Storia della radio italiana

l'industria nella stampa d'epoca

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CAPITOLO I  GLI INIZI

Marconi

Dopo il primo traguardo sognato da Marconi con la lotta al raggiungimento delle grandi distanze, tagliato nel febbraio 1901, con il collegamento tra l’isola di Wight e la Cornovaglia, sbaragliando chi sosteneva che non si poteva superare la curvatura del globo con le onde hertziane, le preposte Autorità italiane mandarono l’ufficiale di marina Luigi Solari  in Inghilterra. Nel settembre 1901 incontrò Marconi e la conclusione fu l’acquisto presso la Marconi di una partita di stazioni sintoniche che la Marina denominò modello 1901, col permesso di riprodurle senza pagare alcuna patente. Nel 1902 il governo italiano mise a disposizione di Marconi la regia nave Carlo Alberto per permettergli certe sue esperienze e stipulò con lui un contratto che, secondo i suoi biografi, consentiva al governo italiano di riprodurre gratuitamente le  apparecchiatore Marconi, se pur soltanto in arsenali militari. Non si dice che in cambio di questo Marconi ottenne che nessun apparecchiatura radiotelegrafica fosse costruita da fabbriche civili e l’obbligo di usare soltanto stazioni Marconi e non solo: queste stazioni non avrebbero dovuto nemmeno comunicare con altre stazioni che non fossero Marconi.

***solarimarconi

Il problema fu tale che non potemmo partecipare a pieno titolo alle conferenze radiotelegrafiche del 1903 e 1906 in quanto non avremmo potuto ottemperare a risoluzioni contrarie al monopolio assoluto della Marconi e non solo: sulle navi degli emigranti cominciava ad essere obbligatorio l’impianto radiotelegrafico, ma le nostre navi, quando arrivavano nel Sud America, non potevano comunicare con le stazioni costiere che erano esclusivamente Telefunken.

Già qui i detrattori di Marconi fanno notare un inganno: tra le altre cose nella convenzione si era stabilito di far costruire alla Marconi, per 800.000 lire, una stazione ultrapotente che avrebbe dovuto comunicare con analoghe stazioni in Argentina e nelle varie destinazioni degli emigranti italiani. Ma la Marconi non si era affatto impegnata a costruire in Argentina, tanto che quelle stazioni furono costruite dalla concorrente Telefunken.

Certa stampa italiana si scagliò contro questa convenzione tanto che il Marconi con una lettera al governo, si offrì di svincolarlo dall’accordo se non lo avesse ritenuto conveniente, senza alcun altro impegno, nemmeno i rimborsi per i vari sopralluoghi che aveva effettuato per scegliere la località più adatta per la stazione ultrapotente (questa fu Coltano, completata però, tra varie polemiche, solo nel 1912).

appendice 1

Da una lettera di Marconi indirizzata al Ministro delle Poste e Telegrafi, nel 1905:

... a seguito all’opinione poco favorevole espressa da una parte della stampa politica e scientifica italiana (in particolare il Tempo e l’Elettricista) circa le convenzioni stipulate da me dal R. Governo, tengo a dichiarare che per conto mio e per conto della Compagnia Concessionaria dei miei brevetti per la radiotelegrafia all’estero, nel caso che il R. Governo riscontrerà in questo tempo un sensibile svantaggio in  dette convenzioni, sarei pronto di comune accordo di considerarle come annullate; nel qual caso, naturalmente tanto il R Governo quanto la Compagnia Marconi e me stesso saremmo liberi da ogni reciproco impegno...

CAPITOLO II lL'INDUSTRIA

l’industria

Questo monopolio concesso alla Marconi, non consentendo di costruire in Italia, costrinse i vari inventori italiani a brevettare all’estero la loro invenzione che,  se poi non è integrata dalla produzione del ritrovato, scade automaticamente. Molti inventori ottennero i loro brevetti in Germania, altri in Francia.

Eugenio Bazzi, che aveva brevettato nel 1897 un suo sistema di radiotelegrafia, dovette chiedere il brevetto dei perfezionamenti sintonici, che avevano anticipato quelli di Marconi, in Germania analogamente a Magni. Clemens Galletti dovette realizzare il suo grande e sfortunato impianto radiotelegrafico in Francia. Così Bellini e Tosi con il loro radiogoniometro ecc.

In ambiente militari non sempre si fu fedeli a Marconi dato che la convenzione non riguardava loro. Fu chiamato  De Forest per sperimentare la radiofonia in Marina, Vallauri realizzò i suoi amplificatori ultraudion e  le sue valvole, Bardeloni realizzò il suo particolare rivelatore e l’epuratore. Tanto i ricevitori di Vallauri che quelli di Bardeloni furono costruiti in proprio ma ne fu concessa la produzione anche alla Marconi italiana (il processo è inverso a quanto riferito erroneamente in vari ambienti). Vanni e Majorana sperimentarono a Monte Mario la radiotelefonia bruciando nelle distanze rutto il resto del mondo. Anche Artom, Bellini, Tosi, il sistema Jacoviello, l’ormai sconosciuto Angelini e forse altri ebbero il loro spazio e forse una breve gloria..

I nostri Ufficiali dovevano tenere però profilo basso perché in certi ambienti si era troppo legati a Marconi che, quando tramite questi veniva a conoscenza di certe alzate di testa, accorreva con i suoi doni, od almeno con quelli che lui faceva passare per doni tanto che, da parte di qualche ambiente governativo, fu chiesto a Marconi di cessare le sue ostentazioni.

A partire del 1909 la Regia Marina iniziò a sostituire le sue stazioni a scintilla con stazioni ad onda continua (CW) ad arco di Poulsen o con ritrovati propri, ovvero indipendente dalla Marconi.

La prima costruzione che si può considerare industriale fu la stazione ultrapotente di Coltano, la cui realizzazione fu affidata al Ministero delle Poste e Telegrafi con materiale fornito da ditte italiane, indipendentemente dalla Marconi che a suo tempo aveva fornito materiale oltrepassato. Esercizio, perfezionamenti e la nuova stazione Poulsen furono a cura della Regia Marina, alla quale era passata in occasione della prima guerra mondiale, poi nel 1923 lasciate la spalle alla guerra,  la restituzione al Ministero.

 

la produzione

Dunque in Italia la produzione di apparecchiature RT si svolgeva negli Arsenali ( arsenale delle Torpedini, poi S. Bartolomeo e genericamente La Spezia), Augusta (Taranto) e nelle caserme, Caserma Cavour, stazione di Roma Monte Mario, officine dell’ Istituto Centrale di Radiotelegrafia ed Elettrotecnica del Genio Militare (1917), officine del Terzo Genio alla Fortezza di Firenze, nelle stazioni RT di Coltano e di dell’Istituto Radiotelegrafico della regia Marina, ecc.

***gorizia 6 low *valvola tipo Gorizia*Ad integrare questa produzione c’erano per es. l’ing. Prola a Roma che costruiva gli audion e la ditta Giuseppe Longoni, a Novi Ligure, che produsse le valvole Gorizia. Queste valvole funzionavano meglio delle altre, servirono per il servizio di intercettazioni nella guerra del 15-18 e furono usate anche dalla Marina Britannica.  Appena le fu possibile la Marconi acquistò la fabbrica del Longoni e la chiuse. Rimasero svincolate fabbriche di strumentazione, di telefonia e di telegrafia ordinaria come la Perego, la Galileo, la Pio Pion, i fratelli Marzi ed in seguito la SITI.

***molovecchio

Le Officine Marconi

 In Italia nel 1909 furono impiantate le Officine Marconi al Molo Vecchio su proposta di Solari che intervenne presso il generale Canzio, allora presidente del Consorzio del porto di Genova. Prima si impiantò soltanto una stazione trasmittente. Si  riparavano e si faceva manutenzione delle apparecchiature marittime. Nel 1912 le Officine furono ampliate e nel 1912 si iniziò anche una limitata costruzione di apparati. Nel periodo della prima guerra la costruzione prese più campo, usando  i vecchi componenti Marconi.  Con l'inizio della guerra mondiale la Marconi italiana si mise a disposizione dello stato per la produzione di apparecchiature ad uso bellico. Chiaramente nella prima guerra noi eravamo alleati degli inglesi, ma la Marconi Genova rimase a disposizione anche in pieno periodo di sanzioni (1938) per il collegamento con le Colonie. Nel 1918 aveva iniziato la produzione di valvole. Con l'avvento della Marconiphone in Inghilterra, anche le Officine di Genova ne usarono il marchio ma, per i primi anni,  i numerosi apparecchi che ho avuto occasione di esaminare, dai componenti e dal cablaggio, sembrano gli stessi che la consorella inglese faceva costruire per se nelle officine della Sterling e probabilmente erano marcati in Italia. In Italia si continuò a commercializzarli anche quando divennero ben obsoleti: addirittura si modificarono per il funzionamento in corrente alternata, usando valvole appositamente che  ancora non erano riscaldamento indiretto, ma avevano un filamento spessissimo il quale aveva molta inerzia termica ed assorbiva moltissima corrente. La Marconiphone  nel 1929 fu acquistata dalla His Master Voice, La voce del Padrone in Italia, che fu persino autorizzata a produrre apparecchi firmati G. Marconi. Nel 1931 passò alla EMI, mantenendo però il marchio che commercializzò fino al 1956. Pure in Italia si affidava la produzione degli ottimi Marconiphone  a La Voce Del Padrone.

CAPITOLO III gli anni'20

il 1920 la telefonia

Nel 1920 si doveva affidare all’industria la costruzione della grande centrale telefonica per autocommutazione pubblica di Torino. In concorrenza ci sarebbero state tanti Costruttori esteri ed addirittura la Marconi aveva acquistato la svedese Betulander  mettendoci come presidente il suo tirapiedi  Luigi Solari. In lizza c’era anche padre Alfani di Firenze che con un certo Mazza aveva inventato e realizzato un italianissimo autocommutatore. Malgrado questo non avesse alcuna referenza, l’opposizione al governo lo cavalcò per criticare le scelte esterofile del Governo. La scelta fu salomonica e cadde sulla SITI che , se pur rappresentasse la Siemens tedesca che a sua volta costruiva per l’affidabilissima Strowger, rimaneva una Ditta italiana. Il pagamento fu preteso in lire oro e presumibilmente finì lo stesso all’estero, tra le solite critiche dell’Opposizione

radiotrasmissioni commerciali

La convenzione con Marconi durò fino al 1916 quando, il 18 giugno, fu rinnovata con scadenza intorno al 1920. Già nel Governo si profilavano ostilità verso la Marconi ed il rinnovo non fu reiterato permettendo lo svilupparsi di produttori radio nel Paese.

In quel periodo nel Governo Italiano c’erano anche forze contrarie al monopolio della Marconi e, in vista anche del prossimo sviluppo del Broadcasting, del quale la Marconi voleva fare tutto un boccone, non si volle rinnovare la convenzione.

Da Umberto Bianchi, deputato socialista nel Parlamento. Dicembre 1921:

L’Italia, che per merito di Marconi fu la culla della Radiotelegrafia, per... demerito della Società che da Lui prese il nome, sta diventando la Cenerentola di questa genialissima parte della tecnica elettrica.

 

Nel 1922, si stavano riesaminando le concessioni per la rete delle comunicazioni professionali. Prima di questo, nel 1922, si stavano riesaminando le concessioni per la rete delle comunicazioni professionali.

In lizza per la concessione da parte delle Poste di impianti commerciali, c'erano solo tre società italiane: la già citata  Radioelettrica, la SARI (SITI) e la Marconi. Di Broadcasting ancora non se ne parlava.

