il 1945 è su archivio reclames. Per ora sono state inserite solo le miniature, salvo qualche eccezione in attesa di poter fornire, a richiesta, l'immagine grande ad alta definizione .
gennaio 1948 maggio 1949 maggio 1949
maggio 1949 settembre 1949 luglio 1950
vedi anche grandi dittexxxx
1951:SEB
L’assemblea degli azionisti ha deciso di cambiare il nome agli stabilimenti
della Allocchio e Bacchini per la fabbricazione degli strumenti di misura in SEB,
Stabilimenti Elettronici di Barlassina. La produzione è in potente ripresa. SEB
via Savona,97 MI
1952:la radio AeB ed il suo grazioso modello Junior
Novità 1952 53 supereterodina a sei stadi accordati 1R5 conv, 1T4 IF, 1S5
rivelatrice, CAV e pre di BF, 3S4 ampl. BF o le corrispondenti DK91, DF 91,
DAF91, DL 92. La sintonia è a perm. variabile per sfruttare le elevate
caratteristiche di sensibilità e limitato ingombro. L’antenna è a stilo
rientrabile. L’apparecchio funziona a
pile od in alternata se posto sulla sua base di appoggio. Se a rete una
lampadina illumina la scala, se a pile 6V e 67,5V. Il segnale in altoparlante o
in auricolare piezoelettrico (2-3 mW) con speciale oliva di forma adatta utile
all’aperto od ai deboli di udito. peso del solo ricevitore 70 g
vedi grandi ditte
STORIA DI TRE AZIENDE da Carlo Recla
E'un binomio che rappresenta tuttora una pietra miliare nella storia dell'industria elettronica italiana ed è riconducibile a tre diverse Aziende milanesi che operarono, nel secolo scorso, per
cinquant'anni complessivamente: la Allocchio Bacchini & C., la ABC Radiocostruzioni e la Radio Allocchio
Bacchini. Va citato pure il nome Radialba, legato al marchio di alcuni apparecchi prodotti, che tuttavia non credo fosse una ditta a sé stante. Alla fine della prima guerra mondiale i due fondatori, appunto l'ingegner Allocchio e l'ingegner
Bacchini, grazie alla loro precedente esperienza, decisero di produrre strumenti elettrici di misura dapprima a bobina mobile, come voltmetri ed amperometri, virando poi dall'elettrotecnica all'elettronica con la successiva produzione di strumenti sempre più sofisticati, come per esempio oscilloscopi. Già in quegli anni venne assunto, come ingegnere progettista, Arturo
Recla, la cui presenza risultò costante in tutte e tre le Aziende citate. Si trova ancora in alcune biblioteche il suo libro intitolato appunto "strumenti elettrici di misura". Ma la grande novità di quegli anni era la radio e ben presto gli sforzi dell'Azienda s'indirizzarono in quella direzione. Anche il governo dittatoriale dell'epoca ben comprese come la radio potesse rappresentare un utilissimo strumento di propaganda politica, ma restava il problema dei prezzi: il popolo difficilmente poteva permettersi di acquistare tali apparecchi, perché troppo cari, e ciò valeva anche per quelli più semplici, a galena, che oltretutto si ascoltavano in cuffia rendendo difficile il coinvolgimento di tutto il nucleo famigliare. Venne quindi bandito un concorso statale per la produzione di un apparecchio radio a basso costo, concorso che coinvolse tutte le Aziende italiane del settore, e che venne vinto proprio
dall'Allocchio Bacchini, con un moderno apparecchio dotato di altoparlante e che beneficiava di uno schema elettrico rivoluzionario per risparmiare almeno una delle costose valvole termoioniche che venivano a quei tempi impiegate prima dell'avvento di transistor e circuiti integrati, e, grazie a un'intuizione particolarmente felice del suo progettista, intuizione che venne brevettata, il costoso condensatore variabile che veniva utilizzato per la sintonia venne sostituito da un economico condensatore fisso, rendendo mobile per la sintonia la ferrite interna dell'induttanza di alta frequenza. Anche di tale invenzione si può tuttora trovare documentazione in un'altra pubblicazione del prof.
Recla, che nel frattempo aveva già progettato apparecchi per auto. Suo uno studio comparso sulla rassegna "Radio industria" già nell'aprile del 1935 ! Ma l'Azienda era già impegnata nel campo della televisione: forse il primo prototipo in assoluto di televisore prodotto in Italia fu quello messo a punto dal progettista
dell'Allocchio Bacchini ed è esposto al museo della scienza e tecnologia di Milano. La seconda guerra mondiale costrinse ad occuparsi esclusivamente di apparecchi bellici e anche la ricerca fu giocoforza indirizzata in tal senso fino a realizzare un apparecchio molto simile a quello che sarebbe stato il radar. Terminato il conflitto terminarono anche le commesse militari,
l'Allocchio Bacchini si ritrovò in crisi di liquidità e dovette chiudere. Lo stabilimento di corso Sempione venne successivamente rilevato dall'Editoriale dell'ing. Sisini che già allora pubblicava La Settimana Enigmistica, uno dei pochi periodici di
quell'epoca che ancora sopravvivono oltretutto senz'alcuna necessità di essere modificato. Trovatisi senza lavoro, tre dirigenti
dell'Allocchio Bacchini, Raffo, Recla e Ferri (quest'ultimo tuttavia diede ben presto le dimissioni) fondarono
L'"ABC Radiocostruzioni" che già col nome, dalle iniziali della Allocchio Bacchini & C, voleva essere il logico proseguimento dell'attività interrotta. Avvalendosi dell'esperienza nel campo degli apparecchi economici, venne subito progettato un nuovo apparecchio radio con un occhio attento alle prestazioni, ai massimi livelli, ma con un costo contenuto: per esempio l'altoparlante, che a quei tempi era solitamente coperto da una costosa tela speciale, venne nascosto da un semplice cartone forato che, verniciato in giallo paglierino, faceva una bellissima figura a un costo quasi irrisorio. Anche in tale nuova Azienda vennero condotti costosi studi e realizzazioni di prototipi di televisori e tali investimenti causarono anche qui problemi di liquidità. Nel frattempo il cav. Gianni
Viganò, industriale veneto nel campo delle montature di occhiali, aveva riscosso nel suo ambito un notevole successo (ricordo qui il brevetto
"sferoflex", geniale trovata per rendere, con una molla e una piccola sfera, le stanghette degli occhiali al tempo stesso più robuste ed elastiche), disponendo di capitali da investire, da un lato creò una catena di negozi di ottica, l'Istituto Ottico
Viganò, oggi Salmoiraghi Viganò, e dall'altro, intuendo lo sviluppo che ci sarebbe stato nel campo della televisione, decise di far risorgere il marchio Allocchio Bacchini che ancora godeva di grande prestigio. Dovette tuttavia, probabilmente per evitare richieste di creditori della passata gestione, cambiare ragione sociale, e così nacque la Radio Allocchio Bacchini con sede in via Ornato, a
Niguarda, all'estrema periferia di Milano. Venne chiamato il dott. Recla, progettista storico della vecchia Allocchio
Bacchini, che liquidò i creditori dell'ABC chiudendo la Ditta e si mise al lavoro su un numero incredibilmente ampio di apparecchi d'uso domestico, senza trascurare la televisione a colori. In questo settore la nuova Allocchio Bacchini investì molto, come del resto fecero le principali industrie elettroniche italiane, che già cominciavano a subire la concorrenza orientale. Quando l'industria italiana fu pronta a produrre i televisori a colori, e la Rai pronta a trasmettere dopo aver speso molto per convertire gli impianti al colore, sostituendo le telecamere e tutto il resto, inspiegabilmente il governo dell'epoca ne giudicò azzardata l'introduzione in Italia, vietando alla Rai le trasmissioni a colori se non per brevi prove tecniche in orario di lavoro. E così la Radio Allocchio Bacchini fu costretta a chiudere, come quasi tutta l'industria elettronica nazionale, dissanguata da investimenti dei quali non poteva raccogliere i frutti, e scomparvero così insieme con lei nomi prestigiosi e ricchi di storia, come Geloso, Radiomarelli e tanti altri. Pochi anni dopo, quando, fatalmente, venne tolto l'embargo, noi italiani comprammo televisori provenienti dall'Olanda, dalla Germania quando non addirittura dall'Oriente. Coincidenza curiosa, oggi tanto lo stabilimento di corso Sempione che quello di via Ornato sono stati entrambi trasformati in alberghi.
gennaio 1948 luglio 1948 gennaio 1949
ottobre 1949 luglio 1950
vedi grandi ditte
Altar Livorno, titolari Mazzoni e Romagnoli. Mobili e radiogrammofoni capo sig. Virgili. Vedi altro titolo su ditte toscane
AREL
(Società
Anonima Applicazioni Radio Elettriche) nasce a Milano nel 1932. Le
apparecchiature prodotte con suoi componenti, venivano assemblati dalla S.A.I.R.A.
