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OREM

II sig. Di Martino, con il supporto finanziario di alcuni soci, creò nel 1945 con criteri gestionali inusitati per i tempi, la O.R.E.M. (Officine Radio Elettriche Meccaniche). Gli uffici erano in via Durini 5 a Milano e lo stabilimento a Villa Cortese (Legnano).
Infatti, venendo incontro a nuove concezioni sociali, adottò il principio della compartecipazione della maestranza alle fortune dell'azienda. Questi imprenditori/lavoratori, uno scelto gruppo di artigiani, entrò a far parte della struttura padronale, condividendo gli utili o, naturalmente, le perdite.

La produzione era predisposta per la fabbricazione di condensatori variabili, trasformatori per tutti gli usi, cestelli e nuclei per altoparlanti, gruppi MF ed AF, impianti completi e parti per i dilettanti.
Nel campo dei ricevitori completi troviamo "il Patriota". Questo apparecchio venne venduto, con speciali condizioni e combinazioni, agli ex partigiani e Volontari della Libertà. Altri ricevitori ebbero nomi di musicisti italiani, come Bellini. Un grande radiofonografo fu dedicato a Verdi.

 

 PHONOLA

Durante la guerra Phonola produsse per Crosley, Siemens e Minerva. Non risulta che Phonola abbia prodotto apparati militari. Alla ripresa dopo il conflitto costruì per Siemens, Philips, Minerva e Grundig. Produsse anche con il marchio KOSMOVOX. Per la catena distributiva REFIT, F.I.M.I. produsse il marchio PANRADIO.

Agli inizi degli anni '50 la produzione comprese i primi televisori, perdendo però molto dello smalto iniziale. Negli anni '60 costruì filodiffusori per quasi tutte le marche.

Nel 1969 FIMI fu acquisita da Philips , concentrandosi nella produzione di monitor ad alta tecnologia, in particolare per il settore medicale.

Nel 2010 BARCO, leader mondiale nel settore dei "digital imaging", ha acquisito FIMI Saronno.

 

 


Brevetto Mastini.

Il dott. Domenico Mastini, eclettico inventore romano, iniziò a collaborare con la Phonola attorno al 1937, presentando l'apparecchio radio a gettone (Radiomoneta) che rimaneva in funzione per un tempo programmato, proporzionale alla "moneta" inserita in una apposita gettoniera collegata alla alimentazione della radio. Per questa soluzione, la Phonola progetto e mise in produzione il modello 670M (M=Mastini). Il 670M era, nel progetto base, una supereterodina economica a tre valvole (con circuito reflex) per la ricezione delle onde medie. Curiosità particolare di questo modello era, tra l'altro, la valvola RT450 Zenith (pentodo finale e doppio diodo raddrizzatore di corrente). L'apparecchio subì successive varianti per renderlo appetibile anche come normale ricevitore economico (senza gettoniera).

Successivamente, il vulcanico dott. Mastini, realizzava un prototipo di radiotelefono veicolare, collegato (via radio) al posto telefonico fisso. Ma la originalità di questo progetto risiedeva nell'obiettivo di realizzare, in anticipo coi tempi, una rete radiotelefonica automatica già nel 1944 (con "cavi hertziani"). L'installazione dei terminali sulle montagne (per allora, gli attuali "satelliti") avrebbe permesso la realizzazione di collegamenti tra varie città dell'Alta Italia e quindi di tutto il territorio nazionale. Ma il progetto era troppo avanti per i tempi e le vicissitudini della guerra che stava drammaticamente finendo, sospesero lo sviluppo di questa idea avveniristica. Le successive scelte del Prof. Vecchiacchi della Magneti Marelli (un "guru" sul tema) furono, poi, diametralmente opposte (cavi telefonici interurbani) e tanto basto per affossare il tutto.

Mastini dopo avere presentato, nel 1947, alla Mostra per il Cinquantenario della Radio, tenutasi a Milano, una serie di apparati pronti per essere installati a dimostrazione della validità del suo progetto e non avendone ottenuto un meritato plauso, chiuse l'attività.