Si pensava di installare una centrale tipo Nauen da 700 Kw su concessione Telefunken, installata dalla Società Radioelettrica Italiana con alternatori a media frequenza, 6000 periodi e 5 trasformatori di frequenza statici brevetto Vallauri che portavano la massima frequenza emessa a 48.000 periodi (6250 m). La Marconi avrebbe avuto la concessione di qualche stazione radiotelefonica a Roma per trasmettere notizie quotidiane.Si pensava di installare una centrale tipo Nauen da 700 Kw su concessione Telefunken, installata dalla Società Radioelettrica Italiana con alternatori a media frequenza, 6000 periodi e 5 trasformatori di frequenza statici brevetto Vallauri che portavano la massima frequenza emessa a 48.000 periodi (6250 m). La Marconi avrebbe avuto la concessione di qualche stazione radiotelefonica a Roma per trasmettere notizie quotidiane.

il Broacastig (radiotrasmissioni circolari)

In vista di questa nuova utilizzazione delle onde radio si era formata la società Radiofono, costituita dall’associarsi di varie ditte, che sfociò nella formazione dell’URI e poi EIAR, ora RAI, del quale argomento è esaurientemente trattato nella stampa del settore nelle sue alternanze di favore o di sfavore da parte del Governo verso la Compagnia Marconi. In dicembre 1924 entrò in funzione a Roma la prima stazione di radiodiffusione italiana.

la concessione

Per il Broadcastig la Marconi avrebbe voluto fare tutto un boccone, ma trovò ostilità nel Governo che non voleva creare un monopolio. Anche se il ministro del Governo successivo fu un poco più morbido, pure la Marconi si dovette contentare di partecipare alla società Radiofono alla quale fu affidato il broadcasting e della costruzione di diversi impianti delle stazioni di radiodiffusione. In Italia le radiotrasmissioni circolari iniziarono nel dicembre del 1924, un paio di anno dopo quelle inglesi.

i costruttori

Si costituirono numerose fabbriche e fabbrichette per la produzione degli apparati dedicati al Broadcasting. Costruivano  con componenti francesi, tedeschi, svedesi, inglesi ed americani. Spesso la costruzione era artigianale nel senso peggiore della parola e spesso erano i vari rivenditori commissionavano la produzione dei loro apparecchi a privati che li montavano a domicilio. La costruzione professionale era invece talvolta molto curata, in particolare quella di scuola tedesca, con componenti di estetica gradevole e cablaggio molto ordinato a differenza della maggior parte della produzione estera. La maggior parte degli apparecchi in uso, semplici o complessi, era però costruita da dilettanti che rimanevano ignoti, evitando spese di abbonamento. Queste fabbriche andarono avanti a stento per tutti gli anni ’20 in quanto il regime doganale rendeva conveniente l’acquisto delle parti all’estero.

i principali costruttori

Però sorsero anche ditte importanti  che ora sono un mito Furono poche e sopravvissero solo per gli anni '20 : Allocchio Bacchini, Perego, Siti, Ramazzotti, Ravalico, Radiotecnica Italiana, Ansaldo furono le uniche che si affermarono, ma le prestazioni dei loro apparecchi erano molto inferiori a quelle dei corrispondenti americani. Addirittura, all'epoca, erano ritenuti veramente inadeguati in tutte le  loro prestazioni, sensibilità, fischi  ecc. e leggendo i pesanti commenti degli utenti la produzione Ramazzotti era l'unica che soddisfaceva.  Fu con quegli apparecchi che ci trovammo davanti agli anni '30.

Da Schiavon dell'Osservatorio di Treviso, 1- 4 -1924

.....il SITI qui fa fiasco....quello che ho maggiormente usato e quello della Radiotelefonica Italiana Roma a 4 lampade..  

Risposta di Alfani, Osservatorio Ximeniano 3- 4-1924

.....quanto agli apparecchi SITI ho avuto da varie parti delle critiche ma io quando ho lavorato con quell'apparecchio ho avuto risultati veramente buoni. però l'apparecchio richiede un po'...di molta pratica per metterlo a punto...  

 

Alla fine degli anni 20 il Consiglio Nazionale delle Ricerche conta in Italia una sessantina di Costruttori di apparecchi radio, generalmente di piccolissima produzione. Queste sparirono con i primissimi anni '30 per essere sostituite da altre.

tabella ditte in appendice 2

CAPITOLO IV gli anni '30

 

Da la Radio Per Tutti 15 dic 1931

...Effettivamente nel nostro paese il numero di abbonati è di gran lunga inferiore a quello che dovrebbe essere, ed è difficile stabilire se si tratti realmente di un minor interesse o di un abuso da parte degli utenti... 

il decreto catenaccio

Vedremo più avanti che negli anni seguenti gli avvenimenti accennati scoppiò anche una polemica sulla stampa specializzata in quanto le tasse radio, che in parte servivano alla copertura delle spese della Società diffonditrice, insieme al canone, colpivano le parti staccate di costruzione di una ditta diversa da quelle che le montava, già dal 1927, tanto che molte ditte decisero di costruire tutto da se, col rischio  che la mancata specializzazione portasse ad un detrimento della qualità. Poi le tasse sulle valvole, un canone allora definito esoso, facevano il resto. Oltre tutto nei primi anni '30 stavamo appena uscendo dalla grande crisi del 1929, anche se, malgrado la quale, la produzione radio continuò a crescere.

dalla stampa

Fu all'inizio del 1931 che il nostro governo fu così previdente da emettere un decreto restrittivo alle importazioni mettendo sul materiale importato forti tasse tanto sui componenti che sugli apparecchi. Questo decreto, non concepibile in questa epoca di globalizzazione, malgrado i suoi difetti, fu generalmente commentato favorevolmente in quanto avrebbe svegliato, e la svegliò  la nostra industria addormentata e si poterono costituire varie industrie che poi si sono rese famose ed hanno onorato la nostra produzione. Però per le fabbriche che si erano costituite precedentemente fu troppo tardi: le vecchie ditte che sopravvissero al 1930 si possono contare sulle dita della mano di un falegname; la Watt Radio, la Unda, e poche altre. Agli inizi del '31 a decreto esecutivo, qualche azienda si trovò un poco spiazzata, ma frugando nelle scorte di magazzino ed attrezzandosi alla costruzione dei componenti, presto risolsero i loro problemi.

 Vorrei far notare che qui non si parla di autarchia e le parti costruite in Italia non erano inferiori a quelle estere. Già varie Case si erano specializzate in componenti e poterono fornire il dovuto.

In ogni modo alla Fiera di Milano ed all'Esposizione Radio del 1933 la produzione era quasi totalmente nostrale e di qualità .

regime doganale dopo la legge 18-9-1931                 

 

 

 

 

 

apparecchio ricevente da 1 a 5 valvole

lire 80

altri apparecchi radio 

 

lire 100

una valvola fino ad 80 grammi

 

lire10

una valvola fino a 150 grammi

 

lire 22

                                    oltre

 

lire 50

altoparlante, resistenze,

 

 

condensatori elettrolitici

 

lire 50 al kg

altre parti

 

 

 

lire 135 al kg

Una parte di queste tasse dovevano integrare il canone negli introiti della EIAR. Da noi essendo gli utenti paganti, in quel periodo, 300.000 a differenza degli oltre 4 milioni dell'Inghilterra e della Germania che avevano praticamente la stessa popolazione e le spese equivalenti a quelle che aveva la nostra EIAR, la situazione era , per i Costruttori, molto più gravosa.

Sempre dalle riviste d'epoca

La Radio per Tutti 1 giugno 1931

...noi sappiamo che anche in America i materiali costano discretamente ad onta della produzione in serie mentre qua questi apparecchi importati arrivano ad un prezzo poco superiore al costo delle valvole. E' evidente quindi che si tratta di una manovra commerciale atta a conquistare completamente il nostro paese sacrificando tutto il materiale di produzione nazionale...

L'Antenna  aprile 1933

...noi che viviamo quotidianamente la vita di questa ancor giovane industria, l'abbiamo vista, nell'ultimo anno, espandersi vigorosamente e potenziarsi in quasi tutti i suoi rami. Il tenero, delicato virgulto dei primi tempi è diventato albero di alto fusto e dai rami vigorosi, che va mettendo salde radici nel paese.

Ci sono 300.000 abbonati in Italia, 1.300.000 in Francia, 4.500.000 in Germania, 5.500.000 in Inghilterra. In Italia si presumono 20-30.000 galenisti ai quali si pensa di togliere ogni onere...

appare il marchio prodotto italiano con l'Italia ed i fasci. 

  ***cge4*radio CGE inserita in ambiente dell'epoca. *

*** sliar1 *apparecchio Sliar 55. *

  l'economia

La grande crisi del '29 negli Stati Uniti, arrivò in ritardo in Italia dove gli anni più bui furono quei due anni precedenti il 1934, quando la recessione fu tale che i prezzi diminuirono, diminuirono le tariffe postali , ma certamente anche gli stipendi.

Peraltro l'anno 1934 fu l'anno in cui, a conclusione dell'introduzione di tecnologie iniziata negli anni subito precedenti, l' apparecchio radio prese una configurazione stabile.

 La cosa che appare più evidente é l'introduzione della scala parlante nella forma che intendiamo ora, a conclusione delle decisioni e delle sofferenze delle varie conferenze internazionali, dal 1927 in poi,  ma non è la sola cosa. Per spiegarmi meglio cercherò di condurvi nei vari avvenimenti che precedettero quella conclusiva annata.

La tecnologia

Nel 1930 le valvole avevano già raggiunto una antimicrofonicità tale che si potè incorporare l'altoparlante nell'apparecchio radio: ciò ne influenzò notevolmente la forma e la radio passò dalla camera da letto, con l’intimo ascolto in cuffia, al più socializzante salotto domestico.

Nel 1931 apparvero le prime valvole multiple di uso pratico, come le convertitrici, altre valvole incorporarono dei diodi, la quale cosa permise un nuovo sistema di rivelazione a diodi in sostituzione della rivelazione a caratteristica di griglia o di placca che avevano i loro buoni difetti. Apparvero le valvole a pendenza variabile (multimu), che permisero l'applicazione razionale del controllo automatico del volume. Questo successe tanto al di la che al di qua dell'Atlantico, se pur con scuole diverse: L'applicazione di ciò sugli apparecchi avvenne a cavallo del 1932 e dettò la fine di quelli a neutrodina che furono così sostituiti dalle più pratiche supereterodine, che pure non erano esenti da difetti.

 ***siti 1 low *siti ar12*

***auriemma ok*1924*

***ak19*1929*

  midget

Negli anni '20 le radio si presentavano dapprima come strumenti elettrici, più tardi come scatole o bare da bambino ( baby coffrets) con l'altoparlante rigorosamente separato. Dal 1928 si iniziò a sostituire le fastidiose batterie di alimentazione con la rete elettrica: non tanto che mancasse la tecnologia nell'apparecchio radio, quanto la corrente elettrica nelle case, in quanto l'illuminazione era prevalentemente a gas, specialmente in Inghilterra, paese nel quale si continuò ancora per molto a costruire apparecchi a batteria. Nel 1930 si videro apparire, prima in America, poi da noi, delle radio a consolle, spesso corredate di giradischi a molla, che avevano incorporato l'altoparlante, le nuove valvole antimicrofoniche ed altri accorgimenti avevano permesso questo utile sviluppo. Fu tra la fine del '30 e l'inizio del '31 che in USA apparvero delle radio compatte, alimentate a rete e con l'altoparlante incorporato, dette midget e che presto ridussero enormemente la vendita delle maestose consolle. Tutti questi apparecchi erano caratterizzati da un design tra il Liberty ed il neogotico. In Italia i primi midget apparvero alla Fiera di Milano nell'aprile del 1931 e si può supporre che la loro commercializzazione iniziasse nel 1932. Gli apparecchi non  venivano soltanto importati dagli Stati Uniti perché le poche case costruttrici italiane già dalla fine del '31 si erano adeguate.

