Storia della radio
italiana
l'industria nella stampa
d'epoca
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pubblicazione
CAPITOLO I GLI INIZI
Marconi
Dopo il primo traguardo sognato da Marconi con la lotta al
raggiungimento delle grandi distanze, tagliato nel febbraio 1901, con il
collegamento tra l’isola di Wight e la Cornovaglia, sbaragliando chi sosteneva
che non si poteva superare la curvatura del globo con le onde hertziane, le
preposte Autorità italiane mandarono l’ufficiale di marina Luigi Solari in
Inghilterra. Nel settembre 1901 incontrò Marconi e la conclusione fu l’acquisto
presso la Marconi di una partita di stazioni sintoniche che la Marina denominò
modello 1901, col permesso di riprodurle senza pagare alcuna patente. Nel 1902
il governo italiano mise a disposizione di Marconi la regia nave Carlo Alberto
per permettergli certe sue esperienze e stipulò con lui un contratto che,
secondo i suoi biografi, consentiva al governo italiano di riprodurre
gratuitamente le apparecchiatore Marconi, se pur soltanto in arsenali militari. Non
si dice che in cambio di questo Marconi ottenne che nessun apparecchiatura
radiotelegrafica fosse costruita da fabbriche civili e l’obbligo di usare
soltanto stazioni Marconi e non solo: queste stazioni non avrebbero dovuto
nemmeno comunicare con altre stazioni che non fossero Marconi.
***solarimarconi
Il problema fu tale che non potemmo partecipare a pieno
titolo alle conferenze radiotelegrafiche del 1903 e 1906 in quanto non avremmo
potuto ottemperare a risoluzioni contrarie al monopolio assoluto della Marconi e
non solo: sulle navi degli emigranti cominciava ad essere obbligatorio
l’impianto radiotelegrafico, ma le nostre navi, quando arrivavano nel Sud
America, non potevano comunicare con le stazioni costiere che erano
esclusivamente Telefunken.
Già qui i detrattori di Marconi fanno notare un inganno:
tra le altre cose nella convenzione si era stabilito di far costruire alla
Marconi, per 800.000 lire, una stazione ultrapotente che avrebbe dovuto
comunicare con analoghe stazioni in Argentina e nelle varie destinazioni degli
emigranti italiani. Ma la Marconi non si era affatto impegnata a costruire in
Argentina, tanto che quelle stazioni furono costruite dalla concorrente
Telefunken.
Certa stampa italiana si
scagliò contro questa convenzione tanto che il Marconi con una lettera al
governo, si offrì di svincolarlo dall’accordo se non lo avesse ritenuto
conveniente, senza alcun altro impegno, nemmeno i rimborsi per i vari
sopralluoghi che aveva effettuato per scegliere la località più adatta per la
stazione ultrapotente (questa fu Coltano, completata però, tra varie polemiche,
solo nel 1912).
appendice 1
Da una lettera di Marconi indirizzata al Ministro delle
Poste e Telegrafi, nel 1905:
... a seguito all’opinione poco favorevole espressa da
una parte della stampa politica e scientifica italiana (in particolare il Tempo
e l’Elettricista) circa le convenzioni stipulate da me dal R. Governo, tengo a
dichiarare che per conto mio e per conto della Compagnia Concessionaria dei miei
brevetti per la radiotelegrafia all’estero, nel caso che il R. Governo
riscontrerà in questo tempo un sensibile svantaggio in dette convenzioni, sarei
pronto di comune accordo di considerarle come annullate; nel qual caso,
naturalmente tanto il R Governo quanto la Compagnia Marconi e me stesso saremmo
liberi da ogni reciproco impegno...
CAPITOLO II lL'INDUSTRIA
l’industria
Questo monopolio concesso alla Marconi, non consentendo di
costruire in Italia, costrinse i vari inventori italiani a brevettare all’estero
la loro invenzione che, se poi non è integrata dalla produzione del ritrovato,
scade automaticamente. Molti inventori ottennero i loro brevetti in Germania,
altri in Francia.
Eugenio Bazzi, che aveva brevettato nel 1897 un suo sistema
di radiotelegrafia, dovette chiedere il brevetto dei perfezionamenti sintonici,
che avevano anticipato quelli di Marconi, in Germania analogamente a Magni.
Clemens Galletti dovette realizzare il suo grande e sfortunato impianto
radiotelegrafico in Francia. Così Bellini e Tosi con il loro radiogoniometro
ecc.
In ambiente militari non sempre si fu fedeli a Marconi dato
che la convenzione non riguardava loro. Fu chiamato De Forest per sperimentare
la radiofonia in Marina, Vallauri realizzò i suoi amplificatori ultraudion e le
sue valvole, Bardeloni realizzò il suo particolare rivelatore e l’epuratore.
Tanto i ricevitori di Vallauri che quelli di Bardeloni furono costruiti in
proprio ma ne fu concessa la produzione anche alla Marconi italiana (il processo
è inverso a quanto riferito erroneamente in vari ambienti). Vanni e Majorana
sperimentarono a Monte Mario la radiotelefonia bruciando nelle distanze rutto il
resto del mondo. Anche Artom, Bellini, Tosi, il sistema Jacoviello, l’ormai
sconosciuto Angelini e forse altri ebbero il loro spazio e forse una breve
gloria..
I nostri Ufficiali dovevano tenere però profilo basso
perché in certi ambienti si era troppo legati a Marconi che, quando tramite
questi veniva a conoscenza di certe alzate di testa, accorreva con i suoi doni,
od almeno con quelli che lui faceva passare per doni tanto che, da parte di
qualche ambiente governativo, fu chiesto a Marconi di cessare le sue
ostentazioni.
A partire del 1909 la Regia Marina iniziò a sostituire le
sue stazioni a scintilla con stazioni ad onda continua (CW) ad arco di Poulsen o
con ritrovati propri, ovvero indipendente dalla Marconi.
La prima costruzione che si può considerare industriale fu
la stazione ultrapotente di Coltano, la cui realizzazione fu affidata al
Ministero delle Poste e Telegrafi con materiale fornito da ditte italiane,
indipendentemente dalla Marconi che a suo tempo aveva fornito materiale
oltrepassato. Esercizio, perfezionamenti e la nuova stazione Poulsen furono a
cura della Regia Marina, alla quale era passata in occasione della prima guerra
mondiale, poi nel 1923 lasciate la spalle alla guerra, la restituzione al
Ministero.
la produzione
Dunque in Italia la produzione di apparecchiature RT si
svolgeva negli Arsenali ( arsenale delle Torpedini, poi S. Bartolomeo e
genericamente La Spezia), Augusta (Taranto) e nelle caserme, Caserma Cavour,
stazione di Roma Monte Mario, officine dell’ Istituto Centrale di
Radiotelegrafia ed Elettrotecnica del Genio Militare (1917), officine del Terzo
Genio alla Fortezza di Firenze, nelle stazioni RT di Coltano e di dell’Istituto
Radiotelegrafico della regia Marina, ecc.
***gorizia 6
low *valvola tipo Gorizia*Ad integrare questa produzione c’erano per es. l’ing.
Prola a Roma che costruiva gli audion e la ditta Giuseppe Longoni, a Novi
Ligure, che produsse le valvole Gorizia. Queste valvole funzionavano meglio
delle altre, servirono per il servizio di intercettazioni nella guerra del 15-18
e furono usate anche dalla Marina Britannica. Appena le fu possibile la Marconi
acquistò la fabbrica del Longoni e la chiuse. Rimasero svincolate fabbriche di
strumentazione, di telefonia e di telegrafia ordinaria come la Perego, la
Galileo, la Pio Pion, i fratelli Marzi ed in seguito la SITI.
***molovecchio
Le Officine Marconi
In Italia nel 1909 furono impiantate le
Officine Marconi al Molo Vecchio su proposta di Solari che intervenne presso il
generale Canzio, allora presidente del Consorzio del porto di Genova. Prima si
impiantò soltanto una stazione trasmittente. Si riparavano e si faceva
manutenzione delle apparecchiature marittime. Nel 1912 le Officine furono
ampliate e nel 1912 si iniziò anche una limitata costruzione di apparati. Nel
periodo della prima guerra la costruzione prese più campo, usando i vecchi
componenti Marconi. Con l'inizio della guerra mondiale la Marconi italiana si
mise a disposizione dello stato per la produzione di apparecchiature ad uso
bellico. Chiaramente nella prima guerra noi eravamo alleati degli inglesi, ma la
Marconi Genova rimase a disposizione anche in pieno periodo di sanzioni (1938)
per il collegamento con le Colonie. Nel 1918 aveva iniziato la produzione di
valvole. Con l'avvento della Marconiphone in Inghilterra, anche le Officine di
Genova ne usarono il marchio ma, per i primi anni, i numerosi apparecchi che ho
avuto occasione di esaminare, dai componenti e dal cablaggio, sembrano gli
stessi che la consorella inglese faceva costruire per se nelle officine della
Sterling e probabilmente erano marcati in Italia. In Italia si continuò a
commercializzarli anche quando divennero ben obsoleti: addirittura si
modificarono per il funzionamento in corrente alternata, usando valvole
appositamente che ancora non erano riscaldamento indiretto, ma avevano un
filamento spessissimo il quale aveva molta inerzia termica ed assorbiva
moltissima corrente. La Marconiphone nel 1929 fu acquistata dalla His Master
Voice, La voce del Padrone in Italia, che fu persino autorizzata a produrre
apparecchi firmati G. Marconi. Nel 1931 passò alla EMI, mantenendo però il
marchio che commercializzò fino al 1956. Pure in Italia si affidava la
produzione degli ottimi Marconiphone a La Voce Del Padrone.
CAPITOLO III gli anni'20
il 1920 la telefonia
Nel 1920 si doveva affidare all’industria la costruzione
della grande centrale telefonica per autocommutazione pubblica di Torino. In
concorrenza ci sarebbero state tanti Costruttori esteri ed addirittura la
Marconi aveva acquistato la svedese Betulander mettendoci come presidente il
suo tirapiedi Luigi Solari. In lizza c’era anche padre Alfani di Firenze che
con un certo Mazza aveva inventato e realizzato un italianissimo autocommutatore.
Malgrado questo non avesse alcuna referenza, l’opposizione al governo lo cavalcò
per criticare le scelte esterofile del Governo. La scelta fu salomonica e cadde
sulla SITI che , se pur rappresentasse la Siemens tedesca che a sua volta
costruiva per l’affidabilissima Strowger, rimaneva una Ditta italiana. Il
pagamento fu preteso in lire oro e presumibilmente finì lo stesso all’estero,
tra le solite critiche dell’Opposizione
radiotrasmissioni commerciali
La convenzione con Marconi durò fino al 1916 quando, il 18 giugno,
fu rinnovata con scadenza intorno al 1920. Già nel Governo si profilavano
ostilità verso la Marconi ed il rinnovo non fu reiterato permettendo lo
svilupparsi di produttori radio nel Paese.
In quel periodo nel Governo Italiano c’erano anche forze
contrarie al monopolio della Marconi e, in vista anche del prossimo sviluppo del
Broadcasting, del quale la Marconi voleva fare tutto un boccone, non si volle
rinnovare la convenzione.
Da Umberto Bianchi, deputato socialista nel Parlamento.
Dicembre 1921:
L’Italia, che
per merito di Marconi fu la culla della Radiotelegrafia, per... demerito della
Società che da Lui prese il nome, sta diventando la Cenerentola di questa
genialissima parte della tecnica elettrica.
Nel 1922, si stavano riesaminando le
concessioni per la rete delle comunicazioni professionali. Prima di questo, nel 1922, si stavano riesaminando le
concessioni per la rete delle comunicazioni professionali.
In lizza per la concessione da parte delle Poste di
impianti commerciali, c'erano solo tre società italiane: la già citata
Radioelettrica, la SARI (SITI) e la Marconi. Di Broadcasting ancora non se ne
parlava.
