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Inizialmente dovrò andare fuori tema. Non esistono soltanto le radio e Marconi ma tante altre realtà che, infondo, sono relative alla storia della scienza, uno degli scopi statutari della nostra associazione.
Questo vale appunto per la Cornovaglia, all’estremo sud ovest della Gran Bretagna, che fa penisola in un isola. Lì appunto si sviluppò la rivoluzione industriale nel ‘700, a seguito dei primi vagiti che si sentirono nella valle del Severn, non molto lontano di lì. Nel resto del mondo si seguirono le orme con breve ritardo.
La Cornovaglia era ricca di miniere di stagno, rame ed altri minerali: pertanto il motore a vapore fu benvenuto, in particolare per azionare le pompe che aspiravano l’acqua dalle profondità delle miniere; pertanto il primo motore a vapore a braccio oscillante realmente funzionante fu il “Cornish engine”, a seguito la caldaia di Cornovaglia. Ma anche le prime locomotive a vapore furono originate in Cornovaglia: Trevithick realizzò la prima, Murdoch installò il primo impianto di illuminazione a gas proprio in quella terra, lì partirono innovazioni come l’inizio del servizio postale, la trasfusione del sangue e le prime candele da auto.
Molti scienziati nacquero o svolsero la loro opera colà: Sir Humphry Davy, celebre chimico che noi conosciamo per la sua lampada da miniera a prova di grisou, Alexander Lodge, figlio del più famoso Oliver; Alexander inventò la “candeletta” da auto e che tuttora troviamo di marca Lodge. Li visse John Macadam che inventò l’asfaltatura delle strade ed accessori relativi allo scolo delle acque, i fratelli Tangye i cui martinetti idraulici contribuirono al varo della nave posacavi “Great Eastern” che vedremo in altra occasione e poi numerosi altri la cui gloria non è giunta nel nostro Paese. Tutt’ora la tecnologia non manca, pur essendo tornata un paese agricolo con la chiusura delle miniere non più remunerative: a Godwill c’è la più grande stazione di osservazione e guida dei satelliti, un parco di una sessantina di enormi parabole, tra l’alto, visitabile.
In quanto alla geologia la Cornovaglia ha una conformazione particolare: buona parte è costituita dal caratteristico granito di Cornovaglia. Io, che non sono esperto di geologia, sono rimasto colpito dal ciclo che ci suggerisce la formazione di quelle rocce: Quando la Terra si raffreddò e si separarono le acque dalla terra, le prime iniziarono a corrodere il magma raffreddato e l’evaporazione dell’acqua provocò piogge e venti che, anche loro, ridussero parte della roccia primordiale in sabbia del fondo del mare. Su questa, in uno dei cicli, si formò la vita, quantità enormi di forammiferi che formarono gli enormi stati di calcio che si sfruttano ora. Altri fossili si silicizzarono. Poi grandi sommovimenti tritarono grossolanamente tali strutture e sollevarono fondi marini su montagne. Tutto questo materiale tritato si è coi millenni, solidificato, di nuovo spezzato e rincollato ed il granito di Cornovaglia (che non è vero e proprio granito), lo possiamo vedere allo stato presente in formazioni di rocce tutte intorno a questa penisola. 400 milioni di anni or sono la Cornovaglia era situata sotto l’equatore e da quel tempo di strada ne ha fatta: nel lungo cammino la crosta terrestre si è talmente deformata che, sempre in quei luoghi se ne può vedere il sotto, il Mohr, caratterizzato da formazioni di Serpentino. Nelle fessure di quelle rocce si sono accumulati, per infiltrazione di acqua carica di metalli, le vene che fornirono il metallo stesso. Sempre rimanendo fuori tema non posso fare a meno di citare che queste rocce collaboravano efficientemente a causare celebri naufragi, tanto che a suo tempo si erano sviluppati dei pirati di terra che nei giorni nebbiosi o tempestosi attiravano con delle luci le navi verso gli scogli. Quando la nave era naufragata, per la legge del mare, il contenuto era di chi era sopra la nave ed i pirati si comportavano di conseguenza. Qui torniamo in tema perchè proprio per questa pericolosità era indispensabile una segnalazione sicura verso le navi che poteva essere ottenuta solo con la radiotelegrafia.
