La Domenica del Corriere 2 febbraio 1902
L’illusione Marconi.
Articolo inviato da una persona competente che in seguito afferma di non aver mai dubitato di sulla possibilità di comunicare, col suo telegrafo, fra l’Europa e l’America.
Un grande avvenimento che non è altro che un’illusione- Un bel caso per i frenologi- Una lezione per gli spiritisti.
Genova, ing. Giuseppe Erede
La storia delle illusioni troverà l’argomento di un bel capitolo nella notizia, divulgatasi rapidamente in tutto il mondo civile, che Guglielmo Marconi sarebbe riuscito a trasmettere segnali colla telegrafia senza fili, dall’Europa all’America.
Il nome del Marconi è tanto meritatamente illustre, ed è tanto nota la sua modestia, che lo scrivere d’illusioni a suo riguardo è assai ardito, e si corre un gran rischio di farsi dare del pazzo. Un italiano soprattutto! Ma la verità tosto o tardi viene a galla e già se ne hanno i segni; meglio dunque dirla fin d’ora, e troncare subito degli entusiasmi destinati poi a sparire. Leggesi dunque in uno dei nostri periodici illustrati:
L’anno testè decorso si è chiuso con un avvenimento di un’importanza veramente eccezionale, uno dei più grandi avvenimenti nella storia delle moderne conquiste scientifiche. La notte del 16 dicembre u. s: il nostro Ministro della Marina riceveva da St. John, capitale dell’isola di Terranova, un telegramma così compilato: - Sono riuscito a ricevere in Terranova dei segnali trasmessi direttamente dall’Inghilterra, a mezzo della telegrafia senza fili, alla distanza di oltre 3300 chilometri-
E’ facile capire che la portata di questo grande successo, ecc. ecc.
Ma il lettore è impaziente di sapere perchè non si deve credere alla parola di un Marconi!
Ecco il perchè. Tutti gli esempi di telegrafia senza fili che ciascuno ha voluto vedere riferiti non solo nelle riviste scientifiche e tecniche ma anche nei periodici illustrati e nei fogli quotidiani, sono esempi di trasmissione sul mare. Fanno eccezione soltanto i recenti esperimenti con gli apparecchi Marconi, impiantati su due automobili, in occasione delle manovre militari inglesi: esperimenti riusciti benissimo, ma a brevi distanze, ed uno fatto alla fine del 1897 fra Salisbury e Bath, come a dire 55 chilometri circa.... prosegue con altri esempi conosciuti. Perchè si fa tanto sul mare e non su terra? Queste ondulazioni, le stesse scoperte da Hertz, che lui usa, attraversano l’aria e l’acqua, ma non attraversano la terra ed altri solidi e perciò un camino, un albero, un’altura le fermano. Per farne un buon impiego occorre il mare. Sol mare non vi sono alture, ma vi è la rotondità del globo terracqueo, e per andare dall’Inghilterra a Terranova in linea retta bisogna attraversare circa 300 chilometri sotto il fondo del mare! Non abbiamo ancora inteso dire che la telegrafia senza fili abbia mandato un segnale attraverso una collinetta qualunque, e dobbiamo credere al singolare annuncio venutoci testè dall’America?!
Qui sorge subito un’obbiezione. E’ impossibile che il Marconi non sappia queste cose e non vi abbia pensato. Egli deve aver perfezionato il sistema; avrà prodotte delle ondulazioni che non si propagano in linea retta come il suono e la luce, ma girano intorno al globo; avrà prodotto delle ondulazioni nuove che attraversano tutti i corpi.
