INFLUENZA DELLE ATMOSFERE GASOSE
SULLA RESISTENZA ELETTRICA DEI CONTATTI
NOTA PRELIMINARE
GIUSEPPE VICENTINI
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Il lavoro di E. Branly [Lumière Electrique Voi. XL
p. 301, 1891) mi ha spinto a fare delle prove per vedere
fino a quale punto influisca sulla resistenza elettrica di
due o più conduttori in contatto, 1'esistenza di un'atmo-
.sfera gasosa che avviluppi la loro superfìcie.
Il risultato di tali osservazioni dovrebbe condurre a
una spiegazione del fatto della enorme resistenza elettrica
offerta dalle polveri metalliche,
In questo scritto mi limito a comunicare succintamente
quanto ho fatto finora come lavoro preliminare.
Resistenza di una serie di coduttori metallici.
Allo scopo di fare una prima prova con una serie di
'conduttori, ricorsi a 22 dischi di rame, ognuno del peso
di 5 grammi. A due di essi, che dovevano formare gli
estremi della serie, ho saldati due sottili fili di rame. Tutti
.li ho fatti pulire con acqua acidulata con acido nitrico,
sfregare accuratamente con sottile segatura di legno, ed
in fine strofinare a lungo con pannolini pulitissimi.
: Basta abbandonarli, dopo una tale operazione, per pa-
recchie ore sopra una lastra di vetro, ricoperti con una
campana di vetro che li protegga dalla polvere, perché
una colonna costruita con essi, non permetta il passaggio
attraverso se stessa della corrente di una coppia Leclanchè.
La scarica, anche debole, di una boccia di Leyda at-
traverso alla colonna fa sparire la resistenza.
Se la colonna viene costruita subito dopo puliti i di-
schi, la corrente passa colla massima intensità, fino dal
primo momento.
Quando la serie, per essere stati i dischi nell'aria, of-
fre una grande resistenza, basta un lieve scuotimento,
perché la resistenza diminuisca di molto; non mai però
quanto per 1' azione della scarica elettrica.
Ho anche preparata la colonna coi dischi puliti di fre-
sco, nel!' interno di un tubo di vetro, nel quale si può fare
il vuoto con una macchina pneumatica Sprengel.
La resistenza, piccolissima dapprincipio, si mantiene tale
per giorni e giorni, finché nel tubo si conserva il vuoto,
Lasciando entrare in esso dell' aria secca, dopo qualche
tempo la resistenza si mostra aumentata ; diminuisce di
nuovo rifacendo il vuoto.
Resistenza elettrica del contatto di due superfìcie curve
di rame.
TUBO I°
Allo scopo di semplificare le condizioni della esperienza,
ho pensato di ridurmi ai caso più semplice di un solo
contatto.
Ho preparato due bottoni di rame, massicci, a forma
di lente piano-convessa di piccolo raggio di curvatura.
Nel centro delle loro faccie piane e normalmente ad
esse, ho saldato due gambi di grosso filo di rame piegato
alle estremità libere a guisa di cerchio. Con tale disposi-
zione, quando i bottoni sono introdotti in un tubo di ve-
tro di diametro poco più grande del proprio, possono scor-
rere in esso mantenendosi paralleli.
Ì bottoni, puliti e ben bruniti, li ho appunto introdotti
in mi tubo affilato ad una estremità, in modo da essere
affacciati colle loro superfici sferiche.
Il gambo di uno appoggia contro la parte assottigliata
del tubo ; dal gambo stesso parte un filo di platino che
esce dal tubo, lateralmente, e vi è saldato a fuoco. Il gambo
del secondo bottone termina invece con un'elica di filo
sottilissìmo di rame a spire assai larghe ; questa termina
alla sua volta in un filo di platino che esce all'esterno
del tubo essendovi pure saldato nel vetro.
