IL MEZZO SIDEREO

Conferenza

Enrico dal Pozzo di Mombello

Professore di fisica sperimentale nella Libera Università di Perugia

FIRENZE coi tipi dei successori Le Monnier, 1883

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Twinkle, twinkle, little star,

How I wonder what you are !

     Questa Conferenza tratta del Mezzo sidereo, e Voi pensate

sùbito allo spazio, in cui si raccoglie questo Mezzo, a quello

spazio volgarmente detto infraplanetario ed infrastellare dai più

immaginato come un vuoto e conosciuto soltanto come conse-

guenza del moto degli astri. Infatti non appena i fenomeni

astronomici mostrarono alla mente umana l'indefinita estensione

dello spazio, che essa si chiese qual cosa ivi fosse: è pieno? è

vuoto? ed alla dimanda la filosofia speculativa e la scientifica

risposero seguendo vie diverse ed immaginando le più variate

ipotesi. Ed era pur vaga quell'antica credenza che il firmamento

circondante il lontano orizzonte della Terra, astro solitario dalla

forma sferica o di una schiacciatissima lente posato sul vertice

di un'altissima colonna, fosse una vòlta di bronzo tutta forata

qua e là a mostrarci il celeste empireo, la cui luce ed il calore

attraverso quei fori venissero a vivificare ed abbellire la Terra

e ci narrassero

               « la gloria di Colui, che tutto muove. »

E che ne disse e ne dice la Scienza? Essa istituì ipotesi secondo

tre concetti diversi: lo spazio è vuoto, ma in questo vuoto si

muovono infiniti sciami di particelle emesse da ciascun astro in

ogni direziono come vie di comunicazione fra loro; ovvero lo

spazio è pieno di materia, che non è l'ordinario materiale dei

corpi, massa molecolare, eterogenea, ma un materiale continuo,

omogeneo; ovvero lo spazio è occupato da una massa moleco-

lare, aeriforme, sottilissima e rarefatta, in parte avanzo della

 

                                              4 —

composizione degli astri ed in parte di continuo emessa dai

medesimi. Questi tre concetti si fondono in una comune idea

fondamentale che nell'Universo gli astri sieno in comunicazione

fra loro e che i fenomeni avvenuti in ognuno di essi sieno causa

di altri fenomeni in ognuno degli altri. E siccome lo spazio in-

fraplanetario è parte dello spazio sidereo, così, cercando qua!

sia la via di comunicazione fra il Sole ed i pianeti, la Scienza

ne deduce per analogia quella fra gli astri siderei.

     Ora, per limitarci alle opinioni degli scienziati del secolo

nostro, il primo concetto fu seguito da Seguin-Ainé, il secondo

da Fresnel, il terzo da Laplace: io non mi occuperò del primo,

sebbene esso completi la teoria di Le Sage sulla gravitazione,

perché generalmente trascurato: ma gli altri due trovarono va-

 lorosi difensori. Imperocché si è creduto che il progresso scien-

 tifico sia ormai giunto a tal punto da porre, come si suoi dire,

 sul tappeto quest'ardente questione, infatti, se per mezzo del-

 l'analisi spettrale la Scienza è certa di conoscere quali elementi

 corporei compongono gli astri, le nebule, le comete, se giorno

 per giorno ci da il diario di ciò che succede nel Sole, ben inteso

 alla sua superficie e nelle sue ultime sfere concentriche, la foto-

 sfera e la cromosfera, dovrà essa dichiararsi impotente a cono-

 scere per quali vie e quali imbasciate le giungano siffatte notizie?

     Nel 1882 due scienziati inglesi studiarono il problema:

 C. W. Siemens leggeva nel 2 marzo alla Società reale di Londra

 una Memoria a dimostrare che lo spazio infrastellare sarebbe

 pieno di un gas ad un alto grado di rarefazione, contenente

 specialmente carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, alcuni loro

 composti, framisti a materiali solidi in forma di polvere. Per

 contraposto il professor Oliver Lodge teneva alla London Istitu-

 tion il 28 dicembre una Conferenza a dimostrare che nel detto

 spazio vi è un mezzo continuo, in cui tutti i corpi sono im-

 mersi, mezzo omogeneo, non molecolare, incompressibile, inca-

 pace di essere sciolto in elementi semplici, in atomi. Adunque

 farcino una discussione fra queste due ipotesi sotto la guida

 della teoria dinamica: gli studii da voi fatti in quest'anno scola-

 stico v' hanno posto in possesso di alcuni principii generali della

 Fisica, direttori e ragione sufficiente dei fenomeni, perché voi

 

                                         5 -

possiate intendermi ed apprendere. Questa è l'ultima lezione del

corso di Fisica universitaria, complemento della Fisica liceale,

per la quale ho abbandonato il metodo orale, ed invece vi leg-

gerò questo scritto astretto a ciò da una necessità di condensa-

zione per le molte cose da dire, a cui si richiedono molti con-

cetti e parsimonia di parole; cosa non consentita dalla naturale

ampiezza di una lezione orale.

                                         I.

     Avendo io detto che si sono fatte ipotesi sulla natura dello

spazio, anzitutto occorre la dimanda: ie Scienze, che seguono

il metodo sperimentale, possono face senza delle ipotesi? A ciò

Naville nel suo libro la logique de l'hypothèse risponde negativa-

mente, dimostrando che non solamente la Scienza non può di-

spensarsi dal ricorrere all' ipotesi a meno che non mai voglia

innalzarsi dal particolare al generale e nulla conchiudere: ma

altresì che in fatto essa non mai ne ha fatto senza, e che i più

arditi e risoluti sperimentalisti usano sempre più o meno dell’

l'ipotesi. Però, pur riconoscendo la legittimità dell'ipotesi, bi-

sogna seguirne il metodo proprio, che è la logica induttiva. Di

già Galileo, il grande esperimentatore, esplicitamente dichiarava

necessaria l'ipotesi scientifica; imperocché, se l'osservazione e

l'esperienza sono le condizioni indispensabili di una scoperta,

la scoperta in sé stessa offrendo un carattere spontaneo, e co-

minciando sempre con una supposizione va collegata col razio-

cinio: poiché bisogna che l'ipotesi non influisca sulle conse-

guenze a trarre dall'osservazione diretta, e quindi il metodo

scientifico determina il posto dell'ipotesi, avvisando così i dotti

sulla necessità di sorvegliare le loro opere e di mantenersi nei

giusti limiti. Altrimenti 1' abuso delle ipotesi trascina loro mal-

grado le menti convinte dell' importanza della scuola sperimen-

tale e positiva: esse allora cadono nella speculazione, ossia in

una inetta deduzione.

     « I più si immaginano, dice Naville, di non avere abban-

donato il suolo stabile dell'esperienza, quando già da molto

 

                                             6

tempo navigano nel mare senza lido delle congetture. » Quindi

il vero pericolo è fare ipotesi senza saperlo, senza prima dimo-

strare la necessità dell'ipotesi: adunque, soggiunge Naville:

« perché la Scienza cammini con passo sicuro bisogna ch' essa

confidi e del pari diffidi; confidi nella necessità delle leggi gene-

rali della Natura, nell'unità sua, ma diffidi sulla scoperta delle

vere leggi e delle cause reali. »

     Huxley ben disse che le ipotesi fisiche sono magnifiche e

perfettissime macchine da molino, ma non danno che ciò che

vi si pone dentro: dunque poniamovi dentro molti fatti ed avre-

mo una migliore farina e da questa si digerirà un' idea nuova.

Però spesso cotesta idea non è intesa dai contemporanei e così

si oscura e spegne: ma un dì nuove idee indotte da nuovi fatti

osservati la richiamano ai pensiero, ed essa allora viene accet-

tata e da ipotesi caduta si cambia in teoria vivificante. Ricor-

date per esempio che il principio detto delle velocità molecolari

fu un'idea nuova in A. Bernoulli, rimasta infeconda ne'suoi

libri: essa dopo un secolo è risorta ed ora è uno dei principali

fondamenti della teoria dinamica. Ma all'empirismo che, ne-

gando la necessità dell'ipotesi, tende a ciò che la Scienza di-

vorzi colla Filosofia gridando: fatti e null'altro che fatti! possia-

mo dire con Delbeuf; « a questo grido io ne oppongo un altro;

idee, ci occorrono idee! perocché il fatto senza l'idea è il corpo

senza l'anima, è un inutile impaccio per la memoria. » Dirò

all' Empirismo con W. H. Preece che se l'ipotesi è una Scilla,

che diletta l'immaginazione e spesso manda a morte l'alluci-

nato, la pura pratica è una Cariddi dal cuore indurito, la quale

fa impazzire l'uomo e prodigare ogni suo avere. Ma la pratica

temperata colla teoria utilizza le grandi energie della Natura e la

teoria mediante la pratica è resa intelligibile e facile: imperoc-

ché la teoria è quell'ipotesi, che i fatti dimostrarono essere

sommamente probabile in quanto che tutti i fatti noti sono in

accordo colla verità da essa indicata e che non è in disaccordo

con le leggi naturali. Così le teorie fluidiche sull'elettricità sono

puramente descrittive e sono incomplete, perché non compren-

dono tutti i fatti ed inoltre suppongono un agente ignoto per gli

altri fenomeni e sono in opposizione con le leggi naturali. Così

 

                                                   7

 teorie incomplete sono quella dei vortici di Cartesio, quella cor-

 puscolare della luce di Newton, quella del fluido termico e

 quella infine seguita dai chimici empirici, l' affinità; esse sono

 tutte cessate: invece teorie complete come la gravitazione,

 le leggi del moto, la correlazione dei moti, la conservazione

 dell'energia, l'ondulazione luminosa non solamente vivono a

 lungo, ma predicono nuove scoperte: ed una teoria incompleta

 nulla mai ha predetto. Ricordatevi per esempio che Peltier pre-

 disse in quali condizioni una corrente elettrica produca freddo

 passando attraverso una coppia termoelettrica ; che W. Thomson

 predisse che una corrente passando dalla parte calda alla fredda

 di una sbarra di rame l'avrebbe scaldata e similmente agendo

 in una sbarra di ferro l'avrebbe raffreddata; che Faraday pre-

 disse che l'induzione diminuiva la velocità delle correnti elettri-

 che e predisse pure l'azione del magnetismo in un raggio

 di luce.