Per persuadersi che tali novità non esistono, e che siamo in presenza di un curioso caso di esaltazione e di illusione basta considerare le diverse circostanza che hanno preceduto e accompagnato il fatto. Il Marconi non ha mai detto di avere perfezionato il sistema nel senso che occorrerebbe, ne di averne trovato un altro;se ciò fosse perchè non dirlo, nemmeno ora mentre crede di essere riuscito, e non cominciare dal fare gli esperimenti in piccolo attraverso ai monti, come ha cominciato a fare esperimenti in piccolo sul mare? Egli è stato sedotto dal desiderio di riuscire ad un gran fatto, ed avendo mandato dei dispacci a 300 chilometri ha pensato di poterli mandare anche a 3300, impiegando degli apparecchi atti a sviluppare una energia elettrica cento volte maggiore. Questa è l’energia degli apparecchi da lui impiantati a Poldhu presso il capo Lizard in Cornovaglia secondo un grande giornale di Londra, il quale contiene una descrizione assai ben fatta di quanto riguarda il tentativo di Marconi, e una minuta narrazione di questo tentativo medesimo. Se si ammette che la forza delle ondulazioni vada diminuendo in ragione dei quadrati dei chilometri delle distanze dall’origine, per 3000 chilometri (distanza decupla di 300) occorre una forza 100 volte maggiore. La descrizione citata, che si mostra accuratissima, e scritta senz’alcun dubbio sull’attendibilità dell’annunzio Marconi, parla di apparecchi che dai soliti differiscono soltanto per la potenza. Il Marconi non disse nulla del suo proposito, anzi lasciò credere che voleva comunicare soltanto con i piroscafi transatlantici; fece esperimenti di trasmissione in Inghilterra, e in altri luoghi a nord che non si precisano. Questi esperimenti insieme con l’impianto occuparono diversi mesi; finalmente il Marconi con due assistenti, Kemp e Paget, partì per Terranova dove impiantò la stazione di ricevimento. Invece delle colonne solite pensò di adoperare, per raccogliere i segnali, dei palloni e degli aquiloni. La corda del primo pallone provato si ruppe, e il Marconi si contentò di un aquilone, che sosteneva un filo metallico. E siccome il Marconi supponeva che dovessero bensì giungergli delle ondulazioni, ma debolissime, invece di preparare a riceverle con un telegrafo scrivente Morse, come negli altri suoi esperimenti, collegò al ricevitore un apparecchio telefonico.
.... segue la descrizione del principio.....a Terranova le onde dovevano destare una corrente che desse nel telefono dei suoni brevissimi o prolungati per i punti e per le linee.
Ora il lettore, anche il più entusiasta, ammetterà e forse avrà già pensato da se, che l’esperimento doveva essere condotto in questa guisa: Telegrafatemi una lettera qualunque, e io ( per cavo sottomarino, in quanto l’apparecchio di Marconi di Terranova poteva solo ricevere) vi dirò che lettera mi avete telegrafato.... Invece il Marconi, e qui bisogna rinunziare a spiegare, incarica i suoi dipendenti rimasti in Inghilterra di telegrafargli la lettera “ S” che è una delle peggiori, se non la peggiore, per l’uso cui veniva destinata.
Il giorno 12 dicembre per mezzo del filo metallico che attaccato all’aquilone si alzava a 120 metri, Marconi sentì la lettera S alla prima ora stabilita, 12,30; i segnali durarono irregolarmente per 3 minuti.; si riprese alle 13,10 e poi nuovamente alle 14,20 per intervalli più corti...... l’assistente Kemp sentì i segnali al pari del Marconi ed ambedue furono d’accordo “ nel giudicarli genuini”. Pare che qualche dubbio venisse anche a loro, ma l’autosuggestione prevalse.
on è vero che questa esposizione del fatto lo impiccolisce alquanto? E che il telegramma citato, con l’espressione “ ricevere dei segnali” suona assai con la riservatezza per cui Marconi è sempre stato lodato? La lettera s, quando si sapeva che essa doveva venire, e venire come risultato di parecchi messi di fatiche e di spesa considerevolissima!
In generale si è pensato: dev’essere perchè lo dice il Marconi. Però qualche osservazione è già venuta fuori, a mia cognizione. Il prof. Dewar disse ad un giornalista che chiedeva il suo parere, non credere ancora dimostrata la possibilità della trasmissione in parola. Il prof. Silvano P. Thomson osservò che l’esito non sarebbe stato tanto facile se si fosse voluto trasmettere la lettera “V” invece della lettera “S”. L’auterevolissimo direttore generale dei Telegrafi, W. Preece, pensa che i segnali debbano attribuirsi all’elettricità atmosferica.