   

Da La Radio per Tutti 1 maggio 1931

...in questa Fiera di Milano sono apparsi degli apparecchi tipo Mignon o Midget....Questo tipo di apparecchio, presentato in forma abbastanza civettuola, essendo destinato a funzionare in salotti ...La gara fra i costruttori sembra sia concentrata sull'aumento del volume sonoro dei ricevitori ...ma per ora appare a scapito della fedeltà...le case americane hanno la tendenza all'abbassamento del registro con le armoniche alte meno amplificate delle frequenze basse col risultato che il violino assume la voce del violoncello... 

La Radio per Tutti 1 luglio 1931

Gli apparecchi "midget"

Si sono sviluppati soprattutto in America , da un anno a questa parte, ricevitori di piccolo formato semitrasportabili...in Europa erano già usati ricevitori tedeschi simili, a reazione, in alternata e talvolta con l'altoparlante incorporato. In Inghilterra si erano sviluppati apparecchi in valigia alimentati a pile e batterie. Invece in America il ricevitore semitrasportabile è stato studiato per l'uso casalingo e si presentano solitamente come cofani della forma di un grosso orologio da caminetto, del tipo che qualche tempo fa ospitava solo l'altoparlante. La tecnica ha diminuito il numero delle valvole cercando di mantenere alcuni vantaggi dei ricevitori più grandi...   

 

***aw*1932, classico midget*

 

I costruttori italiani

 Si sa che la maggior parte degli apparecchi commerciali italiani erano fino ad allora totalmente di produzione estera, altre volte montati in Italia con componenti esteri e su licenze estere. Solo pochissime Case fin dal 1921 costruivano in proprio tutte le parti dell'apparecchio adeguandosi sempre di più all'uso di componenti esteri. 

 La Radio per Tutti 1 agosto 1931

...per la costruzione completa di un apparecchio radio a 5-6 valvole occorrono circa 180 lire di materiale ed il lavoro di 30 operai per 8 ore... circa 10 di materia prima e 90 di lavoro...i rivenditori pagano in contanti ed in anticipo le radio che prendono dall'estero e pretendono in deposito quelle prodotte dall'industria nazionale... ing. A. Giambrocono dell'A.N.I.M.A.

Verso la fine degli anni '20 in seno dell'associazione nazionale fascista fra gli industriali meccanici e affini (A.N.I.M.A.) si era costituito il gruppo costruttori radio.

***unda foto*classico 1936* 

Da l'antenna 15 ott. 1932

Per la radio l'Italia, prima dell'entrata in vigore dei dazi, era quasi totalmente dipendente dall'industria straniera, all'infuori di due o tre fabbriche.

 

La Radio per Tutti 1 luglio 1933

Le prossime tendenze nelle radiocostruzioni

...dopo il perfezionamento dell'apparecchio ricevente con l'introduzione del monocomando e con l'introduzione del cambio di frequenza, gli ultimi perfezionamenti sono il controllo automatico del volume ed altri,  secondari...si va verso la supereterodina a poche valvole impiegando la nuova valvola a quattro griglie...uno sviluppo enorme hanno preso in America gli apparecchi da automobile: l'alimentazione è tutta particolare perché avviene con la batteria, un vibratore ed un elevatore di tensione.

Alla V mostra della radio non si parla delle realizzazione di forma moderna, la produzione è quasi interamente italiana.   

La tabelle, ricavata da pubblicazioni d'epoca, è frammentaria. Da notare che si stampavano 8 milioni di "Radiocorriere" quando l'anno precedente gli abbonamenti pagati erano 350.000.

Questa tabella illustra produzione, importazione,  abbonati, prezzi di apparati ed abbonamenti nei vari anni del decennio '30. La X corrisponde all'anno dell'avvenimento indicato

 tabella da mettere in appendice 3

 

La radio rurale

 L'Antenna 15 dic. 1933

L'apparecchio ricevente per le scuole rurali.

La commissione tecnica delegata dal Ministero delle Comunicazioni ha scelto il tipo di apparecchio che dovrà essere messo a disposizione delle scuole rurali: si tratta di una supereterodina a 5 valvole che prenderà il nome di  "Radiorurale" e sarà riservato esclusivamente all'uso scolastico

 Due soli sono i comandi, uno per l'accensione e per il volume, l'altro per la correzione della sintonia. La sintonia è fissa sull'onda di una sola stazione italiana, e precisamente quella che viene meglio ricevuta sulla località in cui l'apparecchio è installato. Il comando di correzione della sintonia permette, comunque, di tenere conto delle lievi variazioni che le lunghezze d'onda possono eventualmente subire. La potenza di ricezione è normalmente tale da consentire un buon ascolto anche all'aperto.

Il mobiletto è di sobria eleganza, costruito in legno compensato, con impiallacciatura di noce e lucidato a spirito, e presenta davanti un fregio in metallo bianco cromato, portante la scritta "Radiorurale" e riproducendo una spiga e due fasci littori.

Il prezzo dell'apparecchio è di complessive L. 600 da pagarsi ratealmente, mediante un versamento di L. 200 all'atto dell'ordinazione e di 10 rate mensili successive di Lire 40.

Il ricevitore  "Radiorurale" non è in vendita al pubblico e sarà esente dalla tassa di abbonamento alle radioaudizioni essendo situato nell'edificio scolastico.

 Si accenna all'alimentazione a batterie per le scuole prive di elettricità, ma non mi pare che questa possibilità sia inclusa nelle specifiche essendo normalmente questi apparecchi dotati di trasformatore per c.a. Non ho capito come si realizzasse la sintonia fissa sull'onda di una sola stazione  dato che c'era anche il comando per una sintonia completa. Se si bloccava il variabile come si poteva tener conto delle "lievi variazioni" ? 

L'Antenna 1 ott. 34

La radio agli italiani, dalle disposizioni emanate da S.E. Achille Starace, segretario del Partito Fascista

.. ai Segretari dei Fasci di Combattimento affido il compito di suscitare e di coordinare le iniziative, di farne una relazione ai Fasci federali... è superfluo che io enumeri le ragioni per cui il Partito, in ossequio alle direttive del Duce, auspica una larga diffusione della radiofonia nelle campagne, ed i vantaggi che ai fini della propaganda politica potranno ritrarsene...le ditte costruttrici dell'apparecchio rurale hanno acconsentito a cedere a prezzo di favore l'apparecchio stesso alle sedi del Partito, dei Sindacati, del Dopolavoro...

 Radio Lux 28 febb 34

Il 21 dicembre si sono riunite le 10 ditte vincitrici il concorso per apparecchi radiorurali

 

I programmi

 Non voglio soffermarmi sulle numerose polemiche sorte su diversi aspetti dei programmi EIAR e sulle ingiustizie che aveva perpetrato. In particolare mi contenterò di citare da: 

La Radio per Tutti dl 15 maggio 1931

La pubblicità radiofonica.

... fra i radioascoltatori c'è una schiera di nemici, irriducibilmente accaniti contro il mezzo di propaganda radiofonico... non è facile trovare una soluzione accettabile per tutte le parti... questo è un fenomeno nuovo, si tratta di pubblicità parlata, cosa che non ha precedenti... la EIAR o più precisamente la SIPRA hanno avuto parecchie noie per la diffusione di testi non corrispondenti ai criteri artistici delle trasmissioni...

Al gennaio 1934: La conferenzite:

Mussolini, in un articolo che un tempo fece scalpore, ebbe a deplorare l'uso invalso in questi ultimi anni d'indire conferenze internazionali, per discutere e risolvere problemi d'importanza generale. Tutte queste hanno manifestato impotenza e sono fallite. Questa nuova mania, contagio del dopoguerra, che ha preso il nome di conferenzite, ha infierito ed infierisce tutt'ora nel campo della radiodiffusione con risultati effimeri o nulli... la conferenzite è un male terribile che sta distruggendo una cosa la cui  caratteristica essenziale è la comunicazione collettiva internazionale. Le conferenze di Madrid, Bruxelles, Lucerna ed Amsterdam tendono infatti a fare delle radiofonia un servizio esclusivamente nazionale e fermare le radio-onde ai confini di ciascun paese.   

Riassumendo dal '27 in poi si svolsero conferenze a Washington, Semmering, Praga, Ginevra, Madrid, Amsterdam e Lucerna. Quest'ultima, pur rimandando altre decisioni a conferenze future, permise già di segnare i nomi delle città sulle scale parlanti.

 
 

Stazioni radio ed annuncio al 1932 aprile

Trieste 1211 kc    annuncio: Eiar radio nord Italia

Torino 1096                          Eiar radio nord Italia Trillo di un usignolo

Genova 959                          Eiar radio nord Italia

Napoli 941                             Radio Roma-Napoli   fischio su tre toni

Milano 905                             Eiar radio nord Italia

Bolzano 815                           Eiar radio Bolzano

Roma 680                               Eiar radio Roma-Napoli  Fischio su tre toni

Firenze 598                            Eiar radio Firenze

Palermo 572                           Eiar radio Palermo           

Gli utenti

Come già accennato in Italia nel 1934 il canone veniva pagato da soli 300.000 utenti, a differenza degli oltre 4.000.000 della Gran Bretagna o della Germania od ai 400.000 del Belgio che aveva una popolazione costituita da quattro gatti. Fu intorno al 1933 che il Governo, tenuto conto della potenzialità  politica della radio ed alla possibilità  di proseguire quella campagna di istruzione dei villici che era iniziata con la battaglia del grano addirittura nel 1927, fece pressione sulle ditte affinché costruissero apparecchi ad hoc ed ai Fasci combattenti di contribuire alla distribuzione sistematica di questi apparecchi. Vedremo i particolari in seguito, ma intanto accenno che a causa dei costi degli apparecchi e che altro, questa campagna non ebbe il successo meritato.

  

l'autarchia

L'espansione coloniale dell'Italia fu punita con le cosiddette inique sanzioni dal 18 novembre 1935. Malgrado il 4 luglio 1936 fossero abrogate poco dopo dall'Inghilterra , permisero a Mussolini di realizzare un'idea che già covava, annunciata col suo discorso del marzo 1936: l'autarchia.

da radioindustria

...eravamo tributari per le materie prime e compensavamo la passività del bilancio con le rimesse degli emigranti...l'Italia pagava col sangue di migliaia di suoi figli, spinti fuori dalla Patria, il rivolo d'oro verso le Nazioni industrializzate...la soluzione al problema di realizzare l'autarchia è devoluto  alla scienza ed alla tecnica italiana ma soprattutto un atto dello spirito, un fatto di volontà. Colui che l'ha voluta e che ha dato al Paese le direttive per attuarla è un conoscitore dell'arte del governo, un suscitatore di energia...

il Radiobalilla

Del Radiobalilla dovremmo ormai sapere tutto. Presentato alle Fiera del Levante del 1935 fu messo in commercio due anni dopo, nell'aprile del 1937. Non dette risultati sufficienti ne come prestazioni ne come diffusione. Si pensò di sostituirlo con un modello migliore se pur ugualmente economico, il Radio Roma. Il prezzo era 450 lire, 20 in più rispetto al Radiobalilla, ma sempre superiore al mensile di un lavoratore.

Traggo da quanto dice il progettista del prototipo del Radio Roma, ing. Eugenio Gnesutta, per l'Allocchio Bacchini:

...dopo un primo felice passo fatto dalla Radio Rurale, destinata a scopi di propaganda tecnica ed il miglioramento della cultura, si è pensato di sviluppare il problema rendendolo più aderente alle esigenze della popolazione operaia ed impiegatizia col Radiobalilla (non si parla di scopi propagandistici, ndr.)