(Soc. An. Industriale Radio Apparecchi), sempre a Milano. Dopo pochi anni,le
sorti delle due aziende seguiranno strade diverse.
Il
prodotto più noto AREL è il modello Lumeradio (1939) che
univa la originalità del design (una graziosa lampada da tavola), con una
qualità tecnica e progettuale (supereterodina reflex a quattro valvole con 3
watt di uscita) che ne marcava le prestazioni. Rimase in produzione per circa
cinque anni. Originale la soluzione dell'antenna realizzata con un filo "Litz"
che correva lungo i bordi del paralume.
Essendo un oggetto di arredamento, poteva funzionare anche come semplice lampada
da tavolo.
ART1945
Vari apparecchi in costruzione tra i quali un
sette valvole. Particolare è la indicazione del campo d’onda, brevettata, con
vetri di diversi colori illuminati. Sede a Bollate, titolari Ing. Alfieri e sig.
Tagliabue.
ART-Panart
La Società
nasce negli anni '50 a Bollate (MI), ad opera dell' Ing. Alfieri e del Sig.
Tagliabue che ne saranno i titolari. Vari apparecchi prodotti, anche portatili.
Particolare, brevettata, è un tipo di indicazione del campo d’onda, con vetri
di diversi colori illuminati.
Athena Radio srl (Coram srl)
Agli
inizi degli anni '40 un costruttore creativo cercò, forse, di coniugare la
scelta della forma del contenitore di un oggetto tecnologico (come la radio) con
la funzione rappresentata dall'uso. Tre le versioni dell'apparecchio:
"lampada da tavolo" (la comunicazione che illumina); "finta
piccola libreria" (la cultura che si diffonde); "scena marinara"
per significare il piacere dello svago e del tempo libero di cui la radio era
divenuta simbolo. Con queste tre soluzioni costruttive ATHENA Radio
s.r.l. (Milano) si presentò sul mercato. Naturalmente c'era anche
l'obiettivo di una ricerca di uno spazio nel mercato, con soluzioni originali
per l'arredamento. La costruzione artigianale e le soluzioni circuitali sono del
tutto tradizionali dell'epoca (superetreodina 5 valvole, onde medie e corte).
La società
cambio successivamente ragione sociale (1950) divenendo CORAM srl e produsse,
per un certo periodo di tempo, alcuni modelli di radio portatili (p.e. il
modello "Penny").
l'autovox si avvalse dell'opera del designer Rodolfo Bonetto.
Dicembre 51:IRI di Roma
Non staremo a discutere se la radio si è motorizzata o se l’automobili nei
suoi concetti costruttivi si sia finalmente sposata alla radio. La IRI Industria
Radiotecnica di Roma è la costruttrice degli apparecchi Autovox. I problemi
sono ben diversi rispetto a quelli della costruzione di normali radio: tormenti
termici e meccanici oltre la vicinanza al motore notevole fonte di disturbi. La
sede è presso l’aeroporto di via Salaria ed i dipendenti 350 Bruno Verdesi
amm. delegato.
Da :L' agonia dell' Autovox, cinquant' anni di fatti e misfatti romani di ROBERTO DELLA ROVERE, 10 aprile 1996 Corriere della Sera
Finira' il 14 giugno con la cessazione della cassa integrazione per i 234 lavoratori, la lunghissima agonia dell' Autovox di via Salaria. Sarà l' atto di morte ufficiale (da anni la fabbrica e' uno scatolone vuoto, oggetto di trattative per farne un centro commerciale) di una delle aziende "storiche" dell' industria romana: protagonista nel bene e nel male, di un "pezzo" di storia industriale e sindacale della città . Una storia che prende avvio agli inizi degli anni ' 30 quando Giordano Bruno Verdesi, affascinato dal nascente mondo della radio, fonda la sua prima creatura, che chiama "Industria audiotecnica italiana". E quando propone il primo esemplare di autoradio . uno scatolone ingombrante e gracchiante . la novità suscita al più qualche curiosità . Si addensa intanto la bufera sull' Europa: così accantonata l' idea dell' autoradio "civile", il giovane imprenditore si trova proprietario di uno stabilimento per la fabbricazione di guerra. Ma l' 8 settembre, con l' occupazione tedesca, non risparmia neppure la sua fabbrica: le autorità germaniche mettono i sigilli, proibiscono ogni produzione. La pace ritrova Verdesi senza più nulla, salvo il vecchio sogno dell' autoradio. E Giordano Bruno ricomincia da capo: inizia di nuovo lo studio di quelli che ancora si chiamano "ricevitori per auto", perfeziona le tecnologie, inizia una produzione su scala industriale. Siamo al 1953: vengono acquistati dei capannoni sulla via Salaria e qui, in questa terra rubata al pascolo di buoi e pecore, nasce l' Autovox. Vittorio Valletta, in questi anni "nume" indiscusso della Fiat, non si fa sfuggire la novità , le autoradio romane conquistano i mercati. Nel frattempo si è affacciato un altro protagonista: il televisore. Ed è ancora l' Autovox a conquistare i mercati. Nel ' 69 e nel ' 70 il clima dentro l' azienda si fa pesante: scioperi, proteste, anche qualche azione di sabotaggio. L' oramai cavaliere del lavoro Bruno Verdesi, decide di passare la mano: non prima di aver assicurato , così almeno crede , l' avvenire della fabbrica e dei 2.700 lavoratori cedendola all' americana "Motorola". La fabbrica è sana: già pronta perfino al Tv color, in anticipo su francesi e tedeschi. Ma i politici già si allenano a "Tangentopoli": e sul Tv color inizia un assurdo balletto di veti incrociati. Gli stessi americani, capita l' antifona, mollano l' osso. Nell' 83, a sorpresa, l' Autovox viene comperata da Franco Cardinali, fino allora sconosciuto imprenditore di Terni. La situazione dell' azienda appare già compromessa, ma Cardinali va avanti, fonda un' altra societa' , la "Nuova Autovox". Confida in un finanziamento di 40 miliardi da parte della Rel, la finanziaria pubblica creata per salvare le aziende elettroniche in crisi. E lo ottiene assieme al 46% delle azioni. Di suo ha messo solo 500 milioni. Si grida allo scandalo, nasce una commissione d' inchiesta composta di tre saggi: manco a dirlo, non si conclude nulla. Quel che segue in una serie incredibile di intrecci proprietari e giudiziari, potrebbe essere riportato in un manuale del malcostume politico amministrativo. E nell' agosto dell' 88 si giunge al fallimento e alla nomina di un commissario straordinario, il professor Riccardo Gallo. Inizia una serie infinita di tentativi di liquidazione, tutti vani. Spes ultima dea: ora i sindacati affermano che "in questi ultimi due mesi rimane ancora una possibilità di vendita dello stabilimento con la ricollocazione di una parte dei lavoratori". Ma sembra una pietosa bugia: l' unica prospettiva per i lavoratori rimasti è , ammettono gli stessi sindacati, un progetto di lavori socialmente utili. Si attende insomma una mano tesa dal Campidoglio.
gennaio 1946 marzo 1947 marzo 1947
gennaio 1949 gennaio 1950 gennaio 1951
La ditta Azienda Radiotecnica Italiana di
Roma, che dal gennaio 1943 è diretta dal rag. Luigi Pallavicini, figlio del
fondatore Arrigo, durante la guerra, malgrado la mancanza di rifornimenti
diretti dalle fabbriche, ha con notevole sforzo mantenuta la sua efficienza. La
Ditta è nota per la produzione del suo Telediffusore che consente di
distribuire l’ascolto della radio in tutte le stanza di un appartamento.
gennaio 1946 marzo 1947 maggio 1947
radio via Ampere. Signora Brion, Perito. I Brion, Pajetta progettista . Produce medie frequenze e gli apparecchi Vega, al 1951
Brion si avvalse intensivamente dell'opera di industrial designers:Franco Albini, Franca Heig, Mario Bellini, Marco Zanuso, Richard Sapper, Flli Castiglioni che resero famosi certi modelli della Casa
da Angeletti 1959 inaugurazione nuovo stabilimento i9n via Pordenone.
Brionvega
nacque alla fine degli anni '40 come BP Vega, dove B e P sono
le iniziali dei due fondatori dell'azienda: Brion e Pajetta.
L'attività iniziò con la produzione di componenti, gruppi e medie frequenze
per radioricevitori, per poi passare rapidamente alla costruzione di
radioricevitori completi, sia per vendita diretta col marchio Vega (da non
confondere con la tedesca Wega con la quale non risultano rapporti), sia per
conto terzi.
Con l' uscita dalla ditta di Pajetta, il marchio divenne Brionvega utilizzato
fino alla sua scomparsa sul mercato.
Verso la fine degli anni '50 Brionvega iniziò a caratterizzare
la sua produzione affidandosi a noti architetti che curarono la parte estetica
(due prodotti per tutti: TV Algol 11 ed il "cubo").
