melzi
invenzione per radiotelefonia
Da La Tribuna 31 luglio 1907
Conversando con padre Melzi, Firenze 30 ore 15.
Ho avuto stamane la possibilità di parlare con padre Melzi, direttore dell'Osservatorio della Querce, annesso all'Istituto dei Barnabiti. L'esimio scienziato cercò di schernirsi quando domandai per La Tribuna notizie intorno ai suoi studi sul telefono e approfittando di un equivoco sulle voci che correvano e cioè che avesse trovato il modo di far scrivere quello che veniva telefonato. Mi rispose che non sapeva nulla di nulla e che quasi non aveva mai veduto un telefono al mondo. Ma poi si abbandonò a qualche confidenza, raccomandando, s'intende, il più assoluto silenzio e convenne di studiare da parecchio tempo il telefono senza fili e ammise, dietro pressione di lunghe insistenze, di avere già ottenuto buoni risultati.- Si trattava di ottenere la sensibilità di un gran numero di vibrazioni e la cosa si presentava assai difficile. Fin qui quando si dava un segnale si credeva di avere una sola a un solo ordine di vibrazioni; invece noi avremo, ed ho potuto renderle tutte sensibili, un numero grandissimo di vibrazioni. Bisognava e bisognò tener un ricevitore non chiuso come quello del telegrafo senza fili, ma un coherer aperto a tutte le vibrazioni possibili. La voce e'resa appunto dalle molte vibrazioni e quando ne otterremo nel mio ricevitore con le onde di Hertz una quantità sufficiente, avremo i suoni esatti e potremo parlare e udirli attraverso lo spazio, senza fili.
- Quali risultati ha ottenuti? - non parliamo di risultati prima di essere sicuri della completa riuscita. intanto sono arrivato ad udire i rumori distinti e questo significa che siamo già metà innanzi nella qualità di vibrazioni che si raccolgono.- gli studi procedono rapidamente? - chiesi allo scienziato barnabita- per quanto e'possibile. Occorre modificare apparecchi e non e'cosa semplice; prima di tutto non si può affidarli agli altri..... Occorre farli e rifarli da noi per quanto ci riesce possibile- Dunque posso assicurare che presto avremo la grande notizia? .- Non assicuri nulla: io intendo trovare un metodo semplice di telefono senza fili e non seguire studi e magari ottenere sistemi complicatissimi. Credo di essere sulla buona strada. E'quanto vedremo....se mi lascia studiare, provare e riprovare.
E così padre Melzi mi ha congedato. Io so da altri intimi per ragione di studio, che egli ha fatto grandi passi verso la soluzione del grandioso problema che ci condurrà a parlare a centinaia di chilometri di lontananza lanciando la voce attraverso l'infinita'dello spazio, e senza il supplizio delle lunghe ore di attesa cui ci conduce il telefono attuale che appunto perchè deve essere col filo, non ha fili abbastanza. Lasciai il Barnabita ai suoi esperimenti facendogli il più sincero degli auguri, tanto più che pensavo che dovevo servirmi del telefono col filo per comunicarvi queste notizie.
GUIDI
Altro dal Fieramosca Firenze 31 luglio 1907 mercoledi'
Testo analogo al primo salvo che accenna che le chiacchiere erano state esasperate del segreto con cui conduceva gli esperimenti.
- Bisognera, se pure le modificazioni non ci daranno il meglio, parlare a tono basso- avvertì padre Melzi- mentre con molte reticenze mi dava conto dei suoi esperimenti.. - a tono bassissimo!- esclamai, facendogli il più schietto augurio di completo successo, con tutto l'entusiasmo di cui e'capace un infelice mortale che ogni giorno deve combattere col telefono di Stato- Il filo, anzi l'unico filo! ecco l'incubo o lettori pietosissimi di tanti poveri giornalisti e stenografi, ed eziandio di tanti malcapitati contribuenti.
da Stefanoni Luigi via Buonarroti, 51 Roma
Roma 2 agosto 1907
Al rev. Padre Melzi, direttore dell'Osservatorio geodinamico alle Querce, presso Firenze.
Si afferma che in un colloquio da Lei avuto col signor Guidi, redattore del "Fieramosca" lei avrebbe confidato di "avere inventato un ricevitore delle onde hertziane, una specie di "coherer"aperto, capace di ricevere un numero infinito di vibrazioni sufficienti a rendere distinto il suono " e si aggiunge che Lei sta perfezionando questo ricevitore, e che confida di poter presto trovare il mezzo di avere un vero telefono senza filo.