Il successivo e piuttosto sollecito perfezionamento sta nel Radio Roma. Il tre valvole a reazione frenata, configurazione del Radiobalilla, non risultava adeguato. Il Radio Roma invece è una supereterodina a tre valvole in reflex che permette una sensibilità costante di 750 microvolt che permette l'ascolto di tutte le 50 stazioni segnate sulla scala. Questo apparecchio fu presentato alla Mostra del Villaggio Balneare tenutasi a Roma ed alla Mostra Nazionale della Radio del 1939.

 

fine 1939: Radioroma,da Radio Industria

... abbiamo dunque constatato che i tedeschi si sono molto interessati del nostro ben fatto ed efficientissimo Radio Roma

1940:

Radio Roma ... i camerati giornalisti tecnici tedeschi si chiedono come mai il ricevitore popolare italiano, che pur presenta qualità di efficienza e basso costo notevoli, non sia riuscito neanche questa volta ad assumere quel posto di preminenza che sarebbe logico e desiderabile in questo momento di vigile attesa nella vita nazionale italiana.

 ***allocchio* Allocchio e Bacchini intorno al federale di Milano*

 

CAPITOLO V IL DESIGN

L'estetica

All'inizio del '33, l'architetto Gio Ponti, direttore della rivista Domus, pubblicò  uno sferzante articolo nel quale si ripudiavano le forme date agli apparecchi coevi e lanciò un concorso che stimolasse i progettisti a dare nuove forme.

Contemporaneamente una richiesta di maggiore modernità di queste, sempre formulata dall'architetto Gio Ponti portò ad un concorso che si concluse nel 1933 con una presentazione di progetti "moderni" in forme che dopo un paio di anni, ovvero il 1935, cambiarono, prendendo uno stile che definirei "imperiale" unito a nomi che ricordassero le nostre conquiste coeve. 

Questo movimento si manifestò anche in Inghilterra, praticamente negli stessi anni, però seguendo lo stile Decò come gli Ekco di E.K. Cole ed i modernisti Kolster-Brandes disegnati dall'architetto Betty Joel.

Pure in Francia la tendenza fu al Decò.

***lavd domus ant*radiogrammofono primo premio al concorso*

  Per rimanere in argomento saltiamo al 1936, quando, visto lo scarso successo dei suggerimenti dati dagli architetti ai produttori, alla VI Triennale si presentarono di nuovo forme nuove, che, anche esse, ebbero scarso seguito.

***eoo8low  *apparecchio presentato alla Triennale del 1936.*

***e002low *sala allestita dai fratelli Castiglioni alla Triennale del 1940.*

***d00021low  *apparecchio presentato alla Triennale del 1940*

Nel 1940 la sezione radio della Triennale fu organizzata dagli architetti Castiglioni. Si parlò di razionalizzazione delle forme, di inserire l'elettronica della radio in un contenitore atto alla funzione che, come il telefono ed il pianoforte, non avrebbe stonato in qualsiasi ambiente, Si separò l'altoparlante dallo chassis per evitare vibrazioni negli apparecchi più potenti e si resero ergonomiche scale e comandi prendendo spunto dagli apparati militari. Il conflitto spense tutte le buone intenzioni.

 

CAPITOLO VI GLI ANNI '40 ED IL PERIODO BELLICO

dalle riviste d'epoca

la radio civile a cavallo della seconda guerra mondiale 

Aprile 1939: la conferenza di Montreux da L'Antenna

Il 4 marzo 1940 andrà in vigore il nuovo piano di distribuzione. Produttori e rivenditori attenti alle scale parlanti! Hanno aderito 35 Paesi, salvo uno sparuto gruppo che si è riservato di non applicarlo.

La nostra situazione è migliorata rispetto al piano di Lucerna. Nella notte tra il 3 ed il 4 marzo si avrà quindi il grande riordinamento.

 giugno 1940:La Radio e la Guerra di G.B. Angeletti

... Grazie alla radio, il Duce nel tardo pomeriggio dall’incancellabile ricordo, il 10 giugno 1940 ha potuto compiere la più imponente, grandiosa, storica adunata che il popolo italiano ricordi nella lotta per la sua indipendenza: l’annuncio della dichiarazione di guerra... occorre quindi che il popolo che combatte e quello che segue passo passo gli sviluppi della situazione, debbono essere intimamente a contatto, e ciò può ottenersi con la radio.

A questo punto va precisato che la radio può divenire in contrapposto un veicolo di infezione singolarmente penetrante, ma forse poco pericoloso per un popolo che ha come il nostro una evoluzione politica particolarmente matura. Infatti quella stessa radio potrebbe consentire la diffusione di interessate comunicazioni fatte dal nemico, ma resta inteso che per diffondere e radicare convinzioni atte a portare il discredito, il panico, il dubbio e lo scoramento nel popolo occorre che la propaganda operi su di un terreno adatto.

Il popolo italiano, che ha fatto per dieci mesi di attesa armata lo spettatore vigile dell’immane conflitto, ha potuto farsi una preparazione adatta e può dichiararsi immune dal male...occorre in tutti i casi vigilare e combattere con tutti i mezzi, compreso l’olio di ricino e il manganello, l’ascolto della radio straniera. G.B Angeletti

 ***1945.h1*Giordano Bruno Angeletti*

agosto 1940: Contributo  alla storia delle stupidità degli inglesi, radio Londra.

“L’inglese è un popolo brutale, filibustiere, senza scrupoli, corto d’intelligenza, fortemente ignorante, cretinamente altero, vanitoso come un pavone, sostanzialmente immorale, capace di tutte le crudeltà come di tutti i tradimenti, accorto nella rapina, ostinato nell’errore, maestro nell’intrigo.” Mario Appelius.

Prosegue G.B. Angeletti. Le trasmissioni di Radio Londra e della corona degli ignobili satelliti su onda corta, media e lunga che deliziano con le filastrocche in italiano i dispeptici delle ore piccole ed i fannulloni... Non si tratta più del grande sistema trasmittente che era prammatica visitare quando si andava per diporto nella capitale dell’isola maledetta, ma uno spezzettamento in frazioni sparpagliate una distante dall’altra... il decreto del 16 giugno 1940 vietò l’ascolto di nazioni nemiche o neutrali... Gli italiani hanno otto giornali radio più uno che può servire alla trascrizione sotto dettatura, pervasi da quella verità lampante, serena, maschia, che è nel costume del Fascismo...Un tema della stucchevole propaganda nemica è quello della volontà degli Stati Uniti di accorrere in difesa di questa accozzaglia di filibustieri... ma loro sono tranquilli a casa ed assisteranno immobili a questa grande parata. Forse ne faranno un film documentario o una radiocronaca registrata da ascoltarsi tranquilli a casa.

 

settembre 1940: la radio tra dieci anni

Ugo Gernsback, direttore ed editore di un paio di grandi riviste di radio americane (ed ebreo) inventore dilettante, secondo Angeletti, fa delle previsioni sullo sviluppo della radio nei prossimi dieci anni. Oltre prevedere l’applicazione di una sua invenzione, l’Osophone, per l’audizione attraverso le ossa, partendo dai denti, prevede una lotta ai radiodisturbi, cosiddetti “parassiti”. Per quelli industriali ed atmosferici che turbano la ricezione ci penseranno i tecnici, degli altri se ne occupa l’Asse. G.B Angeletti

UNDA circa 1940

Dal telegramma inviato al Duce dalla Unda Radio in occasione dell'inaugurazione dello stabilimento di Como:

...Il cuore dei dirigenti, dei tecnici, degli impiegati e delle maestranze ha vibrato intensamente di un'unica certezza:la certezza che le migliaia di apparecchi che usciranno mensilmente dall0pificio, faranno udire presto al popolo italiano e alle genti dell'Impero da Voi fondato, la voce possente del Duce annunciante la vittoria.

 

al 1941: traditori

I Tribunali speciali del Reich hanno pronunciato alcune condanne, tre delle quali a morte, contro persone che avevano ascoltato il notiziario della radio londinese... è la bugiarda propaganda nemica un’arma di offesa contro di noi? E se lo è, quando è che il nemico può usarla? Nel momento in cui, evidentemente, noi, con le nostre stesse mani, la facciamo scattare, cioè ci mettiamo in ascolto della radio nemica. Nessuna pietà, quindi, per i traditori. (dal Popolo d’Italia)

La produzione di radio civili proseguì fino alla fine del 1942 . Da Angeletti nov. dic. 1942:

novembre 1942: il blocco della produzione civile

... le conseguenze determinate dal provvedimento del blocco per i costruttori snellisce i compiti che hanno accompagnato l'impegno di servire la Patria in guerra. Non è certo agevole lavorare nei grandi centri colpiti dalle incursioni aeree, con carenza di materie prime e difficoltà nei trasporti, ma per la vittoria si fa questo ed altro...I radiorivenditori non hanno pericoli e difficoltà maggiori di qualsiasi altro camerata italiano... il colpo, non imprevisto, li orienterà verso domini più aderenti alle necessità del momento. Il radioriparatore, invece, ha una intensificazione di compiti, si tratta infatti di porre in condizione di funzionare apparecchi che altrimenti andrebbero messi in disuso: ai radioriparatori dunque il compito della conservazione del patrimonio nazionale degli apparecchi radiofonici in uso.

Il problema era soprattutto nel commercio, varie fabbriche proseguivano con la produzione bellica, se pur con le note difficoltà. Fin dalla conquista dell'Abissinia nel 1936 le sanzioni colpirono il nostro Paese. Angeletti ne da notizia , ma non si capisce il rimedio proposto dai vuoti discorsi dell'epoca, che invitano a proseguire ed addirittura, allo scoppiare della seconda guerra mondiale, si afferma che tutti eravamo in guerra insieme ai nostri soldati, persino chi contribuiva lontano dal fronte. Il problema di allora, dai discorsi che, appena bambino, sentivo dagli adulti ma mai sentiti dalla cronaca, erano sabotaggi all'interno delle fabbriche, compresi sabotaggi a se stessi, ovvero persone che si inferivano ferite per non andare a lavorare o per non essere richiamati. I famosi "pollices trunci" dei latini che si tagliavano il pollice per non poter impugnare la spada e non essere chiamati a combattere. Da quello l'appellativo "poltroni". Effettivamente anche se le folle avevano applaudito alla guerra, tanti altri non erano affatto d'accordo e da bravi latini tiravano il carro indietro, fino al volta bandiera che ancora gli anglosassoni ci rimproverano, tanto che ci costrinsero ad una resa incondizionata senza contare l'aiuto che fu a loro dato dai " ribelli".

Cosa accadeva trai nostri industriali con la guerra in corso?

Malgrado le dure sanzioni l'industria italiana riuscì a fornire radio anche belle fino al 1942, vedi Marelli 8A28.

ma nel novembre 1942:  blocco della produzione civile

L'industria della radio così potè concentrare  i suoi sforzi sulla produzione bellica.

 

CAPITOLO VII LA RINASCITA

Le cose ora sono cambiate

Rimando a chi sa più di me sullo svolgimento e conclusione della seconda guerra mondiale e riprendo con la cronaca dalle riviste del settore radio, ancora "radio Industria"

al 1943

il Direttore di Radio Industria, Giordano Bruno Angeletti, che in editoriali passati aveva consigliato bastone ed olio di ricino per chi ascoltava radio Londra (ve di quanto ho riportato per il giugno 1940), si adegua al nuovo regime. John Geloso che si era rifugiato in una sua tenuta in quanto tenuto d'occhio come filo americano si rifà vivo e prende una posizione prestigiosa tra li industriali

da Radio Industria N° 106-107-108   

Il fascista repubblichino Cesare Rivelli, ultimo direttore della radio della repubblichina di Mussolini, à stato arrestato dopo che si era rifugiato dal parroco di S. Gioachino a Milano, ci domandiamo se abbia potuto ascoltare il processo  a Saletta, Pozzoli e compagni trasmesso per radio... la trasmissione fatta da Como risultò incerta all'inizio per problemi tecnici. Questa è stata la prima radio trasmissione italiana di un processo.