Purtroppo alla cura nel "design" degli apparecchi non corrispose una
analoga attenzione alla loro qualità tecnica e funzionale che non si staccò
mai dalla mediocrità ed impedì al marchio di conquistare stabilmente quelle
fasce di utenza facoltosa disposta a spendere per prodotti esclusivi, ma di
qualità.
radio agosto 1949
agosto 1947 gennaio 1951 sett 1952
gennaio 1950 genn 1951
marzo 1947 agosto 1947 luglio 1948
maggio 1949 agosto 1949 gennaio 1951
C.G.E.
nasce a Milano (1921), come filiale italiana della General Electric americana,
per la costruzione di macchine elettriche di ogni tipo e potenza (motori,
alternatori e trasformatori).
Verso la
fine degli anni '20, nell'ambito di questa produzione "pesante", trovò
spazio la Fabbrica Apparecchi Radio C.G.E. con una Sezione
tecnica dedicata che, dopo un periodo di montaggio e commercializzazione di
apparati americani (in particollare il modello R.C.A. Radiola 18, uno dei primi
ricevitori ad alimentazione da rete elettrica), inizio uno sviluppo ed una
produzione locale, valendosi dei vari brevetti General Electric Company
(G.E.Co.), R.C.A. e Westinghouse. Alla metà
degli anni '30, il contingentamento, conseguente alle leggi autartiche del
periodo, imposero la auto-costruzione di tutti i componenti per la produzione
radio. Per le impedenze, reattanze e resistenze si avvalse di una consociata, la
Scotti Brioschi & C. di Novara. Negli stessi anni C.G.E fu
una delle più attive produttrici di apparecchi popolari italiani (Radiorurale
del 1934, Radiobalilla nel 1936 e Radio Roma nel 1939).
C.G.E.
commercializzò (presumibilmente negli anni '40) anche un ricevitore "Radiomeccano"
(completo di mobile) in scatola di montaggio, per auto-costruirsi una
supereterodina O.M. e/o O.C., a tre valvole (ECH4, EBL1, WE54 o AZ1) con diverse
alternative per facilitare l'apprendimento della radiotecnica pratica, anche dai
neofiti.
Il
settore radio produsse anche apparati professionali (ricevitori e
trasmettitori), apparati elettro-acustici e fotoelettrici, amplificatori,
complessi per misure di A.F. ed apparecchi da proiezione per film sonoro (R.C.A.
Photophone). Produsse anche una serie di altri fortunati apparecchi radio (Audiola,
Audioletta, il Supergioiello).
Alla
ripresa, dopo il conflitto, continuò la politica di produzione indipendente
dalla ex casa madre. Verso la fine degli anni '40 la produzione fu spostata a
Baranzate, nei dintorni di Milano, negli stabilimenti F.I.A.R.
ove si installò anche la produzione TELEFUNKEN. Alla fine degli anni '90, dopo
un passaggio di proprietà, l'attività cessò definitivamente.
Nel 1966
C.G.E. si fuse con ANSALDO-San GIORGIO S.P.A. dando
origine alla ASGEN, colosso della elettromeccanica italiana.
Fu tra le prime ditte ad avvalersi di un industrial designer, Piero Borroni. Vedi Reclames1.
CONDOR, novità alla ditta Gallo
E' stata inaugurata in questi giorni la nuova
sede industriale della Ditta Ing. G.Gallo, con l’apertura dello stabilimento
in comuni di Concarezzo. La specializzazione della ditta di vecchia data erano i
survoltori Condor, 14 anni fa. La produzione del dopoguerra si orienterà anche
a piccoli elettrodomestici oltre l’autoradio Ciclone Six.
gennaio 1946 maggio 1947 gennaio 1948
maggio 1949 gennaio 1950
vedi ATHENA
dopo aver ricostruito la parte dello
stabilimento distrutta, hanno completato l’attrezzatura e ripresa la
costruzione degli apparecchi radio.
gennaio 1950 gennaio 1950
SSR Ducati 1945
Il poter incontrare i tre fratelli Ducati è
stato tra i momenti più salienti della nostra vita professionale. Oggi nel
grande organismo come venti anni fa nella modesta ditta di via Guidotti a
Bologna. Non giova ripetere quello che si sa delle difficoltà attuali qui pare
che si dica: signori operai, non c’è tempo da perdere: riprendiamo i nostri
posti e basta con le parole inutili. Gli stranieri stanno a guardare e sanno che
noi saremo capaci di mostrare ancora una volta i segni del nostro destino. Molte
cose della nostra conversazione saranno da tenere in serbo per un po’. Per ora
un’informazione: questi uffici direzionali, attualmente sparpagliati, si
uniranno presto al centro di Milano, crediamo al vecchio Verziere e si regalerà
a Milano il “ Palazzo Ducati”.
gennaio 1947 marzo 1947 gennaio 1948
gennaio 1951 settembre 1952 dicembre 1952
gennaio 1946 agosto 1947 novembre 1947
gennaio 1948 luglio 1948 gennaio 1949
gennaio 1950 settembre 1951 gennaio 1952
genn 1949 maggio 1949
Titolare sig. Travoso. Produce
elettrodomestici e fornisce ottimi condensatori a mica metallizzata.
SIENA (f.c.) - Sarà la giapponese "Pioneer" a salvare la "Emerson Electronics" (due stabilimenti a Siena e Firenze; circa 450 dipendenti in cassa integrazione dal 1980; produzione di apparecchi televisivi). La notizia proviene dalla federazione senese del Partito socialista italiano, che ha diffuso una nota nella quale afferma, tra l' altro, che "il ministero dell' Industria e la Rel hanno sottoscritto con la Pioneer un accordo di cooperazione industriale che prevede alcuni interventi in Italia, tra cui il salvataggio della Emerson". E' stato il sottosegretario all' Industria, il socialista Sisinio Zito, a dare l' annuncio, che è stato accolto con misurato entusiasmo a Siena, dove per cinque anni illusioni e delusioni si sono alternate con ritmo frequente. Torna alla memoria subito una esperienza con un altro grande gruppo giapponese, la "Sanyo", che nel 1977 acquistò il 34 per cento del capitale azionario (mentre l' altro 66 per cento era nelle mani dei fratelli Emidia e Guido Borghi, figli del fondatore Giovanni, che era stato anche padrone dell' "Ignis"). La Sanyo voleva utilizzare la Emerson come testa di ponte in Europa, e soprattutto nella Comunità economica europea, per la commercializzazione dei suoi prodotti. Ma ben presto subentrarono incomprensioni che portarono alla chiusura degli stabilimenti e al concordato preventivo con cessione di beni, nell' ottobre del 1980 e i tentativi successivi di dare respiro alla fabbrica risultarono tutti inutili. "Salvare la Emerson - sostiene Gianfranco Bartolini, presidente della Regione Toscana - significa salvare anche l' unica unità produttiva regionale di elettronica civile".
Europhon da Pria: famiglia Zenesini di Mantova. Ebbe un crollo dopo il rapimento di un figlio che portò al suicidio la moglie del titolare.
Storia del responsabile della catena di montaggio della EUROPHON. Aldo Brandilari nato nel 1941 ora consigliere di Milano per il PDL. Nel 1961 da vita agli scioperi nella sua fabbrica, segue il movimento del ’68. Appartenente al PCI viene assunto alla Camera del Lavoro. Poi, a quanto pare, passa a Forza Italia.
La lampada Europhon (fabbrica vicini a Linate) ha il diffusore in polimetacrilato e la struttura in ABS colorato. Progettata dall’architetto Adriano Rampolli nel 1970.
Europhon
appare sul mercato nell'immediato dopoguerra, con apparecchi economici adatti
alle esigenze di un pubblico desideroso di avere una radio, ma con risorse
economiche limitate. Gli uffici commerciali erano a Milano (v.le Tunisia) e la
fabbrica in periferia (via Mecenate). La sua fortuna sarà la serie RC
della fine degli anni '50 (in pratica tre modelli: RC58, RC59
e RC62) che con la loro semplicità circuitale (15 componenti
passivi in tutto), l'accattivante design e la gamma di colori offerti invaderà
il mercato con un prodotto dall'ottimo rapporto prezzo/prestazioni. La scelta di
produrre anche per terzi o con marchi diversificati (Euronic, Eurostar,
Kosmophon, Phonomatic) rende difficile
quantificare la produzione di questa dinamica azienda, nata dalla
imprenditorialità di una famiglia mantovana. Anche il tempo libero che sempre
più trova gli italiani disponibili con il crescere del benessere è una
opportunità per produrre apparecchi portatili a batteria. La tecnologia produce
valvole miniatura a basso consumo ed alto rendimento, ideali per questo tipo di
apparecchi. Il marchio Kosmophon fu dedicato a questa tipologia
di prodotto. Dal 1965 produrrà anche con il marchio Superla.
Scelte di sviluppo aziendale poco lungimiranti (il ruolo della finanziaria pubblica REL determinò un gioco perverso nello sviluppo del settore elettronico negli anni '60) ed una grave disavventura famigliare segnarono la fine di questa avventura industriale.
