Sembra assurdo scrivere ancora su Marconi dopo che per lui sono stati versati fiumi di inchiostro tipografico.
Un tempo mi disfeci di 24 libri su di lui, molti dei quali non avevo finito neanche di leggere a causa dell’approccio stucchevole degli autori, ed per il fatto che non erano altro che l’uno copia dell’altro; tutti aventi l’origine dalla pubblicazione sulla storia della radio di Luigi Solari, che, pur rimanendo la migliore opera su Marconi, è piena di bugie ed inesattezze, se pur dando una buona linea per lo studio di Marconi.
Marconi non era un “ self publicist” come Tesla e parlava ben poco di se stesso, se pur ci sono interviste giornalistiche e discorsi pubblici da lui tenuti. Biograficamente si limitava a dare l’OK ai vari libri su di lui che gli presentavano molti autori. La riservatezza si estendeva anche nella diffusione di particolari sulle apparecchiature giustificata da lui stesso col fatto che la Marconi era una azienda nata per un sensato profitto e non per la beneficenza. Altri costruttori erano, certamente per ragioni propagandistiche, molto più generosi della Marconi.
Dunque ulteriori pubblicazioni sul grande uomo sarebbero solo una esercitazione didattica ed un business, dato l’argomento che desta tutt’ora interesse: in linea di massima gli avvenimenti che hanno fatto la storia della radio sono stati esposti, pure se io contesto fortemente l’atmosfera che li pervade.
Per comporre le biografie delle quali ho parlato, si è consultato soltanto quella piccola parte del carteggio e documentazione disponibile, quando non copiato da altre pubblicazioni, ammesso che sia determinante. Questo carteggio era ed è tutt’ora talmente disperso in varie parti del globo, tra una miriade di piccoli e grandi collezionisti di materiale radio ed anche di autografi generici; qualcosa sarà ancora da scoprire, altra sarà stata un bel bocconcino per chi non disdegna rubare.
Recentemente un discreto lotto di documentazione è disponibile all’Università di Oxford, ma non pare dica niente di nuovo. Mandare un gruppo di studiosi a consultare questa sparsa documentazione sarebbe un costo che a questi lumi di luna non ci si può permettere.
Dunque, anche per rendere più realistica l’atmosfera nella quale si sono sviluppati i risultati del Marconi, bisogna ricominciare da capo. Poco trapela della particolare originalità dei rapporti che teneva Marconi con le molte persone con le quali aveva contatti più o meno occasionali. Qualcosa si trova sul libro di Mario Pincherle” Marconi e l’antenna Zed”, ma il titolo, l’appartenenza del libro ad una collana esoterica, ed il racconto del fantasma Munch di Rosenhold che va a spiegare il coherer a Calsecchi Onesti, generano dei dubbi. Eppure Pincherle è uno stimato studioso ed archeologo.
Altre leggende, come il raggio della morte e poi che Marconi avesse lasciato da dire qualcosa di importantissimo, ricordano i vangeli gnostici nei quali Gesù ci aveva lasciato un importante messaggio da scoprire.
Per il resto ho sentito solo discorsi.
Quando ci riferiamo a Marconi lo facciamo con i termini “scienziato”, “inventore”, “il Nostro”. Scienziato vero e proprio non era. Per quanto inventore, non era certo un Edison od un Tesla;
la sua invenzione fu una sola, se pur di notevole rispetto, anzi determinante per il futuro dell’umanità : un bussolotto in cima ad un palo ed una lastra di zinco sepolta, già conosciuta dai telegrafisti come terra. Le invenzioni poi realizzate furono di Franklin, Round ecc. che, analogamente alle primitive realizzazioni di Kemp furono guidati da quel grande maestro.
Che idea gli fosse venuta di mettere proprio quel bussolotto in cima ad un palo, diversamente alla pratica degli sperimentatori precedenti proprio non capisco, ma fu la sua vittoria. Analogamente la sua convinzione assoluta che si potesse superare la curvatura del globo con le onde radio, che lui dichiara dovuta al fatto che si sentivano scariche radioelettriche anche quando i fulmini erano oltre l'orizzonte a cosa è dovuta? Quando aveva fatto esperienze di questo genere? forse col suo maestro Rosa? Eppure Guglielmo minimizza le esperienze elettriche eseguite a Livorno sotto la sua guida.