Ci sono trasmissioni della BBC in lingua italiana anche sulle stesse onde su cui trasmette radio Milano in relè... sarà contento Angeletti in memoria delle grane che gli procurarono gli sgherri della Prefettura capitanati dal ferocissimo "Cri-Cri" per le sue simpatie per la radio americana

Il vento del nord ha un interpretazione palese nella radio di Milano che diffonde via via a voce dei diversi partiti

Si elencano i componenti del Comitato di Liberazione Aziendale della Radio di Milano. 

vediamo intanto come la stazioni di radiodiffusione si organizzarono durante la progressiva occupazione del territorio da parte delle forze alleate

1943, Radio Bortigali

Agli inizi del 1943,a causa della falsa notizia di un previsto sbarco delle Forze Alleate in Sardegna, fu colà inviato un forte contingente di truppe insieme a due stazioni radio autoportate R6 della Face, una ad onde corte, l'altra ad onde medie. Gli alleati, invece, a fine giugno 1943, sbarcarono in Sicilia e le forze disposte in Sardegna rimasero senza disposizioni già prima del famoso 8 settembre . Dopo tale data, in mancanza di comandi, il capitano Pio Ambrogetti decise di attivare a Bortigali queste due stazioni tanto per conforto del contingente quanto per trasmettere ad onde corte le notizie dei soldati alle famiglie dei combattenti. L'attivazione di questa Radio Sardegna fu a fine settembre e trasmetteva dalle 13 alle 13,30, dalle 17,15 alle 7,30 e dalle 22 alle 22,15. Sulle onde corte si trasmetteva sui 6521,7 Kc, sulle onde medie a 545,4 Kc: Radio Sardegna era la voce dell'isola libera, autentica voce d'Italia che si ispira fedelmente alle direttive di sua Maestà il Re: " Qui Radio Sardegna, libera voce dell'Italia fedele al suo re" Dopo iniziava il notiziario letto dall' esperto tenente Vannini che nella vita civile faceva parte dell'EIAR.

Non passò molto tempo alla scoperta da parte degli americani di queste stazioni. Quella ad onde corte fu disattivata perché si temeva mandasse messaggi in codice alle forze nemiche allora ancore in nord Italia e quella ad onde medie fu messa sotto controllo degli americani.  A lavorare alla radio arrivarono anche i futuri giornalisti Jader Jacobelli, Ruggero Orlando. All'inizio del 1944 comando e stazione si trasferirono a Cagliari. Da notizie fornite da Mario Migliorini.

al 1944

Radio Firenze, con i suoi modesti 4 Kw in antenna si riesce a sentire anche in Lombardia. E' nata in periodo clandestino quando ancora i tedeschi imperversavano sulla città del giglio. Neanche l'allor reggente dell'EIAR di Firenze si illudeva sulla sorte delle torri del 100 Kw e della bella stazione costruita dalla Marconi.Si cominciò a studiare insieme all'ing. Kraus la possibilità di preparare una stazione di emergenza. Il progetto fu messo in pratica soltanto nel maggio 1944 con mezzi improvvisati. Le stazioni erano due, da 0,5 Kw e da 5 Kw da unire in un unico corpo. Il lavoro fu portato in porto tra enormi pericoli fino a liberazione avvenuta con la volenterosa collaborazione di operatori della RAI. A liberazione avvenuta Firenze era ancora sprovvista di energia elettrica e si dovette usare un generatore appositamente installato. Firenze irradiava verso il Nord :" Siamo liberi,tra poco scoccherà la vostra ora..."

vedi appendice 4 radio Firenze crogiolo di cultura

rete azzurra-rete rossa

 Il problema fu che la rete telefonica era totalmente impiegata per le comunicazioni degli occupanti. I tecnici telefonici riuscirono però a reperire le linee almeno per la modulazione e  furono realizzate due dorsali lungo l’Italia che costituirono quelle che dal novembre 1946, ad imitazione della rete NBC in USA, divennero retoppbase.jpg (136260 byte)te rossa e rete azzurra, con programmazione molto simile l’un l’altra, ma che servivano città diverse : la rossa per Catania, Firenze, Genova II, Milano II, Napoli I, Roma I, Palermo, S.Remo e Torino II.

La rete azzurra serviva Bari II, Bologna, Bolzano, Genova I, Milano I, Napoli II, Padova, Roma II, Torino I, Venezia, Verona.

La rete rossa Bari, Catania, Genova, Firenze, Milano2, Napoli1,Roma1 S.Remo, Palermo, Torino2.

Nella letteratura in merito si parla di due reti con programmi complementari , una che serviva il Sud, l’altra il Nord, ma dal Radiocorriere del Novembre 1946 quanto affermato non risulta.

Questa situazione rimane fino al 1951, quando nascono primo e secondo programma, ed il terzo in FM. Per questo 

***rossa-azzurra-1color*la nuova rete italiana*

era stata affidata una frequenza comune per 13 stazioni sincronizzate sulle onde medie che non fu usata, in quanto scelta la modulazione di frequenza.

Radio Union

La costituzione della Radio Union risale all’aprile 1944 e l’iniziativa industriale fu promossa dal sig. Luigi A. Fortis al quale, successivamente, si associò il sig. Gino Tonoletti. La Radio Union presenta oggi una gamma di prodotti che riassume la lunga esperienza dei promotori. Di particolare rilievo il ricevitore RD7, supereterodina a 5 valvole, 4 gamme d’onda, che presenta tutte le caratteristiche del ricevitore di classe; il mobile è stato studiato per avere una linea estetica molto elegante e armoniosa. Il ricevitore RD8, 5 valvole, 7 gamme d’onda racchiude in se tutti i ritrovati della più moderna tecnica radiofonica.. Per migliorare la ricezione delle onde corte si è suddivisa la gamma in 6 sottogamme, una per gruppo di stazioni emittenti. La dilatazione così ottenuta facilita la ricerca delle stazioni. Con l’adozione di un complesso di alta frequenza di originale concezione ed impiegante materiali a bassissima perdita si è ottenuta stabilità e sensibilità. Le particolari condizioni di sfruttamento delle valvole hanno permesso di ottenere una linearità di risposta e grande potenza. Ambedue gli apparecchi hanno un particolare sistema di sintonia a demoltiplica brevettato. Si sta allestendo anche una produzione di strumenti di misura a radio frequenza, la cui carenza oggi è molto sentita.

Società in accomandita semplice, direzione via Venini, 53, Milano stabilimento Cernusco sul Naviglio.

 

al 1945 ancora dalla stampa

A Milano a fine agosto 1945

Milano radiotecnica si sveglia; forse non ha mai dormito. Degli oscuri artefici hanno lavorato e lavorano con la disperata determinazione del disperatissimo ricominciare.

Siamo stati, e stiamo ancora un pò tutti, come in una miniera profonda; lavoriamo all’oscuro. cerchiamo diamanti e pietre preziose e non vogliamo che queste gemme vadano a ornare il collo degli asini.

Torneremo a rivedere le stelle. Ognuno ha la propria stellina dai riflessi dorati, una piccola luce, lassù nel cielo ancora fosco. E’ ora come una piccola pupilla che ci guarda non veduta.

Milano si sveglia. Noi vediamo qualche sbadiglio, poi il coro dell’operosità assumerà il ritmo e la potenza di un inno cantato in libertà.

Per una serie di fattori psicologici comprensibili, un complesso di circostanze di natura economica e politica, si è determinato un certo movimento e un certo fermento di piccoli costruttori.

Alcune diecine di domande di nuove licenze di fabbricazione sono in corso di esame.

In linea generale questo fatto viene considerato con la massima simpatia, sia perché la spinta dei piccoli potrà agitare un poco i sonni, in verità troppo tranquille, degli altri, sia perché nuove energie nell’emularsi, superarsi, misurarsi, porteranno sempre ad una selezione naturale di energie e meriti senza artificiosi equilibri. Staremo a vedere con molta attenzione, senza farci impressionare soverchiamente dal quel senso di squilibrio che la situazione, veramente nuova per noi, potrebbe far supporre.

 

agosto 1945: l’industria della radio e l’ANIE

Gli Industriali della Radio, considerata la difficoltà di poter addivenire alla formazione di un gruppo indipendente, si erano all’inizio orientati verso l’AIMMI, Associazione Industriali Meccanici Metallurgici Italiani, che manifestava il proposito di creare un gruppo radio al suo interno.***anfossi

Nel frattempo si è costituita la ANIE, Associazione Nazionale Industrie Elettrotecniche, la quale ha incontrato, fin dal principio, il favore degli interessati.

Viene intervistato l’ing. comm. Piero Anfossi nel suo ufficio in via Caradosso,16, che è anche attuale sede provvisoria della ANIE. L’ingegnere dichiara che non c’è nessun conflitto teorico e pratico con l’AIMMI ed illustra i compiti dell’ANIE, e fa osservare che anche industrie elettriche di maggiore anzianità di quelle radio hanno trovato nella ANIE la soluzione piuttosto che costituirsi in associazioni indipendenti.

Questo nostro mondo si può considerare diviso in correnti forti e correnti deboli, rientrando quello radio nelle seconde. Per ora non sono fatti nomi di fiduciari per il nostro settore ma si vedrà a breve. 

agosto 1945  ACREA, Associazione Commercianti Radio Elettroacustica e Affini.

Il 22 giugno , promossa da alcuni esponenti del commercio locale, si è costituita legalmente un associazione di commercianti radio.

Troviamo particolarmente interessanti le linee di condotta sostenute dall’ing. Salvan, dal geom, Grigolato e dal sig. Giuseppe Simonetta titolare di quel famoso negozio “ Al Radioamatore” di Milano. Oltre allo snellimento delle pratiche burocratiche, l’ing. Simonetta parla con incisivo vigore della questione dell’EIAR ( occorre togliere ai commercianti il compito piuttosto sgradevole di essere procacciatori di abbonamenti per l’Ente)

La sede è in piazza Belgioioso,1, Milano

 Al 1945 l’ACREA denuncia una situazione preoccupante per il mercato radio in ribasso alla qual cosa hanno contribuito anche gli scadenti programmi della RAI, troppo infarciti di musichette, di reclam e polpettoni di propaganda politica. Si pensa di organizzare una mostra della radio. Si contestano decreti fiscali, canone della RAI ecc...

La mostra della radio si è svolta dal 7 al 16 dicembre 1945 nei locali della radio italiana a Corso Sempione, Milano. Siamo alla vigilia del mercato libero internazionale. L’ing. Geloso propone di lasciare, come in altri paesi, le licenze di trasmissioni per i dilettanti.(durante il conflitto il celebre ing. Geloso si era dovuto rifugiare in una fattoria per sfuggire a persecuzioni da parte di chi lo considerava filoamericano, date le origini della sua professione)

appendice 5 personaggi

 

il risveglio

Abbiamo visto risvegliarsi l'industria radio. La rinascita del commercio fu però più difficile: il pubblico era in crisi pecuniaria ed inoltre circolava l'indiscrezione che i miracolosi americani avessero perfezionato in modo mirabile l'apparecchio radio, con nuove invenzioni, e che ce li potessero fornire con due soldi. Invece anche l'industria americana in tempo di guerra, impegnata nella produzione bellica, aveva abbandonato la radio civile che era rimasta all'anteguerra. Il mercato italiano non fu invaso da una marea di radio americane a basso prezzo: già nel 1946 gli italiani si accorsero che per estetica e circuitistica le radio di produzione italiana erano migliori e riprese la richiesta alle industrie. Queste, per mancanza di materiale, di valvole ecc. ebbero all'inizio molte difficoltà a rispondere alle richieste. Oltre tutto nel '46 ci furono problemi di energia tanto che nel 1947 alle fabbriche fu razionata.

