riprese solo negli anni '50.

le date

Per la data precisa degli avvenimenti narrati ci sarebbero da fare molte precisazioni: nell'articolo pubblicato dal Giornale del Mattino, si accenna ad il 1926, sull'altro articolo si accenna al 1930, più probabile. Bargellini su Radio Rivista 10/88 dice: “...costruii diversi ricevitori TV di tipo meccanico ( disco di Nipkov, spirale o ruota a specchi) tra il 1932 ed il 1933” Interpellato al giorno d'oggi.( Bargellini, tutt'ora vivo e vegeto, smentisce i contatti col Romoli.

)La BBC prese in mano la faccenda TV nel 1929 come sperimentale, ma il servizio regolare iniziò nel 1932 ( veniva trasmesso solo dopo cena). Nel 1934 il disco fu praticamente abbandonato. Peraltro Romoli parla di un ricevitore a batterie, ovvero in corrente continua, mente nel 1932 c'erano gia, ottimi ricevitori in alternata commerciali: onda della trasmissione era quella delle comunissime onde medie. Anche sul luogo degli avvenimenti non c'è certezza: pare esclusa la scuola che allora era in via del Giglio, idem l'abitazione del Romoli che faceva lo scapolo d'oro in via della Scala.

I progressi della TV

 Dall'altra parte dell'Oceano gli americani facevano già dal 1929 passi da gigante verso la realizzazione di nuovi rivoluzionari sistemi di trasmissione e ricezione. Qualche anno più tardi Wehnelt inventò il tubo a raggi catodici ( più precisamente fu Braun ad inventarlo e Von Ardenne ad applicarlo come cinescopio); Farnsworth realizzò il "dissettore d'immagini" e, più tardi, Zworykin realizzò l'iconoscopio. Come ogni cosa superata il glorioso apparecchio dei quattro fiorentini finì ben preso nel ripostiglio delle cose vecchie (il disco è sopravvissuto). Qualcuno poco al corrente dei progressi compiuti all'estero si congratulò con i quattro che finalmente si erano decisi a smetterla con quel "trespolo". La "televisione- dicevano- è un sogno come andare sulla luna. In una rivista dell'epoca si parla in questi termini: "si dice da parte di qualcuno, che questi apparecchi a televisione individuale, già in voga in Inghilterra ed America, potranno diventare apparecchi d'uso collettivo con proiezione d'immagini di 50 cm di lato! E' bello parlare di televisione collettiva e prevedere in un avvenire assai prossimo l'apertura al pubblico di sale di proiezione. Per le abitazioni però un apparecchio del costo di 25- 30000 lire chi se lo potrà permettere?.....peraltro il pubblico e gli stessi tecnici ignorano ancora le possibilità della televisione col disco di Nipkov: Con un immagine della grandezza reale di un francobollo sarà possibile far vedere, con un sistema ottico , a tre o quattro persone situate a due metri dal televisore un immagine virtuale del formato di una cartolina; e non è questo un risultato sufficiente?..” ora queste cose fanno sorridere come facevano sorridere gli amici i quattro "televisionari", che passavano le serate a guardare una luce in una lente invece di andarsene a giocare al biliardo al bar all'angolo!

La scuola

da "La Nazione" lunedì 5 ottobre 1953

"Nella sede della scuola radiotelegrafica A.Volta, in via Santa Reparata 21, si è avuta una simpatica cerimonia per solennizzare il venticinquesimo anno dalla fondazione della scuola stessa. Gli allievi, circa 130, si sono affettuosamente stretti attorno al loro direttore prof. Renato Romoli che il 4 ottobre 1928 fondò e, con rara competenza, dirige tutt'ora questa scuola che è unica in Toscana. Ieri, però, oltre all'anniversario della fondazione gli alunni hanno festeggiato anche la loro promozione, veramente meritata se sono passati attraverso il severo vaglio dell'ing. Mattarelli del Consorzio per l'istruzione tecnica. Questi alunni si avviano a divenire provetti radio riparatori, operai radiotecnici e operai specializzati per la televisione, un corso quest'ultimo che è stato istituito proprio quest'anno e al cui insegnamento presiedono il prof. Romoli e il dr. Silvio Del Rocca. La cerimonia, dopo le parole augurali del direttore, si è chiusa con un rinfresco offerto agli alunni dalla direzione."

Leggendo attentamente quanto sopra si ha un quadro già completo di questa scuola.

Per la cronaca Del Rocca era un dirigente della Fondiaria, appassionato di radiotecnica che a fine settimana si spingeva in treno sino a Milano dove insegnava ad un istituto radiotecnico.