GRASSi,CORBETTA

Radiofonia Costruzione Trentina-Fratelli Grassi Trento

Costruzione di alcune "Stazione Radio Ricevente" di tipo a valvole esterne per ricezione sia in cuffia, sia in "altisonante".

Corbetta (già Radioalfa) Milano

Fondata da Sergio Corbetta agli inizi degli anni '50, produsse bobine per gli stadi di ingresso, l'oscillatore e la media frequenza che permisero, alle piccole aziende ed agli hobbisti, la costruzione di radio ricevitori a valvole ed a transistor. La ditta Corbetta si specializzo, poi, nella fornitura di scatole di montaggio (Highvox, Olympic) e gruppi di sintonia.

 

 

 

 

WATT

WATT RADIO (Fabbrica Conduttori Elettrici Isolati) di G. Soffietti & C. nasce a Torino nel 1928, il classico periodo magico per la radio in Italia. Negli anni '30 sarà un tipico esempio di produzione con un occhio al "design" che se non sconfinerà nello stile dell'avanguardia razionalista maturata nel decennio precedente, certamente indulgerà verso la forma geometrica in ogni aspetto dell'apparecchio. Il modello Ardito ne è un chiaro esempio, con la sua mascherina in legno traforato a protezione dell'altoparlante che fa da ornamento alla struttura del mobile a parallelepipedo.

Marino e Francesco Pron titolari della I.A.R. (Industria Apparecchi Radiofonici) di Torino iniziano la loro attività nei primi anni '30. La produzione è di apparecchi modesti (prevalentemente a reazione) con materiale terzi ed utilizzati secondo disponibilità di magazzino. Molto della produzione fu per conto terzi.

S.i.p.a.r. POPE

La società SIPAR, con sede a Milano, era licenziataria Philips per la produzione di lampadine. Nel 1932, perfeziona la licenza con la possibilità di utilizzare anche il marchio POPE, iniziando così la produzione di apparecchi radio e la relativa commercializzazione con marchio Pope Radio. In realtà i telai (anche se probabilmente prodotti in casa) erano derivati da quelli Philips, mentre i mobili cercavano di avere una differenziazione che li rendesse originali. L'attività durò solo cinque o sei anni e dopo il secondo conflitto mondiale non fu più ripresa. Pochi, quindi, i modelli prodotti (circa una quindicina).

".... si Mostolo Zamburlini era mio nonno, purtroppo non l'ho mai conosciuto, mio padre Alberto mi ha raccontato che il nonno (Mostolo) è morto d'infarto in una camera d'albergo a Firenze, dove si trovava per lavoro, quando lui aveva solamente 14 anni. Mio papà è ancora in salute "ottima" compirà 88 anni il 16 di gennaio e si trova in una casa di riposo a Bresso. Purtroppo mio padre non ha tenuto nessun apparecchio creato dal nonno, aveva solo qualche foto del nonno con la nonna.

Tutto quello che so è che era nato ad Agna -PD- poi era venuto ad abitare a Milano in via luosi, sua moglie (mia nonna) si chiamava Vittorina Abbatescianni ed era di origini pugliesi. Sia io che mio Padre saremmo molto interessati ad un'apparecchio costruito da mio nonno anche perchè so che oggi sono molto importanti e quotate e soprattutto per lasciare un filo di collegamento fra mio nonno e i miei figli...."

 

 NANNUCCI BOLOGNA

 

 

Nannucci Dischi, a Firenze, in piazza Antinori (storico emporio di musica, presente fin dagli anni trenta), gestito da familiari di Mario Nannucci, aveva chiuso già nove anni prima del negozio bolognese, nel luglio del 2000.

Nannucci Radio, sin dagli anni Quaranta tempio della musica in via Rondinelli (ha chiuso a fine anni Novanta) pubblicizza su "La Nazione Italiana" apparecchi radiofonici a prezzi stracciati con lo slogan "non vane lusinghe di ribassi"

I Magazzini Nannucci furono fondati nel 1936, a Bologna, dall'imprenditore fiorentino Mario Nannucci.L'impostazione originaria dell'esercizio interessava la vendita di elettrodomestici, come stufe, radio a valvole e grammofoni (vi era annesso anche un laboratorio dedicato all'assistenza tecnica). Percorrendo tale strada, il negozio ottenne la distribuzione degli articoli dei produttori Sinudyne, Saba e Grundig. Fu un punto di riferimento per gli appassionati di LP.