Il genio italiano superò anche questa difficoltà, ma invece che formarsi grandi complessi che concentravano la produzione radio come in America od in Inghilterra, questa si disperse in un numero astronomico di fabbrichette

impegni con l'armistizio

Art. 70: L'Italia s'impegna a non acquistare e a non fabbricare alcun apparecchio civile che sia di disegno tedesco o giapponese o che comporti importanti elementi di fabbricazione o di disegno tedesco o giapponese.

da un editoriale di sinistra anni '50

Il "piano Marshall" ha liquidato i settori chiave della produzione italiana,  da cui dipende l'indipendenza nazionale del Paese e che sono in concorrenza con l'industria americana sui mercati mondiali: siderurgia, costruzioni meccaniche, navali, tessile, elettrotecnica, ecc. A seguito della marshallizzazione, l'economia italiana dipende completamente dagli interessi degli imperialisti americani. Agli inizi del 1951, il livello industriale complessivo non raggiungeva quello del 1938.

Il costo della vita, rispetto al livello prebellico, al 1951 è cresciuto di 48 volte, e da gennaio 1950 a gennaio 1951 l'indice dei prezzi all'ingrosso è cresciuto del 21%. Lo stipendio medio mensile di un operaio in Italia è di 23.500 lire, di un bracciante di 13.346 lire (al nord) è di 3.868 lire (al sud).

vai ad appendice 6, qualche ditta al '45

SIEMENS al 1945: Jacobacci afferma che nell'industria radiotecnica tutto il settore radio professionale è stato colpito in modo assai grave dagli avvenimenti militari e politici che si sono svolti. Non conviene scioglierlo affrettatamente ma convertirlo alla produzione civile senza farsi eccessive illusioni. 

La guerra aveva portato ad un notevole grado di sviluppo l'industria radio, perciò si sono formate numerose maestranze ed un buon numero di tecnici in grado di operare. Come potrà il mercato assorbire la produzione necessaria a tenere occupate le maestranze, quali sono i mezzi più adatti per risvegliare il mercato?

Jacobacci punta a scuotere la stampa del settore e porre l'attenzione del governo a non gravare eccessivamente l'industria radio. Oggi tra tasse radiofoniche, bolli di quietanza, tasse di solidarietà nazionale, oltre il 22% di carico finale grava sul prezzo di acquisto di un ricevitore. Rinforzare le trasmissione dell'ente EIAR dall'attuale crisi.

Finchè non avremo a disposizioni le normali valvole e finchè non avverranno notevoli varianti nei sistemi di trasmissione, quale  la modulazione di frequenza e l'uso di onde ultracorte per il servizio di radio diffusione non c'è da aspettarsi novità rivoluzionarie.

Il tipo intermedio di ricevitore andrà a scomparire. L'esportazione è probabile; la produzione italiana è sempre stata apprezzata e l'eliminazione della produzione tedesca, sistematicamente invadente,dovrebbe permettere all'Italia di espandersi nei Balcani, Nord Africa, Spagna e Francia meridionale. L'apparecchio radio è povero di materie prime e ricco di manodopera  e la sua produzione è tipicamente adatta all'Italia. Il traffico dovrà essere però improntato alla massima correttezza commerciale. Senza voler fare dell'autarchia si pensa che il governo non permetterà che denaro italiano vada all'estero per tutto quello che si può fare bene in casa.

Si accenna alle riviste tecniche le quali nel periodo nero della guerra e dei torbidi politici sono uscite..."un po’ per celia e un po’ per non morir...)

 

da Torino, gennaio 1946

La Magnadyne Radio è sempre all’ordine del rag. de Quarti nello stabilimento attrezzato in periodo bellico a S. Antonio di Susa ed è in piena produzione. La ricostruzione di una nuova sede a Torino porrà la Magnadyne al livello delle maggiori industrie, con progetti adatti alla riconquista del mercato temporaneamente e solo in parte trascurato.

La Radio Lambda, pur mantenendo la fabbrica a Borgosesia sotto la guida dell’ing. Olivieri, ha aperto un ufficio a Torino sotto la direzione del sig. Nannini.

la Fonomeccanica ha riportato a Torino le sue attrezzature sfollate a suo tempo e si è sistemata in un grazioso stabilimento dedicandosi alla costruzione di impianti sonori.

I fratelli De Bernardi, dopo aver ricostruito la parte dello stabilimento distrutta, hanno completato l’attrezzatura e ripresa la costruzione degli apparecchi radio.

La Watt Radio invece, pur restando pronta a scendere in lizza con produzione di ottima qualità,sembra attenda al vaglio la clientela nazionale ed estera. 

La VARA dopo un interruzione di circa tre anni dovuta a persecuzioni politiche, ha ripreso il proprio lavoro, con la costruzione di apparecchi di tipo popolare e tipo di gran classe e produzione di pezzi staccati, strumenti di misura

La Radio Savigliano ha ripresi la sua attività

 

l’Ital Radio ha ripreso la propria attività.

 

la stampa

al 1946 Intervista a L. Bosio

Presidente dell’Unione Commercianti di Torino e membro del Consiglio Direttivo del radio Club di Torino, spiega che il ristagno commerciale è ancora dovuto al mancato raggiungimento del pieno ritmo di produzione della Fiat, per mancanza di gomma e combustibile. La FIAT assorbe il 60% della mano d’opera torinese e determina la maggior parte del reddito disponibile. Ora la Fiat ha numerosissimi automezzi ponti per la consegna, ma senza gomme, dato che non si è ancora raggiunto un accordo con gli Alleati. Lascio a voi le logiche considerazioni. A frenare la vendita ha anche contribuito la convinzione, non giustificata, che dalle industrie americane saranno immessi apparecchi a basso prezzo e soluzioni tecniche mirabolanti.

A parte il fatto che la tecnica durante il periodo bellico ha trascurato completamente (anche in America) la radio commerciale, gli osservatori americani venuti a constatare le condizioni del mercato italiano, si sono meravigliati dell’abbondanza della produzione esistente, mentre in America si è lavorato solo per la produzione bellica e manca di tutto tutt’ora. Di conseguenza nessuna paura. La produzione americana non è alle porte e se ci saranno perfezionamenti tecnici faremo a tempo ad applicarli anche noi.

Attualmente sembra che la richiesta, piuttosto che di apparecchi modesti, sia di vistosi radiofonografi e mobili bar per una specie di ballomania dalla quale sono stati invasi molti italiani.

La vendita dei pezzi staccati ha subito un rallentamenti,ma il prezzo dei pezzi staccati necessitanti ad una radio è superiore a quello della radio montata. Si potrebbe perciò pensare di aiutare le scuole di radiotecnica per invitare i giovani all’autucostruzione. Si spera nel sospirato avvento del dilettantismo in trasmissione.

Per le valvole ci sono ancora dei problemi tra i quali la borsa nera.

 Per le questioni fiscali la RAI ha fatto ispezionare dagli agenti del fisco alcuni commerciato e la faccenda è ancora in sospeso. Una commissione di esponenti del campo radio è stata ricevuta da Scelba. Sui quotidiani c’è la notizia dello stanziamento di un miliardo per la costituzione di una società di trasmissioni radiofoniche.

Secondi il rag. Soffietti della Watt Radio, l’industria italiana, ricostruiti i pochi stabili danneggiati dalla guerra, operata la conversione di quelle aziende già totalmente assorbite dalla produzione bellica, si presenta con un complesso produttivo notevole, oserei dire superiore a quello di anteguerra. Per contro il mercato radiofonico non presento un corrispondente accrescimento anzi ha una flessione. Imposto non si sa da chi il platfond massimo del rapporto di 1:12 anteguerra per i prezzi, noi dobbiamo giocare con sconto che tendono all’aumento mentre aumentano i costi senza possibilità di rivalsa. Ed il quadro è completo.

da Roma1946 :

La ditta Azienda Radiotecnica Italiana di Roma, che dal gennaio 1943 è diretta dal rag. Luigi Pallavicini, figlio del fondatore Arrigo, durante la guerra, malgrado la mancanza di rifornimenti diretti dalle fabbriche, ha con notevole sforzo mantenuta la sua efficienza. La Ditta è nota per la produzione del suo Telediffusore che consente di distribuire l’ascolto della radio in tutte le stanza di un appartamento.

lo scandalo

nel 1946 si ebbe anche uno dei primi scandali della nuova Repubblica: a fine anno il fermo e poi l'arresto del Direttore Generale della Ra.I, ing. E. Carrara  implicato in uno scandalo di forniture all'erario di indumenti di lavoro per gli operai telefonici dell'Azienda di Stato. Latitante l'ex segretario alle Comunicazioni On. Fano.

La Ra.I incarica come nuovo direttore il dott. M.Bernardi. Qualche giorno dopo la notizia del rincaro dell'abbonamento alle radioaudizioni a mille lire. Dopo ancora la scarcerazione di Carrara al quale non si potè fare alcun addebito.

constatazioni

Già in occasione della prima Fiera di Milano di dopo la liberazione  (settembre 1946) era stata diagnosticava quanto poi constatati: la produzione via via diminuiva ed aumentavano  prezzi. Inizialmente la richiesta dei commercianti era stata notevolissima in quanto la persuasione che un'importazione dall'estero a prezzi bassi non si sarebbe verificata e che i prodotti italiani non erano per niente inferiori a quelli stranieri. La mirifica speranza dell'arrivo di ricevitori americani, a prezzi bassi e con chi sa che nuovi perfezionamenti fu vana. Tra l'altro in USA nel periodo bellico nessuno aveva più pensato alla radio civile, concentrandosi sulla produzione bellica. Le loro radio civili, tra l'altro costruite con strettissimi criteri di economia e senza novità tecniche, non arrivarono sul nostro mercato.

Tutti gli industriali si misero ad operare di buona lena ma i primi guai iniziarono con la mancanza di valvole (uno sciopero delle maestranze delle fabbriche di lampadine e valvole durò per tutto il novembre 1946) e la ripresa fu aggravata dalle restrizioni per l'energia elettrica. Queste portavano ad un arresto della produzione di due giorni su sei salvo sospensioni più prolungate. Oltre tutto era indispensabile per sopravvivere, che un 50% della produzione fosse destinata all'estero. Il lamierino magnetico era scomparso dal mercato, la Radioconi era chiusa , mancavano tutti gli accessori derivanti, più o meno direttamente, dell'industria siderurgica.

In quel disordinato dopoguerra, malgrado gli aumenti delle retribuzioni, volute dai partiti di massa per ragioni demagogiche, non si arrivò all'aumento dei prezzi in questo campo.

le paghe

-fine ottobre 1946 aumento del 35% sui minimi di paga e 10% sulla contingenza

-dicembre 1946, primo scatto della contingenza con un aumento del 12% sulle paghe.

-ulteriore aumento del 15% sui minimi nell'industria settentrionale, retroattivi.

- febbraio 1947 altro 20% di aumento delle paghe più aumento dei contributi familiari.

In totale dal 1 ottobre 19146 al febbraio 1947 l'aumento delle paghe è dell'80%,  per le materie prime un altro 80% rispetto al giugno 1946.