Radio Farel Genova Quinto dir. gen. tecnico ing. Lehner. Direzione dei lavori il viennese. Nel Farellino speciali accorgimenti nel telaio per sistemare un grande altoparlante e manopola unica per sintonia e cambio gamma. ing Poli
gennaio 1949 gennaio 1949 maggio 1949
Fabbrica Apparecchi Radiofonici Mazza.
Intervista al sig. Mazza: sono allo stato
latente, gli elettrotecnici direbbero stato potenziale... intanto vegeto un poco
e faccio un po’ di vacanza... Non parla di programmi specifici ma lo
spirito è battagliero. Presto le novità.
ha riportato a Torino le sue attrezzature
sfollate a suo tempo e si è sistemata in un grazioso stabilimento dedicandosi
alla costruzione di impianti sonori.
agosto 1949 luglio 1950 gennaio 1951
febbraio 51
Gallo, via Alserio. Il nome di Alserio è stato bandito e la via ha preso nome
da due eroi ella liberazione, flli Meneghini con relative difficoltà
commerciali per la Ditta. Nuovi locali,pare di Giuseppe è il dr. Leone
Storia
lavorativa, GBC.
Di Aldo Arpa
Jacopo Castelfranchi
era occupato nel settore aeronautico. Suo padre aveva un' azienda per la
distribuzione di componenti elettronici e prodotti finiti, come radio,
grammofoni con motore a molla, ricambi e spartiti musicali. Era un uomo
molto intelligente, intraprendente e molto stimato.
Alla morte del padre lui prese la guida dell' azienda. La organizzò così in
grande che divenne la piu' importante in Italia. Gli fu dato il marchio G.B.C.
(acronimo del nome di suo padre Gian
Bruto Castelfranchi).
La Sede era in via Putrella a Milano e i punti di distribuzione crescevano a
vista d' occhio in tutto il territorio italiano.
Successivamente la G.B.C. fu trasferita in una grande costruzione a Cinisello
Balsamo. L'organizzazione fu perfetta in tutti i suoi particolari.
La G.B.C. aveva
circa 300 punti-vendita in tutta Italia, ma nacque il problema di come gestirli
in modo efficiente. In quel periodo l' IBM aveva una compositrice elettronica a
schede magnetiche, abbinata ad una macchina da scrivere elettrica, equipaggiata
con sfere intercambiabili per i diversi caratteri. Castelfranchi, la fece arrivare immediatamente e
venimmo istruiti sul suo funzionamento.
Furono realizzati anche diversi cataloghi, dei componenti e dei prodotti finiti.
Uno di questi cataloghi era molto voluminoso (mille pagine che descrivevano
circa 60.000 articoli). Furono assunti: 6 disegnatori, 6 tecnici
per lo studio e la lavorazione dei KIT, in più fu creato, un reparto
molto attrezzato e perfetto per il confezionamento.
Successivamente
nacque il settore Sony. La Sony divenne, poi, Furman (sempre del
gruppo GBC).
Per quanto concerne il settore libri, Castelfranchi creò il gruppo Jackson.
Venne il momento, dell' unificazione della JCE, e fu organizzato un altro
laboratorio, posto nelle vicinanze della G.B.C. Fu assunto un valido direttore,
giornalista grafico, Lionetti.
Nacquero delle
nuove riviste d' elettronica e d' informatica, una di queste gestita da Aldo
Arpa, con altri validissimi tecnici. Il titolo della rivista era PC Upgrade, che
trattava programmi d' informatica e informazioni su prodotti di nuovo concetto.
La JCE fu ceduta ad un' altra Società. Finiva una grande epoca di lavoro.
Va ricordato, che tutto questo lavoro è stato possibile per la grande valenza di un uomo, il Sig. JACOPO CASTELFRANCHI.
Giovanni Geloso è nato nella repubblica Argentina il 10 gennaio 1901, da genitori piemontesi, colà temporaneamente emigrati. Nel 1904 la famiglia si trasferì di nuovo in Italia e precisamente a Savona.
A Savona frequentò le scuole inferiori, le professionali ed i corsi dell’Istituto nautico. In quest’ultima scuola si manifestarono la sua inclinazione e la predilezione per le scienze matematiche in generale e la meccanica e l’elettricità in particolare.
Nello stesso tempo in cui frequentava le scuole esercitò per sei anni la professione di operatore cinematografico; intanto alla sera si dedicava allo studio della musica.
Sempre nello stesso periodo di tempo, e senza trascurare altre intraprese, trovò modo di organizzare una compagnia di cantanti lirici.
Creò una scuola di meccanica per macchinisti delle Ferrovie di Stato, scuola che egli condusse con successo per vari anni.
Nel 1919, terminati i corsi dell’Istituto Nautico, dette vita ad una azienda per la costruzione di apparecchi elettrici brevettati. I tempi erano duri , ma dopo tre anni già vi trovavano lavoro 60 operai.
Raggiunta la stabilità economica ed il massimo sviluppo, lasciò l’azienda ad un consocio ed emigrò, appena ventenne, per più vaste mete.
Negli Stati Uniti, appena ventiquattrenne giunse alla Pilot Electric Manifacturing Co., da poco costituita. Dopo la laurea in ingegneria conseguita alla Cooper Square University, fu assunto alla direzione dell’Azienda come ingegnere capo. Risolse brillantemente i problemi dati allora dalla nascente radiofonia, come l’alimentazione in alternata ed il comando unico nei ricevitori. Realizzò il primo impianto di televisione funzionante il America, tra New Jersey ed un uditorio di scienziati trai quali Lee De Forest ed il giornalista UgoGernback, anch’egli un pioniere delle radiofonia, uniti nella Philosophic Hall della New York University. Si era nel 1927.
Collaborò per la rivista Radio Design, organo della Pilot, della quale era consulente tecnico. Nel frattempo, nel 1929, la Pilot fu reincorporata col nome di Pilot Radio Television Corporation e subito dopo in Pilot Radio and Tube Corporation. Nel 1930 la Ditta si trasferì nei nuovi locali di Lawrence, Massachusset, un vecchio cotonificio. Ma erano gli anni della grande crisi, le cose andarono male e Geloso tornò in Italia, e la Pilot tornò a New York come nuova ditta, pur mantenendo il nome Pilot.
Precisamente tornò nella sua Terra il 1931 e nel maggio di quell’anno fondò la Soc. Anonima Geloso, a Milano, che ebbe la sua prima modesta sede in via Sebenico, 7.
Durante la II guerra mondiale, Geloso fu denunziato come “ americano” dai fascisti. Sopravvisse nascondendosi in una fattoria per 5 anni insieme alla sua famiglia. Dopo il 1945 riprese la sua attività ancora con successo per molti anni, ma dagli anni ’60 in poi seguì il triste destino degli altri marchi storici della radio italiana. Giovanni morì nel 1968 e l’azienda gli sopravvisse per quattro anni. Poi fabbrica e marchio, acquistati da altri, seguirono varie vicende. Ancora si produce col nome J. Geloso .
marzo 1947 ottobre 1949 ottobre 1949
ottobre 1949 ottobre 1949 ottobre 1949
ottobre 1949 ottobre 1949 gennaio 1951
settembre 1951 settembre 1952 1953
1945: Subito dopo la fine della guerra, la Germania era completamente distrutta. Questo valeva anche per molte radio... Poiché produrne di nuove risultava impossibile, le richieste di riparazione erano frequenti.
Il commerciante di radio Max Grundig, originario di Fürth (Baviera), intuì che
i tempi erano ormai maturi e decise di fabbricare i primi due apparecchi firmati
Grundig: il tester per valvole a tubo Tubatest ed il dispositivo
di test Novatest. Il successo non si fece attendere.
1946: Le radio vengono sottoposte a rigorosi controlli da parte degli Alleati. L’opinione di Max Grundig è che una radio senza valvole a tubo non può essere considerata una vera radio.
Nasce l’apparecchio radio
Heinzelmann: un solo circuito, per onde corte, medie e lunghe.
Diventerà un campione di incassi e sarà prodotto in grandi quantità già a
partire dal 1947.
1947: L’Heinzelmann riscuote un tale successo di vendite che è necessario un nuovo stabilimento di produzione. Viene costruito al posto di un’ex stazione termale in Kurgartenstraße, a Fürth.
1948:
La riforma monetaria porta stabilità economica e la richiesta di beni di
consumo aumenta notevolmente. Grundig realizza la sua prima radio completa, la Weltklang:
quattro valvole e sei circuiti garantiscono un’eccellente ricezione.
1949:
Viene fabbricata la radio numero 150.000. L’azienda continua a crescere:
vengono costruiti un centro amministrativo ed uno stabilimento di produzione a
tre piani.
Nasce un nuovo prodotto: 186 B/GW, nome provvisorio assegnato
ad una delle prime radio portatili, ovvero una radio inserita all’interno di
una custodia. L’anno successivo, questo modello - ufficialmente ribattezzato Grundig
Boy - diviene un grande successo commerciale.
