vedi rimando, in fondo
L'OTE di Firenze è erede della qualità e del prestigio delle antiche Officine Galileo, originarie esse pure di Firenze a fine '800.
La sua avventura cominciò intorno al 1955 con una apertura nell' elettronica, risultante nella costruzione di apparecchiature elettromedicali, militari ed addirittura missilistiche. Negli anni '60 si cimentò anche nella costruzione di apparecchi radio professionali tra i quali quello in questione che partecipò ad un concorso per delle forniture a vari Enti e che voleva essere emulo dei campioni di allora, come URR390, Racal RA17 e Rhode EK 07 . Diversi OTE R7 furono forniti alla Marina Italiana e sembra abbia servito anche sulla Vespucci.
Questa avventura si collocò in un punto preciso dell'evoluzione tecnologica della radio che, praticamente, non ha mai avuto punti di stasi , se pur troviamo qualche sosta che ci consente di descrivere qualche apparecchio, diversamente che nelle recenti realizzazioni: le nuove tecniche digitali sviluppate fin dagli anni '90 hanno uno sviluppo così rapido e rivoluzionario tale che la descrizione di una tecnica che muta repentinamente. Il prepotente aumentare della velocità dei processori (tanto nell'hardware che negli algoritmi) ci ha fatto vedere prima i sintetizzatori, poi la audio frequenza digitale; dopo ancora questa tecnica fu applicata all'IF, poi nella la RF ed ora siamo alle radio software oriented.
Il ricevitore, di puro orientamento militare, era una bestia da 60 Kg, con scala a pellicola:7 metri di pellicola che copriva le 10 onde, con lettura uniforme con divisioni da 1 Kcs. Mancava la gamma onde medie cadendo questa sulla seconda media frequenza. Le conversioni potevano essere una o due con un complicato gioco di quarzi ed una particolarità originale:
Gli oscillatori di conversione per la seconda media frequenza erano quattro in funzionamento continuo in stand by: si dava l'anodica al circuito scelto al fine di evitare una più complicata commutazione del circuito per intero. Questi oscillatori avevano il compito di portare la prima media frequenza che era variabile da 3 a 6 mega fino alla tradizionale di 455 Kc, usando filtri meccanici Collins (oppure dei ceramici della Clevite)ed uno a cristallo della Rotron. Il problema e che ognuno era sintonizzato con una sezione del variabile comune che , tra sintonia di RF ed oscillatori diventavano ben nove. All'uscita del primo convertitore un potente filtro passa basso a 6,5 MHz.
filtro passabasso
L'altra particolarità che dava dei punti in favore a questo ricevitore era la possibilità di ricevere l'SSB senza bisogno dell'apposito convertitore, necessario invece ai ricevitori in concorrenza dei quali abbiamo parlato. Questi ultimi usavano per questa tecnica il BFO della CW spostandosi di frequenza in relazione alla banda passante. L'iniezione del BFO era sul diodo di rivelazione, sistema molto rude che dava problemi di AGC e costringeva spesso ad abbassare il livello dell'RF. In questo ricevitore invece, analogamente ai coevi ricevitori dell'Ammiragliato britannico, il convertitore era quello cosiddetto a prodotto, praticamente identico ai mixer d'ingresso nei quali il segnale ed oscillatore entravano su due griglie diverse di una convertitrice.
Onestamente esistevano già potentissimi mescolatori a diodi al germanio che vediamo già a metà anni '50 nella strumentazione e che poi, coadiuvati da trasformatori a larga banda, portarono ai rivelatori a doppio bilanciamento i quali risolsero tanti problemi di intermodulazione e fecero fare ai ricevitori un bel salto in avanti.
Qui si era ancora alla prima conversione in discesa, uno o due amplificatori in RF con 3-5 stadi accordati. L'immagine rimaneva a -60, 20 o 30 dB peggiore dei futuri ricevitori con prima media frequenza situata oltre la gamma ricevibile ( Il RACAL RA17 aveva già questa particolarità da 10 anni).