 L'aumento del prodotto al commercio radio, dal 1939 è aumentato di 20 volte rispetto alle 60 degli altri prodotti e  servizi.

le conferenze

Numerose conferenze internazionali per la radiodiffusione si sono svolte nel 1946 ed altre si svolgeranno nel 1947:

le mostre

Oltre alla prima fiera di Milano detta della ricostruzione, la XXV   si effettuò la XIV mostra della radio del 1947 con gli auguri del marchese Luigi Solari. La mostra , analogamente a quelle di anteguerra, fu organizzata dal gruppo costruttori radio dell'ANIE. Fu una mostra dignitosa in locali tirati a lustro con la partecipazione di 120 espositori. Dietro la guerra, davanti un mondo insofferente....mobili e mobiletti di lusso, intarsi, specchi, cristalli, roba per case raffinate. Radio a forma di lampada, di tavolino da notte, di libro, di poltrona. C'è persino chi ha avuto il coraggio di darle la forma di apparecchio radio.

la stampa

 

da l'Industria Lombarda del 1947:

L'industria italiana degli apparecchi radiofonici versava da qualche tempo in condizioni non soddisfacenti. Ciò è dovuto ad un complesso di cause, ma soprattutto alla scarsa richiesta del mercato, sia interno che estero,che aveva messo le nostre fabbriche nelle condizioni di produrre con scarsissime probabilità di vendere.

Da un anno a questa parte la situazione si è rovesciata. Nel primo semestre 1947 le fabbriche non riuscivano a coprire le richieste dei consumatori poichè non era loro possibile approvvigionarsi di materie prime  e dovevano inoltre limitare la loro attività per la mancanza di energia elettrica. Nell'agosto furono superati questi ostacoli, ma a causa delle limitazioni di credito, con la conseguente scarsità di circolante e per l'ulteriore aumento del costo della vita, che ha indirizzati i bilanci verso le spese di prima necessità, le richieste cessarono quasi improvvisamente. Anche l'esportazione, che nel 46 aveva fatto buoni affari, specie per gli apparecchi di alto prezzo, andava man mano diminuendo a causa della concorrenza estera. Le forti retribuzioni delle maestranze specializzate, che incidono per il 90% sul costo di ogni apparecchio, non ci permettevano di sostenere la concorrenza straniera.

Ora, però, l'orientamento è verso la produzione di apparecchi economici, circa 25.000 lire.

Gli apparecchi radio, in confronto agli altri prodotti industriali, sono aumentati soltanto di 25 volte rispetto al costo di anteguerra, ma sono cambiate le condizioni di vita ed oggi difficilmente una famiglia può spendere questa cifra se pure è inferiore agli aumenti verificatisi negli altri settori economici.

L'industria radiotecnica conta attualmente 70 grandi fabbriche e circa 20.000 dipendenti ed è in grado di produrre mezzo milione di apparecchi l'anno. Quest'anno la produzione sarà di 400.000 apparecchi per un valore di 12 miliardi.

CAPITOLO VIII LA PRODUZIONE

radio popolari di dopoguerra

Nel 1948 era stato indetto un concorso per la realizzazione di un nuovo apparecchio"popolare" italiano. La ANIE, aderendo alla richiesta della Ra.I e del Ministero delle Poste lo organizzò e dettò le specifiche per l'apparecchio che fu denominato AR48.

le specifiche

 Il mobile dovrà essere di linea sobria, di legno, bachelite od altri materiale e non deve superare il costo del 12% dell'apparecchio radio (Il prezioso mobile in legno del quale si dotavano i nostri apparecchi costava 12 volte di uno analogo in materiale sintetico). Il prezzo di vendita non deve essere superiore a 25.000 lire (esclusa l'allora vigente IGE) e si propone uno sconto del 25%. I risultati verranno resi noti al pubblico non prima dell'aprile 1949. Il premio sarà di 1.500.000, 1.000.000 messo a disposizione dalla RAI, 500.000 dal Gruppo Costruttori di Apparecchi Radio.

le specifiche per l'AR48 sono le seguenti:

-La ricezione  limitata alle onde medie tra 525 e1605 khz.

-5 valvole: le americane 12A8, 12K7,12Q7, 35L6, 45Z, octal o le europee rimlock da 100 ma UCH41, UF14, UAF41, UL41, UY41.

-sensibilità 75 microvolt per 50 milliwatt

-potenza almeno 0,7 watt

- altoparlante di almeno 125 mm capace di una pressione acustica di almeno 5 dyn/cmquadro ad 1 metro di distanza.

-Poi altre specifiche  del CAV, del rapporto immagine, selettività, rumore di fondo, illuminazione scala ed isolamento delle parti accessibili.

L'omologazione

In una riunione all'istituto Galileo Ferraris il 14 dicembre 1948 si procedette all'omologazione. Due apparecchi furono scartati ed accettati quelli della

MARELLI

OREM

NOVA

ALTAR

WATTRADIO

SIEMENS

CGE

UNDA.

 

Gli esemplari che conosco furono realizzati con 5 valvole octal, filamenti in serie, autotrasformatore e sintonia a riluttanza variabile. L'dea delle valvole in serie la trovammo già realizzata dalla Crosley nel 1933, dall'Alauda Marelli nel 1934 e la sintonia a riluttanza variabile già nei Fido Marelli del 1938. La soluzione adottata dagli AR48 era più costosa degli analoghi americani alcuni dei quali, dal 1938 al 1946circa  furono realizzati in cataline, esemplari che ora sono preziosi. In USA avevano la rete unificata a 110 volt e risparmiavano l'autotrasformatore. In Italia non sono mai arrivati anche in quanto non incontravano il gusto dell'epoca. Le nostre tensioni di rete spaziavano invece dai 110 volt ai 220. 

CAPITOLO IX GLI ANNI '50

l'FM

Dal ’46 in poi molti tecnici si espressero sulla modulazione di frequenza, che aveva dato ottimi risultati nel conflitto mondiale. In quei tempi si stava studiando la modulazione ad impulsi, quella che ora usiamo per il PCM ed addirittura qualcuno pensò erroneamente, che questa sarebbe stata realizzata prima del sistema in FM che poi entrò in funzione.

Già da fine 1945 si parlava di modulazione di frequenza. Nel mese di novembre 1946 se ne è discusso . La modulazione di frequenza ha suscitato interesse alla sua introduzione in America. Anche in Italia si sono effettuate esperienze ma si è convinti che la FM sulle onde ultracorte sarà soltanto un sussidiario della modulazione di ampiezza.  L'FM aveva dimostrato le sue favorevoli qualità in certi apparecchi bellici e prometteva fedeltà elevata e assenza di disturbi. Il problema era che, a causa della larghezza di banda richiesta, non poteva essere inserita nelle onde medie ma doveva essere inserita sulle onde ultracorte che avrebbero permesso un numero più elevato di canali. Lo svantaggio era che la copertura delle singole stazioni sarebbe stata limitata e si sarebbero dovute costruire molte stazioni se pur di piccola potenza e collegarle tra loro con costosi cavi.

Inoltre si sarebbero dovuti costruire nuovi apparecchi essendo gli attuali in AM adattabili con un dispositivo accessorio ma con la perdita delle qualità intrinseche della FM.

I vantaggi una maggior banda passante, ovvero una risposta in frequenza fino a 15.000 hertz, una minor distorsione e minori disturbi.

intervista

Venne intervistato l'ing. Piero Bargellini, di Firenze ma trasferitosi in USA prima della guerra e tuttora vivente. Lui aveva colà condotto prove per l'FM già nel 1939 con esito favorevole. Bargellini afferma che per la tipologia degli impianti necessari, l'ente unico RAI, triste eredità del Fascismo, dovrebbe essere sostituito da un limitato gruppo di aziende private sotto il controllo dello stato.  In quanto alla costruzione di apparecchi in grado di ricevere la FM Bargellini rammenta che su quella graverà l'onere dei brevetti. Infondo gli americani possono anche essere entrati in guerra per ragioni idealistiche di umanità e di libertà, possono aver sgominato i fascisti ed i nazisti, ma vorranno però trarne il vantaggio di far pagare i brevetti.

 

Dobbiamo aspettare il 1949 perchè vengano installate oltre che Milano ed a Torino, le stazioni di Roma e Napoli. Un servizio regolare potrà iniziare soltanto quando la produzione nazionale di ricevitori per FM verrà avviata in modo soddisfacente. E' chiaro che la rete di stazioni FM non sostituirà quelle in AM ma vi si affiancherà.

Le frequenza sarà tra gli 88 ed i 100 megacicli (88-108 in USA) che si propaga rettilineamente senza riflessioni atmosferiche, evitando evanescenze ed interferenze. In quel tipo di modulazione la demodulazione avviene con un discriminatore di frequenza, preceduto da un limitatore di ampiezza che tosa tutti i residui di AM sull'onda, sopprimendo i disturbi, anche se poi, in pratica, certi disturbi come quelli dell'accensione dall'auto passeranno.

L'avvento dell'FM

Dalla Torre del Parco, ex Littoria, di Milano la Ra.I trasmette ogni  sera con modulazione FM sui 101 megahertz.

Alla XV mostra della radio nel 1948 la ditta Bertoncini annuncia adattatori per Fm ma solo nella successiva, la XVI del 1949, appaiono apparecchi AM-FM : della A.R.T. il modello Gran Premio, a 10 gamme predisposto per l'FM, il Pangamma della Imca, forse il primo apparecchio italiano con l'la gamma FM, l'Allocchio & Bacchini con il 1150 ad 11 valvole e FM

 

la serie ANIE

Nel 1951 si cercò di dare una boccata d'aria al commercio ed alla produzione radio. Si lanciarono gli apparecchi serie ANIE con la mira di un prezzo economico senza gran sacrificio della qualità. Furono chiesti sforzi ai costruttori ed al Governo.

***radio in maremma*radio assegnate con la riforma agraria del 1951

La realizzazione pratica era generalmente risolta con 5 valvole tutto vetro concepite per il collegamento in serie, condensatori variabili tradizionali ed autotrasformatore. Un trasformatore tradizionale sarebbe costato troppo e , dato che nell'autotrasformatore una presa a 6,3 volt sarebbe stata non conveniente, si mettevano le valvole in serie ricavando un centinaio di volt. Dato che in Italia le tensioni di rete erano svariate, non si poteva fare come gli americani, nè sarebbe stato conveniente usare resistenze di caduta, che avrebbero richiesto una dissipazione fino a 30 watt. Purtroppo anche con l'autotrasformatore il telaio rimaneva sotto tensione se pur non normalmente accessibile. Il problema veniva fuori quando collegavamo un grammofono alla presa FONO.

Nei primi anni '50 la RAI sorteggiava tra i nuovi abbonati un apparecchio  serie ANIE a 5 valvole.

Nel 1953 furono date le specifiche per la serie ANIE in FM

 

le specifiche  vedi tabella in appendice7

 

Dal 1 settembre prova di 40 ricevitori (20 modelli)

I Costruttori sono riusciti agevolmente a soddisfare la maggior parte delle richieste, non sempre la distorsione

 Boella da le curve di prove dei vari parametri su ascisse gaussiane tenendo conto della percentuale di esemplari che hanno soddisfatto le prove (74% dei presentati)

 

Il terzo programma

Il terzo programma fu un avvenimento di sensibile importanza, nel 1951, per la radiofonia. Il primo ottobre 1951 compie un anno, il primo gennaio 1952, con l'istituzione del Primo e del Secondo programma, si completa il processo di differenziazione dei programmi radiofonici di cui l'attuazione del terzo programma aveva segnato l'inizio. Il terzo programma non veniva però trasmesso sulle onde medie ma era limitato alla modulazione di frequenza. Nel 1952 si iniziò a trasmetterlo sulle onde corte ma non ancora sulle onde medie.