Si pensava di
installare una centrale tipo Nauen da 700 Kw su concessione Telefunken,
installata dalla Società Radioelettrica Italiana con alternatori a media
frequenza, 6000 periodi e 5 trasformatori di frequenza statici brevetto Vallauri
che portavano la massima frequenza emessa a 48.000 periodi (6250 m). La Marconi
avrebbe avuto la concessione di qualche stazione radiotelefonica a Roma per
trasmettere notizie quotidiane.Si pensava di
installare una centrale tipo Nauen da 700 Kw su concessione Telefunken,
installata dalla Società Radioelettrica Italiana con alternatori a media
frequenza, 6000 periodi e 5 trasformatori di frequenza statici brevetto Vallauri
che portavano la massima frequenza emessa a 48.000 periodi (6250 m). La Marconi
avrebbe avuto la concessione di qualche stazione radiotelefonica a Roma per
trasmettere notizie quotidiane.
il Broacastig (radiotrasmissioni
circolari)
In vista di questa nuova utilizzazione delle onde radio si
era formata la società Radiofono, costituita dall’associarsi di varie ditte, che
sfociò nella formazione dell’URI e poi EIAR, ora RAI, del quale argomento è
esaurientemente trattato nella stampa del settore nelle sue alternanze di favore
o di sfavore da parte del Governo verso la Compagnia Marconi. In dicembre 1924
entrò in funzione a Roma la prima stazione di radiodiffusione italiana.
la concessione
Per il Broadcastig la Marconi avrebbe voluto fare tutto un
boccone, ma trovò ostilità nel Governo che non voleva creare un monopolio. Anche
se il ministro del Governo successivo fu un poco più morbido, pure la Marconi si
dovette contentare di partecipare alla società Radiofono alla quale fu affidato
il broadcasting e della costruzione di diversi impianti delle stazioni di
radiodiffusione. In Italia le radiotrasmissioni circolari iniziarono nel
dicembre del 1924, un paio di anno dopo quelle inglesi.
i costruttori
Si costituirono numerose fabbriche e fabbrichette per la
produzione degli apparati dedicati al Broadcasting. Costruivano con
componenti francesi, tedeschi, svedesi, inglesi ed americani. Spesso la
costruzione era artigianale nel senso peggiore della parola e spesso erano i
vari rivenditori commissionavano la produzione dei loro apparecchi a privati che
li montavano a domicilio. La
costruzione professionale era invece talvolta molto curata, in particolare
quella di scuola tedesca, con componenti di estetica gradevole e cablaggio molto
ordinato a differenza della maggior parte della produzione estera. La maggior
parte degli apparecchi in uso, semplici o complessi, era però costruita da dilettanti
che rimanevano ignoti, evitando spese di abbonamento. Queste fabbriche andarono
avanti a stento per tutti gli anni ’20 in quanto il regime doganale rendeva
conveniente l’acquisto delle parti all’estero.
i principali costruttori
Però sorsero anche ditte importanti che ora sono un
mito Furono poche e sopravvissero solo per gli anni '20 : Allocchio Bacchini,
Perego, Siti, Ramazzotti, Ravalico, Radiotecnica Italiana, Ansaldo furono le
uniche che si affermarono, ma le prestazioni dei loro apparecchi erano molto
inferiori a quelle dei corrispondenti americani. Addirittura, all'epoca, erano
ritenuti veramente inadeguati in tutte le loro prestazioni, sensibilità,
fischi ecc. e leggendo i pesanti commenti degli utenti la produzione
Ramazzotti era l'unica che soddisfaceva. Fu con quegli apparecchi che ci
trovammo davanti agli anni '30.
Da Schiavon dell'Osservatorio
di Treviso, 1- 4 -1924
.....il SITI qui fa
fiasco....quello che ho maggiormente usato e quello della Radiotelefonica
Italiana Roma a 4 lampade..
Risposta di Alfani,
Osservatorio Ximeniano 3- 4-1924
.....quanto agli apparecchi
SITI ho avuto da varie parti delle critiche ma io quando ho lavorato con quell'apparecchio
ho avuto risultati veramente buoni. però l'apparecchio richiede un po'...di
molta pratica per metterlo a punto...
Alla fine degli anni 20 il
Consiglio Nazionale delle Ricerche conta in Italia una sessantina di Costruttori
di apparecchi radio, generalmente di piccolissima produzione. Queste sparirono
con i primissimi anni '30 per essere sostituite da altre.
tabella ditte in appendice 2
CAPITOLO IV gli anni '30
Da la Radio Per Tutti 15 dic
1931
...Effettivamente nel nostro
paese il numero di abbonati è di gran lunga inferiore a quello che dovrebbe
essere, ed è difficile stabilire se si tratti realmente di un minor interesse o
di un abuso da parte degli utenti...
il decreto catenaccio
Vedremo più avanti che negli anni seguenti gli avvenimenti
accennati scoppiò anche una polemica sulla stampa specializzata in quanto le
tasse radio, che in parte servivano alla copertura
delle spese della Società diffonditrice, insieme al canone, colpivano le
parti staccate di costruzione di una ditta diversa da quelle che le montava, già
dal 1927, tanto che molte ditte decisero di costruire tutto da se, col rischio
che la mancata specializzazione portasse ad un detrimento della qualità. Poi le
tasse sulle valvole, un canone allora definito esoso, facevano il resto. Oltre
tutto nei primi anni '30 stavamo appena uscendo dalla grande crisi del 1929,
anche se, malgrado la quale, la produzione radio continuò a crescere.
dalla stampa
Fu all'inizio del 1931 che
il nostro governo fu così previdente da emettere un decreto restrittivo alle
importazioni mettendo sul materiale importato forti tasse tanto sui componenti
che sugli apparecchi. Questo decreto, non concepibile in questa epoca di
globalizzazione, malgrado i suoi difetti, fu generalmente commentato
favorevolmente in quanto avrebbe svegliato, e la svegliò la nostra industria
addormentata e si poterono costituire varie industrie che poi si sono rese
famose ed hanno onorato la nostra produzione. Però per le fabbriche che si erano
costituite precedentemente fu troppo tardi: le vecchie ditte che sopravvissero
al 1930 si possono contare sulle dita della mano di un falegname; la Watt Radio,
la Unda, e poche altre. Agli inizi del '31 a decreto esecutivo, qualche azienda
si trovò un poco spiazzata, ma frugando nelle scorte di magazzino ed
attrezzandosi alla costruzione dei componenti, presto risolsero i loro problemi.
Vorrei far notare che qui non
si parla di autarchia e le parti costruite in Italia non erano inferiori a
quelle estere. Già varie Case si erano specializzate in componenti e poterono
fornire il dovuto.
In ogni modo alla Fiera di Milano ed all'Esposizione Radio
del 1933 la produzione era quasi totalmente nostrale e di qualità .
regime doganale
dopo la legge 18-9-1931 |
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apparecchio
ricevente da 1 a 5 valvole |
lire 80 |
altri apparecchi
radio |
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lire 100 |
una valvola fino ad
80 grammi |
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lire10 |
una valvola fino a
150 grammi |
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lire 22 |
oltre |
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lire 50 |
altoparlante,
resistenze, |
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condensatori
elettrolitici |
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lire 50 al kg |
altre parti |
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|
lire 135 al kg |
Una parte di
queste tasse dovevano integrare il canone negli introiti della EIAR. Da noi
essendo gli utenti paganti, in quel periodo, 300.000 a differenza degli oltre 4
milioni dell'Inghilterra e della Germania che avevano praticamente la stessa
popolazione e le spese equivalenti a quelle che aveva la nostra EIAR, la
situazione era , per i Costruttori, molto più gravosa.
Sempre dalle riviste d'epoca
La Radio per Tutti 1 giugno
1931
...noi sappiamo che anche in
America i materiali costano discretamente ad onta della produzione in serie
mentre qua questi apparecchi importati arrivano ad un prezzo poco superiore al
costo delle valvole. E' evidente quindi che si tratta di una manovra commerciale
atta a conquistare completamente il nostro paese sacrificando tutto il materiale
di produzione nazionale...
L'Antenna aprile 1933
...noi che viviamo
quotidianamente la vita di questa ancor giovane industria, l'abbiamo vista,
nell'ultimo anno, espandersi vigorosamente e potenziarsi in quasi tutti i suoi
rami. Il tenero, delicato virgulto dei primi tempi è diventato albero di alto
fusto e dai rami vigorosi, che va mettendo salde radici nel paese.
Ci sono 300.000 abbonati in
Italia, 1.300.000 in Francia, 4.500.000 in Germania, 5.500.000 in Inghilterra.
In Italia si presumono 20-30.000 galenisti ai quali si pensa di togliere ogni
onere...
appare il marchio prodotto
italiano con l'Italia ed i fasci.
***cge4*radio
CGE inserita in ambiente dell'epoca. *
*** sliar1
*apparecchio Sliar 55. *
l'economia
La grande crisi del '29 negli Stati Uniti, arrivò in ritardo in Italia dove
gli anni più bui furono quei due anni precedenti il 1934, quando la recessione
fu tale che i prezzi diminuirono, diminuirono le tariffe postali , ma certamente
anche gli stipendi.
Peraltro l'anno 1934 fu l'anno
in cui, a conclusione dell'introduzione di tecnologie iniziata negli anni subito
precedenti, l' apparecchio radio prese una configurazione stabile.
La cosa che appare più
evidente é l'introduzione della scala parlante nella forma che intendiamo ora, a
conclusione delle decisioni e delle sofferenze delle varie conferenze
internazionali, dal 1927 in poi, ma non è la sola cosa. Per spiegarmi meglio
cercherò di condurvi nei vari avvenimenti che precedettero quella conclusiva
annata.
La tecnologia
Nel 1930 le valvole avevano già
raggiunto una antimicrofonicità tale che si potè incorporare l'altoparlante
nell'apparecchio radio: ciò ne influenzò notevolmente la forma e la radio passò
dalla camera da letto, con l’intimo ascolto in cuffia, al più socializzante
salotto domestico.
Nel 1931 apparvero le prime
valvole multiple di uso pratico, come le convertitrici, altre valvole
incorporarono dei diodi, la quale cosa permise un nuovo sistema di rivelazione a
diodi in sostituzione della rivelazione a caratteristica di griglia o di placca
che avevano i loro buoni difetti. Apparvero le valvole a pendenza variabile (multimu),
che permisero l'applicazione razionale del controllo automatico del volume.
Questo successe tanto al di la che al di qua dell'Atlantico, se pur con scuole
diverse: L'applicazione di ciò sugli apparecchi avvenne a cavallo del 1932 e
dettò la fine di quelli a neutrodina che furono così sostituiti dalle più
pratiche supereterodine, che pure non erano esenti da difetti.
***siti 1
low *siti ar12*
***auriemma
ok*1924*
***ak19*1929*
midget
Negli anni '20 le radio si
presentavano dapprima come strumenti elettrici, più tardi come scatole o bare da
bambino ( baby coffrets) con l'altoparlante rigorosamente separato. Dal 1928 si
iniziò a sostituire le fastidiose batterie di alimentazione con la rete
elettrica: non tanto che mancasse la tecnologia nell'apparecchio radio, quanto
la corrente elettrica nelle case, in quanto l'illuminazione era prevalentemente
a gas, specialmente in Inghilterra, paese nel quale si continuò ancora per molto
a costruire apparecchi a batteria. Nel 1930 si videro apparire, prima in
America, poi da noi, delle radio a consolle, spesso corredate di giradischi a
molla, che avevano incorporato l'altoparlante, le nuove valvole antimicrofoniche
ed altri accorgimenti avevano permesso questo utile sviluppo. Fu tra la fine del
'30 e l'inizio del '31 che in USA apparvero delle radio compatte, alimentate a
rete e con l'altoparlante incorporato, dette midget e che presto ridussero
enormemente la vendita delle maestose consolle. Tutti questi apparecchi erano
caratterizzati da un design tra il Liberty ed il neogotico. In Italia i primi
midget apparvero alla Fiera di Milano nell'aprile del 1931 e si può supporre che
la loro commercializzazione iniziasse nel 1932. Gli apparecchi non venivano
soltanto importati dagli Stati Uniti perché le poche case costruttrici italiane
già dalla fine del '31 si erano adeguate.