Quello che non mancava a Marconi era l’intuito ed una miracolosa proprietà di prevedere i risultati che potevano avere le sue applicazioni. Marconi iniziò la costruzione dell’impianto di Bournemouth, nella costa meridionale dell’Inghilterra, investendo un bel po di capitale, prima di sapere che la costruenda gemella dell’isola di Wight fosse capace di mandare il suo segnale sino alla costa opposta. Analogamente iniziò la costruzione della costosissima stazione ultrapotente di Poldhu, a scopo di collegarsi al continente americano, prima di verificare che si poteva superare la curvatura terrestre. Questa prova si ebbe nel febbraio 1901 ma la centrale di Poldhu fu iniziata nell’ottobre 1900!
Anche la fondazione della famosa Società fu fatta nel luglio 1897, quando ancora la radiotelegrafia non la voleva nessuno ed erano tutti soddisfatti del telefono e del telegrafo. E con che mezzi e capitali partì! Ricercatori della Fondazione Marconi stanno esaminando della documentazione, a quanto pare scoperta nel 1995. Appare che la famiglia di Marconi si fosse rivolta al fior fiore dei legislatori per realizzare questo sogno. Il padre di Marconi non era quel contadinotto di cui spesso si parla, ma aveva forti intrallazzi nel suo Paese, conoscenze ed era un abile amministratore del suo capitale. La famiglia era più altolocata di quanto ci sia stato fatto credere . Alfonso ebbe delle importanti cariche nella Società Marconi, “ Gigino” fece un bel matrimonio, anche se poi ebbe grossi problemi di salute.
La genialità imprenditoriale di Guglielmo fu soprattutto di “creare” un bisogno nella società:
il telegrafo funzionava egregiamente e dava quel collegamento punto a punto, che dava quella segretezza che la radiotelegrafia non avrebbe mai dato. Con i cavi transoceanici si collegavano tutti i continenti e si comunicava ad una velocità che la radiotelegrafia raggiunse solo tanti anni dopo la nascita, spesso richiedendo la ripetizione del messaggio. Col telefono poi, si poteva parlare tra Roma e Parigi o traversare costa-costa gli USA, cosa che con la radio si riuscì a fare solo dopo 20 anni dai fatti narrati.
In quanto alla Marina, i marinai erano avvezzi a stare mesi isolati senza notizie dalla terra ferma ed andava bene così. L’unica cosa che si richiedeva in mare erano collegamenti a breve distanza quando c‘era la nebbia ed il collegamento tra la terra ferma e certi fari situati in tratti di mare cattivissimo, che avrebbe strappato qualsiasi cavo: pensate che vicino alle coste britanniche, per poter costruire un faro, si dovettero profilare i grossi massi della base in modo che si incastrassero tra loro, altrimenti le mareggiate avevano impedito ogni realizzazione.
Anche sul discorso che Guglielmo fosse proposto per la Longara (il manicomio di Roma), quando offrì il suo ritrovato al governo italiano, probabilmente è il solito, improbabile aneddoto.
Piuttosto fu un buon consiglio quello di recarsi fuori da un Paese nel quale faceva ben spicco nel bilancio la raccolta di castagne ed il telegrafo era sufficientemente diffuso.
Pure in Inghilterra il primo potenziale cliente, l’esercito, pare abbia rifiutato la sua offerta, non perchè ritenuta poco valida, ma perchè avrebbe reso più servizi alla Marina. Le cose sono andate poi come tutti sappiamo ed è da notare la generosità degli studiosi che lo accolsero, abbandonando le proprie ricerche per le sue e senza rubare idee.
E’ anche da notare che Preece, il suo principale sponsor, rimase presto deluso dagli scarsi passi avanti che faceva la rt e riprese con i suoi studi sull’induzione ed addirittura fece l’impianto definitivo attraverso il canale di Bristol, dove i due sistemi erano stati confrontati anni prima. L’impianto di Preece data il 1898.