 

il bandspreading

Nel modello Nicoletta, della IMCA (Nicoletta era la figlia dell'ing Filippa) si nota una scala espansa per le onde corte:

questo dispositivo era già da tempo in uso negli apparecchi americani col nome di band spreading ed era arrivato in Europa ed in Italia piuttosto in ritardo. Le stazioni di radiocomunicazione sono distribuite sulla gamma delle onde corte concentrate in 6 gamme limitate in frequenza. Ponendo l'indice principali nella zona indicata grossolanamente sulla scale, un condensatore di piccola capacità consente di realizzare 6 diverse scale che spaziano le diverse  stazioni. Il problema e porre l'indice nella posizione perfetta, impossibile senza riferirsi ad un oscillatore armonico calibratore.

la tv, dubbi

La TV in bianco e nero fu introdotta nel 19xxx. Fu destinata a cambiare le abitudini della famiglia media: inizialmente si andava a vedere al bar, in seguito vennero noleggiati dei televisori funzionanti a gettoni, proiettato "Lascia o raddoppia" nei cinematografi prima dell'inizio del film, infine, nei primi anni '60, il reddito medio cominciò ad aumentare ed il prezzo dell'apparecchio si adeguò alle possibilità di tutte le famiglie.

Nel programmare l'introduzione della televisione nei pochi paesi che ci hanno preceduti, come gli USA, si parlò di morte dalla radio, ma la vendita degli apparecchi radio, dopo un primo chock, riprese regolarmente, ancora era ben vitale.

CAPITOLO X GLI ANNI '60

anni 60

La radio domestica, dopo l’entrata in campo della televisione, era sempre ascoltata in quanto per molti anni la TV trasmetteva solo nelle ore serali e la massaia che faceva le faccende la teneva accesa tutta la mattina ad accompagnarla nel suo lavoro. Le finestre erano aperte e la radio si doveva sentire in tutta la casa (ed anche fuori). Almeno intorno alle una, i familiari presenti si riunivano in cucina intorno alla tavola apparecchiata ascoltando la radio. Ma, esaurite le pesanti radio in legno del tempo passato, la produzione non rispettava più la qualità acustica precedentemente consentita. L’introduzione della serie ANIE, cinque valvole molto modeste, portò ad apparecchi molto poveri, in compensato od in plastica, di risultati acustici  modesti, persino quando fu introdotta la modulazione di frequenza. Le spese della famiglia si orientavano piuttosto nella TV e la radio fu usata più in forma portatile, se pur ancora a rete ed a valvole, di modeste dimensioni e qualità. Con l’introduzione dei transistor a metà degli anni sessanta, la qualità peggiorò ancora, se pur permise senza le difficoltà portate dall'alimentazione delle valvole, di ascoltare la partita quando eravamo al pic nic in campagna.

La produzione italiana aveva praticamente abbandonato i bei radiogrammofoni, che non erano più lo status simbol della famiglia se pure quella lacuna fosse ampliamente compensata dalla ottima produzione tedesca, di marche prestigiose, che con sei mesi di stipendio di un operaio ti dava il famoso 3D ed effetti acustici appaganti: le famose radio col vetrone,  la dentiera, ed una scelta di toni ed adattamenti ai vari generi musicali. Altrimenti l’alta fedeltà di scuola americana ed inglese, col sintonizzatore di qualità separato dal preamplificatore, dall’amplificatore finale e dalle casse (in seguito l’introduzione dello stereo). I sintonizzatori avevano anche l’FM, ma la qualità e la scelta delle trasmissioni italiana era molto scarsa, rendendo però pieno onore al contenuto del terzo programma. Non parliamo poi della tarda introduzione dei programmi stereofonici e la delusione della filodiffusione.

inizio della crisi

Nei primi anni ’60 si viaggiò piuttosto bene. Si puntò sullo sviluppo dell’automobile con la produzione specializzata da parte di qualche ditta di discrete autoradio, mangiadischi e registratori. Nel 1964 ci fu una prima battuta di arresto nel prodigioso sviluppo italiano, rapidamente ripresosi per rimandare la crisi dell’industria radio alla decade successiva. Nel 1964 si producevano ancora valvole in quantità doppia rispetto ai transistor (intesi come componenti) e si introdussero i primi circuiti stampati anche per le valvole. Ricordiamo la loro “cottura”, analoga a quella dei mobiletti di plastica dal lato della raddrizzatrice e della finale.

Si tornò nella banalità degli schemi usati, senza nessuna sofisticazione come invece veniva introdotta nella produzione contemporanea persino nei Paesi del patto di Varsavia. Nelle famiglie più abbienti si potevano però vedere le favolose radio da tavolo o radiogrammofoni 3D, con un finto tono stereofonico, ma con una grande qualità di ascolto e minuziosa scelta dei toni. Queste erano prodotte in Germania da Grundig, Nord Mende, Saba ecc, costavano sei mesi di stipendio di un operaio specializzato.

CAPITOLO XI IL TRAMONTO

destino dell'industria radio

A differenza del resto dell'Europa, nella quale la radiotecnica era concentrata in poche, grandi industrie, in Italia dal ’46 con la lodevole iniziativa privata tipicamente italiana sorsero dal disastro della guerra tante piccole industrie che, iniziando dalla produzione radio e poi ricondizionandosi a quella TV, producevano senza brevetti propri e senza ne onta ne gloria. Le grandi industrie, Safar, Allocchio Bacchini, Ducati ecc, furono punite per aver collaborato con la Patria nella seconda guerra, sabotate e disperse. In particolare la Safar avrebbe dato molta noia coi suoi propri brevetti sulla televisione della quale era stata iniziatrice in Italia, intralciando l’acquisto dei brevetti americani impostici della nostra resa incondizionata nell’ultima guerra. Ma arrivati alla fine degli anni '90 avremmo già potuto fare un consuntivo del destino dei radiocostruttori italiani.

la GEPI.

 Nei tardi anni ’60 del dopoguerra, si ripresentò una situazione di crisi: il prodotto interno lordo diminuì e si temette per l’occupazione. Ai tempi del regime la disoccupazione non era temuta più di tanto, in quanto avevamo lo sfogo delle Colonie. L’IRI faceva la sua parte, ma nel marzo 1971 venne fondata la GEPI, Società di Gestione Partecipazioni Industriali. L’economia nazionale, che aveva conosciuto una lunga stagione di crescita, manifestava i primi sintomi di rallentamento. Per aiutare prevalentemente le piccole industrie, 100 dipendenti a nord, e 200 a sud come massimo, fu istituita la GEPI alla quale IMI partecipava al 50%, per il resto l’IRI ed EFIM. La GEPI, una volta effettuato la riorganizzazione, doveva provvedere alla cessione di ogni unità in crisi. Uno dei principi "operativi" era di far fallire le imprese sulle quali interveniva per cancellare oneri pregressi. Negli anni ci furono aggiustamenti della legge. Nel ’76 fu anche creata l’IPO, Iniziativa per la Promozione dell’Occupazione. Intanto, a causa della guerra del Kippur il prezzo del petrolio era quadruplicato. Da notare che il 1975 era stato l’unico anno con il PIL in calo.
Nel ’77 furono istituite CAM e la RECO. Ne marzo’82 la REL (Ristrutturazione Elettronica SpA) intervenne per salvare le industrie elettroniche.

Praticamente la GEPI faceva fallire le ditte, per liberarle dai debiti, poi le rinominava e le ristrutturava, cosa che non funzionò.

in passato

Durante la grande crisi degli inizi degli anni ’30, in pieno periodo autoritario del fascismo, un oscuro personaggio, Alberto Beneduce, salvò l’Italia dal caos economico. Nel 1931 fondò l’Istituto Mobiliario Italiano, IMI, che avrebbe dovuto risolvere i problemi obbligazionari che erano nati e salvare il sistema bancario. L’ente fu sopraffatto dall’enormità della crisi, ma, nel 1933 ,fu fondato l’Istituto di Ricostruzione Industriale, IRI, che salverà capra e cavoli e sopravviverà anche nel secondo dopoguerra. Dall’esistenza dell’IRI nacque il sistema delle partecipazioni statali.

I rimedi adottati invece nel periodo che stiamo trattando furono totalmente fallimentari.

vai ad appendice8 tre industrie al tramonto

La REL

Un impresa che era certamente in grado di rilevare i progetti della GEPI era Zanussi di Pordenone. Si costituì Zeltron (Istituto Zanussi per l’elettronica Spa), che lanciò il marchio SELECO. Zanussi mancava di un solido mercato all’estero

il  polo nazionale dell'elettronica civile fu assegnato invece alla REL (Ristrutturazione Elettrica Spa) nel 1982. Il settore occupava 10.000 addetti e produceva 820 miliardi (valori dell’82). Gran parte delle aziende del settore furono ammesse all’intervento REL: Brion Vega, Europhon, Autovox, Seleco, Voxon, Seci, ( Ultraphon e Formenti rimasero a guardare)

 

GEPI cercò di liberarsi delle proprie partecipazione nel settore e cedette alla REL le quote della Neohm, Panta ed Imprese elettriche italiane. Vista l’impossibilità di liberarsi di tutte le azioni, vedi MISTRAL

 

Sullo sfondo resterà la "rogna" del marchio Autovox conteso, a suon di cause, tra il sig. Cardinali e la REL. Ma l'elenco dei partecipanti, a vario titolo, alla tenzone potrebbe essere più lungo: Zanussi (Gruppo Ericsson), Lenco, Nuova Autovox, Voxson, Ultravox Siena, Vidital, Videocolor (Thomson), Zendar, Sogemi, Zetronic, Hantarex.

 

marchi che si salvano

WATT RADIO - CENTRO SERVIZI   Beinasco (TO)

Watt Radio è specialista in elettronica e in home entertainment con più di 80 anni di esperienza nella produzione e vendita di prodotti quali televisori, tv al plasma, retroproiettori, videoproiettori, sistemi home theatre, impianti satellitari, videoregistratori, DVD e Hi-Fi.
 

mivar

Oggi Mivar vive, legata a doppio filo alla resistenza del suo padre-padrone, senza eredi, e continua a produrre serie limitate di televisori LCD. Sino a quando?

Geloso

Geloso ricomprò il nome watt, Imca, mivar

PASO S.p.a. è una società industriale nata nel 1973 dall’appassionato operare di managers e tecnici provenienti dalla storica azienda milanese Geloso S.p.A., presente sui mercati internazionali del Public Address sin dal 1931 
della quale ha acquisito e maturato il suo know-how progettuale.

Come nel recente passato, rimane sempre vivo il legame italo-americano, che si concretizza nel 1974 quando viene fondata la consociata
PASO SOUND PRODUCTS Inc. di New York, allo scopo di attivare una collaborazione ed un interscambio tecnico-specialistico per la continua crescita della Società.

CAPITOLO XII LA FINE

a Firenze

 come accade per i grandi attori prima di lasciare definitivamente il palcoscenico, la finanziaria elettronica REL ha chiuso la "carriera" con un colpo ad effetto. Ha costituito insieme alla Hantarex, l' industria informatica di Luciano Meoni che conta un giro d' affari intorno ai 280 miliardi, una società mista (Hantarex 67 per cento, Rel 33 per cento) l' Hantarex che ha accantonato il difficile mercato dei Tv color per abbracciare quello dei computer e della multimedialità. Una vera e propria privatizzazione. Il presidente e amministratore delegato della Rel, Fabio Pistella, fisico dell' Enea "prestato" all' elettronica, ha infatti chiesto garanzie non alla nascente società ma a quella di Meoni, l' Hantarex.

Luciano Meoni (Firenze), già amministratore della Semio, finito in carcere in passato per la bancarotta della Hantarex, l' azienda di famiglia già leader in Europa nella produzione di monitor;(fallimento 1995)

vedi appendice 9, l'agonia dell'Autovox