vanni
Vanni Dr. Giuseppe 1862-1 nov.1934 Accademico dei Nuovi Lincei è
morto dopo una breve malattia e dopo 50 anni di ininterrotta attività.
La morte ha troncato bruscamente un lavoro che stava preparando e del
quale ha continuato a parlare fino all'ultimo bagliore di vita. Aveva
vissuto da soldato e da soldato è caduto con le armi in pugno e
nell'ardore della lotta. Ebbe l'onore di insegnare i principi
scientifici alle Loro Altezze Reali. Delegato alle principali conferenze
internazionali. Fu direttore del Bollettino Radiotelegrafico, dal quale
traiamo questa nota, fino a due anni dalla morte. Nel 1912 divenne
direttore dell'Istituto Centrale di Radiotelegrafia Del suo microfono
idraulico parlò Fleming di fronte alla Royal Institution di Londra,
microfono che gli valse il premio Cagnola dell'Istituto Lombardo di
Scienze nel 1914.
|
Nato ad Albano Laziale nel 1862. Laureato in scienze nel 1887, andò a Strasburgo nel 1890, dove, con il Prof. Kohlrausch dell’istituto di fisica, si occupò in particolare di misure elettriche. Nel 1894 insegnò fisica al Collegio Romano dove rimase fino al 1912, quando fu nominato professore e direttore del laboratorio di fisica dell’Istituto Radiotelegrafico Militare di Roma. Nel 1912 prese parte alla conferenza radiotelegrafica internazionale di Londra come membro della delegazione italiana e così alle conferenze tenute a Parigi nel 1912 e 1913. Per mezzo di un microfono idraulico di sua invenzione fece interessanti esperimenti di radiotelefonia e la sua pubblicazione “ Progressi e stato attuale della telegrafia e telefonia senza fili” vinse il premio Cagnola, dell’istituto lombardo di scienze e letteratura nel 1914 a Milano.
Dopo l’invenzione della radiotelegrafia, erano stati fatti in Italia vari tentativi per realizzare la telefonia senza filo. Occorreva, innanzitutto disporre di onde portanti costanti in ampiezza, persistenti e continue nella generazione e nella propagazione e non bastava ancora. Gli studi degli sperimentatori erano rivolti alla ricerca di un microfono capace di reggere a forti intensità di corrente elettrica, poiché quello a granuli di carbone non era adatto: infatti i granuli riscaldandosi diminuivano la resistenza ohmica, ed il microfono si rendeva inservibile. Per opera del prof. Majorana, dal 1903 al 1912 (e di Vanni stesso), con l’uso di uno speciale microfono a liquido vibrante (detto ad acqua od idraulico) in grado di sostenere correnti microfoniche intense e sotto altissima differenza di potenziale, applicato ad un generatore ad arco Poulsen, si poté alimentare le antenne con sufficiente quantità di energia.
Nel microfono di Vanni, ideato per la radiotelefonia, un getto di acqua resa leggermente conduttrice tramite sale od acido, esce da un orifizio e cade su una placchetta fissa, inclinata e rimbalza su un’altra mobile che vibra collegata al diaframma del microfono. Questo porta ad una variazione della lunghezza del percorso del flusso quando il diaframma è messo in vibrazione e di conseguenza una variazione di resistenza. Talvolta il diaframma è connesso e fa da servomotore ad un comune sistema microfono a carbone-ricevitore elettromagnetico come nel disegno in basso.
Il prof. Vanni per realizzare la
telefonia senza filo, adottò un generatore di onde ad arco, ideato da Moretti
(due elettrodi di rame, uno vuoto) attraversato da un getto d’acqua, ed usò
il suo microfono a scorrimento
liquido e lamina vibrante. Le prime prove furono eseguite all’istituto
Militare Radiotelegrafico di Roma, poi con la stazione di Centocelle dove era
stato fissato il trasmettitore. Da Centocelle si radiotelefonò a Ponza (120
km), alla Maddalena (160 km), a Palermo (420 km), a Vittoria, presso Siracusa
(600 km), ed infine a Tripoli (nel 1911),
alla distanza da Centocelle di 1000 chilometri che non era mai stata raggiunta
da nessuno in telefobia. I sistemi Majorana e Vanni, come è stato detto,
rappresentano un interessante passo iniziale per lo sviluppo della
radiotelefonia, superato a partire dal 1911 dall’avvento della valvola
termoionica.