     E la ragione di siffatte predizioni è che vi è un principio

 fisico generale, la correlazione delle energie, per cui ogni teo-

 ria di una peculiare energia è collegata dalla correlazione col"

 l'energia molecolare, la quale ha un carattere quantitativo:

 cosi nel caso del telefono Bell l'energia della voce produce

 l'energia della vibrazione aerea, questa le vibrazioni della

 membrana ferrea, le quali variano l'intensità del campo ma-

gnetico ed il magnetismo in moto determina correnti elettriche

nel piccolo rocchetto, che si trova nei detto campo, le quali

 poi modificano il magnetismo del telefono ricevitore lontano e

questo alla sua volta determina vibrazioni nella membrana, che

lo prospetta e così si ripetono Se vibrazioni nell' aria e si ripro-

duce l'energia della voce. Parimenti abbiamo visto, che un dia-

pason cessa più prontamente dal vibrare in presenza di un te-

lefono che nel mezzo aereo. E qui pure abbiamo che l'energia

del diapason si converte successivamente come quella della

voce; ma l'energia delle vibrazioni sonore, che si fanno sentire

nel telefono ricevitore è appunto quella perduta dai diapason.

Quest'attitudine del principio delle correlazioni delle energie

fisiche è bene espressa nella seguente sentenza di Clerk Maxwell;

« quando l'apparire di una cosa, è strettamente connesso con lo

 

         8

scomparire di un'altra, cosicché la quantità di questa apparsa

dipenda e si calcoli colla quantità di quella scomparsa, noi pos-

siamo conchiudere che l'una è stata formata a spese dell'altra

e che ambedue sono forme diverse di una stessa cosa. »

     Vi sono varie sorta di ipotesi : l'immaginaria spesso usata

dai poeti, la deduttiva, l'induttiva. Di visionarie è famosa quella

di Lamartine, che parlando della Terra dice che Dio la formò,

poscia :

           Et d'un pied dédaigneux la lancant dans l'espace

           Rentra dans son repos.

     Ma un' ispirazione poetica può essere una buona ipotesi na-

turale. Virgilio, parlando di varii prodigi dice:

           Non alias cielo ceciderunt plura sereno

           Fulgura: nec diri toties arsere cometce.

     È infatti cosa singolare, ch'Egli abbia così associato il

 fatto dei meteoriti o stelle cadenti con il fatto delle comete; che

solo da pochi anni con perfetta ipotesi induttiva lo Schiaparelli

 dimostrò questi due fenomeni avere una comune origine. Era

 un'ipotesi deduttiva la dottrina nebulare indicata da Kant, la

 quale poi divenne una perfetta teoria astronomica, quando La-

 place la dimostrò inducendola dalle osservazioni e misure; così

 l'ipotesi degli atomi insegnata da Democrito ed Epicuro era de-

 duttiva ed in parte immaginaria: essa fu costrutta induttivamente

 da A. Bernoulli ed annunziata col nome di principio delle velo-

 cità molecolari e poscia fu confermata, quando Dalton stabilì la

 celebre sua legge a base della teoria atomica. E così troviamo

 in Lucrezio, de Natura rerum lib. V, vers. 860-875 l'idea della

 selezione darwiniana ed in Ovidio Metani., lib. XV il principio

 di Lyell insegnato da Pitagora.

      Ma lunga e laboriosa opera è stabilire una completa teo-

 ria, anche poste buone ipotesi: quanto più se non sono buone,

 perché deduttive o peggio? Abbiamo visto che Suitzer avea os-

 servato il gusto peculiare prodotto sulla lingua dal contatto di

 un metallo, che all'esterno si trovi unito ad altro metallo ete

 rogeneo: ciò avvenne 40 anni prima della celebre esperienza di

 Galvani. Suitzer avea spiegato ciò dicendo che una peculiare

 

                                     — 9

vibrazione vi si formava, che era causa della citata sensazione.

Tutti allora, poiché a quel tempo prevaleva la dottrina delle vi-

brazioni, furono soddisfatti da quell’ ipotesi, e così un fatto im-

portante dormì per molto tempo inutile. Du Bois Reymond nello

scorso gennaio diceva all' Accademia di Berlino che  “nel se-

colo XVI un uomo di genio, Copernico,, annullò la teoria antro-

pocentrica del mondo, rovesciò le sfere di Tolomeo, distrusse

la credenza alle sedi celesti dell' empireo poste al di là della

settima sfera e ridusse la Terra al rango modestissimo di un

pianeta inferiore. » Sta bene ; ciò si può asserire oggidì, ma

non si poteva dire allora: osservate il processo laborioso di ge-

stazione, perché la dottrina di Copernico si concretasse in una

verità evidente. Copernico supponeva ancora che i pianeti

descrivessero circoli perfetti attorno il Sole; poiché in prima

quest' ipotesi si accordava con l'osservazione e poscia corri-

spondeva alla speculazione, la quale, riconoscendo essere la

circonferenza la curva più semplice, diceva che essa era stata

preferita dalla Natura. Intanto Ticho-Brahé e Keplero trovano

che i pianeti non descrivono circoli ma ellissi, di cui il Sole oc-

cupa uno dei fuochi ; inoltre Keplero determina le leggi di co-

leste rivoluzioni planetarie; ma queste leggi sono empiriche;

esse sono vere, ma non si potè dire perché sono tali e non al-

 trimenti. In ultimo, posciachè Galileo avea già fissato le leggi

della gravita terrestre, Newton dimostrò il perché i pianeti ob-

bediscono alle leggi di Keplero, annunziando che la gravita

zione è quel fatto universale, in cui fra due masse corporee vi

è una continua azione, che è direttamente proporzionale al

 prodotto delle due masse ed inversamente proporzionale al

 quadrato della distanza e che quest' azione universale spiega

 non solamente le leggi di Keplero relative al sistema planetario,

 ma ancora 1' orbita della Luna e la traiettoria di un proiettile

 lanciato presso la superficie della Terra.

                               II.

      Ho detto di limitarmi a studiare le vie di comunicazione

 fra gli astri del nostro sistema solare.

 

 

                                             10 —

     Ora, quali forme di moto comunica a noi il Sole? in che

consiste l'irradiazione solare? Certamente il Sole irradia luce e

calore; l'intensità della luce solare è 1575X1012 volte quella di

una candela, di cui dieci rispondono all'intensità luminosa di

una Carcel. La superficie solare è 146 volte più brillante di

una corrispondente superficie della calce Drummond: 5800 volte

più dell'acciajo fuso Bessemer, ma senza la cromosfera lo è

soltanto 5 volte più. Riguardo al potere termico J. Herschel ha

trovato che il Sole, posto allo zenith di una regione terrestre vi

fonderebbe uno strato di ghiaccio dello spessore di centim. 3,5

in ore 2,15'. Dunque, se una sfera di ghiaccio fosse tangente la

fotosfera ed avesse un chilometro e mezzo di spessore, questa

sarebbe fusa nello stesso tempo. Il calore radiato supera un

millione di calorie al 1' e per metro quadrato: di questo la

Terra ne riceve 1 /2, 220,000,000, le quali in un anno fonderebbero

uno strato di ghiaccio alto metri 31, che la ricoprisse; e di

queste calorie in una stagione ne umida ne secca col Sole al

zenith l'atmosfera ne assorbe circa il 30 % ed il 75 % quando

il Sole è all'orizzonte.

     Il Sole irradia pure magneticamente e la velocità di que-

ste radiazioni è la stessa che per le termiche e luminose. Le

radiazioni solari sono fenomeni di moto: epperò, prima di dire

con quali forme queste irradiazioni solari si comunichino agli

astri, richiamerò alla vostra memoria il modo, con cui avviene

che un corpo, una particella ecciti alla variazione della sua at-

tuale modalità di moto un altro corpo o altra particella. Ricor-

date che nell'eccitazione al moto occorre distinguere la nozione

di distanza da quella di spazio e la nozione di contatto da quella

di contiguo ed ancoraché non vi è alcuna comunicazione di moto,

ma eccitazione al moto in quanto che in una data massa, se

cessa un dato fenomeno o varia So stato di esso, è una data

modalità di moto, che viene meno in essa presa come unità

ovvero nelle sue particelle: e ciò avviene per eccitamento di

un'altra massa esterna o particella, la cui energia in questo

caso si dice forza per rispetto all'eccitamento prodotto, e, sic-

come vi è mutua azione e reazione, così vi è passaggio della

energia attuale o forza viva in energia potenziale nella prima e

 

 

                                            11

di energia potenziale in energia attuale nella seconda. Siccome

spazio è la possibilità di moto, così una particella motile de-

termina spazio nella direzione del suo moto: ma quando essa

si presenta per proseguire secondo la sua inerzia nella detta di-

rezione e si incontra in altra particella ivi ferma ovvero in moto

nella stessa direziono in eguale od opposto verso, le manca lo

spazio, cioè la possibilità di muovere in quella direzione; si è

in tal caso che noi diciamo in quell'istante le due particelle es-

sere contigue, ed in linguaggio volgare che non intercede spa-

zio fra loro. Ma nell'istante successivo le vediamo di nuovo se-

parate , cosicché esaminando la retta del cammino della particella

la troviamo spezzata ma continua, e, considerando che ciascun

punto della retta corrisponde a ciascun istante del tempo, tro-

viamo che la particella si è mossa di continuo e continua-

mente ha generato punti nella sua traiettoria; e così ne viene la

conseguenza che, siccome nell'apice della retta spezzata vi è

un punto comune ad ambedue le rette, così quel punto indica

che la particella è rimasta un solo istante presso 1' altra parti-

cella, la cui resistenza fu causa della deviazione dalla primitiva

direziono rettilinea: dunque essa non ha cessato di muovere.