Quando il tubo è preparato in tal guisa, si rende pure
affilato all’altro estremo, attraverso al quale si sono in-
trodotti i bottoni colle rispettive armature metalliche.
Le cose essendo disposte in tal maniera, se il tubo è
orizzontale, i bottoni occupano la posizione che ad essi
viene data; ma se invece si inclina il tubo rendendolo
poi verticale, in modo che rimanga in basso il primo bot-
tone, l'altro (quello portato dall'elica) va a contatto del
fisso, più o meno dolcemente a seconda che si voglia.
Preparato il tubo nel modo indicato, i bottoni essendo
puliti di fresco, la resistenza totale (dei conduttori e del
contatto) è R == 0,75 ohm.
Faccio varie volte il vuoto nel tubo, indi lascio rien-
trare ogni volta dell'aria secca, nella quale in fine lascio
soggiornare i bottoni. Dopo un giorno trovo che la resi-
stenza è grandissima. Comunicando degli urti forti al tubo
in modo che i bottoni si sfreghino, la resistenza si riduce
a 0,7 ohm.
Fatto il vuoto, finché esso è conservato, la resistenza
varia da 0,77 a 0,80.
Avverto qui, che dopo ogni misura, rendo il tubo oriz-
zontale separando i bottoni. Questa avvertenza la seguo
sempre.
Abbandonato l'apparecchio nuovamente nell'aria secca
trovo che la resistenza è assai variabile ; variò fra un
massimo di 180 Q ed un minimo di 17 ohm.
Tenendo i bottoni discosti di circa 1 cm. ho fatto pas-
sare fra essi le scariche di una macchina elettrica Voss
armata o no di condensatore. In tutti i casi la resistenza
mi risultò variabile fra 9 e 17 ohm.
Solo una scarica attraverso ai conduttori tenuti in
contatto, ridusse invece la resistenza a 0,79. Ho ripetute
le provo per parecchi giorni, ed infine, facendo il vuoto,
ho trovato che anche con esso la resistenza si conservava
abbastanza grande.
Le forti resistenze riscontrate in questo caso vanno
in gran parte attribuite all'ossidazione. Cercai d'impedirle
nelle esperienze successive.
Smontato il tubo, prima di ricostruirne un secondo,
ho pesato il bottone mobile munito del suo gambo, il suo
peso è approssimativamente di 8 grammi.
TUBO 2.°
D'ora in poi per evitare l'umidità nell'interno dei
tubi, anziché saldare in essi a fuoco i conduttori di pla-
tino dei bottoni, ricorro a tubi cilindrici, le estremità dei
quali (dopo introdotti i bottoni) chiudo con tappi di vetro
e ceralacca fìnissima ; i conduttori di rame, che partono
dai gambi dei bottoni, sono saldati nella ceralacca, fra le
pareti dei tubi ed i tappi che servono a chiuderli. I tappi
stessi sono fatti con tubi di vetro, assottigliati e fusi da
una parte. Oltre che alla chiusura, possono servire quindi,
opportunemente tagliati, a stabilire la comunicazione col-
l’ esterno.
Appena preparato il tubo 2, cogli stessi bottoni dell’1,
ma con diversi conduttori, la resistenza è 0,4.
Fatto il vuoto colla macchina Sprengel, e staccatene
il tubo, fondendo la parte affilata di uno dei tappi che
servi a stabilire la comunicazione con essa, ho ripetute
1e misure nel corso di 8 giorni.
La resistenza si mantenne fra 0,38 e 0,40.
In fine, prima di smontare il tubo, ho' fatto passare
fra i bottoni le scariche della Voss. Attorno ad uno di
essi si formava un brillantissimo anello di forforescenza ;
segno che il vuoto si era conservato assai bene. Dopo
queste scariche, o dopo altre che ho fatto attraversare i
bottoni a contatto, la resistenza rimase 0,88.
In base a questi risultati, posso dunque concludere,
che quando alla superficie dei bottoni non si può formare
un'atmosfera gazosa, oppure quando essi non si possono
ossidare, non si ha resistenza sensibile al punto di contatto.