La rt faceva pochi progressi e gli impianti non si
vendevano, ma gli azionisti della WC non si scoraggiavano e: Il 15 febbraio
‘98 poi, in una lettera al padre, troviamo:
”... i Lloyd stanno per acquistare qualche mio brevetto. Le azioni danno interessi del 160% in 2 mesi. Azioni di valore iniziale da 1 £ passano ad oltre 3 ...
Guglielmo fu spesso combattuto tra la promozione della sua invenzione per procacciare investimenti ed il timore che le sue tecniche gli fossero carpite, come risulta dalla lettera al padre dell’aprile ’96:
“ mi è
stato chiesto di dimostrare la mia invenzione di fronte alla Royal Society, e
dovrò loro spiegare la mia scoperta in ogni dettaglio. Al presente non potrebbe
essere nel mio interesse dato che l’invenzione è protetta solo da diritti
provvisori”.
Mentre M è ancora in Italia, il 20 luglio 1897 venne fondata la società Wireless Telegraph and Signal Company con sede in Mark Lane, proprio nel cuore della City di Londra.
Partecipa alla società con un piccolo capitale del padre e
dei parenti, ma soprattutto con il capitale rappresentato dalla sua invenzione.
I particolari finanziari sono ampiamente descritti in varie pubblicazioni ed è
da notare che all’inizio Guglielmo non riuscì ad inserire il suo nome
nell’intestazione, come gli aveva consigliato molto giudiziosamente. “a
bocca” suo padre. Ciò avvenne in seguito, nel febbraio 1900, con la
denominazione della compagnia, Marconi Wireless Telegraph and Signal.
Fondata la società, M si premura di scrivere una lettera a Preece, nella quale dimostra incertezza sui rapporti che la nuova società potrà tenere con lui e con le varie istituzioni. Il tono appare quello di una lettera di addio:
“.......desidero dichiararle che non dimenticherò mai le sue grandi gentilezze, per tutta la vita. Farò anche del mio meglio perché la società mantenga rapporti amichevoli con il governo britannico”
Il 6 di agosto Preece risponde al Nostro, che era ancora all’indirizzo di suo padre, in Italia:
“...mi duole dirle che devo cessare ogni esperimento e ogni azione fino a che non conoscerò le condizioni che definiranno le relazioni tra la sua società e i dicasteri governativi che tanto l’hanno assistita e incoraggiata”.
Il 7 settembre in una lettera del Ministero delle poste britannico all’Ammiragliato si legge:
“... devo aggiungere che, poichè il sig. Marconi ha ora messo a disposizione di una società privata [ la Wireless Telegraph and Signal Co.] i diritti della sua invenzione, si è ritenuto opportuno che, per il momento, i risultati di questi ulteriori esperimenti non siano resi pubblici”.
Preece, da parte sua,
continuava a fare esperienze ed anche dimostrazioni e conferenze in promozione
del sistema di Marconi, talvolta senza invitare quest’ultimo a partecipare.
Risulta, dal diario di Kemp, che fin da giugno Kemp stesso era tornato a
lavorare con Preece, tanto che il 7 settembre aveva fatto per lui le prime
esperienze al Forte Bourgoyne, vicino al castello di Dover. E’noto anche che
Marconi fece delle rimostranze per non essere stato inviato:
“Se come ho motivo di temere codesto dipartimento non
intende continuare quegli amichevoli rapporti ...sarò costretto a partire per
la Russia, l’Austria ed altri paesi i quali sono desiderosissimi di eseguire a
loro spese esperimenti su larga scala”.
Tra l’altro non è ancora chiaro a che titolo l’Amministrazione postale disponesse delle apparecchiature.
Dai giornali del Dicembre ‘97 appare che, dopo la fondazione della Wireless Telegraphy, Marconi ha cominciato a subire molti attacchi dalla stampa che coniò l’appellativo “marconismo”, malattia che aveva contagiato le autorità. In particolare è molto accanito “The Electrician”.
In una lettera al padre dell’8 agosto 1897 Marconi scrive: “ ...il capitano Malfatti si appresta a scrivere un articolo per la stampa italiana che confuta e corregge le affermazioni di Righi e dei suoi amici...”. Dunque anche le relazioni col Righi non erano così idilliache come affermano certe sue biografie.