Questa condizione di posizione si dice contiguità e non contatto:

imperocché ogni eccitazione al moto è opera di conflitto, du-

rante il quale vi è deficienza istantanea di spazio nella data di-

rezione del conflitto; in quell'istante le due particelle sono con-

tigue : invece contatto è lo stare insieme senza alcuna relazione

di spazio per alquanto tempo, avvenuto il conflitto, sia pure

minima quest'unità di tempo. Ora quando ciò avviene, la par-

ticella, che è venuta in contatto con altra, cessa dal muovere;

perché per la sua inerzia essa da per sé non può determinarsi

a muovere, quando è in stato di equilibrio, e cotesto stato si è

prodotto avendo essa cessato per più istanti, cioè per minimo

tempo, dal muovere. Due masse possono dirsi in contatto, non

badando ai moti molecolari delle parti contigue; poiché queste

particelle costituenti la superficie fìsica della massa e conside-

rate come isolate non mai possono essere in contatto, ma sono

sempre contigue, non potendo la loro energia motile cessare un

solo istante: ne viene che la discontinuità sia una proprietà ge-

 

                                       12 —

 nerale delle masse corporee, e quindi pure di più masse riunite

 insieme. Se contiguità non è contatto, pure spazio non è distanza;

 spazio è la possibilità di operare un conflitto : invece distanza

 è un vuoto relativo, dove non può avere luogo conflitto per

 mancanza delle particelle motlili. Dunque per induzione logica

 non è possibile un'azione immediata a distanza, mentre che

 il conflitto nello spazio o contiguità è una conseguenza lo-

gica della motilità, altra proprietà generale dei corpi. Infatti lo

spazio è l'effetto della motilità delle particelle, e, quando que-

 ste componendo una massa e movendo nella loro discontinuità

 si fanno successivamente contigue ed in conflitto con altre, ciò

che chiamasi sfera del lavoro molecolare, costì vi è spazio e non

distanza: poiché ivi la particella opera esplicando la sua attività;

e, siccome la particella opera dove essa è, così spazio è dove

una particella opera, e distanza è dove essa non opera imme-

diatamente, sebbene in causa di una serie di altre particelle la

sua azione possa anche manifestarsi in distanza. (Vedi in pro-

posito il mio opuscolo: Sebastiano Purgotti; appendice alla Po-

lemica seconda, 1881}.

     Il Lodge [Nature, n. 691) parla dei varii modi di eccitazione

di moto sopra un corpo distante: una massa può essere eccitata

al moto sia traendo l'estremo di una fune e quella essendo unita

all'altro estremo, sia spingendola con un bastone, — e questi

due mezzi sono continui, — sia slanciando un proiettile contro

di essa, — questo mezzo non è continuo, ma passa dalla mano

alla massa, cioè è un materiale in moto. Il moto di ondulazione

longitudinale è analogo a quello della pressione esercitata dai

gas, la quale risulta dalla proiezione delle singole particelle,

proiezione detta il libero cammino: ogni particella è come un

minimo sasso, che viene in conflitto per contiguità con un'altra;

e così una causa meccanica, spingendo la prima particella, che

le è contigua, contro la seconda viene mediatamente ad esercitare

una pressione contro altra massa lontana. Dunque per esercitare

un'azione su corpi distanti vi sono due modi; o servirsi di un

mezzo continuo, fune, bastone, o di un mezzo trasferibile da

uno ad altro corpo, il proiettile. Ma questi due modi non spie-

gano l'azione di un mezzo, ove avvengano ondulazioni trasver-

 

                                           13

sali e perciò si volle escludere un mezzo corporeo nello spazio

sidereo, appunto perché le vibrazioni luminose, che si propagano

in esso, sono trasversali.

     E qui occorre ricordare una delle prime dichiarazioni fatte

nelle nostre lezioni, cioè che ogni azione fisica, ogni manifesta-

zione di energia sono da considerarsi come forse centrali; ciò è

specialmente manifesto nelle ondulazioni in genere, la cui pro-

pagazione è sferica o elissoidale o di altra forma secondo le varie

linee di resistenza. Infatti un' azione centrale opera ciascuna

particella nella sua discontinuità in masse solide e liquido. Ed

anche nei fluidi aeriformi perfetti vi è un'azione centrale per

ciascuna particella del fluido; imperocché questa move per un

dato tempo in una data direziono e poscia per conflitto eccita

altra particella a muovere similmente, mentre ch'essa per causa

della resistenza trovata prosegue in altro verso e così si produ-

cono innumerevoli direzioni di energia motrice, che si mani-

festano come partite da un centro posto in ciascuna particella

mobile, Sa quale perciò si considera come un centro di azione

in ogni direzione; noi per nostra comodità non badiamo a ciò,

ma teniamo dietro ad una data direzione di moto sino all’ inde-

finito, come se fosse stata l'unica trasmissione del moto della

prima particella e come se ciascuna particeìla di quella direzione

si fosse unicamente mossa in essa eccitando nella susseguente

contigua quell'effetto, che in essa è stato eccitato dall'antece-

dente contigua. Ma noi abbiamo visto che uno dei Principii ge-

nerali dell'Ottica fisica è quello indetto da Huyghens, cioè che

l'eccitazione di un'onda luminosa incidente sopra un dato punto

da illuminare tanto può essere misurata dalla forza viva dell'in-

cidenza radiale della detta onda quanto, considerando l'onda

ferma in una sua posizione anteriore e tutte le sue parti divenute

centro di una nuova onda parziale, può misurarsi colla somma

di tutte le forze vive di tutte le incidenze radiali di queste onde

parziali sui punto da illuminare. E questo principio, che ci è

stato così utile per spiegare molti fenomeni ottici, è una vera

applicazione del principio meccanico che ogni particella metile

è una forza centrale.

 

 

                                        14.

     La Memoria di C. W. Siemens (Nature, n. 645) si intitola

« La conservazione dell' energia solare » e la costituzione del

Mezzo sidereo vi diviene un quesito secondario : imperocché vi

si enuncia che il Sole conserva la sua energia, perché la sua

radiazione, che ora è supposta dissiparsi nello spazio per la mas-

sima parte ed essere irreparabilmente perduta, viene arrestata

nello spazio e riportata nel Sole sotto altra forma per continuarvi

il lavoro della radiazione stessa. Come ciò avvenga risulterà dai

seguenti periodi estratti dalla detta Memoria:

     < Per lo scopo della mia teoria lo spazio stellare è supposto

pieno di corpi gasosi sommamente rarefatti, cioè idrogeno, ossi-

geno, azoto, carbonio e loro composti, oltre varii materiali so-

lidi in forma di polvere. Così essendo, ciascun pianeta attrarrebbe

a sé un'atmosfera, la cui densità relativa è in relazione coll' at-

trazione esercitata e non sembrerà sragionevole la supposizione

che i gas più pesanti e meno diffusibili formino il tessuto di que-

ste atmosfere, le quali invero consistono specialmente di ossi-

geno, azoto, anidride carbonica, mentre l'idrogeno ed i suoi

composti, predominano nello spazio. Ed il sistema planetario

preso come un intero eserciterebbe un' influenza attrattiva sul

materiale gasoso diffuso nello spazio, e si circonderebbe di una

atmosfera infraplanetaria, la quale terrebbe una posizione inter-

media fra le atmosfere planetarie ed il mezzo stellare somma-

mente rarefatto. In appoggio di questa vista si può insistere che

secondo la teoria molecolare dei gas insegnata da C. Maxwell,

Clausius e Thomson sarebbe difficile assegnare un limite all'atmo-

sfera gasosa nello spazio.. . e fra gli altri Greve, Humboldt,

Zoellner e M Williams asseriscono decisamente l'esistenza di

uno spazio pieno di materiali corporei.... Un meteorite, quando

la sua fuga attraverso lo spazio stellare o almeno planetario

viene arrestata per conflitto colla nostra Terra, contiene di corpi

gasosi almeno sei volte il suo volume alla pressione atmosferica e

l'analisi di alcuni dimostrò questi gas essere CO2, CO, H, CH\Az....

 

 

                                            15

 Altra prova che lo spazio stellare è pieno di materiale gasoso

 viene data dall' analisi spettrale ed appare da recenti ricerche di

 Huggins ed altri che il nucleo di una cometa contiene molti di

 que' stessi gas trovati nei meteoriti, specialmente carbonio, idro-

 geno, azoto e probabilmente ossigeno; mentre secondo Dewar

 e Liveing contiene pure composti di azoto, come il cianogeno.

