storia post anni '60
La radio domestica, dopo l’entrata in campo della televisione, era sempre ascoltata in quanto per molti anni la TV trasmetteva solo nelle ore serali e la massaia che faceva le faccende la teneva accesa tutta la mattina ad accompagnarla nel suo lavoro. Le finestre erano aperte e la radio si doveva sentire in tutta la casa (ed anche fuori). Almeno intorno alle una, i familiari presenti si riunivano in cucina intorno alla tavola apparecchiata ascoltando la radio. Ma, esaurite le pesanti radio in legno del tempo passato, la produzione non rispettava più la qualità acustica precedentemente consentita. L’introduzione della serie ANIE, cinque valvole molto modeste, portò ad apparecchi molto poveri, in compensato od in plastica, di risultati acustici molto modesti, persino quando fu introdotta la modulazione di frequenza. Le spese della famiglia si orientavano piuttosto nella TV e la radio fu usata più in forma portatile, se pur ancora a rete ed a valvole, di modeste dimensioni e qualità. Con l’introduzione dei transistor a metà degli anni sessanta, la qualità peggiorò ancora, se pur venne introdotta di ascoltare la partita quando eravamo al pic nic in campagna.
La produzione italiana aveva praticamente abbandonato i bei radiogrammofoni, che non erano più lo status simbol della famiglia se pure quella lacuna fosse ampliamente compensata dalla ottima produzione tedesca, di marche prestigiose, che con sei mesi di stipendio di un operaio ti dava il famoso 3D ed effetti acustici appaganti: le famose radio col vetrone, la dentiera, ed una scelta di toni ed adattamenti ai vari generi musicali. Altrimenti l’alta fedeltà di scuola americana ed inglese, col sintonizzatore di qualità separato dal preamplificatore, dall’amplificatore finale e dalle casse (in seguito l’introduzione dello stereo). I sintonizzatori avevano anche l’FM, ma la qualità e la scelta delle trasmissioni italiana era molto scarsa, rendendo però pieno onore al contenuto del terzo programma. Non parliamo poi della tarda introduzione dei programmi stereofonici e la delusione della filodiffusione.
A differenza della Germania, nella quale la radiotecnica era concentrata in poche, grandi industrie, in Italia dal ’46 con la lodevoli iniziativa privata tipicamente italiana sorsero dal disastro della guerra tante piccole industrie che, iniziando dalla produzione radio e poi ricondizionandosi a quella TV, producevano senza brevetti propri e senza ne onta ne gloria. Le grandi industrie, Safar, Allocchio Bacchini ecc, furono punite per aver collaborato con la Patria nella seconda guerra, sabotate e disperse. In particolare la Safar avrebbe dato molta noia coi suoi propri brevetti sulla televisione della quale era stata iniziatrice in Italia, intralciando l’acquisto dei brevetti americani impostici della nostra resa incondizionata nell’ultima guerra.
i primi anni ’60
Nei primi anni ’60 si viaggiò piuttosto bene. Si puntò sullo sviluppo dell’automobili con la produzione specializzata da parte di qualche ditta di discrete autoradio, mangiadischi e registratori. Nel 1964 ci fu una prima battuta di arresto nel prodigioso sviluppo italiano, rapidamente ripresosi per rimandare la crisi dell’industria radio alla decade successiva. Nel 1964 si producevano ancora valvole in quantità doppia rispetto ai transistor (intesi come componenti) e si introdussero i primi circuiti stampati anche per le valvole. Ricordiamo la loro “cottura”, analoga a quella dei mobiletti di plastica dal lato della raddrizzatrice e della finale.
Torno nella banalità degli schemi usati, senza nessuna sofisticazione come invece veniva introdotta nella produzione contemporanea persino nei Paesi del patto di Varsavia.
In conclusione vediamo la decimazione di ditte ben conosciute avvenuta dal 67 al 75, preceduta da quella anteriore e seguita da una analoga posteriore che ci porta ai giorni d'oggi. Notiamo anche che in quegli anni si sono spenti anche una buona parte dei più famosi protagonisti dell'industria radio
1967 1975
Admiral
Admiral
Ali
Augusta
Autovox
Brionvega
Brion Vega
CGE
Condor
Consul Cirt XXVII aprile Firenze
Damaiter infin
Effepi F. Poma
Eterphon INFIN
Europhon
Europhon
Euronic Europhon
FAART
GBC
GBCGeloso
Grundig
Grundig
Hudson infin
Imperial
INNO KIT
INFIN Torino
Irradio
Irradio
Melchioni (MI)
IRT
Kendall’s
Kendall’s
Kennedy infin
Kosmophon
la Voce della radio
la Voce della Radio
la Voce del padrone
Lesa
Magnadyne infin
Marcucci
Marcucci
Minerva dell’aquila
Minerva italiana
MivarRadio Var
Mivar Radio Var
Nova infin
Nuclear radio Corporation
Nuclear
Orem
Panart
Panart
Philips
Philips
Phonola fimi
Phonola
Prandoni
radio allocchio
bacchini
radiocentrale
radiomarelli
Radiomarelli
Radioson infin
Raymond infin
Refit
Seimart
Seleco
Siemens Siemens