Da La Radio per Tutti 1 maggio
1931
...in questa Fiera di Milano
sono apparsi degli apparecchi tipo Mignon o Midget....Questo tipo di
apparecchio, presentato in forma abbastanza civettuola, essendo destinato a
funzionare in salotti ...La gara fra i costruttori sembra sia concentrata
sull'aumento del volume sonoro dei ricevitori ...ma per ora appare a scapito
della fedeltà...le case americane hanno la tendenza all'abbassamento del
registro con le armoniche alte meno amplificate delle frequenze basse col
risultato che il violino assume la voce del violoncello...
La Radio per Tutti 1 luglio
1931
Gli apparecchi "midget"
Si sono sviluppati
soprattutto in America , da un anno a questa parte, ricevitori di piccolo
formato semitrasportabili...in Europa erano già usati ricevitori tedeschi
simili, a reazione, in alternata e talvolta con l'altoparlante incorporato. In Inghilterra
si erano sviluppati apparecchi in valigia alimentati a pile e batterie. Invece
in America il ricevitore semitrasportabile è stato studiato per l'uso casalingo
e si presentano solitamente come cofani della forma di un grosso orologio da
caminetto, del tipo che qualche tempo fa ospitava solo l'altoparlante. La
tecnica ha diminuito il numero delle valvole cercando di mantenere alcuni
vantaggi dei ricevitori più grandi...
***aw*1932,
classico midget*
I costruttori
italiani
Si sa che la maggior parte
degli apparecchi commerciali italiani erano fino ad allora totalmente di
produzione estera, altre volte montati in Italia con componenti esteri e su
licenze estere. Solo pochissime Case fin dal 1921 costruivano in proprio tutte
le parti dell'apparecchio adeguandosi sempre di più all'uso di componenti
esteri.
La Radio per Tutti 1 agosto
1931
...per la costruzione
completa di un apparecchio radio a 5-6 valvole occorrono circa 180 lire di
materiale ed il lavoro di 30 operai per 8 ore... circa 10 di materia prima e 90
di lavoro...i rivenditori pagano in contanti ed in anticipo le radio che
prendono dall'estero e pretendono in deposito quelle prodotte dall'industria
nazionale... ing. A. Giambrocono dell'A.N.I.M.A.
Verso la fine degli anni '20 in
seno dell'associazione nazionale fascista fra gli industriali meccanici e affini
(A.N.I.M.A.) si era costituito il gruppo costruttori radio.
***unda
foto*classico 1936*
Da l'antenna 15 ott. 1932
Per la radio l'Italia, prima
dell'entrata in vigore dei dazi, era quasi totalmente dipendente dall'industria
straniera, all'infuori di due o tre fabbriche.
La Radio per Tutti 1 luglio
1933
Le prossime tendenze nelle
radiocostruzioni
...dopo il perfezionamento
dell'apparecchio ricevente con l'introduzione del monocomando e con
l'introduzione del cambio di frequenza, gli ultimi perfezionamenti sono il
controllo automatico del volume ed altri, secondari...si va verso la
supereterodina a poche valvole impiegando la nuova valvola a quattro griglie...uno
sviluppo enorme hanno preso in America gli apparecchi da automobile:
l'alimentazione è tutta particolare perché avviene con la batteria, un vibratore
ed un elevatore di tensione.
Alla V mostra della radio non
si parla delle realizzazione di forma moderna, la produzione è quasi interamente
italiana.
La tabelle, ricavata da pubblicazioni d'epoca, è
frammentaria. Da notare che si stampavano 8 milioni di "Radiocorriere" quando
l'anno precedente gli abbonamenti pagati erano 350.000.
Questa tabella illustra produzione, importazione,
abbonati, prezzi di apparati ed abbonamenti nei vari anni del decennio '30. La X
corrisponde all'anno dell'avvenimento indicato
tabella da mettere in appendice 3
La radio rurale
L'Antenna 15 dic. 1933
L'apparecchio ricevente per
le scuole rurali.
La commissione tecnica
delegata dal Ministero delle Comunicazioni ha scelto il tipo di apparecchio che
dovrà essere messo a disposizione delle scuole rurali: si tratta di una
supereterodina a 5 valvole che prenderà il nome di "Radiorurale" e sarà
riservato esclusivamente all'uso scolastico
Due soli sono i
comandi, uno per l'accensione e per il volume, l'altro per la correzione della
sintonia. La sintonia è fissa sull'onda di una sola stazione italiana, e
precisamente quella che viene meglio ricevuta sulla località in cui
l'apparecchio è installato. Il comando di correzione della sintonia permette,
comunque, di tenere conto delle lievi variazioni che le lunghezze d'onda possono
eventualmente subire. La potenza di ricezione è normalmente tale da consentire
un buon ascolto anche all'aperto.
Il mobiletto è di sobria
eleganza, costruito in legno compensato, con impiallacciatura di noce e lucidato
a spirito, e presenta davanti un fregio in metallo bianco cromato, portante la
scritta "Radiorurale" e riproducendo una spiga e due fasci littori.
Il prezzo dell'apparecchio è
di complessive L. 600 da pagarsi ratealmente, mediante un versamento di L. 200
all'atto dell'ordinazione e di 10 rate mensili successive di Lire 40.
Il ricevitore "Radiorurale"
non è in vendita al pubblico e sarà esente dalla tassa di abbonamento alle
radioaudizioni essendo situato nell'edificio scolastico.
Si accenna all'alimentazione a
batterie per le scuole prive di elettricità, ma non mi pare che questa
possibilità sia inclusa nelle specifiche essendo normalmente questi apparecchi
dotati di trasformatore per c.a. Non ho capito come si realizzasse la sintonia
fissa sull'onda di una sola stazione dato che c'era anche il comando per una
sintonia completa. Se si bloccava il variabile come si poteva tener conto delle
"lievi variazioni" ?
L'Antenna 1 ott. 34
La radio agli italiani,
dalle disposizioni emanate da S.E. Achille Starace, segretario del Partito
Fascista
.. ai Segretari dei Fasci di
Combattimento affido il compito di suscitare e di coordinare le iniziative, di
farne una relazione ai Fasci federali... è superfluo che io enumeri le ragioni
per cui il Partito, in ossequio alle direttive del Duce, auspica una larga
diffusione della radiofonia nelle campagne, ed i vantaggi che ai fini della
propaganda politica potranno ritrarsene...le ditte costruttrici dell'apparecchio
rurale hanno acconsentito a cedere a prezzo di favore l'apparecchio stesso alle
sedi del Partito, dei Sindacati, del Dopolavoro...
Radio Lux 28 febb 34
Il 21 dicembre si sono riunite
le 10 ditte vincitrici il concorso per apparecchi radiorurali
I programmi
Non voglio soffermarmi sulle
numerose polemiche sorte su diversi aspetti dei programmi EIAR e sulle
ingiustizie che aveva perpetrato. In particolare mi contenterò di citare da:
La Radio per Tutti dl 15 maggio
1931
La pubblicità radiofonica.
... fra i radioascoltatori
c'è una schiera di nemici, irriducibilmente accaniti contro il mezzo di
propaganda radiofonico... non è facile trovare una soluzione accettabile per
tutte le parti... questo è un fenomeno nuovo, si tratta di pubblicità parlata,
cosa che non ha precedenti... la EIAR o più precisamente la SIPRA hanno avuto
parecchie noie per la diffusione di testi non corrispondenti ai criteri
artistici delle trasmissioni...
Al gennaio 1934: La conferenzite:
Mussolini, in un articolo che un tempo fece scalpore, ebbe
a deplorare l'uso invalso in questi ultimi anni d'indire conferenze
internazionali, per discutere e risolvere problemi d'importanza generale. Tutte
queste hanno manifestato impotenza e sono fallite. Questa nuova mania, contagio
del dopoguerra, che ha preso il nome di conferenzite, ha infierito ed infierisce
tutt'ora nel campo della radiodiffusione con risultati effimeri o nulli... la
conferenzite è un male terribile che sta distruggendo una cosa la cui
caratteristica essenziale è la comunicazione collettiva internazionale. Le
conferenze di Madrid, Bruxelles, Lucerna ed Amsterdam tendono infatti a fare
delle radiofonia un servizio esclusivamente nazionale e fermare le radio-onde ai
confini di ciascun paese.
Riassumendo dal '27 in poi si
svolsero conferenze a Washington, Semmering, Praga, Ginevra, Madrid, Amsterdam e
Lucerna. Quest'ultima, pur rimandando altre decisioni a conferenze future,
permise già di segnare i nomi delle città sulle scale parlanti.
Stazioni radio ed annuncio al 1932 aprile
Trieste 1211 kc annuncio: Eiar radio nord
Italia
Torino 1096 Eiar
radio nord Italia Trillo di un usignolo
Genova 959 Eiar
radio nord Italia
Napoli 941 Radio
Roma-Napoli fischio su tre toni
Milano 905 Eiar
radio nord Italia
Bolzano 815 Eiar
radio Bolzano
Roma 680 Eiar
radio Roma-Napoli Fischio su tre toni
Firenze 598 Eiar
radio Firenze
Palermo 572 Eiar
radio Palermo
Gli utenti
Come già accennato in Italia
nel 1934 il canone veniva pagato da soli 300.000 utenti, a differenza degli
oltre 4.000.000 della Gran Bretagna o della Germania od ai 400.000 del Belgio
che aveva una popolazione costituita da quattro gatti. Fu intorno al 1933 che il
Governo, tenuto conto della potenzialità politica della radio ed alla
possibilità di proseguire quella campagna di istruzione dei villici che era
iniziata con la battaglia del grano addirittura nel 1927, fece pressione sulle
ditte affinché costruissero apparecchi ad hoc ed ai Fasci combattenti di
contribuire alla distribuzione sistematica di questi apparecchi. Vedremo i
particolari in seguito, ma intanto accenno che a causa dei costi degli
apparecchi e che altro, questa campagna non ebbe il successo meritato.
l'autarchia
L'espansione coloniale dell'Italia fu punita con le
cosiddette inique sanzioni dal 18 novembre 1935. Malgrado il 4 luglio 1936 fossero
abrogate poco dopo dall'Inghilterra , permisero a Mussolini di realizzare
un'idea che già covava, annunciata col suo discorso del marzo 1936: l'autarchia.
da radioindustria
...eravamo tributari per le materie prime e compensavamo
la passività del bilancio con le rimesse degli emigranti...l'Italia pagava col
sangue di migliaia di suoi figli, spinti fuori dalla Patria, il rivolo d'oro
verso le Nazioni industrializzate...la soluzione al problema di realizzare
l'autarchia è devoluto alla scienza ed alla tecnica italiana ma
soprattutto un atto dello spirito, un fatto di volontà. Colui che l'ha voluta e
che ha dato al Paese le direttive per attuarla è un conoscitore dell'arte del
governo, un suscitatore di energia...
il Radiobalilla
Del Radiobalilla dovremmo ormai sapere tutto. Presentato
alle Fiera del Levante del 1935 fu messo in commercio due anni dopo, nell'aprile del 1937.
Non dette risultati sufficienti ne come
prestazioni ne come diffusione. Si pensò di sostituirlo con un modello migliore
se pur ugualmente economico, il Radio Roma. Il prezzo era 450 lire, 20 in più
rispetto al Radiobalilla, ma sempre superiore al mensile di un lavoratore.
Traggo da quanto dice il progettista del prototipo del
Radio Roma, ing.
Eugenio Gnesutta, per l'Allocchio Bacchini:
...dopo un primo felice passo fatto dalla Radio Rurale,
destinata a scopi di propaganda tecnica ed il miglioramento della cultura, si è
pensato di sviluppare il problema rendendolo più aderente alle esigenze della
popolazione operaia ed impiegatizia col Radiobalilla (non si parla di scopi
propagandistici, ndr.)