1950:
1000 operai lavorano nella nuova, grande officina di montaggio.
In Germania arriva l’altissima frequenza (VHF) che fa nascere nuove opportunità
per il settore industriale. Grundig lancia sul mercato il 380 W:
questo ricevitore è caratterizzato da sette circuiti AM ed otto FM. Per la
prima volta, è possibile variare le bande di frequenza con un pulsante.
La denominazione commerciale del modello 380 W sta ad indicare
contemporaneamente prezzo e potenza assorbita. Curiosità: un tecnico radio
guadagna un marco all’ora.
1951: Viene
fondato un nuovo stabilimento per la realizzazione del primo televisore. Grundig
si attesta come la maggiore azienda costruttrice di radio in Europa.
Grundig rileva la fabbrica Lumophon di Norimberga e con essa la produzione del
primo Registratore a Nastro Reporter 300.
Grazie al boom economico del dopoguerra, aumenta il numero di automobili che
percorrono le strade tedesche. Per non privare le persone di musica ed
intrattenimento quando sono al volante, Grundig realizza l’Autosuper
248.
1952:
Il 25 dicembre di quell’anno, il primo canale televisivo tedesco inizia la sua
programmazione. Ciò significa che devono anche essere fabbricati i relativi
ricevitori di segnale. Grazie ad un approfondito lavoro di ricerca, Grundig
lancia sul mercato il modello FS 080.
Nello stesso anno, viene realizzato il primo registratore portatile Reporter
500 L. Caratteristiche tecniche: velocità 19 cm/sec, conversione di
frequenza da 50 Hz a 10 kHz, amplificatore ed altoparlante incorporati.
1953: Sebbene in quegli anni la televisione rappresenti il centro dell’attenzione, la maggior parte degli apparecchi TV risulta troppo costosa, ovvero oltre 1000 marchi. Il modello 210 prodotto dalla Grundig, tuttavia, è più accessibile, potendo essere acquistato per 998 marchi. E’ un televisore da tavolo con schermo 14 pollici.
La radiosveglia Heinzelmann
1 è destinata all’impiego in cucina e vari dispositivi elettrici
possono essere collegati al suo timer. Solo in seguito, l’apparecchio sarà
utilizzato in camera da letto, sottoforma della classica radiosveglia.
1954: L’implementazione della radio ad alta frequenza (VHF) apre lo scenario per una nuova qualità del suono e gli altoparlanti dinamici creano un effetto sonoro 3-D (“tridimensionale”). L’apparecchio di punta del periodo è il 5050W/3 D, con cinque altoparlanti ed undici circuiti AM/FM, in grado di ricevere onde VHF, corte, medie e lunghe. Costo: 695 marchi.
Stenorette A è il primo dittafono marchiato Grundig. Viene soprannominato "raganella", a causa del suo colore verde! Il massimo tempo di registrazione è di circa 30 minuti, con velocità nastro di 6 cm/s. Il registratore portatile TK 919 Record è destinato ad un utilizzo semi-professionale. Il primo registratore a nastro con la funzione di riavvolgimento automatico costa 1125 marchi.
1955:
Il modello 7080 W/3 D (mobile giradischi), dal tipico design
anni ’50, viene soprannominato "leaning Max", per i le sue gambe
oblique. Due sportelli aprono e chiudono la sezione radio/dischi, ed un
cambiadischi automatico da 10 dischi è parte integrante del set.
1956:
Ormai anche le radio portatili sono in grado di ricevere ogni tipo di frequenza.
Il Transistor-Boy L riceve onde corte, medie e lunghe; il
modello VHF-Concert-Boy 56, come dice il nome, riceve anche
VHF.
La Concert Radio 5080 è dotata di un equalizzatore, con cinque
comandi e display visivo.
1957: Grundig acquista le quote di maggioranza dai produttori di macchine da scrivere Triumph (Norimberga) e Adler (Francoforte).
A Bayreuth (Baviera), viene realizzata la più grande fabbrica di registratori a
nastro del mondo. In questo periodo, i principali sforzi di ricerca sono volti
ad ottimizzare la qualità audio degli impianti mono.
Il campione d’incassi dell’anno - il Registratore Portatile TK830
- è dotato di due velocità nastro, un pulsante audio 3-D ed un indicatore di
volume a display: tutto per 965 marchi.
1958: Per la prima volta, viene lanciato sul mercato un apparecchio in cui sia il giradischi che il registratore possono riprodurre suoni in stereofonia. Il modello Stereo Concert Cabinet SO 200 costa 2975 marchi, ma anche i successori del "leading Max" ricevono ormai in stereo, per soli 900 marchi.
Da questa data sono disponibili i ricevitori tascabili completamente a
transistor, quali il Transistor-Box ed il Pocket
Transistor Boy: entrambi ricevono su onde medie e funzionano a
pulsante.
1959:
Leader nel mercato tedesco, Grundig lancia l’”unità di controllo
stereo” 6098, priva di altoparlanti incorporati: l’apparecchio deve
essere collegato a casse esterne.
1960: Viene inaugurato uno stabilimento di produzione per registratori a nastro in Irlanda del Nord.
Il primo ricevitore portatile VHF completamente a transistor è chiamato Teddy-Transistor-Boy.
Il modello Mini-Boy, invece, rappresenta la più piccola radio
tascabile di quel periodo, con dimensioni 104 x 65 x 27 mm ed un peso di soli
250 grammi. Come accessorio, è disponibile un altoparlante domestico, completo
di orologio.
Dato che altri canali televisivi stanno per iniziare la loro programmazione,
apparecchi quali lo Zauberspiegel 61 T 50 vengono riadattati e
potenziati per ricevere onde VHF, ad un sovrapprezzo di 92 marchi. Già dal
1954, i telecomandi via cavo facevano parte della gamma accessori; dal 1960 un
telecomando senza fili ad ultrasuoni può essere acquistato a 24 marchi.
1961: Grazie al Television Boy, un televisore entra a far parte per la prima volta del catalogo apparecchi portatili. Caratteristiche tecniche: cinescopio 47 cm, telecomando e commutazione VHF/UHF tramite pulsante.
La nuova radio tascabile Solo-Boy risulta persino più piccola
del precedente modello Mini Boy: pesa soltanto 145 grammi e le sue dimensioni
sono 78 x 54 x 25 mm.
1962:
A Norimberga-Langwasser, viene inaugurato un moderno stabilimento di produzione
per registratori a nastro.
Nel settore hi-fi, Grundig lancia sul mercato un sistema modulare con componenti
separati, quali i Ricevitori Radio HF 1/HF 2 e gli Amplificatori
Stereo Hi-fi NF 1/NF 2. A questi, è possibile collegare a piacere
altoparlanti, giradischi, registratori ed un “phonomascope” (dispositivo
audio 3-D). In tal modo, gli utenti possono personalizzare l’impianto stereo
hi-fi, adattandolo al design e agli spazi abitativi.
1963: Il secondo canale televisivo tedesco (Zweite Deutsche Fernsehen, ZDF) inizia la sua programmazione. Per la prima volta, le stazioni radio cominciano a trasmettere in stereofonia.
Il Ricevitore Universale Ocean Boy rappresenta l’inizio della
della serie satellitare, con tre gamme di onde corte.
1964:
Sono introdotte nuove tecnologie nel settore dei dittafoni, ad esempio le
cassette a foro unico e la registrazione su lamina metallica. Con una capacità
di memorizzazione pari a 2 x 22 minuti, arriva sul mercato il Notebook
Elettronico EN 3.
1969:
A Rovereto, in Italia, viene inaugurato un nuovo stabilimento per la produzione
di TV.
Viene lanciato un innovativo impianto di casse acustiche, il Kugelstrahler
700: le frequenze medio-alte sono emesse in tutte le direzioni, per
un’eccellente qualità audio.
vedi ditte anni 60
gennaio 1946 gennaio 1946 gennaio 1947
gennaio 1947 agosto 1947
vedi grandi ditte
La produzione Imca Radio, cominciata intorno al 1935 e proseguita con alterne vicende fin dopo la Guerra, fu sempre rivolta alla realizzazione di apparecchi multigamma di classe professionale. Prima di allora la Imca di Alessandria era una piccola industria che produceva imballaggi di cartone. La svolta produttiva fu decisa dal famoso Ing. Filippa, inventore del telaio a tamburo rotante, che costituì per quasi un decennio un esempio internazionale di qualità ed accuratezza tecnica. L'uso del tamburo rotante (invece del sistema a commutatori) è una scelta che assicura dei vantaggi tecnici, specie nelle gamme delle onde corte. Vi è un indubbio miglioramento della sensibilità, della selettività e della precisione di sintonia. Naturalmente il costo degli apparecchi era alquanto elevato, e rispecchiava la qualità posta in ogni dettaglio costruttivo.