Nel 1966 scomparve il fondatore dei Magazzini Nannucci.

lunedì 3 dicembre 2007

I Magazzini Nannucci furono fondati nel 1936, a Bologna, dall'imprenditore fiorentino Mario Nannucci.

L'impostazione originaria dell'esercizio interessava la vendita di elettrodomestici, come stufe, radio a valvole e grammofoni (vi era annesso anche un laboratorio dedicato all'assistenza tecnica). Percorrendo tale strada, il negozio ottenne la distribuzione degli articoli dei produttori Sinudyne, Saba e Grundig.

Nel 1966 scomparve il fondatore dei Magazzini Nannucci.

 

Da peluscia sulla repubblica 2010-29 luglio

 

 

Mentre Nannucci Radio, sin dagli anni Quaranta tempio della musica in via Rondinelli (ha chiuso a fine anni Novanta) pubblicizza su "La Nazione Italiana" apparecchi radiofonici a prezzi stracciati con lo slogan "non vane lusinghe di ribassi",

 

Nannucci Dischi, a Firenze, in piazza Antinori (storico emporio di musica, presente fin dagli anni trenta), gestito da familiari di Mario Nannucci, aveva chiuso già nove anni prima del negozio bolognese, nel luglio del 2000 [25]

 

 

Arrigo Castelli è morto

Inventore del magnetofono, aprì la strada ai nuovi sistemi di registrazione

 Lugano - Si è spento all'ospedale civico di Lugano Arrigo Castelli, il celebre inventore del magnetofono, dispositivo di registrazione che ha brevettato e che fu la base della Magnetofoni Castelli, società che operò a Milano, aprendo la via ai nuovi strumenti di registrazione.

Castelli, racconta TicinoNews, aveva potuto contare sulla sua famiglia per avviare l'azienda e sviluppare i suoi dispositivi. Negli anni e con l'arrivo dei nastri magnetici, il suo dispositivo divenne più piccolo, più facilmente trasportabile. Grazie all'incontro con un industriale, Geloso, diede vita al "gelosino", magnetofono dal prezzo accessibile e, soprattutto, portatile.

L'inventore, al quale si attribuisce anche l'elettrocardiografo, negli anni '70 vide la massima espansione delle sue attività industriali in Italia ma anche in Francia, Spagna e persino Russia. Dagli anni '80 concentrò la sua attenzione sui dispositivi elettromedicali, conquistando la leadership del settore.

In una intervista dei mesi scorsi, la sorella Sarah ricorda che "Arrigo era sempre occupato a fare qualcosa. E se non faceva, si incantava a guardare per aria. Pensava. E tutti gli credevano".

 Nato a S. Giovanni Bianco, Arrigo Castelli aveva 86 anni L’invenzione nel ’47 in una cantina: catturò un fruscìo. Viveva a Lugano da anni, le industrie collegate alla sua attività sono sparse fra Milano e il Trentino, fra la Spagna, la Francia e la Russia. Ma è la sua invenzione ad aver girato davvero tutto il mondo, e anche ad averlo un po’ cambiato: Arrigo Castelli, infatti, è stato il primo a incidere rumori su filo d’acciaio. Rumori che poi sono diventate voci, filo d’acciaio che poi è diventato nastro magnetico, mentre lui brevettava un oggetto che, per la sua utilità e le sue applicazioni, sarebbe entrato nella storia: il magnetofono. Nel 1947 Arrigo Castelli ha inventato un sistema rivoluzionario, primo passo verso il moderno registratore. E Arrigo Castelli, morto ieri all’età di 86 anni, era nato nella Bergamasca. A San Giovanni Bianco in Valle Brembana, per la precisione.