 All'enunciato che lo spazio infraplanetario sia pieno di gas

 fu opposto che la presenza della materia ordinaria produrrebbe

 un sensibile ritardo nel moto planetario, come già deve essere

 avvenuto prima d'ora: ma, posto che il materiale, che riempie

 lo spazio, sia quasi un fluido perfetto non limitato da pareti

 esterne, si può dimostrare con prove di pura meccanica che il

 ritardo per attrito attraverso un mezzo così sottile davvero sa-

 rebbe ben minimo anche per velocità planetarie. Ma si potrebbe

 obbiettare che, se i punti di vista indicati sulla distribuzione dei

gas fossero veri, il Sole attrarrebbe a sé il totale dei meno dif-

 fusibili e quindi gas più pesanti, come CO2, CO, O, Az ; mentre

che l'analisi spettrale ha dimostrato la prevalenza dell'ff. A spie-

gare quest'apparente anomalia, in primo luogo si può ricordare

che la temperatura del Sole è così alta che gas composti come

 CO2, CO non possono mantenersi entro esso, il loro punto di

dissociazione essendo inferiore assai alla temperatura solare ;

inoltre è stato detto da Lockyer che nessun metalloide esiste a

siffatta temperatura, sebbene per l'O Draper asserisca trovarsi

esso nell'atmosfera solare; nondimeno debbono esservi regioni

oltre il limite termico, dove la loro esistenza non sarebbe più

minacciata dal calore e costì potrebbe probabilmente aver luogo

una grande accumulazione di quei gas relativamente pesanti, che

formano la nostra atmosfera, se non intervenisse una certa

azione ad impedirla. »

     E qui Siemens accenna la parte principale della sua ipotesi,

cioè che la zona equatoriale del Sole si estenda assaissimo per

azione centrifuga e sia in un continuo moto di librazione, per

cui avvenga come un'aspirazione del mezzo infraplanetario verso

le regioni polari: ivi succede la conversione in calore come equi-

valente del moto cessato in ogni particella del mezzo, ma in pari

tempo si produce un efflusso dalla regione equatoriale. Imperoc-

 

 

                                          16 -

che la grande velocità di rotazione del Sole da origine ad un

rigonfiamento dell'atmosfera solare nel piano del suo equatore e

ad una precipitazione come per aspirazione o pressione del Mezzo

sidereo verso le zone polari; in virtù di che l'idrogeno, i suoi

carburi, l'ossigeno verrebbero aspirali verso le dette latitudini,

la cui atmosfera si è spostata verso l'equatore. Questo Mezzo

avvicinandosi al Sole andrebbe perdendo lo stato di rarefazione

e di minima temperie e si farebbe più compresso con aumento

di temperie, finché raggiunta la fotosfera avrebbero luogo com-

binazioni chimiche ed il calore prodotto servirebbe a reintegrare

l'energia solare diminuita dall'irradiazione. I nuovi prodotti più

densi verrebbero a fluire verso l'equatore e di là ad essere pro-

iettati nello spazio, ove diffusi sarebbero di nuovo dissociati per

opera dell'energia solare radiata. Ad alcuni parrà che questa co-

stituzione del Mezzo sidereo sia fatta apposta per spiegare la

causa, che conserva l'energia solare e che, come fu detto, l'ipo-

tesi di Siemens costituisca un moto perpetuo o almeno un per-

fetto ciclo reversibile. Imperocché il Mezzo sidereo si trasforma

nel Sole in prodotti chimici più fissi, i quali per la forza tan-

genziale sono rimandati e diffusi nello spazio infraplanetario e

sidereo ed ivi sono decomposti dall'irradiazione solare, la quale

è stata l'effetto della loro composizione. Per queste ragioni fu-

rono fatte alcune critiche a quest'ipotesi, le quali però non pon-

gono in dubbio la costituzione del mezzo infraplanetario, ma

bensì l'azione esercitatavi dal Sole.

     Fu obbiettato che la grande velocità relativa, da cui dipende

l'espulsione dall'equatore solare dei prodotti della combustione

dei gas aspirati verso le regioni polari, non basta alla supposta

estensione della zona anullare equatoriale. Siemens aveva citato

l'ipotesi di Mairan che la protuberanza anulare dell'atmosfera

solare equatoriale per opera della forza centrifuga fosse ragione

sufficiente dell'apparenza di quella massa, in cui si manifesta la

 luce zodiacale. Opinione assai probabile, se lo spazio invece di

 essere un vuoto con un etere immaginario fosse pieno di un'at-

 mosfera gasusa altamente rarefatta. Imperocché Laplace, suppo-

 sto vuoto lo spazio sidereo, avea calcolato che l'anello equato-

 riale non poteva estendersi oltre i 9/20 della distanza di Mercurio,

 

 

                                            17

   ed al di là avrebbe tale rarefazione da meritare il nome di vuoto.

   Infatti, sebbene la velocità equatoriale solare sia 4,5 volte mag-

   giore della terrestre, essa riesce in ultimo meno efficace di questa

   per l'opposta gravitazione, la cui accelerazione è 27 volte mag-

   giore della terrestre. Ma Siemens rispose che ciò influisce sol-

   tanto sulla quantità dell'efflusso, ma non altera l'energia della

   causa, che la determina.

        Poscia fu negato che le supposte combinazioni chimiche

   aumentino l'energia termica solare da compensarlo per la radia-

   zione in perdita. Affine che avvenga una condensazione nella

   combinazione chimica, occorre che diminuisca il Calore, che ha,

   cioè l'ampiezza dell'orbita termica molecolare. Poiché un grado

   eguale di Calore assoluto significa un'eguale energia motile delle

   particelle, ed è quest'energia motile o velocità molecolare, che

   le rende atte a resistere all'azione chimica, essendo erroneo il

   supporre che in un gas denso l'azione chimica sia più efficace,

   perché avviene fra parti più vicine. Siccome la discontinuità è

   proprietà generale dei solidi per quanto siano densi, dei liquidi

   e dei gas non perfetti, — e nei gas perfetti ed in quelle particelle,

   che sono gas perfetti, frammiste in masse aeriformi imperfette,

   se non vi è la discontinuità e quindi la coesione, vi sono però i

   liberi cammini, — così in ogni caso le particelle quanto più sono

   vicine tanto più aumentano il numero dei loro conflitti, ossia si

   fanno contigue un maggior numero di volte: ma null’ altro accade,

   siano le masse dense o rarefattissime. Dunque, perché avvenga

   l'azione chimica, bisogna che questa si manifesti più energica

   durante la contiguità delle particelle sì da soprafare la velocità

   molecolare; e questo avviene tanto che la contiguità si produca

   poche o millioni di volte nell'unità di tempo. Dunque ogni corpo

   di assoluta eguale energia termica deve avere la stessa attività

   chimica qual siasi il grado della sua densità o condensazione. Ma

   questa supposta eguaglianza di caloricità assoluta non può con-

   servarsi fra gas densi e gas rarefatti; poiché il Calore di un gas

   più denso e caldo irradia nel più rarefatto e freddo, avvenendo

   uno sforzo costante e vigoroso per l'equilibrio di temperatura.

   In causa di questo calore raggiante dalla sfera nello spazio di-

   minuisce il Calore assoluto delle particelle della sfera densa ed

 

                                    — 18 -

aumenta quello del materiale rarefatto dello spazio: e così il

Calore assoluto diviene sempre più diseguale ad ogni passo verso

l'eguaglianza di temperatura. Quindi ne viene una variazione

nell'attività chimica. In opera dell'irradiazione solare si fa più

potenziale la velocità molecolare e possibile l'azione chimica e

la successiva formazione di molecole chimiche di una maggiore

complessità. È probabile che parte del calore radiato divenga

calore locale del materiale dello spazio, aumentandone quindi

l'energia termica. Allora soltanto può avvenire la dissociazione

del materiale sidereo. Ma questa nostra concessione a nulla serve,

poiché tale non è il concetto di Siemens : la dissociazione per

opera dell'irradiazione solare deve succedere nel materiale denso

proiettato dalla zona equatoriale; se questo materiale denso del

 Sole ne uscisse, il suo calore sarebbe mutato in velocità di tra"

 stazione e null'altro; ed il Sole non avrebbe alcun compenso alla

 perdita della sua irradiazione.

      E qui accenno appena un'obiezione, che Faye oppose con-

 tro questo aumento di densità del Mezzo sidereo in causa della

 proiezione del materiale dalla zona solare equatoriale. Egli disse

 che una densità di due millesimi di miliimetro di pressione equi-

 valeva a.centomila masse solari diffuse nello spazio infraplane"

 tario: quindi grandi resistenze ai moti planetari. Quest'obiezione

 non ha molto valore: imperocché in molti tubi esausti di Crookes

 vi è una pressione di un millionesimo delia pressione atmosferica

 corrispondente in densità a quella di duecento Soli diffusi nello

 spazio planetario: poi sappiamo che l'esaurimento fu anche ot-

 tenuto alla pressione di un ventesimo di millionesimo, nel qual

 caso il Mezzo ha sì minima densità, che neppure è atto alla

 formazione dei campo elettro magnetico. Quindi ben a ragione

 fu detto che il Mezzo sidereo ha una densità molto maggiore di

 quella che i fautori dell'Etere vi attribuiscono.

      Passiamo ora alla spiegazione data da Siemens sul modo,

 come i gas possono partire dal Sole. Non vi è alcuna ragione,

 egli dice, di supporre che il flusso dei gas voglia penetrare al di

 là della fotosfera solare: essi entrano in combustione ogni qual-

  volta la loro temperatura abbia raggiunto quella, per cui avviene

  l'incandescenza senza il bisogno della presenza di un solido in-

                                           19 -

fuocato e dopo avere raggiunto questo punto di dissociazione la

combustione seguita sotto l'aspetto di assorbimento di calore per

opera di radiazione, producendo così un'ampia massa materiale

di una densità relativamente piccola. E questa massa scorrerà

come un corpo galleggiante sopra i gas e vapori più densi, che

formano parte della massa solare, costante verso le regioni

equatoriali; da dove sarà respinta nello spazio ad una tempera-

tura eccedente alquanto quella dei gas fluenti dopo la compres-

sione, ma prima della combustione: ed anzi cosi contribuiscono

al fatto dell'aspirazione in causa del moto oscillante dell'anello

equatoriale.

     Eccovi dichiarata l'ipotesi di Siemens: suo scopo era di mo-

strare come si nutra il Sole e quest'ipotesi io trovo affatto inu-

tile; a conservare l'energia solare non vi è bisogno del concorso

immediato del Mezzo sidereo. Imperocché, siccome sappiamo che

nella Terra la sua irradiazione è perfettamente conservata o quasi

dalla quantità di radiazione del Sole verso di essa e di altra ra-

diazione delle stelle, così è una buona induzione dire che avviene

slmilmente pel Sole. Infatti sappiamo dagli studii sperimentali

di Pouillet che la Terra riceve dal Sole in un anno 121 X IO19

calorie atte a fondere uno strato di ghiaccio, che circondi la

Terra e che abbia uno spessore di metri 31 : ma nel suo annuo

radiamento la Terra perde in più 6/6 del calore ad essa irradiato

dal Sole: quindi Se occorrono ancora tante calorie equivalenti a

fondere altri 26 metri di ghiaccio, le quali infatti la Terra riceve

dallo spazio, che le trasmette la radiazione delle stelle. Dunque

anche il Sole riceverà dall'irradiazione delle stelle calore in ri-

cambio di quello da esso irradiato: e siccome dell'irradiazione

stellare la Terra ne riceve soltanto 1/2 mille [milionesimo, così

il Sole occupando cinque millionesimi della vòlta siderea riceve

4995 X IO9 volte più di quello, che ne riceva la Terra.

                                IV.