A quanto sembra, Lei è fra i molti che non credono della realtà degli esperimenti della radiotelefonia annunciati dal Maiorana; perchè altrimenti non annuncerebbe di essere sulla via di inventare ciò che già esisterebbe. Comunque sia, io aggradirei di conoscere a quale distanza finora il suo telefono senza filo, che diremo radiotelefono, abbia dato segnalazioni percettibili. E parlando di segnalazioni non intendo alludere alla esatta riproduzione della voce; ma quel qualunque suono che non lasci dubbio sulla sua provenienza dall'apparecchio trasmittente.
Essendomi anch'io occupato assai lungamente di radiotelefonia e radiotelegrafia, che sostanzialmente non differiscono fra loro, spero che perdonerà la mia naturale curiosità, la quale non dubito che vorrà gentilmente soddisfare con quei maggiori schiarimenti che le piacerà di comunicarmi.
del che La ringrazio anticipatamente, riservandomi di farle ulteriori comunicazioni non appena abbia ricevuta la sua risposta.
Con distinta stima mi dichiaro Dev.o Stefanoni Luigi Direttore del periodico La critica.
Roma 6 agosto 1907
sempre Stefanoni a Melzi
La ringrazio della sua cortese risposta, e delle spiegazioni che mi dà; dalle quali risulta che lei ha abbandonato la sintonizzazione, e che nondimeno il problema da risolvere conta di 4 o 5 problemi distinti, nessuno dei quali e'interamente risolto. Il che avrebbe dovuto però metterla in sospetto sulla pretesa soluzione che ne avrebbero dato il Maiorana ed il Poulsen.
Lei ha fatto benissimo a trascurare la sintonizzazione; la quale non ha altro scopo che quello di impedire che una radiotelefonata diretta ad una determinata stazione, sia percepita da altre stazioni; mentre poi per nulla influisce sulla effettiva trasmissione del suono circolarmente in tutte le stazioni situate nel perimetro di efficienza della stazione mittente.
Sono pienamente d'accordo con lei nel ritenere che nessuno dei problemi della radiotelegrafia e della radiotelefonia sono pienamente risolti. Anzi, se avrà la bontà di seguire attentamente il mio ragionamento, ella vedrà che vi è un problema pregiudiziale, il quale si oppone a qualsiasi risoluzione definitiva dell'argomento, e che dimostra come nessuno finora possa vantarsi di essere riuscito ad inviare radiotelegrammi o radiofonogrammi.
Come lei sa, le onde elettromagnetiche, dette altrimenti onde hertziane, portandosi su;l'antenna della stazione ricevente, non operano altrimenti che per effetto di quell'induzione elettromagnetica, che fu già da quasi un secolo scoperta da Faraday.
Perchè mai questa induzione non ha trovato finora altra applicazione che nel rocchetto di Ruhmkorff e nei motori elettrici, dei quali il filo induttore e'vicinissimo a quello indotto? Evidentemente perchè le onde elettriche, al pari di quelle del suono e della luce, distribuendosi circolarmente, devono, per ragione matematica, attenuarsi in ragione inversa dei quadrati della distanza. E' questa una legge alla quale nessuna delle forze di natura può sottrarsi; perchè ha fondamento nella ragione geometrica delle aree, in cui le onde moventisi liberamente nello spazio, devono distribuirsi.
Questa dispersione in ragione dei quadrati, fa si che prestamente l'onda si esaurisce, come si esaurisce quella generata da un sasso gettato in uno specchio d'acqua; sicchè anche poche centinaia, e talora poche decine di metri lontano dal centro d'onda irraggia l'energia iniziale, essa non si rende più percettibile.
Inutile sperare che perfeziondosi la sensibilità del ricevitore di onde, si possano percepire anche quelle estremamente attenuate; perchè nessuno finora ha mai sperato che l'onda così attenuata possa mettere in movimento la macchina Morse, usata in origine da Marconi, ne far vibrare il diaframma del telefono, che egli ha poi inserito nel suo detector magnetico. Tanto e'vero che tutti i pretesi inventori di radiotelegrafia e radiotelefonia, per raggiungere lo scopo hanno inserito tra l'antenna e l'apparecchio telegrafico o telefonico una pila o batteria elettrica locale detta altrimenti "relais". Or lei sa bene che perchè la corrente di questa batteria si porti all'apparecchio, e'necessario che l'onda che irraggia dalla stazione mittente ne chiuda automaticamente il circuito. Ma purtroppo il calcolo dei quadrati mi ha dimostrato che per ottenere questo risultato alla distanza di soli 300 chilometri; vale a dire: per poter far muovere una leva elettromagnetica che opponga la resistenza di un solo centigramma alla detta distanza, occorre una forza radiante iniziale corrispondente a 180 milioni di cavalli-vapore!