L’ing. Filippa è detentore di vari brevetti e durante l’ultima guerra gli fu affidato progetto e produzione di apparecchi in grado di ricevere certe frequenze del nemico, non previste dalla abituale produzione.
gennaio 1947 maggio 1947 gennaio 1948
agosto 51 settembre 1951
***imer1_45low
Il nome nuovo, IMER di Luino, non deve
destare alcuna incertezza in quanto il complesso produttivo è corredato di
mezzi materiali e tecnici validi. I ricevitori prodotti appartengono ad una
categoria cosiddetta di classe : il cinque valvole Verbano ed il radiofonografo
Verbano2°. Imer Radio Industria Meccanica Radiofonica Luino (Varese). Uffici a
Milano via P. Capponi,4.
novembre 1947 settembre 1952 1953
INCAR di Vercelli Industria Nazionale Costruzione Apparecchi Radio. Comm. Vaccarino
gennaio1950 gennaio 1950 settembre 1951
Fra le industrie radiotecniche italiane la
IRIM pur dalla data di costituzione, che da la sua licenza che sono tra le
più antiche, questa può essere considerata come una azienda nuova perché sino
ad ora non ha mai esplicato una vera e propria attività industriale.
Questa nuova attività è stata data
all'azienda dall'attuale Titolare, ing. Mandrioli che l'ha allevata durante il
periodo bellico. In tale periodo egli non ha svolto attività costruttiva, ma ha
solo curato una serie di progetti che verranno man mano svolti nei prossimi
tempi.
Pur non dimostrandosi molto propenso, come
tutti gli industriali, a svelare i suoi segreti intendimenti, ci ha mostrato
quella parte di produzione che è pronta per essere messa in commercio.
L’ing. Mandrioli intende seguire con molto
interesse il movimento dilettantistico, appena i radianti avranno la possibilità
di riprendere il proprio traffico e mettere loro a disposizione materiale di
qualità. Un certo lavoro di ricerca e di messa a punto è stato già svolto.
Una promessa è il ricevitore per automobile,
che si annuncia trattarsi di una realizzazione completamente nuova in
particolare per la parte meccanica.
Per il materiale componenti sul mercato
saranno prese in considerazione solo grandi forniture e lavorazioni speciali.
Non è improbabile, vista l'attrezzatura a disposizione, uno sviluppo nel campo
della meccanica di precisione.
Nel 1930, un semplice viaggio di affari, decideva delle sorti di un giovane uomo. Il dott. Franco Corrado Bufalini, laureato in scienze economiche, poteva tranquillamente seguire pingui rotte già tracciate e consolidare la fortuna di un padre ricco collocato nel settore cotoniero.
Nei suoi ripetuti viaggi in America, però, si rese conto di quelli che potevano essere gli sviluppi dell’industria della radio.
Da allora la sua storia fatta di successi, ma anche di mille segrete incertezze e paure, di coraggio e rapidità di decisioni. Una storia che nel 1940 dovette registrare anche un furioso bombardamento nella sede di Corso di Porta Nuova, quando la fabbrica contava già 1200 operai. Ma Irradio non era per questo morta e riprendeva dopo pochi anni il suo ritmo di lavoro in un’altra sede rammodernata in via Aprica. Nasceva il televisore e sulle strade d’Italia un cartellone pubblicitario con una figuretta gentile al microfono, un grazioso disegno di una donna fasciata in un vaporoso vestito, sorridendo mutava il suo slogan in “ la visione che incanta”
Al 1957 l’Irradio è in via Faravelli in quei nuovi quartieri di Milano che si estendono oltre Corso Sempione, con un area di settemila metri quadri e 370 dipendenti. La catena di montaggio Flowing, prima in Europa, da la scadenza della produzione e sforna un televisore ogni 4 minuti e 12 secondi.
Il maggiore sviluppo fu dunque quando alla fine degli anni ’30 produceva ottimi apparecchi, quelli con la scala parlante inclinabile, su licenza della Blaupunkt tedesca.
agosto 1947 gennaio 1948
al 1945 ha
ripreso la propria attività.
pur mantenendo la fabbrica a Borgosesia sotto
la guida dell’ing. Olivieri, ha aperto un ufficio a Torino sotto la direzione
del sig. Nannini.
LARIR Laboratori Artigiani Riuniti Industrie Radioelettriche.
L’attività della LARIR, potenzialmente
predisposta in periodo cospirativo, è stata resa nota dalla data della
liberazione, cioè dal giorno in cui il perito radio Orfeo Meneghetti ha potuto
riprendere con piena tranquillità il suo lavoro ed organizzare una sezione
commerciale. Laboratori provvisori in p.zza. 5 Giornate e via Ercole Ferraris.
In particolare producono ottimi commutatori.
marzo 1947 novembre 1947
negli anni '30 si avvalse del progetto di Figini e Pollini per il suo radiogrammofono che vinse il concorso Domus nel 1933
gennaio 1946 novembre 1947 gennaio 1949
luglio 1950 gennaio 1951 maggio 1951
Nel 1928 His
Master's Voice (USA), conosciuta in Italia come "La Voce
del Padrone" (stabilimenti a Milano) e che produceva grammofoni e
dischi, si rese conto che la radio avrebbe modificato pericolosamente la
consistenza del suo mercato di riferimento. Decise di acquistare la Marconiphone
inglese, per integrare velocemente la gamma di prodotti da offrire, apparecchi
radio inclusi. Naturalmente la più grande e potente azienda tra le due era la
His Master's Voice che impose i suoi standard produttivi e progettuali, molto
orientati alla standardizzazione di serie. Inoltre la produzione di un modello
poteva essere prodotto in una nazione e commercializzato ovunque (His Master's
Voice, per esempio, controllava il marchio Pathè in Francia). In Italia la
produzione comprendeva anche il marchio Columbia.
G.De Groetzen fu disegnò per Lesa
Questa Industria iniziò nella primavera del 1929 sotto la ragione sociale "Laboratori Elettrotecnici" di Luigi Massaroni. Due piccole stanze in Corso Italia a Milano. Quattro persone compreso il titolare. L'iniziativa partì con la costruzione del motore fonografico del tipo ad induzione e con rivelatori fonografici del tipo magnetico ad alto rendimento. Furono allora le prime realizzazioni del genere in Europa.
La scarsità dei mezzi e la limitatezza di qualunque altro genere di possibilità determinarono vicende penose e difficoltà grandissime. L'iniziativa fu più volte sull'orlo di un naufragio.
Nel 1930 fu creata una Società per Azioni e da qui la ragione sociale Laboratori Elettrotecnici Società Anonima (LESA). Si trasferì in locali più ampi in via Cadore, sempre a Milano.
Da questo punto l'ascesa, anche per l'immissione di nuovi mezzi finanziari: ai motori e rivelatori si aggiunsero i potenziometri, indi altro materiale elettrico rotante.
Nel 1939 si trasferì in via Bergamo, 21.
Nel 1940 morì Luigi Massaroni, tecnico di eccezionale valore, Uomo che va ricordato ad onore della tecnica italiana.
Nel 1943 lo stabilimento di via Bergamo subì i più grandi danni dalle incursioni aeree. L'azienda si trasferì in tre diverse località nei pressi dell'Adda.
Il lavoro nei vecchi stabilimenti riprese alla fine delle ostilità.
Si aggiunse la costruzione di apparecchiatore telefoniche ad alta frequenza ed apparecchiature per l'amplificazione sonora.
Nel 1950 fu iniziata la costruzione del nuovo stabilimento di Tradate.
La crisi a le gestione da parte della GEPI, statale per aiuto delle aziende in crisi, nel 1971
gennaio 1960 settembre 1951
Carlo Mollino progettò i primi modelli della Magnadyne.
Da Giancarlo Riello
Il sig. Dequarti iniziò ad occuparsi di costruzioni di apparecchi radio dal 1922, all'età di 16 anni, in una piccola officina elettromeccanica, interruppe l'attività per ottemperare all'obbligo del servizio militare. Nel 1927 riprese la sua attività appoggiandosi al sig. Mario Pesce, titolare della ditta Accumulatori OHM. Per effetto della collaborazione dei due qualche tempo dopo si dette vita alla ditta individuale "Magnadyne Radio di Pesce Mario". In effetti si trattava di una società nella quale il Dequarti era socio occulto. La nuova ditta venne iscritta al Consiglio Provinciale delle Corporazioni, ora Camera di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato, sotto il n° 75.95, lo stesso della preesistente OHM. Oggetto della nuova società era la costruzione di apparecchi radio, accumulatori elettrici ed apparecchi frigoriferi. L'attività si svolgeva, a quel tempo, nei locali di Via S. Ambrogio, 10 (Torino), proprietà di Mario Pesce ed in un capannone antistante, di proprietà del Cav. Candido Viberti. L'azienda si sviluppò rapidamente ed i suoi prodotti superarono nelle vendite aziende di dimensioni notevoli come CGE, Philips, Marelli, Phonola.
Nel 1935 sono occupati mille operai, producendo in proprio tutti i componenti dell'apparecchio radio, con la sola esclusione delle valvole per le quali esisteva un monopolio di fatto (in tempi posteriori costruirono anche le loro valvole realizzando modelli particolari).