Percorrendo la Cornovaglia notiamo un paesaggio insolito, percorsi costieri al di sopra di rocce scoscese intervallate da deliziose spiaggette, brullo nei promontori dalla vegetazione tipo “ lande”.
Essendo tra il canale della Manica e l’oceano Atlantico, il vento spazza via quel che può ma tutto il male non viene per nuocere in quanto notiamo molti impianti eolici.
A questo punto si può parlare delle imprese di Marconi in quella terra o, più precisamente, si possono descrivere le visite ai “ luoghi di culto”.
La località dove sorse la famosa stazione di Poldhu si raggiunge facilmente da strade abbastanza comode; si parcheggia la macchina nell’apposito parcheggio e poi si sale per una stradina privata che porta al grande edificio bianco che ai tempi passati era un albergo, ora un ospizio. La passeggiata è abbastanza lunga ed io la percorsi bagnato da una fitta pioggia e via via asciugato dal vento freddo. Da un lato fu una sofferenza, dall’altro fui felice di trovare il luogo nelle condizioni tipiche in cui doveva averlo trovato Marconi. In Inghilterra usa lasciarsi asciugare addosso i vestiti bagnati: se mi avesse visto mia madre chissà che strilli, ma le uova, pancetta e tre salsicce da poco ingerite mi preservarono da malanni. Della vecchia stazione radio non rimane più niente, salvo un paio di blocchi di cemento ai quali si ancoravano i tiranti di una delle antenne ed un circolo sul suolo dove erano stati, ad un certo tempo, dei binari per ruotare o maneggiare qualche antenna. Recentemente è sorto un piccolissimo edificio, inaugurato nel 2001 per il centenario del collegamento transatlantico: all’interno è stata installata una stazioncina di radioamatore. In una sala si possono osservare dei pannelli che illustrano l’impresa e la ricostruzione delle piante degli edifici della stazione. Ormai degli edifici originali non rimangono tracce in quanto lo spazio è stato riconquistato dalla coltivazione che sarebbe stata disturbata da qualsiasi struttura di fondamenta. Allora cosa si vede? Molto si vede: io non sono un romantico ma il luogo irradia tutto il suo vecchio splendore ed ho visto chiarissima la vecchia antenna circolare anche se ormai non c’era da oltre 100 anni; facendo pochi passi in quella brughiera spazzata dal vento possiamo osservare le scogliere di granito sottostanti con dirupi spaventosi ai quali si può arrivare e vedere il precipizio. Lì vicino è stata innalzata una piccola stele in ricordo degli avvenimenti e di Marconi, ma sono il pathos e lo straordinario paesaggio che prevalgono. Proseguendo per la strada principale si può entrare nella stradina di un circolo di golf e lì piazzarsi per una veduta sul pianoro e sulla spiaggetta di Poldhu che ci riporta alle foto d’epoca.
I proprietari della fattoria alla quale appartenevano i terreni adocchiati da Marconi per la stazione abitavano in un villaggio vicino, Mullion. Lì Marconi andò a trattare ed io a curiosare: ad un the organizzato dalla parrocchia sono riuscito a conoscere il figlio del radiotelegrafista che dal “Carpazia” ricevette l’S.O.S. del “Titanic” il quale mi ha indicato i figli del proprietario della fattoria dove sorse la stazione;ma non ricavai niente di non conosciuto.
Un altro luogo di memoria marconiana è Lizard (lucertola). Proprio lì era sorta la piccola stazione che ricevette i dispacci dall’isola di Wight a 186 miglia (300Km), successo che convinse Marconi a tentare il salto transatlantico. A breve distanza da Poldhu, la stazione fu mantenuta per sperimentazioni con quest’ultima e rimase come stazione semaforica fino al 1920.
Nella penisola di Lizard (The Lizard ai tempi trattati), la Housel Bay era conosciuta come “baia delle comunicazioni”. La pericolosità delle rocce e la frequenza della nebbia portò ad organizzare mezzi di segnalazione verso le navi. Già nel 1619 fu installato un faro con lampada ad olio. Via via i fari si perfezionarono, divennero elettrici e la potenza di quello di Lizard divenne la più elevata del mondo con 12 milioni di candele. A fine ‘800 i generatori erano azionati da motori ad aria calda, motori che azionarono anche i primi “fog horns”(acustici). La stazione semaforica dei Lloyd comunicava otticamente con le navi provenienti da ovest e le teneva in contatto coi porti di arrivo.