( Stefanoni, analogamente a molti altri, non aveva saputo giustamente interpretare le equazioni di Maxwell che danno la parte radiante dell'onda radio, attenuarsi linearmente con la distanza e non col quadrato)
Ella ora comprenderà su qual fondamento scientifico io abbia potuto prevedere e pubblicare che la stazione Marconiana che doveva collegare l'Italia con l'Argentina non avrebbe mai potuto funzionare; come non avrebbe mai funzionato la stazione di Coltano, che difatti non sarà altrimenti costruita, essendo già trascorsi i termini fissati dalla relativa convenzione legislativa.
Che nè il Poulsen, nè il Maiorana, ne'il Sella abbiano mai seriamente inventato il telefono senza filo, risulta dalla nota inserita in fine della terza pagina del "Giornale d'Italia"d'oggi; ove si da notizia di esperimenti eseguiti con un nuovo rivelatore di onde, che si dichiara sensibilissimo e perciò applicabile così al telegrafo come al telefono senza filo, sebbene finora non abbia dati risultati che alla distanza di cinque chilometri.
Naturalmente, anche di questa notizia giornalistica bisognerà bisognerà togliere la metà della metà. Ma ciò non dimostrerebbe altro se non che gli stessi sperimentatori non credono affatto ai risultati ottenuti da Marconi; il quale sulla R. nave "Carlo Alberto"ha preteso di far udire per mezzo del telefono inserito nel Detector i colpi dati dal manipolatore della stazione di Poldhu situata alla distanza di 600 chilometri. Difatti , non perderebbe il tempo intorno a un rivelatore di onde, che produce effetti alla distanza di cinque chilometri, chi credesse davvero che gli apparecchi Marconi possano produrne di egualmente percettibili fino a 4000 chilometri, quanti corrono fra la stazione inglese di Poldhu e quella americana nel Canada.
Io la prego vivamente a voler ben considerare le cose che qui le ho esposte; ed a volermi rispondere, ed all'occorrenza confutarle con franchezza e senza alcun ritegno. Perchè io sono intimamente convinto che solo da una libera e franca discussione si potrà giungere a togliere molte illusioni ed a sgombrare il terreno scientifico da ogni superfluo.
In attesa di una sua cortese risposta mi dichiaro di lei
dev.o Stefanoni Luigi.
Da Fausto Zarlatti Roma- Circo Agonale 14 palazzo Doria Panphili.
Roma 31 7 1907
Ill.mo P. Melzi
Dopo la sua intervista col corrispondente della "Tribuna" intorno alla telefonia senza fili, mi perdonerà di rivolgerle la mia modestissima parola di appassionato cultore di tali studi. Alla sua autorità di scienziato mi permetto domandare un giudizio sopra questo breve cenno d'un mio vagheggiato sistema di radio-telefonia il cui abbozzo un po'informe, le invio insieme con questa preghiera di volermene ridare notizia. Con ossequio
la riverisco Fausto Zarlatti.
Acclude disegno di un rocchetto di Ruhmkorff nel quale un avvolgimento in opposizione dovrebbe modulare con la voce la scintilla.
Padre Camillo Melzi D'Eril discendeva, appunto, da quella nobile famiglia la quale aveva ospitato Leonardo Da Vinci a Milano quando fu colà chiamato per la progettazione e costruzione di canali navigabili. Pare che il codice di Hammer fosse stato in origine nella loro soffitta.
Frate barnabita, dato il suo voto di povertà, cedette tutti i suoi beni al fratello. Fu direttore del collegio alla Querce di Firenze subito dopo Timoteo Bertelli del quale fu giovane aiutante.
Da notare che ebbe stretti rapporti con Raffaele Stiattesi in occasione dell'installazione del di lui pendolo orizzontale al Collegio e di vari perfezionamenti agli strumenti. Stiattesi forse aveva un poco di soggezione per Bertelli che a quei tempi dirigeva il Collegio e pertanto si rivolgeva al giovane aiutante. Accadde persino che il Melzi tentò di rimediare al difetto di avere una forte oscillazione propria, caratteristica del pendolo Stiattesi. Queste modifihe, che in genere consistevano in uno smorzamento per attrito, avevano fatto infuriare lo Stiettesi che poe rale causa aveva rotto i rapporti con celebri studiosi, tra i quali Alfani. Con Melzi non se la prese, però, probabilmente in quanto il barnabita aveva provato le modifiche su semplici modelli e non in realtà.
Dalla foto si deduce che si interessava di ricezione radio ed alla Querce c'era una bella antenna. Lo vediamo con dott. Parodi, quello del DDT, che era appassionato radioamatore del club di S. Pier D'Arena che in quei temi si era distinto. Parodi era stato ferito alla bocca in una coraggiosa azione nella prima guerra mondiale ed aveva perduto buona parte della mascella.
Al Collegio della Querce rimanevano, prima della chiusura, intatte tutte le sue proprietà, un paio di occhiali e poco più La lira che gli era rimasta l'aveva lasciata al barbiere.