     Siccome anche noi ammettiamo che il Mezzo sidereo sia

costituito per opera di dissociazione dei corpi gravitanti nelle

stelle, e ciò almeno in parte come vedremo; così dell'ipotesi di

 

                            — 20 —

Siemens io ritengo il fatto di questa dissociazione, sebbene av-

venga per processo ben diverso da quello da esso suggerito. Anzi-

tutto vediamo la dottrina di Siemens.

     « Io mi avventuro a suggerire la possibilità, anzi la proba-

bilità che la radiazione solare in queste circostanze operi la se-

parazione del materiale combinato mediante un processo di dis-

sociazione effettuata a spese di quell'energia solare, che ora è

supposta perduta nel nostro spazio planetario. Secondo le leggi

di dissociazione sviluppate da Bunsen e da S. C. Deville il punto

di dissociazione dei varii composti dipende dalla temperatura e

dalla pressione. Secondo S. C. Deviile la tensione dissodante del

vapore acqueo alla pressione atmosferica ed a 2800°C. è data

dalla metà del vapore, che vi si suppone esistere e l'altra metà

è una miscela meccanica di idrogeno ed ossigeno; ma però se-

condo la pressione la temperatura di dissociazione alza o abbassa

come la temperatura di un vapore saturo alza o abbassa colla

sua pressione. Perciò si può concepire che la temperatura della

fotosfera solare può essere innalzata dalla combustione ad una

temperatura eccedente i 2800°C,, mentre che la dissociazione

può avvenire nello spazio ad una temperatura più bassa. »

     E per fissare sin dove può scendere l'abbassamento del

punto termico di dissociazione Siemens cita il potere assorbente

del vapore acqueo riguardo al calore solare e la dissociazione

dell'CO2 e H2O nelle foglie de'vegetali alla temperatura ordina-

ria per opera dell'influenza diretta del raggio solare: dunque

anche nel freddissimo mezzo infraplanetario la radiazione solare

può operare similmente: quindi Siemens conchiude: «lo spazio

secondo queste vedute sarebbe pieno di composti gasosi in pro-

cesso di decomposizione per opera dell'energia radiante solare,

e resistenza di questi gas ci spiegherebbe lo spettro solare di

assorbimento, nel quale le righe di alcuni corpi possono essere

affatto neutralizzate e perdute per l'osservatore. »

     Per quanto so, soltanto l'americano Sterry Hunt (Nature,

 num. 652) osservò in proposito che, sebbene una tale dissocia-

zione nello spazio infraplanetario non sia impossibile, in questa

preliminare decomposizione seguita da una composizione nella

 sfera solare non vi è alcuna utilità per l'effetto cercato di avere

 

                                             21

calore per opera della compressione del mezzo aspirato dal Sole :

perciò Hunt conchiude: « sia spesa la radiazione solare in riscal-

dare ovvero in dissociare il materiale sidereo, il finale risultato

nel Sole sarebbe lo stesso. »

     Conseguenza dell' ipotesi di Siemens si è che il Mezzo side-

reo sarebbe dissociato per azione degli astri e, siccome è formato

dagli elementi delle loro atmosfere, così sarebbe variato secondo

la composizione stellare. Ora una dissociazione operata a tem-

perature così basse, come quella dello spazio sidereo-trovata

da Pouillet essere al presente di 131° dallo zero assoluto, ovvero

di 113° secondo altri — è inconcepibile, se avvenga per opera

della sola radiazione stellare o solare: ma, siccome il Mezzo side-

reo appare dissociato, così il fenomeno deve avere altra ragione

sufficiente. Siemens accenna una sua esperienza, per cui in un

tubo con vapore acqueo tenuto in parte in una miscela frigorifica

ed entro cui non passava la scarica di un piccolo rocchetto d'in-

duzione, avendo esposto l'altra parte del tubo alla radiazione

solare estiva per alcune ore, passò la scarica e ne induce che il

vapore acqueo erasi dissociato per la radiazione solare, sebbene

a basse temperie. Ma noi abbiamo nelle nostre lezioni sperimen-

tali veduto avvenire a basse temperature dissociazioni di corpi

composti in dipendenza di altre cause : ricordatevi la visibile

dissociazione del vapore di etere solforico immergendovi entro

una sottile lastra di platino, le dissociazioni di varii liquidi per

opera della loro distensione, quella del nitrato argentico posto

sul mercurio; ricordate insomma i risultati dei nostri studi spe-

rimentali, per cui dimostrammo ad evidenza l'azione nelle masse

solide, liquido ed aeriformi di quell'energia, che Graham chiamò

distensiva e la quale dimostra come si operano i fenomeni di ca-

pillarità, siano quelli così propriamente detti, che gli altri chia-

mati di osmosi liquida ed aeriforme; dalle quali cose abbiamo

induttivamente conchiuso che la dissociazione, come la combi-

nazione chimica, è il risultato di celesta energia distensiva, la

quale mostra caratteri radiali centrifugi in opposizione alla gra-

vitazione molecolare, che è radiale centripeta. Epperciò possiamo

conchiudere sin d'ora che il Mezzo sidereo in parte è formato

dall'azione distensiva e quindi dissodante, la quale opera nelle

                                        22

estreme esteriori parti delle masse stellari, e le quali, mentre si

vanno disgregando, si proiettano nello spazio sidereo: quindi

conchiudo contro Siemens, quando dice che, il Mezzo sidereo

essendo formato di particelle composte, queste ivi sono disgre-

gate dall'irradiazione solare.

     Però a ragione Sterry Hunt encomia Siemens di avere nuo-

vamente ricordato a noi il grande concetto, ch'era apparso alla

mente di Newton e che ha trovato a'nostri giorni una più ampia

espressione, dandoci gli elementi di una Fisiologia razionale

dell'Universo. È bene ricordare qui Newton; imperocché la dot-

trina che lo spazio sidereo fosse un vuoto perfetto fu un errore

dei Newtoniani e non di Newton stesso. Infatti Newton {Princi-

pia, lib. 3, propos. 12) 200 anni sono concepiva l'esistenza di

un mezzo infrastellare formato in parte dalle emanazioni ed esa-

lazioni delle atmosfere della Terra, dei pianeti, del Sole, delle

Comete. Egli inoltre congetturava che questo mezzo infrastel-

lare contenesse il principio materiale della vita somministrando

 il vitto al Sole ed essendo copiosamente assorbito dal Sole »

affine di conservare il suo splendore. Invece i Newtoniani, inse-

gnando che Sa gravitazione operava in distanza, ne fecero una

forza occulta e così attribuirono al loro ed al nostro sommo mae-

stro la dottrina del vuoto sidereo.

     Ne'tempi moderni l'ipotesi di un Mezzo sidereo corporeo ed

atomico era già sorta nella mente di Grove nella sua opera storica

la correlazione delle forze. Ma più importante è l'opinione di Mat-

tieu Williams esposta in un suo libro il cibo del Sole, 1860 New-

York, opinione citata da Siemens e così ricordata da Hunt: « II

calore solare secondo Williams è mantenuto con l'assorbimento,

che fa il Sole delle masse attenuate da esso incontrate ovunque

nel suo moto attraverso lo spazio infrasteilare. I moti irregolari

prodotti sul Sole dalle variabili attrazioni dei pianeti, gonfiando

e mescolando i diversi strati dell'atmosfera solare e producendo

quelle grandi perturbazioni interne, di cui il telescopio ci da

giornaliera evidenza, sono nella sua ipotesi gli agenti efficienti

del fatto. La massa diffusa o etere, che è il recipiente della ra-

diazione termica dell'Universo, è quindi tratta nella profondità

della massa solare, respingendo di là l'etere, che già in antere-
 

                                      23

denza eravi stato condensato ed esaurito nella sua energia ter-

mica, ed essa pure diviene compressa e cede il suo calore per

essere alla sua volta cacciata fuori in uno stato rarefatto e

freddo ad assorbire una nuova quantità di calore, il quale Wil-

liams suppone sia in questo modo per mezzo dell'etere ricon-

centrato e distribuito dai Soli dell'Universo. »

     Vi è qui un' importante differenza sulla qualità del mecca-

nismo di ciò, che si può chiamare la respirazione del Sole fra

le ipotesi di Siemens e di Williams. Ma di quest'ultima, quando

avrò potuto leggere la citata sua opera, io sono assai curioso

vedere quanta analogia siavi con l'ipotesi di Seguin-ainé, nota

sino dal 1840. Imperocché il Seguin ammise due specie di unità

materiale: le m, molecole o atomi gravitanti, formanti le masse

corporee e le mu, silmilmente molecole o atomi non gravitanti, di cui

sciami immensi percorrono lo spazio sidereo con immense velo-

cità rettilinee io ogni verso e direziono. Esse mu permeano attra-

verso le masse corporee e vi si intricano ed impigliano liberando

tante m, che diventano mu, quante sono le mu, che diventano m. È

doverosa giustizia ricordare qui l'illustre ingegnere francese,

il nipote di Montgolfier, l'inventore delle caldaie tubulari ed il

costruttore della prima ferrovia francese.