Il successivo e piuttosto sollecito perfezionamento sta nel
Radio Roma. Il tre valvole a reazione frenata, configurazione del Radiobalilla,
non risultava adeguato. Il Radio Roma invece è una supereterodina a tre valvole
in reflex che permette una sensibilità costante di 750 microvolt che permette
l'ascolto di tutte le 50 stazioni segnate sulla scala. Questo apparecchio fu
presentato alla Mostra del Villaggio Balneare tenutasi a Roma ed alla Mostra
Nazionale della Radio del 1939.
fine 1939: Radioroma,da Radio Industria
... abbiamo dunque constatato che i tedeschi si sono
molto interessati del nostro ben fatto ed efficientissimo Radio Roma
1940:
Radio Roma ... i camerati giornalisti tecnici tedeschi si chiedono
come mai il ricevitore popolare italiano, che pur presenta qualità di efficienza
e basso costo notevoli, non sia riuscito neanche questa volta ad assumere quel
posto di preminenza che sarebbe logico e desiderabile in questo momento di
vigile attesa nella vita nazionale italiana.
***allocchio* Allocchio e Bacchini intorno al
federale di Milano*
CAPITOLO
V IL
DESIGN
L'estetica
All'inizio del '33,
l'architetto Gio Ponti, direttore della rivista Domus, pubblicò uno sferzante
articolo nel quale si ripudiavano le forme date agli apparecchi coevi e lanciò
un concorso che stimolasse i progettisti a dare nuove forme.
Contemporaneamente una
richiesta di maggiore modernità di queste, sempre formulata dall'architetto Gio
Ponti portò ad un concorso che si concluse nel 1933 con una presentazione di
progetti "moderni" in forme che dopo un paio di anni, ovvero il 1935,
cambiarono, prendendo uno stile che definirei "imperiale" unito a nomi che
ricordassero le nostre conquiste coeve.
Questo movimento si manifestò
anche in Inghilterra, praticamente negli stessi anni, però seguendo lo stile
Decò come gli Ekco di E.K. Cole ed i modernisti Kolster-Brandes disegnati
dall'architetto Betty Joel.
Pure in Francia la tendenza fu
al Decò.
***lavd domus
ant*radiogrammofono primo premio al concorso*
Per rimanere in argomento
saltiamo al 1936, quando, visto lo scarso successo dei suggerimenti dati dagli
architetti ai produttori, alla VI Triennale si presentarono di nuovo
forme nuove, che, anche esse, ebbero scarso seguito.
***eoo8low *apparecchio
presentato alla Triennale del 1936.*
***e002low *sala allestita dai
fratelli Castiglioni alla Triennale del 1940.*
***d00021low *apparecchio
presentato alla Triennale del 1940*
Nel 1940 la sezione radio della
Triennale fu organizzata dagli architetti Castiglioni. Si parlò di
razionalizzazione delle forme, di inserire l'elettronica della radio in un
contenitore atto alla funzione che, come il telefono ed il pianoforte, non
avrebbe stonato in qualsiasi ambiente, Si separò l'altoparlante dallo chassis
per evitare vibrazioni negli apparecchi più potenti e si resero ergonomiche
scale e comandi prendendo spunto dagli apparati militari. Il conflitto spense
tutte le buone intenzioni.
CAPITOLO VI GLI ANNI '40 ED IL PERIODO BELLICO
dalle riviste d'epoca
la radio civile a cavallo della seconda
guerra mondiale
Aprile 1939: la conferenza di Montreux da L'Antenna
Il 4 marzo 1940 andrà in vigore il nuovo piano di
distribuzione. Produttori e rivenditori attenti alle scale parlanti! Hanno
aderito 35 Paesi, salvo uno sparuto gruppo che si è riservato di non applicarlo.
La nostra situazione è migliorata rispetto al piano di
Lucerna. Nella notte tra il 3 ed il 4 marzo si avrà quindi il grande
riordinamento.
giugno 1940:La Radio e la Guerra di G.B. Angeletti
... Grazie alla radio, il Duce nel tardo pomeriggio
dall’incancellabile ricordo, il 10 giugno 1940 ha potuto compiere la più
imponente, grandiosa, storica adunata che il popolo italiano ricordi nella lotta
per la sua indipendenza: l’annuncio della dichiarazione di guerra... occorre
quindi che il popolo che combatte e quello che segue passo passo gli sviluppi
della situazione, debbono essere intimamente a contatto, e ciò può ottenersi con
la radio.
A questo punto va precisato che la radio può divenire in
contrapposto un veicolo di infezione singolarmente penetrante, ma forse poco
pericoloso per un popolo che ha come il nostro una evoluzione politica
particolarmente matura. Infatti quella stessa radio potrebbe consentire la
diffusione di interessate comunicazioni fatte dal nemico, ma resta inteso che
per diffondere e radicare convinzioni atte a portare il discredito, il panico,
il dubbio e lo scoramento nel popolo occorre che la propaganda operi su di un
terreno adatto.
Il popolo italiano, che ha fatto per dieci mesi di
attesa armata lo spettatore vigile dell’immane conflitto, ha potuto farsi una
preparazione adatta e può dichiararsi immune dal male...occorre in tutti i casi
vigilare e combattere con tutti i mezzi, compreso l’olio
di ricino e il manganello, l’ascolto della radio straniera. G.B
Angeletti
***1945.h1*Giordano Bruno Angeletti*
agosto 1940: Contributo alla storia delle stupidità
degli inglesi, radio Londra.
“L’inglese è un popolo brutale, filibustiere, senza
scrupoli, corto d’intelligenza, fortemente ignorante, cretinamente altero,
vanitoso come un pavone, sostanzialmente immorale, capace di tutte le crudeltà
come di tutti i tradimenti, accorto nella rapina, ostinato nell’errore, maestro
nell’intrigo.” Mario Appelius.
Prosegue G.B. Angeletti. Le trasmissioni di Radio Londra
e della corona degli ignobili satelliti su onda corta, media e lunga che
deliziano con le filastrocche in italiano i dispeptici delle ore piccole ed i
fannulloni... Non si tratta più del grande sistema trasmittente che era
prammatica visitare quando si andava per diporto nella capitale dell’isola
maledetta, ma uno spezzettamento in frazioni sparpagliate una distante
dall’altra... il decreto del 16 giugno 1940 vietò l’ascolto di nazioni nemiche o
neutrali... Gli italiani hanno otto giornali radio più uno che può servire alla
trascrizione sotto dettatura, pervasi da quella verità lampante, serena,
maschia, che è nel costume del Fascismo...Un tema della stucchevole propaganda
nemica è quello della volontà degli Stati Uniti di accorrere in difesa di questa
accozzaglia di filibustieri... ma loro sono tranquilli a casa ed assisteranno
immobili a questa grande parata. Forse ne faranno un film documentario o una
radiocronaca registrata da ascoltarsi tranquilli a casa.
settembre 1940: la radio tra dieci anni
Ugo Gernsback, direttore ed editore di un paio di grandi
riviste di radio americane (ed ebreo) inventore dilettante, secondo Angeletti,
fa delle previsioni sullo sviluppo della radio nei prossimi dieci anni. Oltre
prevedere l’applicazione di una sua invenzione, l’Osophone, per l’audizione
attraverso le ossa, partendo dai denti, prevede una lotta ai radiodisturbi,
cosiddetti “parassiti”. Per quelli industriali ed atmosferici che turbano la
ricezione ci penseranno i tecnici, degli altri se ne occupa l’Asse.
G.B Angeletti
UNDA circa 1940
Dal telegramma inviato al Duce dalla Unda Radio in occasione
dell'inaugurazione dello stabilimento di Como:
...Il cuore dei dirigenti, dei tecnici, degli impiegati e delle maestranze
ha vibrato intensamente di un'unica certezza:la certezza che le migliaia di
apparecchi che usciranno mensilmente dall0pificio, faranno udire presto al
popolo italiano e alle genti dell'Impero da Voi fondato, la voce possente del
Duce annunciante la vittoria.
al 1941:
traditori
I Tribunali speciali del Reich hanno pronunciato alcune
condanne, tre delle quali a morte, contro persone che avevano ascoltato il
notiziario della radio londinese... è la bugiarda propaganda nemica un’arma di
offesa contro di noi? E se lo è, quando è che il nemico può usarla? Nel momento
in cui, evidentemente, noi, con le nostre stesse mani, la facciamo scattare,
cioè ci mettiamo in ascolto della radio nemica. Nessuna pietà, quindi, per i
traditori. (dal Popolo d’Italia)
La produzione di radio civili proseguì fino alla fine del
1942 . Da Angeletti nov. dic. 1942:
novembre 1942: il blocco della produzione civile
... le conseguenze determinate dal provvedimento del blocco per i
costruttori snellisce i compiti che hanno accompagnato l'impegno di servire la
Patria in guerra. Non è certo agevole lavorare nei grandi centri colpiti dalle
incursioni aeree, con carenza di materie prime e difficoltà nei trasporti, ma
per la vittoria si fa questo ed altro...I radiorivenditori non hanno pericoli e
difficoltà maggiori di qualsiasi altro camerata italiano... il colpo, non
imprevisto, li orienterà verso domini più aderenti alle necessità del momento.
Il radioriparatore, invece, ha una intensificazione di compiti, si tratta
infatti di porre in condizione di funzionare apparecchi che altrimenti
andrebbero messi in disuso: ai radioriparatori dunque il compito della
conservazione del patrimonio nazionale degli apparecchi radiofonici in uso.
Il problema era soprattutto nel commercio, varie fabbriche proseguivano con
la produzione bellica, se pur con le note difficoltà. Fin dalla conquista
dell'Abissinia nel 1936 le sanzioni colpirono il nostro Paese. Angeletti ne da
notizia , ma non si capisce il rimedio proposto dai vuoti discorsi dell'epoca,
che invitano a proseguire ed addirittura, allo scoppiare della seconda guerra
mondiale, si afferma che tutti eravamo in guerra insieme ai nostri soldati,
persino chi contribuiva lontano dal fronte. Il problema di allora, dai discorsi
che, appena bambino, sentivo dagli adulti ma mai sentiti dalla cronaca, erano
sabotaggi all'interno delle fabbriche, compresi sabotaggi a se stessi, ovvero
persone che si inferivano ferite per non andare a lavorare o per non essere
richiamati. I famosi "pollices trunci" dei latini che si tagliavano il pollice
per non poter impugnare la spada e non essere chiamati a combattere. Da quello
l'appellativo "poltroni". Effettivamente anche se le folle avevano applaudito
alla guerra, tanti altri non erano affatto d'accordo e da bravi latini tiravano
il carro indietro, fino al volta bandiera che ancora gli anglosassoni ci
rimproverano, tanto che ci costrinsero ad una resa incondizionata senza contare
l'aiuto che fu a loro dato dai " ribelli".
Cosa accadeva trai nostri industriali con la guerra in corso?
Malgrado le dure sanzioni l'industria italiana riuscì a fornire radio anche
belle fino al 1942, vedi Marelli 8A28.
ma nel novembre 1942: blocco della produzione civile
L'industria della radio così potè concentrare i suoi sforzi sulla
produzione bellica.
CAPITOLO VII LA RINASCITA
Le cose ora sono cambiate
Rimando a chi sa più di me sullo svolgimento
e conclusione della seconda guerra mondiale e riprendo con la cronaca dalle
riviste del settore radio, ancora "radio Industria"
al 1943
il Direttore di Radio Industria, Giordano Bruno Angeletti,
che in editoriali passati aveva consigliato bastone ed olio di ricino per chi
ascoltava radio Londra (ve di quanto ho riportato per il giugno 1940), si adegua
al nuovo regime. John Geloso che si era rifugiato in una sua tenuta in quanto
tenuto d'occhio come filo americano si rifà vivo e prende una posizione
prestigiosa tra li industriali
da Radio Industria N° 106-107-108
Il fascista repubblichino Cesare Rivelli, ultimo
direttore della radio della repubblichina di Mussolini, à stato arrestato dopo
che si era rifugiato dal parroco di S. Gioachino a Milano, ci domandiamo se
abbia potuto ascoltare il processo a Saletta, Pozzoli e compagni trasmesso per
radio... la trasmissione fatta da Como risultò incerta all'inizio per problemi
tecnici. Questa è stata la prima radio trasmissione italiana di un processo.