Oltre a queste difficoltà, il Nostro non aveva ancora in vista proventi economici di una certa consistenza. Anche il Post Office, che pure non aveva lesinato mezzi per le esperienze, non si era impegnato in contratti, mentre la Royal Navy minacciava addirittura di far valere il diritto di potersi costruire le apparecchiature del wireless per proprio conto.
Qualche ordinazione arrivò dopo vari anni, ma niente di consistente. La rt rimase nel limbo per i primi 10 anni del ‘900 e non ho idea come questa compagnia riuscisse a campare.
Peraltro la radiotelegrafia era ancora una scienza aleatoria e si può comprendere le esitazioni e la prudenza degli eventuali clienti. Peraltro dobbiamo molto alle varie amministrazioni che si mostrarono, se pur cautamente, fiduciose ed agli azionisti, che furono sempre fedeli.
Mentre il fido George Kemp eseguiva esperienze per lui, al 1898 Guglielmo aveva un’attività frenetica:
...i miei bagagli sono sempre
pronti dato che vado su e giù per l’intera Inghilterra due, tre volte la
settimana ed anche più spesso....
Gli
erano richieste molte dimostrazioni, come quella chiesta dal direttore della
compagnia Llyod, J.T. Hozier, che necessitava registrare il passaggio delle navi
da Ballycastle. L’esperienza riuscì con successo, ma il Nostro si dovette
riportare indietro tutte le carabattole.
In
seguito Marconi dovrà lottare con Hozier che aveva subdolamente tentato di
infiltrarsi nella Wireless Company.
Molto
si parla della lotta che fecero le compagnie dei cavi per non essere spodestate
dalla nuova invenzione. La faccenda non mi torna affatto: è vero che a Marconi
arrivò un provvidenziale stop dalla American Cable, mentre stava provando il
primo collegamento transatlantico e che subito dopo la Eastern Cable Company di
Portchurno aveva installato una propria stazione radiotelegrafica, costruita da
Maskelyne, per tenere sotto controllo la situazione;1 ma la rt non era
tanto temuta: la velocità di comunicazione era molto minore persino di quella
del cavo transatlantico ed inoltre occorrevano molte ripetizioni. Maskelyne
monitorando le trasmissioni della vicina Poldhu verso la Carlo Alberto (in
occasione della famosa crociera) scoprì tante magagne, messaggi non ricevuti e
trucchi vari per perseguire la vantata inintercettabilità.
La
conclusione fu, infine,una fusione tra le due Compagnie.
Uno
dei maggiori svantaggi della rt era la sua intercettabilità, tanto per la
diffusione circolare dell’onda, che per l’accavallarsi delle stazioni
se pur trasmettessero su frequenze diverse. Per molti anni, quando si
parla di stazioni sintoniche, si dice una grande bugia perchè di veramente
sintonico se ne parlò solo durante e dopo la prima guerra mondiale. Peraltro
Marconi a torto od a ragione, mirava alle grandi distanze trascurando un poco il
resto. Questo lo aveva portato anche a trascurare le onde corte che dovettero
aspettare ancora 20 anni. Il fatto che ora si riesce a comunicare a grandi
distanze anche con le onde corte è dovuto soltanto alle osservazioni fatte nel
tempo che ci hanno fatto scoprire gli orari esatti nei quali i vari tratti sono
aperti alla propagazione. Agli albori della rt Marconi non avrebbe potuto fare
meglio di quello che ha scelto e fatto.
Nel dicembre 1898 vengono realizzati a Chelmesford, Essex, i laboratori della Marconi, nel 1900 furono fondate la Marconi Marine, alla cui presidenza in seguito mise suo fratello Alfonso, e la American Marconi.