TUBO 3.°
Volendo sperimentare con i conduttori immersi in un
gas inerte, ho smontato il tubo per ripulire i bottoni e
averli nelle identiche condizioni iniziali.
Appena rifatto il tubo, R = O, 44. Facendo varie volte
il vuoto colla macchina a mercurio, ho lasciato ogni volta
penetrare- nel tubo dell'idrogeno puro e secco. Eseguendo
le misure per 5 giorni consecutivi, dopo che il tubo fu
separato dalla macchina pieno di idrogeno, la resistenza
oscillò, fra 1 e 2 ohm. Solo qualche rara volta fu di 0,50.
Nel tentare di separare il tubo vuoto, dalla macchina,
Sprengel, alla quale lo aveva riadattato per vuotarlo, si
screpolò e rimase pieno d'aria.
Per dodici giorni, durante i quali lo ho esaminato la
resistenza questa non superò mai 2 ohm.
Una scarica della boccia di Leyda attraverso al con-
tatto, ridusse immediatamente R :== 0,44.
L'idrogeno dunque ha conservato molto basso il va-
lore della resistenza del contatto ; e l'aria atmosferica
non ha servito di poi ad aumentare di molto la resisten-
za, come si è osservato cogli altri tubi.
TUBO 4.°
Ricostruisco un nuovo tubo coi soliti bottoni, ma per
fare delle misure più esatte ricorro al metodo di misura
ed agli apparecchi che mi hanno servilo nello studio della
resistenza dei metalli fusì e delle leghe. Dippiù prima di
fissare i bottoni nel tubo, con un apparecchio che credo
superfluo descrivere, misuro la resistenza propria di essi e
dei conduttori ai quali sono uniti. Essendo i bottoni puliti,
e tenuti in contatto sotto pressione, la resistenza dei si-
stema mi riuscì di 0,4454 ohm. Delle scariche lanciate suc-
cessivamente attraverso al contatto, non diminuirono tale
valore. Nelle misure else riporto, dò in seguito il valore
della resistenza r spec.ale dei contano, la, quale si ha
togliendo alla resistenza R osservata il valore 0,4454 della
resistenza propria dei conduttori.
In questo tubo ho fatto passare a lungo dell'aria secca,
indi chiusolo, io ha abbandonato a se, coi bottoni sepa-
rati, per 40 giorni. Dopo questo lungo periodo ho intra-
prese le misure, che continuai per 8 giorni.
La resitenza si mostrò assai variabile, e talvolta, col
metodo sensibile di misure impiegato, riusciva impossibile
determinarla. In ogni modo la resistenza r del contatto
variò sempre fra 0,1 e 1,0 ohm.
Smontato il tubo per pulire i bottoni, lo ho ricostruito
facendo in esso il vuoto. Conservato in queste condizioni,
dopo 7 giorni trovai r = 0,000 ; dopo 22 giorni r = 0,005,
Per assicurarmi che il vuoto si fosse conservato bene,
ho fatto passare le scariche della Voss, quando i bottoni
erano separati. Osservai i bellissimi fenomeni di forfore-
scenza.
Resistenza elettrica del contatto di due superfìcie curve
di platino.
TUBO 1.°
La forma e la disposizione dei bottoni di platino ai
quali ricorro sono identiche a quelle dei bottoni dì rame.
Il bottone mobile, col suo gambo pesa gr. 4,24.
I] primo tubo, preparato con le solite cautele, lo lascio
ripieno di aria secca, e laccio la misura della resistenza
propria del contatto, nel corso di 4 giorni. La resistenza
è variabilissima, e in tutte le determinazioni oscilla fra i
valori 0,0500 e 0,1700. Al solito, una scarica elettrica
fa quasi 'sparire là resistenza, riducendola a 0,005.