                                      V

     In opposizione ali' ipotesi di Siemens il prof. Oliver Lodge

(Nature, n° 691-692) propose quella dell'Etere, appunto quel-

l'Etere, che Siemens dice immaginario. Da molti anni io ho pub-

blicato scritti a dimostrare la fallacia di siffatta ipotesi. Vera-

mente l'Etere sidereo non mi avrebbe dato fastidio di molto ;

ma l'Etere detto interstiziale, specialmente quale lo descrisse

l'illustre Secchi, è per me precisamente l'ultimo imponderabile,

di cui la scienza moderna non è ancora riuscita a disfarsi, è un

archeo prototipo di tutti gli archei pensabili. Secchi si è servito

della sua grande e bene meritata autorità per innalzare all'Etere

un edifizio fantastico: ma l'autorità in siffatti studii ancora su-

periore di Hirn pose. l'Etere sopra un trono elevato a reggere

 

                                      — 24 —

  tutti i fenomeni corporei. Hirn nelle sue Conséquences philosophi-

  ques de la Thermodinamique scrisse : « I rapporti de'corpi a corpi,

  degli atomi ad atomi ed anche più generalmente degli esseri ad

  esseri non possono essere stabiliti che da una classe di elementi

  intermediarii di natura essenzialmente diversa da quella degli ele-

  menti materiali, ed aventi insieme l'uffizio di potenze motrici e

 di agenti delle relazioni tra gli atomi materiali e tra i corpi. »

 Ma la Scienza sperimentale e la Filosofia scientifica rigettano

 l'ipotesi dell'Etere, combattuta da Grove, Youle, Rankine, Clau-

 sius...., riconoscendo che l'Etere ed ogni altro imponderabile

 sono espressioni delle diverse modalità di moto della materia.

 Sulla fine della sua lezione Lodge conchiude :

      « Io ho cercato di imrodurvi nella mente la più semplice

 nozione dell'Universo materiale, che mai sin qui abbia l'uomo

 avuto. La nozione, che vi è una sostanza universale, perfetta-

 mente omogenea e continua e di semplice struttura, che si

 estende sino agli ultimi confini dello spazio, dei quali noi ab-

 biamo cognizione, esistente ovunque egualmente. Alcune parti

 di essa sono ferme ovvero con un semplice moto, non rotatorio,

 e trasmettono le ondulazioni, che noi diciamo luce. Altre parti

 poi sono in moto rotatorio, anzi vorticoso, e differenziano per-

 manentemente dal resto del mezzo per la specificità di questo

 moto. Queste parti vorticose costituiscono ciò che noi chiamia-

 mo Materia corporea: il loro moto determina in esse la rigi-

dezza e di esse i nostri corpi e tutti gli altri corpi materiali, che

conosciamo, sono costrutti. Una sostanza continua, che empie

lo spazio; che può vibrare come luce: che può essere scissa in

elettricità positiva ed in elettricità negativa: che come vortice

costituisce la materia corporea: e che trasmette per mezzo della

sua continuità e non già per opera di conflitti ogni azione e

reazione, di cui la materia è capace. Questo è il punto di vista

moderna dell'Etere e delle sue funzioni. »

     Nulla avrei a dire contro l'ipotesi che gli atomi siano etere

in vortice, se per etere intendiamo la sostanza universale e se

per atomo intendiamo le unità fisiche inscindibili e motili: si

chiamino pure poi particelle, molecole, atomi corporei quelle

unità complesse; le quali nella teoria termica di Clausius essendo

                                       25

allo stato di gas perfetto non oscillano più attorno a posizioni

determinate di equilibrio, ma invece si muovono uniformemente

in linea retta, finché incontrano altre molecole gasose o una pa-

rete impenetrabile, secondo l'ipotesi di Bernoulli ammessa pure

da Rankine. Ed appunto perché sono unità complesse Clausius

pensa che in pari tempo avvengano vibrazioni nel loro interno,

e ciò anche considerando queste siffatte unità atomiche come

rigide. Dunque nulla avrei a ridire, se ciò non mi sembrasse in

contradizione con quella specifica qualità dell' Etere in antece-

denza dichiarata da Lodge, cioè : « essere esso un perfetto corpo

omogeneo, incompressibile e continuo, cioè incapace di essere

risolto in elementi semplici o atomi : imperocché esso è conti-

nuo e non molecolare. Non vi è altro corpo, di cui noi possiamo

dire similmente e quindi le proprietà dell'etere debbono essere

in qualche cosa diverse da quelle dell' ordinaria materia. Ma qui vi

è ben piccola difficoltà nell'immaginarci una sostanza continua,

appunto perché la natura molecolare e discontinua dell'ordine

materiale in nessun modo è evidente ai sensi, ma è un'infe-

renza abbastanza difficile. »

     E riguardo a quest' ultima frase io penso che finora negli

studii vostri dai primi elementi di fisica ad oggi di una cosa do-

vete essere rimasti ben convinti, cioè che la discontinuità è una

proprietà generale dei corpi solidi e liquidi, e che lo stato gasoso

dimostra in tutti i suoi fenomeni l'indipendenza assoluta delle

molecole da ogni coesione. E la teoria dinamica fonda sulla di-

scontinuità non soltanto la spiegazione dei fenomeni di moto mec-

canico, ossia di traslazione; ma anche quella dei fenomeni di

ondulazione sia longitudinale che trasversale. Ora l'Etere desti-

nato specialmente alla spiegazione dei fenomeni luminosi on-

dula: quindi vibra e per vibrare occorrono particelle separate,

distinte, legate riguardo a punti di equilibrio, ed infine spazio,

 cioè possibilità di moto. Adunque vi è non una piccola, ma una

 somma difficoltà a concepire un corpo continuo, che sia desti-

 nato alla funzione di ondulare : e non sono razionali o positive

le prove, con cui Lodge ci invita « a cercare di realizzare l'idea

 di una sostanza perfettamente continua, sottile, incompressibile,

 invadente tutto lo spazio e penetrante fra le molecole di tutti i

                                              26

  corpi ordinarii, che sono come incastrati in essa e connessi fra

  loro per suo mezzo. E noi dobbiamo riguardarlo come il solo

  mezzo universale, che trasmetta tutte le azioni fra i corpi. »

       Inoltre sembrami abbastanza curiosa la seguente distin-

  zione posta da Lodge, cioè « che il suono sia propagato da

  escursioni dirette e per conflitti degli atomi della materia ordi-

  naria; ma la luce non si propaga siffattamente. » E perché? a

  causa delle vibrazioni trasversali? ma quest'antica obiezione è

  contradetta per esempio dalle vibrazioni trasversali dell'acqua :

  dunque ciò sarà a causa dell'immensa velocità di trasmissione,

  che è di metri 3 X 1O8 al 1”, velocità invero grandissima ri-

  guardo a qualsiasi altra trasmissione di moti ondulatorii : ma

  bisognava dare la ragione di ciò e questa manca. Invece, posto

 che i corpi, le molecole siano incastrate nell'Etere continuo ed

 incompressibile, come avviene il moto molecolare dei corpi ordi-

 narii, per esempio, la conduttività termica ed i necessari! con-

 flitti fra loro? Ed ancora: Lodge, come i suoi antecessori,—

 vedi nella mia Sinopsi fusinierana, Foligno 1874, parte seconda,

 il Saggio critico dell'opera L'unità delle forze fisiche del P. Angelo

 Secchi — ammette una maggiore o minore densità nell'Etere

 interstiziale: io non posso spiegarmi questa supposizione in un

 Etere, che viene dichiarato continuo, senza parti, incompres-

 sibile.

      La necessità dell'ipotesi eterea viene da Lodge difesa nel

 seguente modo. Dopo avere ricordato la teoria dell' energia ci-

 netica dei gas fondata sul principio delle velocità molecolari, vi

 si dice: « la spiegazione del modo di agire dei gas in questo

 modo è così semplice e soddisfacente e d'altra parte è così certo

 questo essere il vero modo di agire dei corpi, che noi siamo

naturalmente tentati di chiederci se questa teoria-proiettile non

sia la chiave dell'Universo, e se ogni modalità di azione non

possa essere estratta da questa ipotesi di atomi ciecamente mo-

ventisi in ogni direziono e con piena indipendenza di ognuno,

eccetto quando si collidono.... Nondimeno è difficile intendere

che cosa siano gli atomi in sé stessi e come essi possano entrare

fra loro in conflitto e separarsi l'uno dall'altro senza aver sof-

ferto una compressione, e quindi avere agito nel separarsi come

 

 


 

 

due sfere elastiche: è diffìcile avere ragione dell'elasticità delle

veramente dure ultime particelle. E se gli atomi non sono sif-

fatte dure particelle, ma sono elastiche e compressibili, di che

cosa sono essi composti? Noi dobbiamo di nuovo ricominciare

da capo e spiegare la coesione e 1' elasticità fra le parti degli

atomi. »

     Voi tutti avete imparato da tempo a sciogliere questa diffi-

coltà, che sempre viene fatta alla teoria atomica. A tal fine ri-

cordate che il fatto dell' elasticità eccitata in sfere elastiche per

compressione è sempre opera dei conflitti eccitati in maggior

numero fra le particelle di esse sfere, ossia fra le unità fìsiche

della massa corporea, e che queste unità fisiche sono quelle

stesse, che operano nei gas per conflitto: quindi esse agiscono

come dure ed incompressibili. La loro costruzione poi in massa

coerente è il risultato di ciò che tutte, essendo omogenee e do-

tate di eguale energia cinetica, trovando eguali impedimenti a

proseguire nei loro liberi cammini restano insieme movendosi

ciascuna in una traiettoria poligonale, ossia determinando

fra loro equilibri dinamici per il principio dell'indipendente coe-

sistenza dei minimi moti nella stessa particella. Ora è ad alte-

rare questi equilibri che accenna la compressione fra due sfere

e l'elasticità è la reazione reciproca opposta, che diviene effi-

cace al cessare della causa comprimente, per cui riprendono la

primitiva loro posizione di equilibrio. Ma questo ritorno non av-

viene istantaneamente: imperocché il lavoro fatto in diminuire

la discontinuità determina un lavoro interno ad aumentarla e

così nascono le vibrazioni.

     Ricordate la formola stata studiata per indurre la natura di

un'oscillazione di una particella isolata in posizione di equilibrio

dinamico per una causa qualsiasi e sopra la quale una causa

esterna agisca per alterare questa posizione: abbiamo avuto

r === ya == phi a/m=1/2mvquadro, e quindi un successivo passaggio ed al-

terno della forza viva dallo stato attuale allo stato potenziale,

e quello della forza di equilibrio dallo stato potenziale all'at-

tuale.