Nel novembre 1919 fu fondata la sussidiaria Marconi Scientific Instruments Co. Ltd. a Soho, allo scopo di rimettere in ordine ed aggiornare gli apparati della Marconi ormai obsoleti e costruire vendere apparecchiature per privati e per quei dilettanti che, in Inghilterra, avevano potuto riprendere la loro attività proprio nel 1919. Quel campo che la Casa Madre aveva sinora completamente trascurato. Questi avevano la vecchia forma di strumenti e si potevano assemblare per elementi funzionali (trenino). Nel 1922 la Marconi aveva iniziato la costruzione dei primi apparati riceventi per il neonato broadcasting (V2 a due valvole e la galena Crystal Junior e Crystal A) nel dipartimento Marconiphone che nel dicembre 1923 divenne Marconiphone Co. che commercializzava i prodotti col suo marchio. Questi ed altri apparati, di aspetto molto diverso dalla normale costruzione Marconi, venivano però fatti costruire dalla Sterling Telephone Co. a Dagenham, su progetti di Franklin e Willans della Marconi, poi furono affidati ad altre Ditte. Nel 1929 la Marconiphone fu venduta alla Gramophone Company insieme al marchio ed il diritto di firmare G.Marconi i suoi apparecchi. Nel 1931 la Gramophone Co., meglio conosciuta come His Master Voice, divenne Electrical e Musical Industries (EMI) e produsse col nome Marconiphone fino al 1956.
Alla fine di giugno 1901 M vantava un discreto numero di stazioni marittime
installate: Withersea, Caister, North Foreland, Lizard, Holyhead, Port Stewart, Rosslare, Crookhaven, poi in Belgio La Panne, faro di Borkum e Borkum Riff in Germania, Nantuket e Siaconset in USA, Belle Isle, Canada. Analogamente in Italia la regia marina aveva installato molte altre stazioni.
Rimanendo nell’argomento sulla capacità imprenditoriale del Marconi, dobbiamo notare che, dopo le esperienze di La Spezia del giugno-luglio 1897, il Nostro aveva lasciato agli addetti italiani tutto il know how del momento e dato il permesso di costruire le sue apparecchiatore negli Arsenali italiani senza pagare alcuna royality. La letteratura specifica si scioglie in brodo di giuggiole ed addirittura, poi, afferma che, con un’alzata di testa, la R.Marina aveva snobbato Marconi proseguendo le sue esperienze indipendentemente, ma senza successo.
Il Nostro però l’aveva pensata bene: aveva seminato per il contratto del 1902 che impegnava l’Italia a non costruire apparati rt salvo che negli arsenali, che impediva alle stazioni italiane di colloquiare con operatori di stazioni rt che non fossero Marconi, e che aveva commissionato, per 800.000 lire più una prebenda personale per Guglielmo, una fantomatica stazione ultrapotente che avrebbe dovuto tenere i contatti con i nostri emigranti in Argentina. Ottenne in prestito la regia nave Carlo Alberto per eseguire i suoi esperimenti. Ci furono molte contestazioni da parte di certa stampa politica ed anche tecnica. Marconi si offerse, a questo punto, di ritirarsi in buon ordine se il Governo avesse ritenuto questo contratto non vantaggioso. La stazione in oggetto fu impiantata a Coltano e terminata nel 1912 dopo molte vicissitudini. Addirittura non potè mai colloquiare con l’Argentina nella quale erano installate stazioni Telefunken. Questa convenzione aveva la validità di 12 o 14 anni e nel giugno del 1916 fu rinnovata fino al 1920. In vista dell’introduzione del broadcasting sarebbe stato interesse della Compagnia di prolungarla ancora, ma ci furono contestazione nel governo che lo impedirono.
Tornando alle esperienze della Marina, questa non aveva certo snobbato in grande uomo. Piuttosto Guglielmo era impegnatissimo , in quel periodo, tra Bournemouth e l’isola di Wight e si stava preparando per il grande balzo. Anche se gli fosse stato richiesto, non sarebbe certo potuto accorrere in aiuto dei tecnici italiani. Piuttosto il contatto c’era ed io ho visto con i miei occhi una lettera da lui scritta dall’isola di Wight, in italiano, ad un destinatario sconosciuto e che illustra con precisione le sue attività. Queste notizie corrispondono a quelle riferite dal della Riccia sulla rivista di Artiglieria e Genio.