TUBO 2.°
Visto il comportamento dei bottoni nell' aria, scom-
pongo il tubo per ripulirli, e preparo un secondo tubo
nel quale eseguisco il vuoto, che conservo per 10 giorni.
Alla ripresa in esame del tubo, m'accorgo che durante il
lungo tempo qualche po’' d'aria è entrata nell'interno dell’
apparecchio, perché la scarica elettrica fra i due bottoni
allontanati, non produce forte fosforescenza. Eseguite le
misure per parecchi giorni, vedo che la resistenza del con-
tatto, anche scuotendo il tubo, si mantiene quasi costan-
te, variando fra 0,0495 e 0,0551. È un valore identico a
quello ottenuto coi bottoni appena puliti (tubo antecedente).
Una scarica fra i bottoni a contatto rende r -= 0,0230.
Separati i bottoni e dopo qualche tempo riaccostati, si ha
r==0,0479.
Si vede dunque che la scarica attraverso il punto di
contatto, quando i conduttori sono nell'aria rarefatta non.
fa sparire la resistenza del contatto come quando la prova
si. eseguisce nell’ aria a pressione ordinaria.
Ho ripetuto varie volte la prova e il minimo r otte-
uto fu 0,0219; però dopo una scarica, che ha abbassato
la resistenza fino a questo punto, lasciando i bottoni in
contatto per 18 ore, ho trovato r==. 0,0171.
Facendo screpolare il tubo a un suo estremo, in modo
che in esso entri l'aria, la resistenza dopo qualche tempo
è 0,3050. Ho continuate le misure per 5 giorni consecu-
tivi, nelle nuove condizioni ; ma. diventano assai difficili
causa una grandissima variabilità della resistenza che nei
vari casi oscilla fra i valori 0,1048 e 0,3100.
Facendo arrivare in contatto i bottoni con forza, la
resistenza si è ridotta a 0,0479.
Portando i bottoni a contatto, dolcemente, come al
solito, e lasciandoli uniti, dopo 24 ore ho trovator =-0,0451.
Tubo ad otto bottoni di platino.
Visto che la resistenza di un solo contatto fra super-
fìcie di platino, sotto la pressione di circa 4 gr., è assai
piccola ho voluto aumentare il numero dei contatti.
In un tubo simile ai precedenti, tutto a saldatura di
vetro, ho introdotto fra i due bottoni fisso e mobile, tre
coppie di bottoni identici, due a due saldati ad un comune
gambo di rame. Con questa disposizione posso ottenere 4
contatti, fra otto superficie convesse (approssimativamente
sferiche) di platino. Il peso medio delle tre coppie mobili
di bottoni, nonché del bottone mobile estremo, è di gr.
5,32. Appena costruito il tubo, coi bottoni puliti, ho mi-
surato la resistenza propria del sistema di bottoni e uniti
conduttori, mentre nel bottone mobile superiore gravava
una pressione di 500 gr. La minima resistenza, dopo lan-
ciate anche delle scariche attraverso alla serie, fu di
0,7825. Dò in seguito solo la resistenza r dei quattro
contatti.
Bottoni nel vuoto.
Metto il tubo in comunicazione con una macchina a
mercurio Topler Bessel-Hagen, con apparecchio essiccante.
Faccio il vuoto e dopo un giorno separo il tubo, alla lam-
pada.
Conservo in queste condizioni l‘ apparecchio per 23
giorni, durante i quali eseguisco moltissime misure. Pri-
ma di ogni misura porto lentamente a contatto i singoli
bottoni, nella maniera stessa che seguiva coi tubi a due-
bottoni metallici ; dopo ogni misura rendo sempre oriz-
zontale il tubo, obbligando i bottoni, con opportune scosse,
a separarsi.
La resistenza dei 4 contatti in generale non varia mol-
to; come media di moltissime misure ho avuto r= 0,1923.