     Riguardo poi alla dimanda come le particelle o unità fisi-

 

                                       28

che, essendo dure, possano per conflitto rimbalzare noi rispon-

diamo in prima che anche l'elasticità eccitata nell'urto fra due

sfere elastiche deriva da questi stessi conflitti, che si operano

frale particelle nella loro discontinuità, quando per la compres-

sione sonosi fatte contigue: poscia ripetiamo che nel conflitto

non vi è contatto temporaneo fra due particelle, ma soltanto

mancanza istantanea di spazio, cioè di possibilità di muovere in

quella direziono; e quindi muta la dirczione del moto, ma non

cessa il moto nella sua traiettoria pure un istante. E ciò serva

di risposta all'obbiezione di Lodge: ma quest'obbiezione ricade

sulla stessa sua ipotesi, sia perché il suo etere continuo, omogeneo

ed incompressibile non potrà ondulare se non è in stato elastico,

ed è assurdo pensare un' ondulazione senza una causa elastica

o gravitante: sia perché il Lodge pone in vibrazione gli atomi

corporei rinchiusi nell'etere; anzi sono questi atomi vibranti,

che determinano le onde eteree in ogni direzione. Inoltre ogni

atomo elementare ha un proprio numero di vibrazioni nell'unità

di tempo: ma anche qui Lodge si è dimenticato dirci come sia

stata eccitata questa vibrazione nell'atomo: però sulla fine della

Conferenza, richiamando l'ipotesi di W. Thomson dice che gli

atomi corporei sono vortici formati in un fluido perfetto, sono

vortici eterei, ed esclama: « non è ancora provato che ciò sia

vero, ma ciò non è superbamente bello? una teoria, di cui si

oserebbe dire che merita di essere vera. » Sia; ma, se gli stessi

atomi corporei sono vortici eterei, noi abbiamo più ragione di

dire col Monismo scientifico che gli elementi dell'etere sono la

stessa sostanza materiale dei corpi, e che l'etere è la somma o

massa elementare, da cui vengono i corpi ed in cui i corpi si

sciolgono: insomma l'etere è una diffusione attenuatissima delle

particelle corporee e non ha alcuna delle proprietà particolari

e singolari, di cui gli eteristi lo adornano. Ed in questo senso,

ma solo in questo senso, potrei assentire con Lodge che l'elet-

tricità sia lo stesso etere, e quindi ne sia conseguenza la corre-

lazione fra luce ed elettricità; ma poscia bisogna dissentire nel

resto: per Lodge l'elettricità è l'etere rinchiuso nei corpi, un

etere più denso; mentre che l'etere libero nello spazio è con-

duttore dell' elettricità. Imperocché anche Clerk Maxwell disse

                                     29

essere l'elettricità, che propaga la luce. Ora le esperienze e gli

studii fatti da noi sull'elettricità vi hanno convinti, io spero,

dell' enunciato teorico che l'elettricità è una polarizzazione delle

molecole dei corpi: la quale polarizzazione è permanente, fin-

ché dura la tensione elettrica, come è permanente nel ferro,

finché dura lo stato magnetico; ma è istantanea, sebbene si

rinnovi continuamente, nelle correnti elettriche: ciò posto, fin-

ché vi è la polarizzazione non si mostrano fenomeni luminosi.

Ma quando cessa la polarizzazione nel campo elettro-magne-

tico, allora si hanno fenomeni luminosi, perché, come nel con-

flitto degli atomi fisici eccitati per compressione esercitata sulla

massa si producono fenomeni elastici cessata la compressione,

così nel cessare della polarizzazione, che rappresenta una data

forza cinetica potenziale, questa si converte in attuale, e da

ciò le vibrazioni luminose. Quando poi la forza viva, che ec-

cita la polarizzazione, è troppo intensa le particelle del mezzo

in parte si pongono a vibrare, come una molla troppo inflessa

si spezza, suona e rimbalza: da ciò i fenomeni termici e di

incandescenza nei reofori. E qui mi fermo; non occorre con-

chiudere che noi non accettiamo 1' etere anche così splendida-

mente difeso da Lodge e purificato da tanti altri attributi illo-

gici, che gli si davano.

                                        VI.

     Studiarne ora la composizione del Mezzo sidereo senza

l'etere e senza il fondamento dell'ipotesi di Siemens, cioè che.

la radiazione del Sole dissoci gli elementi più complessi di esso.

Che lo spazio sia ovunque rappresentato da materiali corporei

non vi è ragione alcuna di dubitarne: abbiamo già detto che

l'ipotesi di un etere specificamente distinto dal materiale cor-

poreo è un assunto gratuito, una delle ultime reliquie dell'On-

tologismo del secolo XVIII. Finché non sarà provato che una

massa sommamente dissociata sia positivamente incapace di

produrre le vibrazioni trasversali luminose, non vi è alcun bi-

sogno di ideare una speciale materia a fare questo compito,

specialmente quando è dimostrato ad evidenza il principio della

                                       30 —

correlazione delle energie fìsiche. Ma non ne viene però che i

 corpi esistano nel Mezzo sidereo nelle stesse condizioni che

 nelle atmosfere planetarie e stellari. Poiché, dovendo trasmet-

tere le radiazioni vibratorie, esso deve avere un'assaissima ten-

 sione e quindi un'estrema disintegrazione. Ora, se ammettiamo

 che la materia corporea esista nell' Universo qui in forma di

sfere condensate, altrove come massa sommamente rarefatta e

che le atmosfere degli astri vadano gradatamente attenuandosi

sino alla somma rarefazione del Mezzo sidereo, si avranno

conseguenze ben diverse da quelle indotte da Siemens.

     L'ipotesi nebulare insegna che la massa solare una volta

era disseminata nello spazio : quando la maggior parte di essa

si aggregò in una massa contratta, il residuo seguitò ad occu-

pare lo spazio primitivo esteriore in una condizione assai più

rarefatta della primitiva massa nebulosa. Ora da questo con-

densarsi e rarefarsi dei gas risulta che il gas condensato si ri-

scalda ed il rarefatto si raffredda, e questo indipendentemente

da scambio di temperatura mobile. In un caso una parte della

caloricità assoluta espressa dal moto molecolare rettilineo si fa

moto termico con passaggio dell' energia cinetica dallo stato

attuale al potenziale, cioè diminuisce la lunghezza del libero

cammino, aumentano i conflitti e le particelle compongono in

orbite chiuse i loro moti m parte aperti: l'inverso avviene

nell'altra parte, cioè si ampliano le orbite termiche con pas-

saggio dell'energia cinetica dallo stato potenziale all'attuale.

     L'analisi spettrale negli spettri di assorbimento ci porge il

modo di studiare anche la composizione chimica dei gas freddi

e delle atmosfere stellari e da ciò di indurre l'età dei Soli; im-

perocché sapendo per es. che le stelle gialle e più le rosse hanno

il vapore acqueo, ci viene detto che queste sono le più vecchie.

Altrimenti poi Huggins dimostrò che vi è una serie di vere Ne-

bulose, cioè di masse materiali, che realmente non si scindono in

stelle e che sono formate di gas incandescenti, fra cui primeg-

gia l'idrogeno. È vero però che queste nozioni non abbiamo per

una perfetta induzione dai fatti, essendo una pura analogia di

fatti quella per cui giudichiamo dal nostro sistema solare quello

degli altri astri: la stella più vicina a noi è sempre distante

 

 


 

 

                                           31

                            

225 mila volte il raggio medio della nostra ecclittica e bisogne-

rebbe avere istrumenti cento mila volte più potenti per vederla

grande come è visto il Sole ad occhio nudo.

     Ma le analogie indicate dall'analisi spettrale sono assai po-

tenti, esse hanno un valore logico di una irresistibile evidenza:

e queste analogie ci dicono che la composizione di questi corpi

è proceduta dalie masse meno dense alle più dense. Adunque in

contrario a quanto asserisce Siemens, l'ipotesi nebulare importa

che nell'Universo vi è rimasto parte della massa materiale che

preesisteva alla sua condensazione in astri e loro dipendenze: e

questo è il Mezzo sidereo più rarefatto poscia che prima, quindi

più attivo e libero : e ciò implica che nelle particelle di questo

Mezzo vi è ora una maggiore capacità termica rappresentata da

orbite più ampie in corrispondenza alle minime temperature di

esso. È conseguenza legittima che siavi pure in ciascuna parli-

cella del Mezzo una maggiore energia cinetica rappresentata

dalle loro attuali velocità molecolari: quindi che vi avvengano

conflitti più intensi, il cui effetto è di natura elastica, cioè rim-

balzo e prosecuzione dei liberi cammini; dunque vi abbiamo i

due elementi necessari! al moto ondulatorio, elasticità e densità

secondo la formola newtoniana v ==  radice di e/d.

 Questa dottrina èstata sempre da me seguita, da che insegno in questa scuola:

essa è il precipuo fondamento dei nostri studii sperimentali sulle

azioni molecolari ed ogni qual volta ne ho avuto occasione 1' ho

dichiarata nelle mie pubblicazioni, e specialmente per ciò che

riguarda il Mezzo sidereo consultate il mio Sommario delle Le-

zioni di fisica, 1875, § 240 e seg.

     Ma perché sentiate altra voce su questa dottrina vi leggerò

alcune pagine di uno scritto recente dell'americano Charles Mor-

ris {Nature, n. 693).