I nostri sperimentatori erano al corrente dei progressi di Marconi, ma la situazione nel Mediterraneo, come aveva già notato Guglielmo nelle esperienze di La Spezia, era diversa rispetto a quella del canale della Manica: in primo luogo i disturbi elettrici che inficiavano la ricezione. Molte accortezze che avevano successo per Marconi, fallivano per i nostri tecnici. Oltre tutto appare chiaro che anche in Inghilterra le apparecchiature che Marconi riusciva a far funzionare, altri non riuscivano. Persino in una conferenza Marconi contesta l’accusa di funzionamento incerto delle sue apparecchiature affermando che a lui avevano sempre funzionato ed anche in occasione delle varie dimostrazioni il funzionamento era sempre stato ineccepibile.
A causa di una politica tenuta dai superiori degli addetti agli esperimenti in Italia, che era quella di tenere profilo basso, si tennero nascosti i successi, che furono non indifferenti ed una volta si superò anche il Maestro. Fu subito impiantata una rete di stazioni semaforiche e ci fu un forte impegno ad istruire i semaforisti addetti. Ricordiamo una cosa che tutti i testi hanno taciuto od almeno non le hanno dato importanza: la ricezione del segnale transatlantico fatta dal nostro eroe non fu con le proprie apparecchiature, ma con gli apparati della Marina Italiana, con ricezione telefonica, semplicissimi, messi a punto da Castelli, Bonomo e fattigli pervenire da Solari.
Marconi fece la sua prima dimostrazione in America nel settembre 1899 per la Marina Militare. A causa del manifestarsi di molte interferenze tra le navi e non volendo Guglielmo rivelare i suoi ultimi apparat sintonici ancora non protetti da brevetto, il contratto andò in fumo.
Poi, in America, Marconi riuscì, almeno in parte, a svincolarsi da quei pescicani. In ogni modo qualcosa dovette cedere ed in America la sua Compagnia faceva tutt’uno con la RCA.
nel 1912 le multinazionali marconiane erano divenute 13: La Marconi International Marine, la Società americana, quella canadese, la Compagnia argentina, la compagnia marittima francese e coloniale, la Companja Nacional spagnola, la Russian Company, la Amangamated Wireless Australasia, e l'ultima nata, la Wireless Press Ltd.
Più la Societè Anonime Internationale de Telegraphie sans fil in Belgio, lo Spanish e General Trust, l'ufficio italiano affidato al Solari.
Le sedi erano a Londra, Bruxelles, Parigi, Buenos Aires, Madrid, Montreal, Pietrogrado New York e Roma. Si pensi che pochi anni prima la Marconi era nella peggiore crisi ed aveva chiesto un prestito anche all'Italia
Praticamente M. fondò la Marconi Wireless Telegraph Company of America (American Marconi per gli amici) nel 1899-900, nello stato di New Jersey. Altre compagnie concorrenti sorsero, ma al mossa di Guglielmo che vietava ai suoi operatori di comunicare con le stazioni che non fossero della propria Compagnia limitò il loro sviluppo.
Con la prima guerra mondiale la Marina Americana prese possesso di tutte le stazioni Marconi paralizzandone l'attività transatlantica.
Terminata la guerra la Marina voleva mantenere il monopolio delle comunicazioni, ma poi tutto si risolse con la formazione della Radio Corporation of America (RCA, 1919) che assorbì le varie compagnie americane compresa la American Marconi che fu costretta un operazione finanziaria che la rendesse puramente americana.
Nel 1919 la Marconi stava negoziando con la General Electric per l'applicazione degli alternatori ad alta frequenza Alexanderson. La marina americana intervenne arrangiando che la GE divenisse una compagnia senza interessi finanziari britannici e nacque così la nuova Compagnia nel novembre 1919 assorbendo tutto il personale della ex American Marconi compreso il più importante: David Sarnoff.. .