Nel 1937 il sig. Dequarti acquistò l'intero pacchetto azionario della S.A. ing. Clemente Diena & C., modificandone successivamente il nome in Magnadyne S.A. (31 1 1939).
Nel 1941 il sig. Pesce cedette al sig. Dequarti le sue ragioni di comproprietà della "Magnadyne Radio" contro la liquidazione di una quota di 12.000.000 lire, somma rilevante , a quell'epoca, segno dell'importanza dell'Azienda.
Durante il conflitto mondiale lo stabilimento di via S. Ambrogio fu completamente distrutto, nella notte fra il 19 ed il 20 novembre 1942 da un bombardamento aereo. L'attività industriale fo sospesa per qualche mese, mentre quella amministrativa venne svolta nei locali di S. Ambrogio, questa volta al n° 8. Nel 1943 gli uffici amministrativi furono trasferiti in via Avellino, 6 in locali di proprietà, e l'attività fu ripresa a S. Antonio di Susa, in un locale affittato dal cotonificio Valle di Susa.
Dal 1943 al 45, a causa della guerra l'attività fu limitatissima e le maestranze furono occupate alla ricostruzione.
Nel 1945 nei capannoni di S Antonio si producevano i mobili, le parte metalliche tornite o tranciate, medie frequenze, trasformatori, altoparlanti, circuiti stampati.
Intorno al 1950 fu costituita l'unità produttiva NEOFAR per la costruzione di tutti i tipi di condensatore e la NEOHM per i resistori, fissi o no su licenza della IRC di Filadelfia, USA., poi della CTS, componenti che venivano commercializzati sul mercato nazionale ed estero.
Nel 1952 si avviò la produzione di valvole termoioniche.
Nel 1953 il sig. Dequarti costituì la soc. VISIOLA, di Paolo Dequarti& C., con sede a Roma, per la fabbricazione di apparecchi televisivi.
Nel 1953 fu costituita in settembre la INFIN sas società holding con sede a Friburgo, socio accomandatario Dequarti. Gradualmente tutte le competenze furono trasferite alla nuova società fino a che nel 1955 la Magnadyne Radio cessava ogni attività.
Dalla grande struttura formatasi, a cavallo del 1959 60, nacquero ben dodici società con nomi diversi e le radio commercializzate coi nomi Magnadyne, Kennedy, Visiola.
Nel 1961 in un reparto di via Vincenzo Re, 5 venne iniziata la produzione sperimentale di transistor al germanio, reparto chiuso dopo alcuni mesi.
La soc. INFIN ha prodotto fino alla fine degli anni '60, poi la crisi di mercato portò alla richiesta di amministrazione controllata nel 1971.
Operai e macchinari furono assorbiti dalla SEIMART, costituita dal nuovo ente governativo GEPI istituito per salvare le aziende in crisi, e la SEIMART fu la prima.
Successivamente la crisi si estese ad altre aziende come la LESA.
Nei primi anni '30 la Magnadyne costruiva con licenze Kennedy, copiando anche l'estetica della produzione Kennedy originale che veniva invece distribuita in Italia da Capriotti.
La Magnadyne Radio al 1945 è
sempre all’ordine del rag. de Quarti nello stabilimento attrezzato in periodo
bellico a S. Antonio di Susa ed è in piena produzione. La ricostruzione di una
nuova sede a Torino porrà la Magnadyne al livello delle maggiori industrie, con
progetti adatti alla riconquista del mercato temporaneamente e solo in parte
trascurato.
marzo 1947 ottobre 1949 luglio 1950
gennaio 1951 maggio 1951 settembre 1951
marzo 1947 gennaio 1949 agosto 1949
ottobre 1949 sett 1951
novembre 1947 novembre 1947
per Radiomarelli progettò il designer Piero Spadolini.
maggio 1947 agosto 1947 novembre 1947
gennaio 1949 luglio 1951 1953
di Novara
Sorta da poco, costruisce componenti,
microfoni, trasformatori. E’ una delle prime ditte che costruisce in serie
materiale appositamente studiato per radianti: militano tra i suoi dirigenti
vecchi OM che ben comprendono le esigenze degli altri colleghi e ben comprendono
le difficoltà di tale attraente campo. Per questi ha creato una pubblicazione
mensile” Radop Bollettino Microson”. OM è per "Old Men" ovvero
vecchio mio, come si appellano tra di loro i radioamatori. da distinguere da YL,
Young Lady.
Radio Minerva,1951
Dopo la costruzione della nuova sede in Viale Liguria, intervistato il cav.
Cingolani . Di novità c’è la produzione di frigoriferi denominati Aquila
per Minerva progettarono i designers Mario Bellini, Giorgio Madini Moretti. Nella foto Mario Bellini.
Carlo Vichi è cordiale e saluta romanamente. Ciò ci fa un certo effetto. Un leggìo con un intitolato «Un uomo chiamato Mussolini», due foto del Duce in posa imperiale, un disegno datato 1938 di Bentto con Il Furer adolfo, probabilemete ritratti in occasiobe della visita di Hitler a Firenze.Ad Abbiategrasso, nella sede della Mivar, i dipendenti, che pure lo stimano, ormai ci hanno fatto l' abitudine. Perché il “capo”, è proprio un fascista vero. E visto che ormai ha compiuto 77 anni, non è il caso di fargli cambiare idea. Dal nulla è uscito a creare un colosso che oggi detiene il 35 per cento del mercato nazionale dei tv a colori e fattura ogni anno qualcosa come 350 miliardi. Non sembra che, però, il Vichi non ricambi la stima dei suoi dipendenti. «Mica voglio bene a quelli lì, io.E' gente che non sa guardare avanti, che vive con la massima aspirazione dell' uovo oggi. Sono condizionati e manovrati dai sindacalisti, la vera rovina del Paese». Proprio di questi tempi, un bel gruppo di operaie ha fatto causa all' azienda per questioni di salario. E il pretore, in prima battuta, ha pure dato loro ragione. «Ma io me ne frego» cita senza volerlo proprio il Duce. «Anzi, sono talmente deciso a non cedere... che sono pure pronto a bruciare il nuovo stabilimento dove dovremmo trasferire tutta la produzione». Il camerata Carlo è fatto così. Pronto a commuoversi parlando del «glorioso ventennio». Ma lui che non ha mai messo la camicia nera e non è mai stato iscritto al Partito e dopo l' 8 settembre si è pure «imboscato». Adesso, però, tutti gli anni al 28 di ottobre se ne va in giro con la cimice all' occhiello). Rammenta «quegli anni maledetti». Il ' 68, il ' 69... «Fu un terremoto. Per quasi cinque anni, arrivavo in fabbrica solo dopo le cinque del pomeriggio. Per non incontrare quella marmaglia sovversiva, quei barbari». A suo dire, ieri come oggi, tutte pedine di un grande «complotto». «Da almeno trent' anni è in atto un disegno volto a eliminare l' elettronica italiana. Una sporca manovra del potere economico e democratico. Basta guardarsi in giro. Tutti i bei nomi del settore sono scomparsi. Resisto solo io. Perché non sono uno che molla tanto facilmente». Sulla breccia dal 1945. Un diploma da radiotecnico e tanta voglia di sfondare. Ecco la Var, «Vichi e Cesari apparecchi radio». Una fabbrichetta messa su alla buona. Nel 1958 la scelta di costruire televisori. Ed in omaggio alla città che la ospitava la Var che diventa Mivar. E arriva il successo pur senza che il Vichi cambi il suo essere. Perché lui è un lavoratore e non sarà mai un capitano di industria. «Mai fatto uno spot pubblicitario. Il mio segreto? La qualità e i prezzi buoni. Soprattutto, tenere in considerazione il cliente. Offrendo televisori pratici e funzionali. Anche l' assistenza. E' il passaparola la nostra forza». La fabbrica è la sua vera casa. Sette giorni su sette. Senza nemmeno un ufficio, senza nemmeno una scrivania. «Perché un capo per farsi rispettare deve essere sempre in trincea, deve dare il buon esempio: mica deve starsene nascosto. Non si può discutere un capo. Si deve obbedire e basta. Credere, obbedire e combattere». Mentre oggi... La politica... «Mai avuto favori dalla politica. Io ho lavorato e basta. E' dal ' 48 che non voto». E D' Alema? «Una figura messa lì non so da chi». E Berlusconi? «Uno che la pagherà cara». E Bossi? «Un clown». E Fini? «Che persona spregevole». Mentre Vichi? «Un uomo che dopo 30 anni di mortificazioni non è stato ancora domato. Fatica a mascherare un sorriso quando parla dell' Alma, che lavora con lui da 45 anni. Era un' operaia e oggi fa la direttrice. Anche se poi non riesce a nascondere l' emozione raccontando la sua meravigliosa storia d' amore con Annamaria: «sposati da 56 anni davvero una gran donnalavora ancora qua con me». I quattro figli «così diversi» e gli otto nipoti «che sono degli sconosciuti Come nonno, sono proprio uno zero.» Sulla spalla della giacca che indossa c' è un pezzo di scotch. L' ha messo lui per tappare uno strappo. Mentre la cerniera non è proprio riuscito a ripararla. Carlo Vichi che con il suo nuovo stabilimento. Roba da 150 miliardi, pagati in contanti o quasi.