Un fatto da osservare, quantunque facilmente preve-
dibile, si è che la resistenza del sistema si può misurare
solo quando nel laboratoio sì ha la massima tranquillità,
Essendo il tubo fissato ad un robusto sostegno che ap-
poggia sul pavimento, il movimento d'una persona attorno
ad esso, fa variare la resistenza in un modo straordinario,
e non si riesce ad eseguirne la misura.
Bottoni nell' aria.
Ho fatto screpolare il tubo in un punto, in modo che
L’ aria esterna vi possa penetrare. Nel giorno stessso trovo
la resistenza r =1 ohm.
Per 12 giorni continuo le misure. Qualche volta trovo
la resistenza grandissima, ed in generale assai variabile.
La maggior parte delle volte i valori oscillano fra 10
e 20 ohm.
Se però scuoto il tubo con forza, mentre i bottoni si
toccano, la resistenza si riduce a poco meno di 1 ohm.
Bottoni nell' anidride carbonica,
Dopo le esperienze descritte, senza mai scomporre
l' apparecchio, saldo ad esso un tubo a tre vie, che mi
serve a stabilire la comunicazione contemporaneamente
con una macchina Sprengel, e coll’intermedio di un si-
stema di tubi essiccanti, anche con un gazometro ripieno
di anidride carbonica. Eseguisco varie volte il massimo
vuoto ed ogni volta lascio riempire il tubo di anidride
carbonica secca.
Chiudo in fine il tubo alla lampada, quando è ripieno
del gaz alla pressione atmosferica.
Continuo le misure per 13 giorni, e trovo resistenze-
maggiori delle precedenti, poiché variano fra 20 e 50 0hm.
Scuotendo lievemente il tubo mentre sono stabili i con-
tatti, la resistenza qualche volta aumenta, anziché dimi-
nuire. Scuotendo con forza sono arrivato invece a ridurla
anche a 0,6 ohm,.
Anche nelle nuove condizioni la resistenza del sistema
è variabilissima e si dura fatica ad eseguire le determina-
zioni. Talvolta al principio della misura r si mostra addi-
rittura infinitamente grande.
Bottoni nel vuoto.
A controllo delle precedenti esperienze, ripristino il
vuoto nel tubo/colla Bessel-Hagen e lo conservo per 14
giorni. Trovo resistenze piccole, però alquanto più grandi
della prima volta, quando il tubo era appena preparato.
I valori fra i quali variò r sono 0,1 e 0,9 ohm. Solo una volta,
fra le molte misure fatte nei 14 giorni, osservai una re-
sistenza di 20 ohm.
Bottoni nell 'ammoniaca.
Col solito metodo (escluso l'impiego del gazometro)
ho riempito il tubo con ammoniaca pura e secca ; dopo di
che continuai le misure per 18 giorni. Trovai resistenza
variabilissima; talvolta r era di pochi decimi di ohm, tal'al-
tra invece assumeva valori immensamente grandi.
.Resistenza di un contatto platino-mercurio.
Ho preparato un tubo a forma di Z rovesciata.
Al primo ramo verticale (di sinistra) ho saldato un
tubo a 3 vie. Nello stesso ramo ho fìssato uno dei soliti
bottoni di platino mediante un gambo di grosso condut-
tore di rame ripiegato a cerchio al suo estremo libero.
Resta fìsso nel tubo, avendo fatto tale cerchio di diame-
tro alquanto più grande di quello del tubo. Il conduttore
di rame, che ho verniciato con gomma lacca, porta un
filo di platino, che attraverso ad una saldatura a vetro,
esce all'esterno del tubo. 11 bottone di platino è verni-
ciato pure alla gomma lacca e non presenta che una pic-
cola superfìcie pulita nel centro della sua faccia convessa,
la quale è rivolta in basso, e sta poco al di sopra del
gomito di sinistra del tubo. Lo stesso gomito è attraver
sato da un filino di platino saldato nel vetro.
Nel secondo ramo verticale del tubo (ramo di destra)
si trova del mercurio puro, già distillato nel vuoto.