Nel 1903 l'università di Bologna, nell'ambito dei festeggiamenti dedicati al suo emerito cittadin, gli concesse la aurea ad honorem. Dei lati simpatici ne parlano le sue biografie, io integrocon quello che opportunamente fu messo a tacere, da Rivista Tecnica di Milano del 1903:
....cosa hanno creduto di fare in questo bel gesto? Elevano sino ad essi Marconi o augurarsi l'operazione inversa? La laurea a dottore ad honorem conferita dallo studio di Bologna o di Cambridge alle più alte illustrità delle scienze, noi le comprendiamo, ma l'abilitazione all'esercizio professionale, come è ne più ne meno la laurea che può conferire una scuola di ingegneria via, diciamolo francamente, non ha senso, ovvero ha un senso, anche troppo chiaro, cioè viviamo nel Paese delle forme e non della sostanza delle cose.
nel 1903 viene proposto l'uso del vocabolo Marconigramma, per i messaggi rt e d in seguito i radiotelegrafiste saranno chiamati Marconisti o Marconimen.
nel 1908 il governo italiano riscattò dalla Marconi la stazione Bari-Antivari, installata nel 1904, diventata non più remunerativa per la società di Guglielmo.
Da l'Elettricista, 1904:
... senza voler discutere se li condizioni sopra indicate sieno o no gravose, noi non riusciamo a comprendere come l'Onorevole Galimberti abbia potuto introdurre una condizione in aperto contrasto con leggi che avocavano alo Stato il monopolio di qualunque mezzo di comunicazione a distanza...era dunque uno strappo alle leggi fondamentali, ma fu un atto compiuto in un momento nel quale l'ardore popolare salutava Marconi con spintoni e ammaccature.... Marconi si era infatti riservato di impiantare ed esercire stazioni private in Italia, riscuotendo la tassa.
In Italia nel 1909 furono impiantate le Officine Marconi al Molo Vecchio su proposta di Solari che intervenne presso il generale Canzio, allora presidente del Consorzio del porto di Genova. Prima si impiantò soltanto una stazione trasmittente, si di riparavano e si faceva manutenzione delle apparecchiature marittime. Nel 1912 le Officine furono ampliate e nel 1912 si iniziò anche una limitata costruzione di apparati. Nel periodo della prima guerra la costruzione prese più campo, usando i vecchi componenti Marconi. Nel 1920 iniziò la produzione di valvole. Con l'avvento della Marconiphone in Inghilterra, anche le Officine di Genova ne usarono questo marchio, ma i numerosi apparecchi che ho avuto occasione di esaminare, dai componenti e dal cablaggio, sembrano gli stessi che la consorella inglese faceva costruire nelle officine della Sterling e solo marcati in Italia. In Italia si continuò a commercializzarle anche quando divennero ben obsolete: addirittura si modificarono per il funzionamento in corrente alternata, creando appositamente delle valvole ancora non a riscaldamento indiretto, ma con un filamento spessissimo che aveva molta inerzia termica ed assorbiva moltissima corrente. Negli anni '30 la Marconiphone italiana affidava la costruzione dei suoi ottimi apparecchi a La Voce Del Padrone. Nel 1938 la Marconi italiana produsse in pesante regime di sanzioni e fu protagonista dei collegamenti radio verso il novello Impero.
Resta il mistero di cosa avrebbe fatto Marconi se non fosse deceduto prima dell'ingresso dell'Italia in guerra con l'Inghilterra. Qualche fantapolitico afferma addirittura che con lui, il Papa ed il Re, si sarebbe potuto dissuadere Mussolini a dichiarare la guerra.
Nell’aprile 1900 fondata la Marconi Marine. In seguito sarà suo presidente Alfonso Marconi
Nel 1916 la Betulander, società telefonica svedese comprata dalla Marconi e messa sotto la presidenza del marchese Solari, entra in concorrenza per la installazione di un grande autocommutatore telefonico a Torino. Tra i concorrenti c’è anche Padre Alfani con una centrale telefonica automatica di sua invenzione, che ha i favori della minoranza del governo in quanto italianissima. Con il concetto di favorire ditte italiane l’installazione viene affidata alla SITI che però rappresenta la Siemens tedesca e monta il sistema Strowger, peraltro ben sperimentato fin da fine ‘800.
La Marconi agli inizi degli anni '20 aveva anche un reparto telefonico che sfruttava i brevetti della Relay Automatic Telephone Co. Fin dal 1920 aveva iniziato la costruzione di centralini privati da 50 e 100 utenti che funzionavano anche nelle sedi di Genova della Società.
