storia dei radioamatori italiani

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il radioamatore
    
Definiamo cosa si intende radioamatore per poi farne la storia  attraverso fonti originali come le riviste d’epoca. Nelle varie epoche apparvero appellativi come amatori, radiosperimentatori, radiodilettanti e solo dopo il 1945 ho trovato il nome  “radianti” che è forse quello che meglio definisce i radioamatori di ora, che si identificano chiaramente in quanto hanno la licenza per trasmettere.
     Va tenuto presente che fin dalla unificazione della penisola, regie leggi avocarono esclusivamente allo Stato le comunicazioni a distanza, fossero Poste, Telegrafi o Telefoni e si inclusero di conseguenza le comunicazioni attraverso l’etere. In Italia non fu MAI permesso di trasmettere fino a che ottennero i primi permessi i radiodilettanti Giulio Salom ed Adriano Ducati nel 1923-24, quando all’estero i dilettanti stavano già compiendo balzi intercontinentali. Addirittura in Italia non si poteva neanche ricevere semplicemente ed  a ragione, in quanto le comunicazioni di allora, esclusivamente militari o postali dovevano rimanere segrete ed il loro ascolto era  curiosità morbosa od aveva scopo malandrino. In fondo quello che fu criticato alla scoperta di Marconi e che ne ritardò alquanto lo sviluppo, era la possibilità di intercettazione. Dopo il 1911, quando si iniziarono diffusioni circolari a grande distanza  dell’ora e di meteorologia, vedi la Torre Eiffel a Parigi, al pugnello di Osservatori meteorologici e a qualche dilettante fu all’inizio proibito di impiantare un antenna, dispositivo essenziale per ricevere le onde lunghe di allora. Nel 1913 fu concesso ma revocata la concessione dopo solo tre mesi: erano i primi venti della guerra mondiale.

CAPITOLO I

 I Pionieri del radioascolto

 ***alfani1*Padre alfani all’ascolto della T

Nota
    
Una nota: ai tempi del Fascio, dal 1927 al 1929 l’attività dei radioamatori aveva molte limitazioni imposte dal regime che poi, o per disorganizzazione o per bontà d’animo della Autorità, non perseguitarono i radioamatori nella loro attività e non avvennero ne sequestri ne arresti e nessuno fu condannato anche se beccato a trasmettere irregolarmente. Chiaramente dal 1940 al 1945 l’attività era perseguita e spiata, ma all’inizio bastava un poco di manganello e di olio di ricino, come consigliava Angeletti. Quando intervennero i tedeschi e le bande Fasciste (a Firenze c’era l’ex radiotecnico Carità) la faccenda divenne improvvisamente tragica e tanti radioamatori dettero il loro sangue per la Resistenza.
     Appena nata la democrazia di libertà se ne parlava soltanto. Le autorità divennero severissime, si fecero sequestri e più di un radioamatore passò una brutta esperienza in carcere non  riconoscendo le Autorità i permessi che addirittura erano stati dati dalle truppe di occupazione alleate. Addirittura dobbiamo a queste truppe di occupazione lo sviluppo del broadcasting con la creazione di compagnie teatrali presso le sedi radio locali, che furono sviluppate e fornite da auditori che poi mamma RAI costrinse allo sfascio. Gli anni ’50 me li ricordo: caccia alle streghe e caroselli della Celere. Poi ci si accorse che i comunisti non erano poi quella gran brutta bestia e la ragione prevalse.
     Vedi l’avventura al Caffè delle Giubbe Rosse a Firenze dei delegati ARI in visita a Firenze narrata più sopra.

 

Carlo Bramanti agosto 08