Ondametro Towsend
Questi ondametri sono fabbricati, in origine, dalla ditta Muirhead&C su brevetto del prof. J.S. Towsend. Sono stati usati estensivamente durante la prima guerra mondiale ed erano specialmente progettati per essere leggeri, portatili e per mantenere la loro accuratezza anche nelle condizioni più difficili.
Il N° 122 era il modello per lunghe portate e copriva da 300 a 4000 metri.
Il N° 67SB ( da 1000 a 2000 metri) era adatto alle frequenze basse della radiodiffusione.
Il N° 67L ( da 320 a 1400 metri) per la gamma alta della radiodiffusione.
Gli strumenti erano calibrati a norma N.P.L. e garantiti esatti.
Nei primi tempi della radio, non esistendo scelta di strumenti, l'ondametro aveva grande importanza. Probabilmente fu il primo strumento progettato esclusivamente per l'operatore radio. Molti di questi strumenti sono ancora esatti dopo 80 anni.
In questi modelli la sintonia è ottenuta con un variometro e, per mezzo di un interruttore a due posizioni si potevano connettere i due avvolgimenti del variometro in serie od in parallelo e con un dispositivo indice del tipo ad innesto, inserendolo a destra o a sinistra della scala, si inseriva u no un condensatore che estendeva la gamma come mostrava la scala rotante.
La scala era calibrata direttamente in metri ed a copertura piuttosto lineare.
Il variometro stesso è costituito da un rude telaio di legno dal quale non ci si aspetterebbe tanta accuratezza di misura.
Un commutatore permetteva di inserire Buzzer e lampadina e, quando si toglieva la lampadina un interruttore di corto ricostituiva la continuità al circuito del trasmettitore a cicalino.
Abbiamo visto che nei primi anni della radiotelegrafia, lo strumento più pratico per conoscere la frequenza trasmessa od impostata per la ricezione era l'ondametro. Nei laboratori scientifici si potevano usare strumenti ancor più precisi come il cimometro???? di Fleming ma erano impraticabili per il medio radiotelegrafista.
Gli ondametri in questione consistevano in un circuito risonante formato da una bobina ed un condensatore , la prima accoppiabile a distanza con campi elettromagnetici di trasmettitori o con l'antenna del ricevitore quando era in funzione il cicalino. Ci poteva essere un'induttanza variabile (variometro) con un indice tarato in frequenza od in lunghezza d'onda, od una induttanza fissa ed un condensatore variabile le cui gradazioni si riferivano ad una tabella disegnata in laboratorio, di corredo allo strumento, nella quale si leggevano i valori di cui sopra.
Nel caso della verifica di una trasmittente, il campo generato veniva indotto nella bobina e, durante l'esplorazione della scala indicatrice, quando il complesso L-C risuonava con la frequenza trasmessa si notava l'accensione dell'apposita lampadina.
Per verificare un ricevitore si attivava la cicalina che generava un largo spettro di frequenza. Il circuito risonante faceva passare solo quella a cui corrispondeva e quando il ricevitore dava il massimo era segno che era accordato sulla frequenza segnata dall'ondametro.
Nel caso di segnali di deboli intensità era previsto l'uso di ondametri che in luogo della lampadina avevano un rivelatore a cristallo ed una cuffia. Il cristallo era spesso a carborundum, dato l'uso rude che impediva l'uso di rivelatori più sensibili ma delicato come la galena od il Perikon, che, peraltro venivano talvolta usati. Il carborundum avrebbe avuto bisogno di una polarizzazione, problematica in un semplice ondametro e così ci si contentava di una sensibilità inferiore a quella possibile col regolare circuito. Questi ondametri possono essere usati anche come un preciso ricevitore a cristallo per misurare la frequenza di trasmissioni lontane.
Con questo strumento si poteva trovare anche la frequenza di una stazione che stavamo ascoltando in un ricevitore, facendo agire al cicalina e regolando l'ondametro fino a che il rumore risultante dal cicalino si sovrammetta con la stazione in questione.
E' da notare un uso strano della cuffia, con un terminale staccato, quando non si voleva influenzare il circuito trasmettitore con il carico dell'ondametro. La cuffia andava però connessa in parallelo al cristallo.