Riguardo all’elettricità atmosferica troviamo nella “ Nature” di Londra, una lettera del sig. A. Laurence Rotch dell’Osservatorio meterologico di Blue Hill nel Massachussetts, il quale racconta di aver fatto nel 1899 degli esperimenti di telegrafia senza fili per mezzo di fili metallici portati da aquiloni, e averli smessi perchè i fili raccoglievano tanta elettricità da complicare e disturbare enormemente i segnali che si volevano trasmettere, cosicchè “ se il Marconi ha realmente ricevuto segnali attraverso l’Atlantico, bisogna che egli abbia trovato modo di eliminare l’influenza dell’elettricità atmosferica”. Il Preece avrebbe anche potuto pensare ad un fattarello che lo riguarda, quasi incredibile per chi non è informato di simili fatti.
Quando fu divulgato in America il telefono, egli fu il primo, o fra i primi, ad introdurlo in Inghilterra e invitò molte persone ragguardevoli a prendere parte agli esperimenti. Fra le altre cose egli si era concertato col colonnello capo di un reggimento in una caserma lontana affinchè in tal giorno, alla tal ora, nel cortile della caserma si suonassero i segali militari davanti ad un telefono. Giunta l’ora e messo il ricevitore in comunicazione colla caserma, il Preece porse il ricevitore ad uno degli invitati, affinchè sentisse i segnali, ma invano. Il Preece messo il ricevitore all’orecchio sentì i segnali benissimo, ma nessun altro potè sentirli. Si venne poi a sapere che i suonatori avevano sbagliato d’ora!
Quei segnali sentiti dal Preece esistevano solo nel suo cervello, perchè egli era persuaso di doverli sentire. Questo fatto dovrebbe aprire gli occhi a molti che credono nello spiritismo.
Tutto dunque conduce a credere che il Marconi sia stato vittima di un’autosuggestione, aiutata dai rumori,che l’elettricità atmosferica produceva nel suo telefono. Le persone che credono ai tavolini giranti si offendono se si sentono dire che sono vittime di un’illusione; credono di seguire il moto del tavolino e sono esse che lo spingono. Ora, se come pare, risulterà che è stato vittima d’un illusione un uomo intelligente, un uomo di scienza come il Marconi, quelle persone non dovranno più offendersi, e sarà fatto un gran passo per l’abolizione di quei ridicoli trastulli, che fanno tanto torto al nostro tempo. Ritorniamo per un momento ai giornali. Gli storici futuri dovranno andar molto cauti nel servirsene. Uno dei nostri giornali illustrati ci dipinge il Marconi seduto nel suo gabinetto a Cornwall(!) davanti ad un telegrafo Morse(!); egli tiene in mano una striscia sulla quale stanno impressi i segnali ricevuti! E’ difficile dire cosa ci sia di esatto in questo quadro; forse il ritratto di Marconi, che vorremmo piuttosto vedere effigiato con la stazione di Nord Foreland, o con altro di quei luoghi dove il suo ingegno e le sue fatiche hanno dato dei risultati che tutti ammirano.
Notiamo, per finire, che l’ “Harper’s Weekly” di Nuova York, che ha molte belle pagine, ne ha anche una dove si chiacchiera di tutto. In essa è sciolto un vero inno ad Edison, Marconi, Santos Dumont e Holland. “ Essi formano un bel quadretto, che nel giro di pochi mesi ci ha dato l’accumulatore leggero e potente, la telegrafia senza fili tra l’Europa e l’America, la macchina volante (?!) e la navigazione sottomarina (?)”
Senza voler togliere merito ai due ultimi nominati, ciò che hanno fatto è ancora tanto poco, che i primi due non possono che ringraziare del complimento!
La Domenica del Corriere 14 febbraio 1902
Il telegrafo senza fili Marconi
.... anche la nostra Domenica aveva pubblicato un articolo nel quale si esprimevano dubbi sulla realizzazione di Marconi....
Il 4 febbraio fu fatto leggere a Marconi l’articolo di Erede e la risposta fu che i fatti avrebbero presto sciolti i dubbi... Marconi fu oltremodo cortese e narrò vari particolari tra i quali che gli esperimenti costarono circa 700.000 franchi.... M. sta preparando un libro sulla sua telegrafia che uscirà dopo l’apertura della linea transoceanica prevista tra quatto mesi....