Ci sono trasmissioni della BBC in lingua italiana anche
sulle stesse onde su cui trasmette radio Milano in relè... sarà contento
Angeletti in memoria delle grane che gli procurarono gli sgherri della
Prefettura capitanati dal ferocissimo "Cri-Cri" per le sue simpatie per la radio
americana
Il vento del nord ha un interpretazione palese nella
radio di Milano che diffonde via via a voce dei diversi partiti
Si elencano i componenti del Comitato di Liberazione
Aziendale della Radio di Milano.
vediamo intanto come la stazioni di radiodiffusione si organizzarono durante
la progressiva occupazione del territorio da parte delle forze alleate
1943, Radio Bortigali
Agli inizi del 1943,a causa della falsa notizia di un
previsto sbarco delle Forze Alleate in Sardegna, fu colà inviato un forte
contingente di truppe insieme a due stazioni radio autoportate R6 della Face,
una ad onde corte, l'altra ad onde medie. Gli alleati, invece, a fine giugno
1943, sbarcarono in Sicilia e le forze disposte in Sardegna rimasero senza
disposizioni già prima del famoso 8 settembre . Dopo tale data, in mancanza di
comandi, il capitano Pio Ambrogetti decise di attivare a Bortigali queste due
stazioni tanto per conforto del contingente quanto per trasmettere ad onde corte
le notizie dei soldati alle famiglie dei combattenti. L'attivazione di questa
Radio Sardegna fu a fine settembre e trasmetteva dalle 13 alle 13,30, dalle
17,15 alle 7,30 e dalle 22 alle 22,15. Sulle onde corte si trasmetteva sui
6521,7 Kc, sulle onde medie a 545,4 Kc: Radio Sardegna era la voce dell'isola
libera, autentica voce d'Italia che si ispira fedelmente alle direttive di sua
Maestà il Re: " Qui Radio Sardegna, libera voce dell'Italia fedele al suo re"
Dopo iniziava il notiziario letto dall' esperto tenente Vannini che nella vita
civile faceva parte dell'EIAR.
Non passò molto tempo alla scoperta da parte degli
americani di queste stazioni. Quella ad onde corte fu disattivata perché si
temeva mandasse messaggi in codice alle forze nemiche allora ancore in nord
Italia e quella ad onde medie fu messa sotto controllo degli americani. A
lavorare alla radio arrivarono anche i futuri giornalisti Jader Jacobelli,
Ruggero Orlando. All'inizio del 1944 comando e stazione si trasferirono a
Cagliari. Da notizie fornite da Mario Migliorini.
al 1944
Radio Firenze, con i suoi modesti 4 Kw in antenna si
riesce a sentire anche in Lombardia. E' nata in periodo clandestino quando
ancora i tedeschi imperversavano sulla città del giglio. Neanche l'allor
reggente dell'EIAR di Firenze si illudeva sulla sorte delle torri del 100 Kw e
della bella stazione costruita dalla Marconi.Si cominciò a studiare insieme
all'ing. Kraus la possibilità di preparare una stazione di emergenza. Il
progetto fu messo in pratica soltanto nel maggio 1944 con mezzi improvvisati. Le
stazioni erano due, da 0,5 Kw e da 5 Kw da unire in un unico corpo. Il lavoro fu
portato in porto tra enormi pericoli fino a liberazione avvenuta con la
volenterosa collaborazione di operatori della RAI. A liberazione avvenuta
Firenze era ancora sprovvista di energia elettrica e si dovette usare un
generatore appositamente installato. Firenze irradiava verso il Nord :" Siamo
liberi,tra poco scoccherà la vostra ora..."
vedi appendice 4 radio Firenze
crogiolo di cultura
rete azzurra-rete rossa
Il problema fu che la rete telefonica era totalmente
impiegata per le comunicazioni degli occupanti. I tecnici telefonici riuscirono
però a reperire le linee almeno per la modulazione e furono realizzate due
dorsali lungo l’Italia che costituirono quelle che dal novembre 1946, ad
imitazione della rete NBC in USA, divennero rete rossa e rete azzurra,
con programmazione molto simile l’un l’altra, ma che servivano città diverse :
la rossa per Catania, Firenze, Genova II, Milano II, Napoli I, Roma I, Palermo,
S.Remo e Torino II.
La rete azzurra serviva Bari II, Bologna, Bolzano, Genova
I, Milano I, Napoli II, Padova, Roma II, Torino I, Venezia, Verona.
La rete rossa Bari, Catania, Genova, Firenze, Milano2,
Napoli1,Roma1 S.Remo, Palermo, Torino2.
Nella letteratura in merito si parla di due reti con
programmi complementari , una che serviva il Sud, l’altra il Nord, ma dal
Radiocorriere del Novembre 1946 quanto affermato non risulta.
Questa situazione rimane fino al 1951, quando nascono primo
e secondo programma, ed il terzo in FM. Per questo
***rossa-azzurra-1color*la
nuova rete italiana*
era stata affidata una frequenza comune per 13 stazioni
sincronizzate sulle onde medie che non fu usata, in quanto scelta la modulazione
di frequenza.
Radio Union
La costituzione della Radio Union risale all’aprile 1944 e l’iniziativa
industriale fu promossa dal sig. Luigi A. Fortis al quale, successivamente, si
associò il sig. Gino Tonoletti. La Radio Union presenta oggi una gamma di
prodotti che riassume la lunga esperienza dei promotori. Di particolare rilievo
il ricevitore RD7, supereterodina a 5 valvole, 4 gamme d’onda, che presenta
tutte le caratteristiche del ricevitore di classe; il mobile è stato studiato
per avere una linea estetica molto elegante e armoniosa. Il ricevitore RD8, 5
valvole, 7 gamme d’onda racchiude in se tutti i ritrovati della più moderna
tecnica radiofonica.. Per migliorare la ricezione delle onde corte si è
suddivisa la gamma in 6 sottogamme, una per gruppo di stazioni emittenti. La
dilatazione così ottenuta facilita la ricerca delle stazioni. Con l’adozione
di un complesso di alta frequenza di originale concezione ed impiegante
materiali a bassissima perdita si è ottenuta stabilità e sensibilità. Le
particolari condizioni di sfruttamento delle valvole hanno permesso di ottenere
una linearità di risposta e grande potenza. Ambedue gli apparecchi hanno un
particolare sistema di sintonia a demoltiplica brevettato. Si sta allestendo
anche una produzione di strumenti di misura a radio frequenza, la cui carenza
oggi è molto sentita.
Società in accomandita semplice, direzione via Venini, 53, Milano
stabilimento Cernusco sul Naviglio.
al 1945 ancora dalla stampa
A Milano a fine agosto 1945
Milano radiotecnica si sveglia; forse non ha mai
dormito. Degli oscuri artefici hanno lavorato e lavorano con la disperata
determinazione del disperatissimo ricominciare.
Siamo stati, e stiamo ancora un pò tutti, come in una
miniera profonda; lavoriamo all’oscuro. cerchiamo diamanti e pietre preziose e
non vogliamo che queste gemme vadano a ornare il collo degli asini.
Torneremo a rivedere le stelle. Ognuno ha la propria
stellina dai riflessi dorati, una piccola luce, lassù nel cielo ancora fosco. E’
ora come una piccola pupilla che ci guarda non veduta.
Milano si sveglia. Noi vediamo qualche sbadiglio, poi il
coro dell’operosità assumerà il ritmo e la potenza di un inno cantato in
libertà.
Per una serie di fattori psicologici comprensibili, un
complesso di circostanze di natura economica e politica, si è determinato un
certo movimento e un certo fermento di piccoli costruttori.
Alcune diecine di domande di nuove licenze di
fabbricazione sono in corso di esame.
In linea generale questo fatto viene considerato con la
massima simpatia, sia perché la spinta dei piccoli potrà agitare un poco i
sonni, in verità troppo tranquille, degli altri, sia perché nuove energie
nell’emularsi, superarsi, misurarsi, porteranno sempre ad una selezione naturale
di energie e meriti senza artificiosi equilibri. Staremo a vedere con molta
attenzione, senza farci impressionare soverchiamente dal quel senso di
squilibrio che la situazione, veramente nuova per noi, potrebbe far supporre.
agosto 1945: l’industria della radio e l’ANIE
Gli Industriali della Radio, considerata la difficoltà
di poter addivenire alla formazione di un gruppo indipendente, si erano
all’inizio orientati verso l’AIMMI, Associazione Industriali Meccanici
Metallurgici Italiani, che manifestava il proposito di creare un gruppo radio al
suo interno.***anfossi
Nel frattempo si è costituita la ANIE, Associazione
Nazionale Industrie Elettrotecniche, la quale ha incontrato, fin dal principio,
il favore degli interessati.
Viene intervistato l’ing. comm. Piero Anfossi nel suo
ufficio in via Caradosso,16, che è anche attuale sede provvisoria della ANIE.
L’ingegnere dichiara che non c’è nessun conflitto teorico e pratico con l’AIMMI
ed illustra i compiti dell’ANIE, e fa osservare che anche industrie elettriche
di maggiore anzianità di quelle radio hanno trovato nella ANIE la soluzione
piuttosto che costituirsi in associazioni indipendenti.
Questo nostro mondo si può considerare diviso in
correnti forti e correnti deboli, rientrando quello radio nelle seconde. Per ora
non sono fatti nomi di fiduciari per il nostro settore ma si vedrà a breve.
agosto 1945 ACREA, Associazione Commercianti Radio Elettroacustica e
Affini.
Il 22 giugno , promossa da alcuni esponenti del commercio locale, si è
costituita legalmente un associazione di commercianti radio.
Troviamo particolarmente interessanti le linee di condotta sostenute
dall’ing. Salvan, dal geom, Grigolato e dal sig. Giuseppe Simonetta titolare di
quel famoso negozio “ Al Radioamatore” di Milano. Oltre allo snellimento delle
pratiche burocratiche, l’ing. Simonetta parla con incisivo vigore della
questione dell’EIAR ( occorre togliere ai commercianti il compito piuttosto
sgradevole di essere procacciatori di abbonamenti per l’Ente)
La sede è in piazza Belgioioso,1, Milano
Al 1945 l’ACREA denuncia una situazione preoccupante per il mercato radio
in ribasso alla qual cosa hanno contribuito anche gli scadenti programmi della
RAI, troppo infarciti di musichette, di reclam e polpettoni di propaganda
politica. Si pensa di organizzare una mostra della radio. Si contestano decreti
fiscali, canone della RAI ecc...
La mostra della radio si è svolta dal 7 al 16 dicembre 1945 nei locali
della radio italiana a Corso Sempione, Milano. Siamo alla vigilia del mercato
libero internazionale. L’ing. Geloso propone di lasciare, come in altri paesi,
le licenze di trasmissioni per i dilettanti.(durante il conflitto il celebre
ing. Geloso si era dovuto rifugiare in una fattoria per sfuggire a persecuzioni
da parte di chi lo considerava filoamericano, date le origini della sua
professione)
appendice 5 personaggi
il risveglio
Abbiamo visto risvegliarsi l'industria radio. La rinascita del commercio fu però più
difficile: il pubblico era in crisi pecuniaria ed inoltre circolava
l'indiscrezione che i miracolosi americani avessero perfezionato in modo mirabile l'apparecchio radio,
con nuove invenzioni, e che ce li potessero fornire con due soldi.