Nell’agosto del 1900 Marconi e Flood Page visitarono la Cornovaglia cercando una buona posizione per stazioni sperimentali per lunghe distanze. Individuarono un sito nei campi di Mullion, in quel momento coltivati ad avena, dove fu costruita la famosa stazione di Poldhu; poi ottennero il permesso anche per un punto vicino all’Hotel Housel Bay e tra la stazione semaforica dei Lloyd ed il faro, appunto per la stazione di Lizard. Fu costruito un supporto di 150 piedi (50 metri), costituito da tre pali lunghi 60 metri (20 metri) il cui trasporto in quelle strade tuttora strettissime deve essere stato uno spettacolo. L’antenna doveva reggere ai venti da 75 miglia all’ora che possono soffiare da quelle parti.
La stazione fu collaudata il 18 gennaio 1901 ed il 23 gennaio Marconi stesso era a Lizard a ricevere i segnali che aveva organizzato di essere spediti da St. Catherine’s Point nell’isola di Wight. Il contenuto del messaggio non è conosciuto. Il segnale fu ricevuto nel corso del giorno ed i risultati furono telegrafati al cugino Jameson Davis dal villaggio di Lizard piuttosto che dalla stazione semaforica vicina che si supponeva spiata dalla compagnia dei cavi. Le antenne delle due stazioni avevano altezza identica e secondo le leggi dell’ottica non avrebbero potuto comunicare oltre le 32 miglia, altrimenti il segnale doveva penetrare per un paio di chilometri di profondità nel mare.Abbiamo già accennato che la stazione rimase in servizio fino al 1920 come comunicazione navi-terra.
Nel 1995 i locali della stazione sono stati restaurati dal National Trust e si possono raggiungere da un percorso costiero, spettacolare ma pericoloso nelle condizioni metereologiche che trovai, in alternativa per un sentiero interno frequentato da oche, mucche e tori. Il primo edificio che si nota è la stazione semaforica della Lloyd, ma un perentorio cartello con scritto ”Questo è un luogo privato che non ha nulla a vedere con Marconi. Fuori!” ci fece passare oltre. Oltrepassatolo ci ritrovammo in un viottolo che porta alla stazione. Questa è costituita da due baracche di legno, solide e ben restaurate. All’interno siamo accolti da un appassionato che ci fa la storia di Marconi e che ci illustra la ricostruzione del Wireless e la stazioncina radioamatoriale. La ricostruzione della stazione radio è stata fatta basandosi da una nitidissima foto ripresa probabilmente nel 1903 in occasione di una probabile visita del re Edoardo VII, da poco succeduto alla regina Vittoria. Re Edoardo aveva visitato Poldhu ed aveva fatto una passeggiata per la collina di Lizard e da appassionato di radiotelegrafia come era non poteva essere mancata una visita alla stazione. Certamente erano le stesse apparecchiature del famoso collegamento e sono state fedelmente riprodotte anche se i particolari lasciano a desiderare, ma il pathos, in quei luoghi, non manca e ci sentiamo proiettare cento anni indietro.
La stazione in trasmissione, analoga mente a quella riprodotta, era costituita da un grosso rocchetto di Ruhmkorff che azionava uno scaricatore in aria che poteva raggiungere i 2 pollici di scintilla (la replica ha 720.000 spire), sei bottiglie di Leyda ed un Jigger piazzato al muro. I ricevitori sono due, due scatole nere di ferro con tanto di coherer e bobinette di sintonia. La stazione era infatti già del tipo “sintonico” anche se la sintonia a quei tempi era quella che era.
Successivamente Marconi installò un altro paio di stazioni in Cornovaglia, all’estremo della penisola ma si era già negli anni ’10.
Ancora non ho finito: nel villaggio di Lizard mi informarono che lì vicino la cittadina di Helston aveva avuto a che fare con Marconi. La cittadina è molto graziosa ed è difficile fare il paragone di qualcosa di simile qui in Italia. Praticamente la cittadina si era gemellata con Sasso Marconi e, salvo l’entusiasmo dei locali per la cosa, non trovai altre notizie. In compenso le persone alle quali mi rivolsi mi indirizzarono al museo nel quale sono esposte delle apparecchiature radio trovate in una soffitta (il nostro sogno!) che ipotizzavano provenire dalla stazione di Lizard nella versione più recente
Carlo Bramanti agosto 2004