Alle
considerazioni fatte da Giuseppe Erede aggiungo altre considerazioni fatte in
tempo recenti:
Molti dubbi sorsero subito dopo
l’annuncio del salto transatlantico via telegrafia senza fili fatto dal
Marconi nel dicembre 1901.
Ai dubbi sul suo eventuale
confondere rumori atmosferici per segnali, ci fu quello, tutt’ora
rappresentato da alcuni, che non avesse sentito niente ma che avesse fatto un
abile bluff.
Citando Fleming, la stazione di
Poldhu era stata danneggiata poco prima da un uragano; le 20 torri alte 70 metri
disposte in circolo col ventaglio di conduttori che descriveva un cono con
vertice verso terra che erano state costruite per le trasmissione transatlantica
ed erano state usate dal marzo al settembre1901 in tentativi di collegamento
transatlantico (che si suppongono falliti) e sospesi per il danneggiamento
sopradetto, l’antenna era stata"ridotta" a due supporti alti 60
metri ed ad una distanza di 70 metri. Tra i due pali erano stati tesi tre cavi
orizzontali che sostenevano un ventaglio di 15 conduttori di rame di 7/20 (7
capi da 0,9 mm) col vertice al suolo. La potenza era 10-12 Kw e la frequenza
circa 800 Khz, una frequenza che di giorno, allo stato attuale delle conoscenze
della propagazione, non ce la fa ad attraversare l'Atlantico, almeno con quella
potenza. Il trasmettitore era stato progettato per coprire 2200 miglia, la
ricezione avveniva con un apparato non sintonizzato (con la sintonizzazione si
sarebbe forse decuplicato il segnale in ricezione) e degli aquiloni che
sostenevano l'antenna monofilare. I palloni a Terranova erano volati via! Il
coesore era quello a carbone-ferro-mercurio che, dopo un primo periodo di
successo, fu tolto d'uso dalla marina italiana per la sua insicurezza e
sensibilità non troppo elevata. Marconi lo usò collegato ad una cuffia ma
aveva con se anche un coesore a polvere di carbone e cobalto. Per la verità
l’apparato ricevente non aveva niente di suo ma era quello adottato in
precedenza dal capitano Bonomo, della regia marina italiana. La formula di
Austin, che era usata nei primi 20 anni del secolo, direbbe che per ricevere a
quella distanza, la corrente nell'antenna di trasmissione doveva essere 10000
ampere, considerando entrambe le antenne alte 100 metri. Tre mesi dopo, a bordo
della "Philadelphia"(leggi"Filadelfia") Marconi ricevette
segnali stampati sulla zona di carta e convalidati dal comandante a 1551 miglia
da Poldhu.Però di giorno non superò le 700. In cuffia ricevette fino a 2099
miglia. Non ho trovato molti particolari tecnici di quella impresa ma penso che
la stazione di Poldhu fosse restaurata alla piena potenza e che il ricevitore
fosse sintonico e l'antenna sulla nave fosse meno arrangiata di una tesa con
l'aquilone.
L'11 gennaio del 1990 il Times
inglese pubblicò un articolo che suscitò un vespaio di polemiche. Riferendosi
ad articoli di Mr.Angus Taylor pubblicati nel 1977 e nel 1987 sulla
pubblicazione "Morsum Magnificat", omettendo certi particolari, che
avrebbero alleggerito il colpo giornalistico dichiarò che Marconi ebbe solo due
testimoni di quella ricezione del 1901: Page che era sordo e Kemp che non
conosceva la telegrafia. Praticamente passò la cuffia a Page e disse
"senti!"al sordo e"guarda!"al cieco e poi dichiarò quello
che gli parve!.
Varii esperti inglesi risposero
indignati e perfino l'autore degli articoli citati che, malgrado tutto,è
convinto che Marconi avesse effettivamente sentito,chiarì la sua posizione.
Effettivamente Marconi fù
criticato per avere scelto i tre punti come segnale; per l'appunto pare che
molte scariche elettriche appaiano con quella configurazione. Marconi si
giustificava col fatto che non era facile disporre di un telegrafista e che al
tasto c'erano spesso gli stessi addetti all'esperimento che non sarebbero stati
in grado di trasmettere segnali più complessi ( in seguito Solari affermò che
la continua trasmissione di eventuali linee, che alla velocità di trasmissione
adottata durano veri secondi, avrebbe sovraccaricati il trasmettitore); del
resto il rumore gracchiante caratteristico delle stazioni a scintilla
è ben riconoscibile dai quello dei disturbi.
