Zamburlini

                       

Il ricevitore

   Riguardo all’iconografia Zamburlini che si trova nelle riviste d’epoca, il 4 valvole della Zamburlini è meno conosciuto del più complesso 5 valvole. Entrambi sono circuiti TRF , secondo la classificazione anglosassone, ovvero ad amplificazione diretta. Questi circuiti sono frutto della tecnologia dei primi anni ‘20, concepiti contemporaneamente all’introduzione delle raudioaudizioni circolari (1922 in Inghilterra, dicembre 1924 in Italia) .

    Discutere il progetto dei ricevitori multivalvolari richiederebbe ben più di queste poche righe. Il concetto di base e quello che, con una discreta antenna, con un solo triodo in reazione si riesce a ricevere in cuffia e selezionare quasi tutto si trova nella gamma OM. Aggiungendo due triodi in audio, si riceve in altoparlante.

   Chiaramente se con un triodo rivelatore si ottiene tanto, con più triodi chi sa quali risultati si raggiungono!  Indubbiamente dal punto di vista teorico si, addirittura far precedere la rivelazione del segnale da un’ amplificazione in radiofrequenza, darebbe un aumento quadratico della resa del rivelatore.

    Purtroppo non è così. Il triodo ha una capacità tra gli elettrodi tale che il segnale va anche indietro (parlando alla buona) provocando oscillazioni incontrollabili dell’insieme.

    Multivalvolari

   La moltiplicazione delle valvole invece è utile non tanto per il guadagno, e parzialmente per la selettività, ma per staccare il circuito soggetto a reazione, dall’antenna: in Italia fu presto proibita la reazione sul circuito di antenna per i disturbi provocati agli apparecchi in prossimità a quello in questione. Inoltre un adeguato numero di valvole lasciava spazio ad un antenna molto più modesta rispetto al singolo circuito.

    Il rivelatore

    Se il primo stadio deve compiere la funzione di rivelatore, ovvero trarre fuori dalla portante il segnale audio, la griglia del triodo viene polarizzata da circuito di dispersione di griglia (il condensatore da 200 pf e la resistenza da 2 Mohm) ed il circuito di ingresso diviene dispersivo, limitando la possibilità di oscillazione, salvo l’introduzione della reazione. Se il triodo è polarizzato come amplificatore, l’inserzione di uno o più circuiti risonanti genera un’oscillazione indesiderabile. Spesso si deve regolare la polarizzazione di quelli stadi in modo tale da non oscillare, oppure si interviene sul riscaldamento dei filamenti, perdendo molti dei vantaggi sperati.

  Il circuito a RF

  Con questo accade che, se un semplice ingresso a rivelatore da risultati sorprendenti, l’inserzione di una valvola di RF  richiede salti mortali ed è in genere deludente.

   Per questo lo Zamburlini 5 valvole che ne ha due, deve ricorrere ad artifici degradanti: il circuito alterna circuiti risonanti a circuiti aperiodici (Tuned-Atuned-Tuned) che gli permettono stabilità a patto di guadagno deludente e complicazioni circuitali.

   Il 4 valvole

   Il 4 valvole in oggetto ha il primo circuito detto a sintonia anodica (Anode Tuned) che da buoni risultati quando è anche rivelatore, ma non lo direi stabile in RF. Pertanto la Zamburlini ha rimediato con una particolare reazione presa dall’anodo della rivelatrice. Un  particolare da notare: la griglia della prima valvola vede la terra che, a sua volta , vede il negativo del suo filamento dalla spazzola del reostato che varia di polarizzazione all’agire del reostato di accensione della valvola  stesso. Con questo perciò si può agire per controllarne l’oscillazione. La placca  vede l’anodica tramite un circuito risonante e poi si collega alla griglia del rivelatore tramite il condensatore del grid leak e la resistenza verso il positivo del filamento. La bobina di placca si accoppia opportunamente al circuito risonante della placca precedente. Il resto sono due tradizionali stadi di BF. Tenere presente che la terza valvola è la finale, mentre l’ultima vede anche la cuffia.

I componenti

I condensatori variabili ed i trasformatori sono inglesi, i condensatori della Wireless francese e francesi i potenziometri. La resistenza è quella a bacchetta di carbone che troviamo anche sui SITI. Il cablaggio, in filo quadrato classico del periodo, è ordinatissimo quale possiamo trovare solo sulle realizzazioni italiane. Il comando dei condensatori variabili ha un particolare tipo di verniero: alle lame della capacità principale sono affiancate due lame di verniero. La manopola agisce su queste che, all’inizio sono le sole a spostarsi, poi trascinano la sezione ad alta capacità. Tornando indietro per un altro tratto agiscono da solo realizzando una sintonia fine. Le valvole sono  a 4 Volt, di piccole dimensione classica della produzione tedesca dell’epoca. Il loro assorbimento è segnato su un’apposita fascetta di carta incollata sullo zoccolo. La rivelatrice si nota per la sua trasparenza dovuta al minor uso di getter, dato che il vuoto deve essere meno spinto.

Il mobile

Questo è piuttosto modesto: il piano superiore è di una specie di impasto di segatura lucido sopra e verniciato di marrone. Le fiancate ed il dorso sono in legno duro sottile. Gli incastri sono strisce di cartone inserite nelle apposite fessure. Viti a legno completano il fissaggio. Il frontale ha la superficie esterna lucidissima e, piuttosto che all’ebanite, fa pensare a quella che in USA chiamavano Formica. La variazione dell’accoppiamento delle bobine è realizzata ruotandone una con una disposizione meccanica ed elettrica ben fatta e tanto di spazzola.

Il funzionamento

    Questo è limitato dalla bassa presenza di stazioni in OM ed è all’altezza di tutte le realizzazioni analoghe.

 

Carlo Bramenti, ottobre 2010