A Bergamo con il papà
Castelli è morto all’ospedale civico di Lugano: nella città svizzera, dove oggi si svolgeranno i funerali, aveva vissuto a lungo. Ma quella dell’uomo che ha reso reale il sistema di registrazione è una storia geograficamente sfaccettata: da Bergamo a Verona, a Milano, al Trentino, alla Svizzera. E proprio con Bergamo, anche per un curioso gioco di coincidenze, la vita sua e della sua famiglia si intrecciano più e più volte. Arrigo Castelli è nato a San Giovanni Bianco perché lì suo padre Attilio era direttore generale delle Cartiere Cima. «Mio padre – racconta Serena, la prima dei quattro figli dell’inventore – è nato in Valle Brembana, come suo fratello Sergio.

Lì hanno vissuto diversi anni durante l’infanzia, fino a che Attilio è stato chiamato a dirigere le Cartiere di Verona. Allora tutta la famiglia si è trasferita, i figli hanno frequentato in Veneto le scuole. Ma con la Bergamasca la mia famiglia ha continuato e continua ad avere un legame speciale». Perché Liliana Nava, la ragazza che Arrigo incontra a Cavareno, in Val di Non, e che poi diventerà sua moglie, è sì una milanese sfollata a causa della guerra, ma una milanese con radici bergamasche. «La famiglia della mamma viveva a San Vigilio – prosegue Serena –. Ma non basta: il fratello della nonna, Nella San Giovanni Gelmini, è stato per anni presidente delle Arti Grafiche: si chiamava Ezio. Infine – sorride la primogenita di Castelli, che ora vive a Milano –, c’è una coincidenza che ancora ci lega: il padre di mio marito Sergio, Piergiorgio Consonni, è stato direttore amministrativo della Dalmine, e tutta la sua famiglia viveva nella Bergamasca».

L’invenzione in una cantina
«È sempre stato un tipo speciale. Mio fratello era sempre occupato a fare qualcosa, e se non era occupato stava lì e guardava per aria. Pensava. E incantava tutti», ricorda una sorella di Arrigo, Sara Magnus Castelli. E Arrigo incantava tutti, anche perché era davvero un genio. Per la famiglia (aveva quattro fratelli) durante la guerra costruisce una radio: nella villa in campagna, nel Veronese, si poteva ascoltare Radio Londra, e anche parlare con i radioamatori. Ma, più di tutto, Arrigo aveva un sogno: «catturare» la voce, registrarla su un filo d’acciaio. E ce l’ha fatta: era il 1947 e nello scantinato della casa di uno zio, a Como, ha realizzato il suo obiettivo. «La prima cosa che ho registrato – ha spiegato – è stato un fruscìo provocato da me». Poi si passa alla voce, e il magnetofono è brevettato.

A Milano, in un capannone in via Marco Aurelio, è nata la Magnetofoni Castelli: con l’aiuto dei fratelli e del cugino Castelli inizia la produzione di registratori e la sua apparecchiatura ottiene successo alla Fiera di Milano. «ll magnetofono è stato anche presentato al presidente della Repubblica Einaudi – racconta la figlia Serena, che oggi saluterà Arrigo insieme ai fratelli Patrizia, Attilio e Guido –. Papà lo ricordava spesso». L’invenzione è straordinaria, le richieste aumentano e, dalla collaborazione con il marchio Geloso, nasce il «gelosino», il primo magnetofono portatile con prezzo ala portata di tutti.

Registratori e medicina
Ma i Castelli legano il loro nome anche all’elettronica medica: poco dopo il successo, Arrigo viene contattato da padre Agostino Gemelli, fondatore della Cattolica, per sviluppare un prototipo di elettrocardiografo. Anche nel settore biomedicale si raggiunge l’eccellenza. «Negli anni ottanta, con la crisi del settore elettronico legata ai prodotti a basso prezzo in arrivo dall’Asia, si è deciso di proseguire solo in questo campo», spiega ancora Serena. Oggi la «Et Medical Devices» è leader nel settore, mentre la Magnetofoni Castelli non esiste più. O meglio, non esiste più l’industria, ma esiste la sua storia: quella segnata dal fruscìo che un giorno del 1947 Arrigo ha catturato in una cantina.

Anna Gandolfi – L’Eco di Bergamo