Una delle spiegazioni di come
il collegamento possa essere avvenuto è che nelle trasmissioni a scintilla
smorzata l'energia è concentrata nei primi, pochissimi cicli dell'onda e di
conseguenza 10 Kw potrebbero equivalere a 200 Megavatt!. A questo punto le cose
potrebbero cambiare. Inoltre tutta quella potenza emetterebbe tali armoniche che
una di quelle nella gamma dei 12 megaherz avrebbe potuto traversare l'atlantico
e sarebbe stata ricevuta dal sistema aperiodico di Marconi. In fondo questa
sarebbe una gamma adatta all'attraversamento dell'Atlantico di giorno e non
richiedendo nessun accordo ne il ricevitore ne l'antenna ricevente, la cosa può
tornare. Per me un obiezione si potrebbe fare se consideriamo il coesore della
marina un rivelatore per conduzione unidirezionale ed integrazione (come viene
comunemente considerato a differenza del coesore a limatura che sente solo
l'impulso di tensione). A quel punto non gli sarebbe bastata l'extatensione dei
primi cicli dell'onda ed in cuffia si sarebbe sentito un suono proporzionale
alla potenza ricevuta riferita ai 10 kw prima citati. Se invece si considera lo
sfondamento della pellicola isolante di ossido di mercurio che separa i vari
metalli conduttori nell'interno del coesore stesso, è chiaro che basta una
sovratensione di durata infinitesimale perchè la corrente della pila inizi a
circolare nella cuffia a piena potenza. L'idea della ricezione sulla gamma dei
12 Mhz potrebbe essere smentita dai già citati risultati di ricezione sul
Philadelphia dai quali, tra l’altro, si notò per la prima volta
l'affievolimento della ricezione durante le ore di luce. Sui 12 Mhz dovrebbe
avvenire l'inverso, però, come si è detto, le condizioni dell'esperimento
potevano essere ben diverse che le precedenti. Per l'inciso, anche se fuori
tema, le prime ipotesi sull'affievolimento delle ricezioni di giorno erano di
una depolarizzazione dei conduttori di antenna provocata dalle radiazioni
solari,di conseguenza si provò a coprire i singoli fili dell'antenne con
isolante nero! Marconi prima di allora era riuscito a ricevere a poco più di
300 Km e l'esperienze transatlantiche dei primi mesi del 1901 non avevano dato
nessun risultato, ma il suo intuito lo convinceva ad insistere, certo nella
vittoria. La sua Compagnia era economicamente traballante e si dice che
"non poteva permettersi di non ricevere niente".
Vediamo di concludere: anche se
tutti sono convinti che realmente Marconi abbia ricevuto quei segnali del
dicembre 1901 rimane in piedi l'ipotesi che non abbia sentito un bel niente e
con una mossa intelligentissima e da persona che vede più in la del suo naso
abbia fatto un bluff e che l'aut aut della Compagnia dei cavi sia stato come il
cacio sui maccheroni. L'averlo fatto non toglierebbe niente alla grandezza della
sua persona. Se non l'avesse fatto il progresso della radio avrebbe avuto un
ritardo"reale"di 50 anni. E' vero che in quegli anni molti ci giravano
intorno, ma reinventare qualcosa quando sappiamo che ha già funzionato non è
certo la stessa cosa che inventarla per la prima volta. In fondo era dal 1875
che l'idea c'era, ma per applicazioni pratiche eravamo fuori strada. Non c'era
nessuna esigenza allora che un soggetto trasmettesse verso tutti gli altri, se
mai c'era l'esigenza di comunicazioni singole bidirezionali e segrete, cosa che
la radio non poteva dare e non ci si sarebbe mai rivolti. Del resto anche Righi
dice che se il telegrafo fosse stato inventato dopo la radio, sarebbe stato un
progresso rispetto a quest'ultima. Facendo della fanta-storia ci possiamo
immaginare una seconda guerra mondiale senza radio, base dell'elettronica, e noi
contemporanei con la galena autocostruita. E non parliamo di personal computer!.
Bramanti Carlo 05/06/94