Come si accenna ad introdurre la radiodiffusione circolare in Italia (il broadcasting), la Marconi ne vuol fare tutto un boccone, ma nel governo ormai ci sono forze non più legate a Marconi ed il boccone le rimane a traverso. E’ costretta ad associarsi con altri nella società Radiofono. In ogni modo è incaricata della costruzione del trasmettitore della stazione di Milano.
Nel 1922 si stavano riesaminando le concessioni per la rete delle comunicazioni professionali. Si pensava di installare una centrale tipo Nauen da 700 Kw su concessione Telefunken, installata dalla Società Radioelettrica Italiana con alternatori a media frequenza, 6000 periodi e 5 trasformatori di frequenza statici brevetto Vallauri che portavano la massima frequenza emessa a 48.000 periodi (6250 m). La Marconi avrebbe avuto la concessione di qualche stazione radiotelefonica a Roma per trasmettere notizie quotidiane.
In lizza per la concessione da parte delle Poste di impianti commerciali, c'erano solo tre società italiane: la già citata Radioelettrica, la SARI (SITI) e la Marconi. Di Broadcasting ancora non se ne parlava.
Il deputato socialista Umberto Bianchi, definito da un giornale satirico " il più rosso dei bianchi" fu la maggior palla al piede per la Marconi. Fondò il Radio Club d'Italia sul cui organo, L'Audion, scopriva gli altarini della Marconi. Era destinato ai nascenti radiodilettanti, ma anche a professionisti. Inizialmente ai radiotelegrafisti militari fu vietato di iscriversi al Club. L'azienda era molto legata alla SARI, da come si può dedurre dalle reclames pubblicate e dalla disponibilità di tali apparecchiature al Magazzino di Roma gestito dal sig. Debbi che forrniva parti rt altrimenti problematiche a reperire da parte dei dilettanti. In questo magazzino furono trovate delle valvole R rubate in un magazzino militare. La rivista Radio Marconi si sbellicò dalle risate, alla notizia. Il Club si dichiarò estraneo dalle faccende del magazzino, ma il fatto è che dal 1923 non si sentì più parlare ne della rivista che dell'Associazione. Peccato perchè questa aveva creano fiduciari in varie città d'Italia che erano radioamatori tutt'ora nominati. Anche nella storia del radiantismo italiano non si nomina questo gruppo di appassionati che fu il primo in Italia.
Nei primi del ‘900 la Marconi incappò in un grande scandalo dovuto a strani giri finanziari. La persona del Marconi restò pulita, come del resto fu sempre anche in altre occasioni, tanto che non ci furono problemi, subito dopo, a nominarlo baronetto talchè si poteva pregiare dell'appellativo Sir.
Nel 1908 la sua società marcava una grande crisi, ma, subito dopo che Godfrey Isaac prese in mano le redini amministrative le azioni risalirono da 6 scellini a 9 sterline . Tra l'altro fu impostato col Governo un contratto per la Catena Radio Imperiale.
Venne fuori che tale amministratore era fratello di un membro molto influente del governo liberale. Un giornalista scoprì gli altarini, ma dopo varie vicende la conclusione fu quelle di cui sopra e lo scandalo si dissolse.
. Leggendo il carteggio di vari studiosi che avevano avuto rapporti con la Marconi, questi dicevano peste e corna della Compagnia, facendo sempre notare, però, che Marconi non era “la Marconi”.
Leggo sulla tribuna del 19 gennaio 1922 una notizia della quale, però, non conosco i precedenti ne il meccanismo:
In occasione del sequestro dei beni agli Amministratori della Banca di Sconto, l'Ufficiale Giudiziario si recava nella residenza del senatore Marconi, in via del Collegio Romano (ufficio della Compagnia Marconi), dove il marchese Soliri dichiarò che l'Ufficio apparteneva alla società Internazionale Marconi e che il senatore Marconi non aveva in quella sede alcun oggetto personale, avendo la sua residenza abituale a Londra.
Carlo Bramanti agosto 2007