Posto il tubo in comunicazione colla macchina Bessel-
Hagen, vi ho fatto il vuoto, e questo raggiunto, riscal-
dando dolcemente il mercurio del ramo di destra, lo ho
fatto distillare in modo che andasse a raccogliersi in suf-
ficiente quantità nel gomito basso del tubo, cioè al di sotto
del bottone di platino. A operazione finita ho separato a
fuoco il tubo dalla macchina pneumatica. In tal modo lio
una massa di mercurio a superfìcie purissima, che comu-
nica col esterno mediante il filino di platino, che attraversa
il gomito dove il mercurio stesso è raccolto.
La disposizione del bottone di platino è tale, che in-
clinando opportunemente il tubo, il mercurio sottostante
va a toccare il bottone stesso, tantoché la superfìcie len-
ticolare del liquido raccolto nel tubo è obbligato a schiac-
ciarsi alquanto.
Non avendo potuto misurare in modo conveniente la
resistenza propria del sistema dei conduttori fra i quali
si forma il contatto, do le misure della resistenza totale R.
Durando sempre il vuoto, eseguisco per molti giorni le
determinazioni, stabilendo il contatto al momento di ogni
misura. La resistenza ha variato solo fra 0,730 e 0,739 12.
Le misure le ho fatte col ponte.
Ho fatto quindi screpolare uno dei rami del tubo a tre
vie unito all'apparecchio. Ho riprese le misure dopo rien-
trata l'aria, e le ho continuate per 17 giorni. La resistenza
è assai variabile nel corso stesso delle determinazioni ed
ha oscillato fra 0,750 e 0,786.
Dopo aver messo il tubo in comunicazione colla mac-
china Sprengel, e coi tubi essiccanti e gazomeiro a ani-
dride carbonica, faccio varie volte il vuoto, e lascio che
ogni volta il tubo si riempisca di anidride carbonica sec-
ca. Lo separo in fine pieno di tale gas, alla pressione
atmosferica.
. Nelle nuove condizioni il contatto offre una resistenza
maggiore, perché le misure ripetute nel corso di due
mesi e mezzo, hanno fornito per r valori- variabili fra
3 e 8 ohm.
Convinto che tale nuovo valore si conservava invariato,
ho lanciato attraverso al contatto una scarica della boc-
cia di Leyda e immediatamente si è ridotto r= 0,70.
Conservato in queste condizioni il tubo per qualche
mese, la resistenza si mostrò costantemente di poco supe-
riore a 0,70. Passò solo lentamente da 0,70 a 0,76. Pare
in certo modo che la scarica della boccia abbia variato
in modo stabile le condizioni della superficie di platino
che era in contatto col mercurio.
Altre numerose esperienze ho fatto specialmente sulla
resistenza di conduttori di carbone, ma per ora mi li-
mito a comunicare quelle anzi descritte sui metalli.
CONCLUSIONI.
Non entro a discutere a lungo i risultati delle at-
tuali esperienze, dappoiché esse, come ebbi ad avvertire,
costituiscono solo il punto di partenza di altre ricerche.
Ciò che però mi pare di poter concludere, si è quanto
segue.
Quando una serie di conduttori puliti di fresco sono
posti in diretto contatto, la resistenza elettrica dei con-
tatti e trascurabile, se non nulla.
Lasciati invece soggiornare nell' aria o in qualche al-
tro gas, prima di riunirli in serie, la resistenza stessa
si fa grande.
Quando i conduttori puliti dì fresco, mostrano una
grande resistenza per aver soggiornato nell' aria secca,
o in qualche altro gas, tale resistenza si può far spa-
rire o quasi, se attorno ai conduttori si pratica il vuoto.
Ciò non avviene qualora i conduttori sieno stati in
un atmosfera di gas ossidanti.
Istituto di Fisica della R. Università di Siena
Maggio -1892.