Invece anche l'industria americana in tempo di guerra, impegnata nella
produzione bellica, aveva abbandonato la radio civile che era rimasta
all'anteguerra. Il mercato italiano non fu invaso da una marea di radio
americane a basso prezzo: già nel 1946 gli italiani si accorsero che per
estetica e circuitistica le radio di produzione italiana erano migliori e
riprese la richiesta alle industrie. Queste, per mancanza di materiale, di
valvole ecc. ebbero all'inizio molte difficoltà a rispondere alle richieste.
Oltre tutto nel '46 ci furono problemi di energia tanto che nel 1947 alle
fabbriche fu razionata.
Il genio italiano superò anche questa difficoltà, ma invece che formarsi
grandi complessi che concentravano la produzione radio come in America od in
Inghilterra, questa si disperse in un numero astronomico di fabbrichette
impegni con l'armistizio
Art. 70:
L'Italia s'impegna a non acquistare e a non fabbricare alcun apparecchio civile
che sia di disegno tedesco o giapponese o che comporti importanti elementi di
fabbricazione o di disegno tedesco o giapponese.
da un editoriale di sinistra anni '50
Il "piano Marshall" ha liquidato i settori chiave
della produzione italiana, da cui dipende l'indipendenza nazionale del
Paese e che sono in concorrenza con l'industria
americana sui mercati mondiali: siderurgia, costruzioni meccaniche, navali,
tessile, elettrotecnica, ecc. A seguito della marshallizzazione, l'economia
italiana
dipende completamente dagli interessi degli imperialisti americani. Agli
inizi del 1951, il livello industriale complessivo non raggiungeva quello
del 1938.
Il costo della vita, rispetto al livello prebellico, al
1951 è cresciuto di
48 volte, e da gennaio 1950 a gennaio 1951 l'indice dei prezzi all'ingrosso è
cresciuto del 21%. Lo stipendio medio mensile di un operaio in Italia è di 23.500
lire, di un
bracciante di
13.346 lire (al nord) è di
3.868 lire (al sud).
vai ad appendice 6, qualche ditta al '45
SIEMENS al 1945: Jacobacci afferma che
nell'industria radiotecnica tutto il settore radio professionale è stato
colpito in modo assai grave dagli avvenimenti militari e politici che si sono
svolti. Non conviene scioglierlo affrettatamente ma convertirlo alla produzione
civile senza farsi eccessive illusioni.
La guerra aveva portato ad un notevole grado di sviluppo l'industria radio,
perciò si sono formate numerose maestranze ed un buon numero di tecnici in
grado di operare. Come potrà il mercato assorbire la produzione necessaria a
tenere occupate le maestranze, quali sono i mezzi più adatti per risvegliare il
mercato?
Jacobacci punta a scuotere la stampa del settore e porre l'attenzione del
governo a non gravare eccessivamente l'industria radio. Oggi tra tasse
radiofoniche, bolli di quietanza, tasse di solidarietà nazionale, oltre il 22%
di carico finale grava sul prezzo di acquisto di un ricevitore. Rinforzare le
trasmissione dell'ente EIAR dall'attuale crisi.
Finchè non avremo a disposizioni le normali valvole e finchè non avverranno
notevoli varianti nei sistemi di trasmissione, quale la modulazione di
frequenza e l'uso di onde ultracorte per il servizio di radio diffusione non
c'è da aspettarsi novità rivoluzionarie.
Il tipo intermedio di ricevitore andrà a scomparire. L'esportazione è
probabile; la produzione italiana è sempre stata apprezzata e l'eliminazione
della produzione tedesca, sistematicamente invadente,dovrebbe permettere
all'Italia di espandersi nei Balcani, Nord Africa, Spagna e Francia meridionale.
L'apparecchio radio è povero di materie prime e ricco di manodopera e la
sua produzione è tipicamente adatta all'Italia. Il traffico dovrà essere però
improntato alla massima correttezza commerciale. Senza voler fare dell'autarchia
si pensa che il governo non permetterà che denaro italiano vada all'estero per
tutto quello che si può fare bene in casa.
Si accenna alle riviste tecniche le quali nel periodo nero della guerra e dei
torbidi politici sono uscite..."un po’ per celia e un po’ per non
morir...)
da Torino, gennaio 1946
La Magnadyne Radio è sempre all’ordine del rag. de Quarti nello
stabilimento attrezzato in periodo bellico a S. Antonio di Susa ed è in piena
produzione. La ricostruzione di una nuova sede a Torino porrà la Magnadyne al
livello delle maggiori industrie, con progetti adatti alla riconquista del
mercato temporaneamente e solo in parte trascurato.
La Radio Lambda, pur mantenendo la fabbrica a Borgosesia sotto la
guida dell’ing. Olivieri, ha aperto un ufficio a Torino sotto la direzione del
sig. Nannini.
la Fonomeccanica ha riportato a Torino le sue attrezzature sfollate a
suo tempo e si è sistemata in un grazioso stabilimento dedicandosi alla
costruzione di impianti sonori.
I fratelli De Bernardi, dopo aver ricostruito la parte dello
stabilimento distrutta, hanno completato l’attrezzatura e ripresa la
costruzione degli apparecchi radio.
La Watt Radio invece, pur restando pronta a scendere in lizza con
produzione di ottima qualità,sembra attenda al vaglio la clientela nazionale ed
estera.
La VARA dopo
un interruzione di circa tre anni dovuta a persecuzioni politiche, ha ripreso il
proprio lavoro, con la costruzione di apparecchi di tipo popolare e tipo di gran
classe e produzione di pezzi staccati, strumenti di misura
La Radio Savigliano ha ripresi la sua attività
l’Ital Radio ha ripreso la propria attività.
la stampa
al 1946 Intervista a L. Bosio
Presidente dell’Unione Commercianti di Torino e membro del Consiglio
Direttivo del radio Club di Torino, spiega che il ristagno commerciale è ancora
dovuto al mancato raggiungimento del pieno ritmo di produzione della Fiat, per
mancanza di gomma e combustibile. La FIAT assorbe il 60% della mano d’opera
torinese e determina la maggior parte del reddito disponibile. Ora la Fiat ha
numerosissimi automezzi ponti per la consegna, ma senza gomme, dato che non si
è ancora raggiunto un accordo con gli Alleati. Lascio a voi le logiche
considerazioni. A frenare la vendita ha anche contribuito la convinzione, non
giustificata, che dalle industrie americane saranno immessi apparecchi a basso
prezzo e soluzioni tecniche mirabolanti.
A parte il fatto che la tecnica durante il periodo bellico ha trascurato
completamente (anche in America) la radio commerciale, gli osservatori americani
venuti a constatare le condizioni del mercato italiano, si sono meravigliati
dell’abbondanza della produzione esistente, mentre in America si è lavorato
solo per la produzione bellica e manca di tutto tutt’ora. Di conseguenza
nessuna paura. La produzione americana non è alle porte e se ci saranno
perfezionamenti tecnici faremo a tempo ad applicarli anche noi.
Attualmente sembra che la richiesta, piuttosto che di apparecchi modesti, sia
di vistosi radiofonografi e mobili bar per una specie di ballomania dalla quale
sono stati invasi molti italiani.
La vendita dei pezzi staccati ha subito un rallentamenti,ma il prezzo dei
pezzi staccati necessitanti ad una radio è superiore a quello della radio
montata. Si potrebbe perciò pensare di aiutare le scuole di radiotecnica per
invitare i giovani all’autucostruzione. Si spera nel sospirato avvento del
dilettantismo in trasmissione.
Per le valvole ci sono ancora dei problemi tra i quali la borsa nera.
Per le questioni fiscali la RAI
ha fatto ispezionare dagli agenti del fisco alcuni commerciato e la faccenda è
ancora in sospeso. Una commissione di esponenti del campo radio è stata
ricevuta da Scelba. Sui quotidiani c’è la notizia dello stanziamento di un
miliardo per la costituzione di una società di trasmissioni radiofoniche.
Secondi il rag. Soffietti della Watt Radio, l’industria italiana,
ricostruiti i pochi stabili danneggiati dalla guerra, operata la conversione di
quelle aziende già totalmente assorbite dalla produzione bellica, si presenta
con un complesso produttivo notevole, oserei dire superiore a quello di
anteguerra. Per contro il mercato radiofonico non presento un corrispondente
accrescimento anzi ha una flessione. Imposto non si sa da chi il platfond
massimo del rapporto di 1:12 anteguerra per i prezzi, noi dobbiamo giocare con
sconto che tendono all’aumento mentre aumentano i costi senza possibilità di
rivalsa. Ed il quadro è completo.
da Roma1946 :
La ditta Azienda Radiotecnica Italiana di Roma, che dal gennaio 1943 è
diretta dal rag. Luigi Pallavicini, figlio del fondatore Arrigo, durante la
guerra, malgrado la mancanza di rifornimenti diretti dalle fabbriche, ha con
notevole sforzo mantenuta la sua efficienza. La Ditta è nota per la produzione
del suo Telediffusore che consente di distribuire l’ascolto della radio in
tutte le stanza di un appartamento.
lo scandalo
nel 1946 si ebbe anche uno dei primi scandali della nuova Repubblica: a fine
anno il fermo e poi l'arresto del Direttore Generale della Ra.I, ing. E.
Carrara implicato in uno scandalo di forniture all'erario di indumenti di
lavoro per gli operai telefonici dell'Azienda di Stato. Latitante l'ex
segretario alle Comunicazioni On. Fano.
La Ra.I incarica come nuovo direttore il dott. M.Bernardi. Qualche giorno
dopo la notizia del rincaro dell'abbonamento alle radioaudizioni a mille lire.
Dopo ancora la scarcerazione di Carrara al quale non si potè fare alcun
addebito.
constatazioni
Già in occasione della prima Fiera di Milano di dopo la liberazione
(settembre 1946) era stata diagnosticava quanto poi constatati: la produzione via via diminuiva ed aumentavano prezzi.
Inizialmente la richiesta dei commercianti era stata notevolissima in quanto la
persuasione che un'importazione dall'estero a prezzi bassi non si sarebbe
verificata e che i prodotti italiani non erano per niente inferiori a quelli
stranieri. La mirifica speranza dell'arrivo di ricevitori americani, a prezzi
bassi e con chi sa che nuovi perfezionamenti fu vana. Tra l'altro in USA nel
periodo bellico nessuno aveva più pensato alla radio civile, concentrandosi
sulla produzione bellica. Le loro radio civili, tra l'altro costruite con
strettissimi criteri di economia e senza novità tecniche, non arrivarono sul
nostro mercato.
Tutti gli industriali si misero ad operare di buona lena ma i primi guai
iniziarono con la mancanza di valvole (uno sciopero delle maestranze delle
fabbriche di lampadine e valvole durò per tutto il novembre 1946) e la ripresa
fu aggravata dalle restrizioni per l'energia elettrica. Queste portavano ad un
arresto della produzione di due giorni su sei salvo sospensioni più prolungate.
Oltre tutto era indispensabile per sopravvivere, che un 50% della produzione
fosse destinata all'estero. Il lamierino magnetico era scomparso dal mercato, la
Radioconi era chiusa , mancavano tutti gli accessori derivanti, più o meno
direttamente, dell'industria siderurgica.
In quel disordinato dopoguerra, malgrado gli aumenti delle retribuzioni,
volute dai partiti di massa per ragioni demagogiche, non si arrivò all'aumento
dei prezzi in questo campo.
le paghe
-fine ottobre 1946 aumento del 35% sui minimi di paga e 10% sulla contingenza
-dicembre 1946, primo scatto della contingenza con un aumento del 12% sulle
paghe.
-ulteriore aumento del 15% sui minimi nell'industria settentrionale,
retroattivi.
- febbraio 1947 altro 20% di aumento delle paghe più aumento dei contributi
familiari.
In totale dal 1 ottobre 19146 al febbraio 1947 l'aumento delle paghe è
dell'80%, per le materie prime un altro 80% rispetto al giugno 1946.