A Firenze, come in altre parti dell'Italia, le scuole di radiotelegrafia, pur nate prima della grande guerra erano organizzate da organi militari per i militari addetti. Intorno al 1921 apparvero altre scuole, o meglio corsi di radiotelefonia tenuti dai vari Radio Clubs sorti in quel periodo, ma di entità limitatissima. Effettivamente parlando di una scuola di radiotecnica fondata nel 1928, pochi anni dopo l'introduzione della radiotelefonia in Italia, si parla di preistoria!

Il Romoli è ricordato dai suoi più recenti allievi leggermente claudicante, col suo bastone ed i suoi vestiti elegantissimi; prima delle lezioni stava insieme agli allievi che formavano un gruppetto di fronte alla scuola, aspettando i ritardatari. Solo allora entravano ed iniziavano le lezioni. Romoli aveva sempre tenuto ad un eleganza impeccabile e conduceva persino una vita superiore ai suoi mezzi insieme alla sua iniziale compagna, in via della Scala. Le riunioni degli amici avvenivano al famoso bar Paskowski dove il nostro eroe teneva anche conferenze ed è ricordato per il suo papillon ed al resto della sua raffinata eleganza che mantenne fino alla sua scomparsa.

 Ho esaminato dei diplomi dell'anno '50- 51 e 55-56: nel primo appare come scuola radiotelegrafica Alessandro Volta, Istituto Nazionale Propaganda Radiocomunicazioni e si parla di Operai Radioriparatori; nel secondo ed almeno fino al 1964 non c'è più l'intestazione Istituto Nazionale di Propaganda e si parla di operai riparatori di apparecchi di televisione ed a modulazione di frequenza. In quelli del 54-55 appaiono addirittura le materie insegnate: Elettrotecnica, Radiotecnica, Algebra fino alle equazioni di primo grado, Logaritmi decimali, Trigonometria piana, Applicazioni tecniche e pratiche dei calcoli agli apparecchi Radioelettrici e pratica di laboratorio con strumenti di misura. Gli esami sostenuti a fine corso erano sempre alla presenza di un rappresentante del Consorzio Istruzione Tecnica del Ministero (prima Vannacci, poi Martarelli, Campolmi, Poggiali ecc.) Il servizio di segreteria e l'insegnamento della matematica era tenuto dalla figlia Giuliana. Questa fu pure una scuola galeotta! : il prof Romoli nel 1937 sposò una allieva che si era iscritta alla scuola per prepararsi per un concorso alle Poste; successivamente anche la figlia Giuliana ci trovò il primo amore! Le colpe dei padri ricadono sui figli, e poi non si vive solo di radio !

Precedentemente, prima della guerra, tale istituto  era certificato per l'abilitazione a radiotelegrafista di Stato o di  Marina: per esempio nel 1937 si certificava che l'allievo era in grado di ricevere e trasmettere correttamente i segnali Morse auditivi alla velocità di caratteri...90...al minuto e che possedeva inoltre cognizioni di Elettrotecnica e di Radiotecnica riguardanti i circuiti Riceventi e Trasmittenti della R. Marina, nonchè le norme principali di Legislazione e di Servizio RT. Naturalmente si accennava anche alla condotta ed all'assiduità alle lezioni.

 Probabilmente fu proprio questo impegno che gli concesse di ricevere, a suo tempo, una quantità di apparecchiature dismesse dalla Marina, tra le quali molti trasmettitori a scintilla ed a valvole che fecero bella mostra nei corridoi dell'Istituto per anni ed anni e che tanti suoi allievi rammentano ancora.

Subito prima della guerra a questa scuola fu assegnata l'istruzione premilitare degli addetti alla radiotelegrafia della Marina per il brevetto RT organizzato dall'Ammiraglio Collacchioni e che avveniva oltre i corsi regolari.. Terminata la scuola gli allievi facevano gli esami scritti a Roma e quelli teorici e pratici a La Spezia.

la chiusura

 Purtroppo nel; 1971 la scuola chiuse, per mancanza di allievi a causa dell'elevazione dell'età di obbligo scolastico ed in seguito, nel 1981 si dovette trasferire il materiale in locali più ridotti,  e tali ingombranti apparati, insieme a tutto il resto, finirono al rottamatore. Chiaramente noi ci scandalizziamo, ma che altra fine potevano fare? che per caso i nostri musei sono minimamente interessati a queste cose?  nemmeno gratis. Peccato!

 

 

 

 

Carlo Bramanti maggio 2000