     “ L'ipotesi nebulare insegna che Sa massa ora concentrata

nei Soli e pianeti era una volta più ampiamente dispersa, cosic-

ché la sostanza di ciascuna sfera occupava una assai conside-

revole estensione di spazio. Essa inoltre dichiara che la massa

del sistema solare era una nube nebulosa, che si estendeva al

di là degli attuali limiti del nostro sistema. Da questa condizione

                            — 32 —

primitiva ne venne l'attuale condizione degli astri per opera di

una continua concentrazione della massa. Ma a questa concen-

 trazione si opponeva costantemente l'energia termica delle par-

 ticene, cioè il loro momento centrifugo. E questo momento po-

 teva soltanto essere tolto via da una ridistribuzione dell'energia

 mobile. Se, per es., il medio momento delle particelle della Ne-

bula era equivalente alla loro energia di gravitazione, allora una

parte di quella energia doveva raggiare o traslocarsi al di fuori

prima che le particelle interne potessero essere ritenute prigio"

niere dalla gravitazione. La perdita di un momento interno do-

veva essere correlativa con l'aumento di un momento esterno.

Questa è una necessaria conseguenza della relazione termica

delle masse. Come una massa si condensa, la sua capacità pel

Calore diminuisce e la sua temperatura si innalza: quindi deve

costantemente prodursi una differenza di temperatura fra le parti

più dense e le più rarefatte di una nebulosa, e l'eguaglianza di

temperatura non può essere rinnovata che per opera di radiazione

termica. Questa radiazione continua ancora e deve continuare

sino a che cessi la condensazione e la temperatura delle sfere

e dello spazio siano divenute eguali : ma ciò equivale a dichia-

rare che col diminuire del momento termico delle particelle

delle sfere aumenta il momento dello spazio infrasferale : e se

al principio le energie centripeta e centrifuga della massa erano

quasi eguali, esse devono essere divenute diseguali, la centripeta

divenendo eccessiva nelle masse sferali e la centrifuga nelle

masse dello spazio. Così, mentre una parte della massa nebulare

ab initio ampiamente diffusa perde il suo Calore e diviene per-

manentemente fissa per opera dell'attrazione, un'altra porzione

aumenta di Calore, diviene sempre più indipendente dalla gra-

vitazione ed assume uno stato di una diffusione nebulare assai

maggiore che ab initio. Le sfere condensandosi spogliano lo spa-

zio soltanto di una parte della massa, che dapprima aveva e

lasciano il restante più tenuamente diffuso che prima. Le sfere

nella loro concentrazione hanno emesso e tuttavia emettono

ampiamente l'energia di moto. Ma quest'energia si conserva nello

spazio come moto nelle particelle della massa, le quali perciò si

premono fra loro e cercano di estendere i loro limiti con vigore

                            — 33 --

in aumento, cosicché l'elasticità della massa infrasferale costan-

temente aumenta. Alla prima si potrebbe immaginare che un

tale eccesso di energia termica nella massa dello spazio rispetto

a quella della sfera debba mostrarsi come temperatura. Ma bi-

sogna ricordare che la temperatura in nessun modo misura il

calore assoluto dei corpi. La condensazione aumenta, la rare-

fazione diminuisce la temperatura, ma ciò non determina neces-

sariamente un mutamento nel loro Calore assoluto. »

                                        VII.

     Ora avete una nozione esatta come siasi costituito il Mezzo

 sidereo: e questo Mezzo per opera del moto ondulatorio è via

di comunicazione fra gli astri: ma rimane esso inalterato? serve

esso di nutrimento ai Soli? è permanente o si rinnova?

     Poniamo bene la questione. Sia pure il Mezzo sidereo il re-

siduo della massa, che ha formato le stelle: in appresso poco a

poco questo Mezzo andò ed andrà diminuendo per lenta e suc-

cessiva gravitazione verso gli astri, che viaggiano in esso: co-

sicché, se non possiamo ammettere l'ipotesi di Siemens, potremo

sempre dimostrare che 1' energia termica del Sole si conserva

per opera di alimento avuto dal Mezzo sidereo, anche non te-

nendo conto dell' ipotesi meteorica di Mayer e W. Thomson. A

ciò fu risposto osservando che l'energia cinetica delle particelle

materiali resiste all' attrazione di queste da parte delle sfere.

Imperocché nessuna particella può a lungo proseguire nel suo

libero cammino, posto che questo sia in direziono di una data

sfera : sapendo che i continui conflitti variano costantemente la

direzione dei moti molecolari. Ma il moto di ciascuna particella

è però proseguito indefinitamente dalla serie di particelle del

mezzo, le quali si trovano in quella direziono; da ciò ne viene

il principio già altrove ricordatevi che i moti atomici e moleco-

lari sono moti centrali, cosicché ogni causa fisica è quella che

ha natura di forza centrale: e qui ricordate ancora che nella

prima lezione del Corso fu dimostrato che per ora tutte le forze

centrali, che noi conosciamo per mezzo delle loro misure, ri-

                            — 34 —

spendono alla formola newtoniana f=phi per mm’/d2.

 Ma di questa generale corrispondenza abbiamo avuto più chiara idea, quando

fu' studiato il grande concetto del principio di Huyghens sulla

natura del moto luminoso. Da quanto sopra però non si deve

inferire contro la probabilità, che alcune particelle, il mezzo

non essendo omogeneo, possano in alcuni istanti diminuire la

energia cinetica e trovandosi immediate presso le orbite delle

atmosfere solari non possano cadere a farne parte: ma se queste

pèrdono parte della loro energia cinetica, ciò è segno che altre

particelle l'hanno aumentata e per ciò stesso si moveranno come

se ripulse e non attratte.

     Ma in tal caso, dirà alcuno, siano pure minime le parti-

celle attratte, la conservazione dell' energia termica del Sole si

farà a costo dell' aumento di sua massa, e quindi si protrarrebbe

soltanto ad un tempo più lontano la perturbazione e rovina

finale del nostro sistema. E qui appunto per contrabilanciare

l'acquisto con altrettanta perdita richiamerò di nuovo alla vo-

stra memoria la funzione dell' energia distensiva. Imperocché

sappiamo che, per il fatto stesso di un' avvenuta attenuazione in

loro, le masse aumentano in intensità diffusiva e si attenuano

 ancora più separandosi sino a disgregarsi nelle coerenze fìsiche,

 e quindi si scindono anche le singole particelle complesse e si

 riducono in unità o molecole elementari : e le esperienze ci

hanno mostrato che ciò avviene non solo nella formazione delle

lamine sottili sempre più attenuate in ciascuna successiva unità

 di superficie quanto più si distendono sopra ampia superficie

 acquea o altra, che serva di supporto; ma ciò avviene anche

 ponendo una piccola massa entro di un mezzo liquido o aeri-

 forme. Dunque questa dissociazione operata per causa della di-

 stensione dimostra sia la possibilità che il Mezzo sidereo venga

 formato da particelle elementari e non da particelle complesse,

 sia la possibilità che il Sole e gli Astri se ne nutrano con pro-

 fìtto nei loro moti nello spazio sidereo, senza che venga alte-

 rata la costituzione del Mezzo sidereo o aumentata la loro

 massa.

     Non ho timore che avvenga in proposito quanto gli illustri

 

 


 

 

professori Balfour Stewart e Tait hanno predetto nel loro celebre

libro L'Univers invisible: études physiques sur un état futur. Pa-

ris 1883. Essi credono avere dimostrato che per l'ineguaglianza

delle trasformazioni delle energie fisiche da attuali in potenziali,

sebbene l'energia universale resti la stessa m quantità, nondi-

meno essa diviene sempre meno utilizzabile. La tendenza del

calore verso l'eguaglianza conduce fatalmente il sistema degli

atomi alla rovina. Perché in virtù delle attuali leggi fisiche ac-

cadranno ad immensi intervalli dirompo possenti catastrofi in

causa degli incontri dei Soli morti. Ed in un avvenire ancora

più lontano i mondi crescendo sempre più in grandezza e dimi-

nuendo in numero sino all' esaurimento completo dell' energia e

di ogni moto visibile, si avrà l'eterno riposo. Ed allora? allora

vi sarà il regno dell'Universo invisibile. Io dico che l'energia

distensiva penserà essa a prolungare ancora all' indefinito l'esi-

stenza dell' attuale Universo ed a ritardare l'arrivo di questa

Nirwàna.

                             VIII.

     Ed ora veniamo al termine, determinando quale conclusione

dobbiamo trarre dalle cose dette. Io accetto da Siemens la di-

chiarazione che è immaginario l’ Etere, dì cui si fa pieno lo spa-

zio sidereo: quindi ne conchiudo essere tanto più immaginario

l'Etere interstiziale o l'Etere continuo, omogeneo, incompres-

sibile perché non atomico. E di questa cosa mi rallegro: perché

pochi sono gli scienziati, che in nome della Teoria dinamica

contradicano l'Etere, ed io mi penso fra gli scienziati italiani di

essere stato fra i primi per data a combattere la nozione del-

l'Etere come non induttiva ne sperimentale. Così pure riguardo

all'ipotesi nebulare, la quale da molti anni mi servì nelle mie

lezioni geologiche alla nozione cosmogonica della Terra, abbiamo

veduto come ormai sia generalmente ammessa, sebbene Siemens

ne abbia tratto la falsa conseguenza che l'ipotesi di Laplace

supponga vuoto lo spazio.

     Infine abbiamo veduto, come legittimo corollario della

detta ipotesi e delle leggi generali della Fisica, che lo spazio

                                36

sidereo è pieno di masse attenuate corporee; e se rimane in-

certo che celesta attenuazione derivi anche dall' azione disso-

ciante delle radiazioni stellari», specialmente per la nostra Scuola

non è dubbioso che per azione dell'energia distensiva il Mezzo

sidereo risulti composto di particelle elementari in possesso di

una massima velocità molecolare o Calore con poco o quasi

nulla di temperatura, che è l'effetto risultante, quando parte

della velocità molecolare di una unità fisica passa allo stato

potenziale.                  -

     Io mi confido che gli studii fatti da Voi in questa Scuola,

miei cari ed egregi Giovani, vi pongano in grado di meditare

in appresso sulla nozione di un Mezzo sidereo. E con questa

fiducia vi saluto, ringraziandovi della vostra benevola atten-

zione.

Perugia, 29 giugno 4883.

Prof. ENRICO DAL POZZO DI MOMBELLO.