L'aumento del prodotto al commercio radio, dal 1939 è aumentato di 20 volte
rispetto alle 60 degli altri prodotti e servizi.
le conferenze
Numerose conferenze internazionali per la radiodiffusione si sono svolte nel
1946 ed altre si svolgeranno nel 1947:
le mostre
Oltre alla prima fiera di Milano detta della ricostruzione, la XXV
si effettuò la XIV mostra della radio del 1947 con gli auguri del marchese
Luigi Solari. La mostra , analogamente a quelle di anteguerra, fu organizzata
dal gruppo costruttori radio dell'ANIE. Fu una mostra dignitosa in locali tirati
a lustro con la partecipazione di 120 espositori. Dietro la guerra, davanti un
mondo insofferente....mobili e mobiletti di lusso, intarsi, specchi, cristalli,
roba per case raffinate. Radio a forma di lampada, di tavolino da notte, di
libro, di poltrona. C'è persino chi ha avuto il coraggio di darle la forma di
apparecchio radio.
la stampa
da l'Industria Lombarda del 1947:
L'industria italiana degli apparecchi radiofonici versava da qualche tempo in
condizioni non soddisfacenti. Ciò è dovuto ad un complesso di cause, ma
soprattutto alla scarsa richiesta del mercato, sia interno che estero,che aveva
messo le nostre fabbriche nelle condizioni di produrre con scarsissime
probabilità di vendere.
Da un anno a questa parte la situazione si è rovesciata. Nel primo semestre
1947 le fabbriche non riuscivano a coprire le richieste dei consumatori poichè
non era loro possibile approvvigionarsi di materie prime e dovevano
inoltre limitare la loro attività per la mancanza di energia elettrica.
Nell'agosto furono superati questi ostacoli, ma a causa delle limitazioni di
credito, con la conseguente scarsità di circolante e per l'ulteriore aumento
del costo della vita, che ha indirizzati i bilanci verso le spese di prima
necessità, le richieste cessarono quasi improvvisamente. Anche l'esportazione,
che nel 46 aveva fatto buoni affari, specie per gli apparecchi di alto prezzo,
andava man mano diminuendo a causa della concorrenza estera. Le forti
retribuzioni delle maestranze specializzate, che incidono per il 90% sul costo
di ogni apparecchio, non ci permettevano di sostenere la concorrenza straniera.
Ora, però, l'orientamento è verso la produzione di apparecchi economici,
circa 25.000 lire.
Gli apparecchi radio, in confronto agli altri prodotti industriali, sono
aumentati soltanto di 25 volte rispetto al costo di anteguerra, ma sono cambiate
le condizioni di vita ed oggi difficilmente una famiglia può spendere questa
cifra se pure è inferiore agli aumenti verificatisi negli altri settori
economici.
L'industria radiotecnica conta attualmente 70 grandi fabbriche e circa 20.000
dipendenti ed è in grado di produrre mezzo milione di apparecchi l'anno. Quest'anno
la produzione sarà di 400.000 apparecchi per un valore di 12 miliardi.
CAPITOLO VIII LA PRODUZIONE
radio popolari di dopoguerra
Nel 1948 era stato indetto un concorso per la realizzazione di un
nuovo apparecchio"popolare" italiano. La ANIE, aderendo alla richiesta
della Ra.I e del Ministero delle Poste lo organizzò e dettò le specifiche per
l'apparecchio che fu denominato AR48.
le specifiche
Il mobile dovrà essere di linea sobria, di legno, bachelite od altri
materiale e non deve superare il costo del 12% dell'apparecchio radio (Il
prezioso mobile in legno del quale si dotavano i nostri apparecchi costava 12
volte di uno analogo in materiale sintetico). Il prezzo di vendita non deve
essere superiore a 25.000 lire (esclusa l'allora vigente IGE) e si propone uno
sconto del 25%. I risultati verranno resi noti al pubblico non prima dell'aprile
1949. Il premio sarà di 1.500.000, 1.000.000 messo a disposizione dalla RAI,
500.000 dal Gruppo Costruttori di Apparecchi Radio.
le specifiche per l'AR48 sono le seguenti:
-La ricezione limitata alle onde medie tra 525 e1605 khz.
-5 valvole: le americane 12A8, 12K7,12Q7, 35L6, 45Z, octal o le europee rimlock da
100 ma UCH41, UF14, UAF41, UL41, UY41.
-sensibilità 75 microvolt per 50 milliwatt
-potenza almeno 0,7 watt
- altoparlante di almeno 125 mm capace di una pressione acustica di almeno 5
dyn/cmquadro ad 1 metro di distanza.
-Poi altre specifiche del CAV, del rapporto immagine, selettività,
rumore di fondo, illuminazione scala ed isolamento delle parti accessibili.
L'omologazione
In una riunione all'istituto Galileo Ferraris il 14 dicembre 1948 si
procedette all'omologazione. Due apparecchi furono scartati ed accettati quelli
della
MARELLI
OREM
NOVA
ALTAR
WATTRADIO
SIEMENS
CGE
UNDA.
Gli esemplari che conosco furono realizzati con 5 valvole octal, filamenti in
serie, autotrasformatore e sintonia a riluttanza variabile. L'dea delle valvole
in serie la trovammo già realizzata dalla Crosley nel 1933, dall'Alauda Marelli
nel 1934 e la sintonia a riluttanza variabile già nei Fido Marelli del 1938. La
soluzione adottata dagli AR48 era più costosa degli analoghi americani alcuni
dei quali, dal 1938 al 1946circa furono realizzati in cataline, esemplari
che ora sono preziosi. In USA avevano la rete unificata a 110 volt e
risparmiavano l'autotrasformatore. In Italia non sono mai arrivati anche in
quanto non incontravano il gusto dell'epoca. Le nostre tensioni di rete
spaziavano invece dai 110 volt ai 220.
CAPITOLO IX GLI ANNI '50
l'FM
Dal ’46 in poi molti tecnici si espressero sulla modulazione di frequenza, che
aveva dato ottimi risultati nel conflitto mondiale. In quei tempi si stava
studiando la modulazione ad impulsi, quella che ora usiamo per il PCM ed
addirittura qualcuno pensò erroneamente, che questa sarebbe stata realizzata
prima del sistema in FM che poi entrò in funzione.
Già da fine 1945 si parlava di modulazione di frequenza. Nel mese di novembre 1946 se
ne è discusso . La modulazione di frequenza ha suscitato interesse alla sua introduzione in America. Anche in Italia
si sono effettuate esperienze ma si è convinti che la FM sulle onde ultracorte
sarà soltanto un sussidiario della modulazione di ampiezza. L'FM aveva
dimostrato le sue favorevoli qualità in certi apparecchi bellici e prometteva
fedeltà elevata e assenza di disturbi. Il problema era che, a causa della
larghezza di banda richiesta, non poteva essere inserita nelle onde medie ma doveva essere
inserita sulle onde ultracorte che avrebbero permesso un numero più elevato di
canali. Lo svantaggio era che la copertura delle singole stazioni sarebbe stata
limitata e si sarebbero dovute costruire molte stazioni se pur di piccola
potenza e collegarle tra loro con costosi cavi.
Inoltre si sarebbero dovuti costruire nuovi apparecchi essendo gli attuali in
AM adattabili con un dispositivo accessorio ma con la perdita delle qualità
intrinseche della FM.
I vantaggi una maggior banda passante, ovvero una risposta in frequenza fino
a 15.000 hertz, una minor distorsione e minori disturbi.
intervista
Venne intervistato l'ing. Piero Bargellini, di Firenze ma trasferitosi in USA
prima della guerra e tuttora vivente. Lui aveva colà condotto prove per l'FM
già nel 1939 con esito favorevole. Bargellini afferma che per la tipologia degli
impianti necessari, l'ente unico RAI, triste eredità del Fascismo, dovrebbe
essere sostituito da un limitato gruppo di aziende private sotto il controllo
dello stato. In quanto alla costruzione di apparecchi in grado di ricevere
la FM Bargellini rammenta che su quella graverà l'onere dei brevetti. Infondo
gli americani possono anche essere entrati in guerra per ragioni idealistiche di
umanità e di libertà, possono aver sgominato i fascisti ed i nazisti, ma
vorranno però trarne il vantaggio di far pagare i brevetti.
Dobbiamo aspettare il 1949 perchè vengano installate oltre che Milano ed a
Torino, le stazioni di Roma e Napoli. Un servizio regolare potrà iniziare
soltanto quando la produzione nazionale di ricevitori per FM verrà avviata in
modo soddisfacente. E' chiaro che la rete di stazioni FM non sostituirà quelle
in AM ma vi si affiancherà.
Le frequenza sarà tra gli 88 ed i 100 megacicli (88-108 in USA) che si
propaga rettilineamente senza riflessioni atmosferiche, evitando evanescenze ed
interferenze. In quel tipo di modulazione la demodulazione avviene con un
discriminatore di frequenza, preceduto da un limitatore di ampiezza che tosa
tutti i residui di AM sull'onda, sopprimendo i disturbi, anche se poi, in
pratica, certi disturbi come quelli dell'accensione dall'auto passeranno.
L'avvento dell'FM
Dalla Torre del Parco, ex Littoria, di Milano la Ra.I trasmette ogni sera con
modulazione FM sui 101 megahertz.
Alla XV mostra della radio nel 1948 la ditta Bertoncini annuncia adattatori
per Fm ma solo nella successiva, la XVI del 1949, appaiono apparecchi AM-FM :
della A.R.T. il modello Gran Premio, a 10 gamme predisposto per l'FM, il
Pangamma della Imca, forse il primo apparecchio italiano con l'la gamma FM, l'Allocchio
& Bacchini con il 1150 ad 11 valvole e FM
la serie ANIE
Nel 1951 si cercò di dare una boccata d'aria al commercio
ed alla produzione radio. Si lanciarono gli apparecchi serie ANIE con la mira di
un prezzo economico senza gran sacrificio della qualità. Furono chiesti sforzi
ai costruttori ed al Governo.
***radio
in maremma*radio assegnate con la riforma agraria del 1951
La realizzazione pratica era generalmente risolta con 5 valvole tutto vetro
concepite per il collegamento in serie, condensatori variabili tradizionali ed
autotrasformatore. Un trasformatore tradizionale sarebbe costato troppo e , dato
che nell'autotrasformatore una presa a 6,3 volt sarebbe stata non conveniente,
si mettevano le valvole in serie ricavando un centinaio di volt. Dato che in
Italia le tensioni di rete erano svariate, non si poteva fare come gli
americani, nè sarebbe stato conveniente usare resistenze di caduta, che
avrebbero richiesto una dissipazione fino a 30 watt. Purtroppo anche con
l'autotrasformatore il telaio rimaneva sotto tensione se pur non normalmente
accessibile. Il problema veniva fuori quando collegavamo un grammofono alla
presa FONO.
Nei primi anni '50 la RAI sorteggiava tra i nuovi abbonati un apparecchio
serie ANIE a 5 valvole.
Nel 1953 furono date le specifiche per la serie ANIE in FM
le specifiche vedi tabella in appendice7
Dal 1 settembre prova di 40 ricevitori (20 modelli)
I Costruttori sono riusciti agevolmente a soddisfare la
maggior parte delle richieste, non sempre la distorsione
Boella da le curve di prove dei vari parametri su ascisse
gaussiane tenendo conto della percentuale di esemplari che hanno soddisfatto le
prove (74% dei presentati)
Il terzo programma
Il terzo programma fu un avvenimento di sensibile importanza, nel 1951, per
la radiofonia. Il primo ottobre 1951 compie un anno, il primo gennaio 1952, con
l'istituzione del Primo e del Secondo programma, si completa il processo di
differenziazione dei programmi radiofonici di cui l'attuazione del terzo
programma aveva segnato l'inizio. Il terzo programma non veniva però trasmesso
sulle onde medie ma era limitato alla modulazione di frequenza. Nel 1952 si
iniziò a trasmetterlo sulle onde corte ma non ancora sulle onde medie.
il bandspreading
Nel modello Nicoletta, della IMCA (Nicoletta era la figlia dell'ing Filippa)
si nota una scala espansa per le onde corte:
questo dispositivo era già da tempo in uso negli apparecchi americani col
nome di band spreading ed era
arrivato in Europa ed in Italia piuttosto in ritardo. Le stazioni di
radiocomunicazione sono distribuite sulla gamma delle onde corte concentrate in
6 gamme limitate in frequenza. Ponendo l'indice principali nella zona indicata
grossolanamente sulla scale, un condensatore di piccola capacità consente di
realizzare 6 diverse scale che spaziano le diverse stazioni. Il problema e
porre l'indice nella posizione perfetta, impossibile senza riferirsi ad un
oscillatore armonico calibratore.
la tv, dubbi
La TV in bianco e nero fu introdotta nel 19xxx. Fu destinata a cambiare le
abitudini della famiglia media: inizialmente si andava a vedere al bar, in
seguito vennero noleggiati dei televisori funzionanti a gettoni, proiettato
"Lascia o raddoppia" nei cinematografi prima dell'inizio del film, infine, nei
primi anni '60, il reddito medio cominciò ad aumentare ed il prezzo
dell'apparecchio si adeguò alle possibilità di tutte le famiglie.
Nel programmare l'introduzione della televisione nei pochi paesi che ci hanno
preceduti, come gli USA, si parlò di morte dalla radio, ma la vendita degli
apparecchi radio, dopo un primo chock, riprese regolarmente, ancora era ben
vitale.
CAPITOLO X GLI ANNI '60
anni 60
La radio domestica, dopo l’entrata in campo della
televisione, era sempre ascoltata in quanto per molti anni la TV trasmetteva
solo nelle ore serali e la massaia che faceva le faccende la teneva accesa tutta
la mattina ad accompagnarla nel suo lavoro. Le finestre erano aperte e la radio
si doveva sentire in tutta la casa (ed anche fuori). Almeno intorno alle una, i
familiari presenti si riunivano in cucina intorno alla tavola apparecchiata
ascoltando la radio. Ma, esaurite le pesanti radio in legno del tempo passato,
la produzione non rispettava più la qualità acustica precedentemente consentita.
L’introduzione della serie ANIE, cinque valvole molto modeste, portò ad
apparecchi molto poveri, in compensato od in plastica, di risultati acustici modesti, persino quando fu introdotta la modulazione di frequenza. Le
spese della famiglia si orientavano piuttosto nella TV e la radio fu usata più
in forma portatile, se pur ancora a rete ed a valvole, di modeste dimensioni e
qualità. Con l’introduzione dei transistor a metà degli anni sessanta, la
qualità peggiorò ancora, se pur permise senza le difficoltà portate
dall'alimentazione delle valvole, di ascoltare la partita quando
eravamo al pic nic in campagna.
La produzione italiana aveva praticamente abbandonato i bei
radiogrammofoni, che non erano più lo status simbol della famiglia se pure
quella lacuna fosse ampliamente compensata dalla ottima produzione tedesca, di
marche prestigiose, che con sei mesi di stipendio di un operaio ti dava il
famoso 3D ed effetti acustici appaganti: le famose radio col vetrone, la
dentiera, ed una scelta di toni ed adattamenti ai vari generi musicali.
Altrimenti l’alta fedeltà di scuola americana ed inglese, col sintonizzatore di
qualità separato dal preamplificatore, dall’amplificatore finale e dalle casse
(in seguito l’introduzione dello stereo). I sintonizzatori avevano anche l’FM,
ma la qualità e la scelta delle trasmissioni italiana era molto scarsa, rendendo
però pieno onore al contenuto del terzo programma. Non parliamo poi della tarda
introduzione dei programmi stereofonici e la delusione della filodiffusione.
inizio della crisi
Nei primi anni ’60 si viaggiò piuttosto bene. Si puntò
sullo sviluppo dell’automobile con la produzione specializzata da parte di
qualche ditta di discrete autoradio, mangiadischi e registratori. Nel 1964 ci fu
una prima battuta di arresto nel prodigioso sviluppo italiano, rapidamente
ripresosi per rimandare la crisi dell’industria radio alla decade successiva.
Nel 1964 si producevano ancora valvole in quantità doppia rispetto ai transistor
(intesi come componenti) e si introdussero i primi circuiti stampati anche per
le valvole. Ricordiamo la loro “cottura”, analoga a quella dei mobiletti di
plastica dal lato della raddrizzatrice e della finale.
Si tornò nella banalità degli schemi usati, senza nessuna
sofisticazione come invece veniva introdotta nella produzione contemporanea
persino nei Paesi del patto di Varsavia. Nelle famiglie più abbienti si potevano
però vedere le favolose radio da tavolo o radiogrammofoni 3D, con un finto tono
stereofonico, ma con una grande qualità di ascolto e minuziosa scelta dei toni.
Queste erano prodotte in Germania da Grundig, Nord Mende, Saba ecc, costavano
sei mesi di stipendio di un operaio specializzato.
CAPITOLO XI IL TRAMONTO
destino dell'industria radio
A differenza del resto dell'Europa, nella quale la radiotecnica
era concentrata in poche, grandi industrie, in Italia dal ’46 con la lodevole
iniziativa privata tipicamente italiana sorsero dal disastro della guerra tante
piccole industrie che, iniziando dalla produzione radio e poi ricondizionandosi
a quella TV, producevano senza brevetti propri e senza ne onta ne gloria. Le
grandi industrie, Safar, Allocchio Bacchini, Ducati ecc, furono punite per aver
collaborato con la Patria nella seconda guerra, sabotate e disperse. In
particolare la Safar avrebbe dato molta noia coi suoi propri brevetti sulla
televisione della quale era stata iniziatrice in Italia, intralciando l’acquisto
dei brevetti americani impostici della nostra resa incondizionata nell’ultima
guerra. Ma arrivati alla fine degli anni '90 avremmo già potuto fare un
consuntivo del destino dei radiocostruttori italiani.
la GEPI.
Nei tardi anni ’60 del dopoguerra, si ripresentò
una situazione di crisi: il prodotto interno lordo diminuì e si temette per
l’occupazione. Ai tempi del regime la disoccupazione non era temuta più di
tanto, in quanto avevamo lo sfogo delle Colonie. L’IRI faceva la sua parte, ma
nel marzo 1971 venne fondata la GEPI, Società di
Gestione Partecipazioni Industriali. L’economia nazionale, che aveva
conosciuto una lunga stagione di crescita, manifestava i primi sintomi di
rallentamento. Per aiutare prevalentemente le piccole industrie, 100 dipendenti
a nord, e 200 a sud come massimo, fu istituita la GEPI alla quale IMI
partecipava al 50%, per il resto l’IRI ed EFIM. La GEPI, una
volta effettuato la riorganizzazione, doveva provvedere alla cessione di ogni
unità in crisi. Uno dei principi "operativi" era di far fallire le imprese sulle
quali interveniva per cancellare oneri pregressi.
Negli anni ci furono aggiustamenti della legge. Nel ’76 fu anche creata l’IPO,
Iniziativa per la Promozione dell’Occupazione.
Intanto, a causa della guerra del Kippur il prezzo del petrolio era
quadruplicato. Da notare che il 1975 era stato l’unico anno con il PIL in calo.
Nel ’77 furono istituite CAM e la RECO. Ne
marzo’82 la REL (Ristrutturazione Elettronica
SpA) intervenne per salvare le industrie elettroniche.
Praticamente la GEPI faceva fallire le ditte, per
liberarle dai debiti, poi le rinominava e le ristrutturava, cosa che non
funzionò.
in passato
Durante la grande crisi degli
inizi degli anni ’30, in pieno periodo autoritario del fascismo, un oscuro
personaggio, Alberto Beneduce, salvò l’Italia dal caos economico. Nel 1931 fondò
l’Istituto
Mobiliario
Italiano,
IMI, che avrebbe dovuto
risolvere i problemi obbligazionari che erano nati e salvare il sistema
bancario. L’ente fu sopraffatto dall’enormità della crisi, ma, nel 1933 ,fu
fondato l’Istituto
di
Ricostruzione
Industriale,
IRI,
che salverà capra e cavoli e sopravviverà anche nel secondo dopoguerra.
Dall’esistenza dell’IRI
nacque il sistema delle partecipazioni statali.
I
rimedi adottati invece nel periodo che stiamo trattando furono totalmente
fallimentari.
vai ad appendice8
tre industrie al tramonto
La REL
Un
impresa che era certamente in grado di rilevare i progetti della
GEPI
era
Zanussi
di Pordenone. Si costituì
Zeltron
(Istituto Zanussi per l’elettronica Spa),
che lanciò il marchio
SELECO.
Zanussi
mancava di un solido mercato all’estero
il
polo nazionale dell'elettronica civile
fu assegnato invece alla
REL
(Ristrutturazione Elettrica Spa) nel 1982. Il settore occupava 10.000 addetti e
produceva 820 miliardi (valori dell’82). Gran parte delle aziende del settore
furono ammesse all’intervento
REL:
Brion Vega,
Europhon,
Autovox,
Seleco,
Voxon,
Seci,
( Ultraphon e Formenti rimasero a guardare)
GEPI
cercò di liberarsi delle proprie partecipazione nel settore e cedette alla
REL
le quote della
Neohm,
Panta
ed
Imprese
elettriche italiane.
Vista l’impossibilità di liberarsi di tutte le azioni, vedi MISTRAL
Sullo sfondo resterà la
"rogna" del marchio Autovox conteso, a suon di cause, tra il sig. Cardinali e la
REL. Ma l'elenco dei partecipanti, a vario titolo, alla tenzone potrebbe essere
più lungo: Zanussi (Gruppo Ericsson), Lenco, Nuova Autovox, Voxson, Ultravox
Siena, Vidital, Videocolor (Thomson), Zendar, Sogemi, Zetronic, Hantarex.
marchi che si salvano
mivar
Oggi Mivar vive, legata a doppio filo alla resistenza del
suo padre-padrone, senza eredi, e continua a produrre serie
limitate di televisori LCD. Sino a quando?
Geloso
Geloso ricomprò
il nome
watt, Imca, mivar
PASO S.p.a. è una società industriale
nata nel 1973 dall’appassionato operare di managers e
tecnici provenienti dalla storica azienda milanese
Geloso
S.p.A., presente sui mercati internazionali del
Public Address sin dal 1931
della quale ha acquisito e maturato il
suo know-how progettuale.
Come nel recente passato, rimane sempre vivo il legame
italo-americano, che si concretizza nel 1974 quando viene
fondata la consociata
PASO
SOUND PRODUCTS Inc. di New York, allo scopo di
attivare una collaborazione ed un interscambio
tecnico-specialistico per la continua crescita della
Società.
CAPITOLO XII LA FINE
a Firenze
come accade per i grandi
attori prima di lasciare definitivamente il palcoscenico, la finanziaria
elettronica REL ha chiuso la "carriera" con un colpo ad effetto. Ha costituito
insieme alla Hantarex,
l' industria informatica di
Luciano Meoni
che conta un giro d' affari intorno ai 280 miliardi, una società mista (Hantarex
67 per cento, Rel 33 per cento) l' Hantarex che ha accantonato il
difficile mercato dei Tv color per abbracciare quello dei computer e della
multimedialità. Una vera e propria privatizzazione. Il presidente e
amministratore delegato della Rel, Fabio Pistella, fisico dell' Enea "prestato"
all' elettronica, ha infatti chiesto garanzie non alla nascente società ma a
quella di Meoni,
l' Hantarex.
Luciano Meoni
(Firenze),
già amministratore della Semio, finito in carcere in passato per la bancarotta
della Hantarex, l'
azienda di famiglia già leader in Europa nella produzione di monitor;(fallimento
1995)
vedi appendice 9, l'agonia dell'Autovox