Da un articolo di Carlo Lovati
La storia
1945 - Milano, Via Tommei 5: Inizia l'attività assemblando piccoli apparecchi radio.1950 - Via Curtatone 12: Si sviluppa con la costruzione
diretta dei più importanti componenti radio.
1956 - Via Strigelli 13: Vengono prodotti a livello industriale i primi
apparecchi a modulazione di frequenza.
1958 - Via P. Giordani 30: La televisione è ormai una realtà, alle industrie
del settore si impone raddoppio dell'attività, perciò, sempre a Milano, si
costruisce il primo "vero" stabilimento con 400 dipendenti.
1963 - Abbiategrasso, Via dante 45: Sulla scia del decentramento e del dilagante
successo della televisione, si costruisce un'importante stabilimento che diverrà
operante tra il 1968-70 che occuperà 800 dipendenti.
1990 - Abbiategrasso, Alzaia Naviglio: Consci della fisiologica importanza che
la televisione ha nella società moderna, ricchi di esperienza e di mezzi, si
inizia la costruzione di uno stabilimento su un'area di 120.000 m² di cui 30.00
coperti, 30.000 per la viabilità con parcheggi e 60.000 a parco alberato.
Tutti, ma soprattutto la concorrenza mondiale, l'ha definito "unico"
per la razionalità operativa e come luogo dove adempiere idealmente alle
funzioni economiche della vita.
1930 - 2003
La fine della guerra (1945) diede inizio alla diffusione di
massa della radio.
Infatti oltre allo sviluppo delle società esistenti vennero formate nuove
società come: INCAR - NOVA - CONDOR - AUTOVOX - VOXON - BRION-VEGA - LIBERTAR -
COSMOPHON - SINUDYNE - ULTRAVOX - TRANS-CONTINENTS - SELECO oltre ad una ventina
di cosi dette RADIO
CANTINA come la MIVAR
che però nel giro di un decennio diedero del filo da torcere ai grandi nomi
italiani e a quelli stranieri che nel frattempo calavano in Italia con marchi
prestigiosi quali: TELEFUNKEN - GRUNDIG - SABA - NORDMENDE - RCA - WESTINGHOUSE
- EMERSON - DUMOND - PHILCO - ADMIRAL.
Il confronto con lo straniero venne sostenuto egregiamente dalla nostra
industria grazie alla componentistica nazionale che aveva nella GELOSO il suo
leader.
Lo sviluppo del settore fu continuo anche perchè la televisione moltiplicò
addetti e fatturato fino alla fine degli ANNI '60.
L'inizio degli ANNI '70 segnò l'avvio della sistematica eliminazione dei nomi
importanti quindi gradualmente la sparizione di quasi tutte le società della
componentistica in quanto cominciarono ad apparire nomi giapponesi con buoni
prodotti finiti, ma soprattutto con evoluti componenti che accoppiati alle loro
macchine assemblatrici davano vantaggi tali da non lasciare scampo ai nostri
costruttori.
Furono infatti i nomi come: SONY - TOSHIBA - SANYO - FUJI - PANASONIC -
MITSUBISHI - HITACHI a dare una mazzata agli italiani ed agli altri europei.
Quasi non bastasse tutto questo ecco i coreani con SAMSUNG - ORION - DAEWOO -
GOLD STAR e ultimamente i TURCHI che stranamente hanno una produzione di T.V.
quattro volte quella italiana.
Malgrado tutto la MIVAR
detiene circa il 34% del mercato italiano e produce circa il 55% dei T.V.
prodotti in Italia
Questa
coraggiosa ditta diretta dal Dr. Sandro Novellone coadiuvato da valenti
collaboratori come il fratello ed Italo Prada, sta concretando i propri
programmi. La direzione ed uffici sono stati trasferiti in via Cavour,5. Le
novità sono un induttore variabile per la sintonia e l’applicazione su un
apparecchio a cinque gamme d’onda dotato anche di labirinto acustico. La
produzione dei gruppi Nova denominato tipo P ha superato il periodo di
avviamento. Sono state approntate anche apparecchiature di soccorso per
rimediare eventuali guasti. Si pensa di arrivare entro i primi di febbraio a
produrre 100 gruppi giornalieri. Si pensa anche alla esportazione. L’ing.
Franco Scandola è passato a dirigere l’ufficio commerciale. Proviene dalla
tecnica: noto radioamatore si laureò al R Politecnico di Milano nell’autunno
1940. Fu caporeparto alla Telefunken-Olap, poi consulente di varie ditte tra cui
la Stire di Bologna per le onde ultracorte e la Mial per strumenti di misura.
marzo 1947 luglio 1948 gennaio 1949
maggio 1949 agosto 1949 luglio 1950
Il sig. Di Martino con l’ausilio
finanziario di alcuni soci ha creato una nuova industria con criteri arditi. La
OREM, Officine Radio Elettriche Meccaniche, via Durini,5,Milano, stabilimento a
villa Cortese, Legnano.
Venendo
incontro a nuove concezioni sociali ha immediatamente risolto il problema della
compartecipazione della maestranza alle fortune dell’azienda. Parleremmo di
socializzazione se questo nome non fosse legato a esperimenti di natura
demagogica tentati dal passato regime. Qui la maestranza, costituita da uno
scelto gruppo di artigiani, entra a far parte dell’elemento padronale in
quanto ne condivide gli utili.
L’attrezzatura è pronta per la
fabbricazione di condensatori variabili,trasformatori per tutti gli usi,
cestelli e nuclei per altoparlanti, gruppi MF, AF, impianti completi e parti per
i dilettanti. Nel campo dei ricevitori completi troviamo
“il Patriota”, speriamo che il nome sia ben augurante e si
contrapponga ad altri nomi del tempo antico che hanno avuto meno successo anche
se imposti dalla farraginosa burocrazia di un partito che ha fatto il suo tempo.
Questo apparecchio verrà venduto con speciali condizioni e combinazioni agli ex
partigiani e volontari della libertà.
gennaio 1946 marzo 1947 marzo 1947
gennaio 1948 luglio 1948 gennaio 1949
maggio 1949 agosto 1949 gennaio 1950
settembre 1951
gennaio 1948 gennaio 1948 luglio 1948
luglio 1948 1953
Philimagna
Italo Ninni titolare dei brevetti. Appare foto a fianco del famoso designer O:F. Henrich. A sinistra con rappresentante per la DanimarcaEgli è titolare animatore e esportatore di quest’Arte della Radio. Ora collabora con Ninni per la diffusione del Philimagna all’estero. Ufficio in viale Coni Zugna MI
genn 1951Philimagna successi all’estero e concessionari esteri nel nuovo mod. 30 la registrazione dura 30 minuti, con retromarcia istantanea senza alcun cambio ne movimento di leve. Brevettato
marzo 1947 luglio 1948 agosto 1949
gennaio 1950 luglio 1951 luglio 1950
settembre 1952 settembre 1951 dicembre 1952
dicembre 1952 dicembre 1952 1953
La storia
di una delle più grandi multinazionali europee inizia il 23 ottobre
1889, quando il nome Philips appare, per la prima
volta, negli annali dell'industria elettrica. In questa data, nella piccola
cittadina di Zaltbommel (Olanda) un facoltoso commerciante di spezie e di
tabacco, Benjamin Frederik David Philips (1830-1900) si mette
in società con la Anglo-American Brush Electric Light Corporation Limited of
London per costruire una fabbrica di lampade. Lo sviluppo dell'azienda fu poi
merito di Anton Philips (1874-1951) che, dei due figli di
Frederik (il fratello di Anton si chiamava Gerard), fu il vero imprenditore.
Ma
veniamo alla presenza Philips in Italia. Nel 1919
ha avvio l'attività commerciale che si consolida successivamente (1928)
con l'acquisto dello stabilimento Cruto di Alpignano, per la produzione di
lampadine. Nascerà, così, la Società Anonima Italiana Philips
con sede in via Pantano (Milano) ed una cinquantina di dipendenti.
Nel 1925/26
era iniziata l'importazione delle valvole. Il primo apparecchio
radio arrivato sul nostro mercato (1927), che ebbe un certo
successo, fu il mod. 2501 nella tipica conformazione che
prevedeva altoparlante magnetodinamico esterno e raddrizzatore di corrente da
rete, per eliminare il costoso accumulatore anodico. Seguì il modello
2634 con altoparlante incorporato nello stesso mobile dell'apparecchio.
Nello stesso periodo, in una piccola officina di via Bianca di Savoia a Milano,
iniziano i primi assemblaggi: telaio olandese e mobile in legno di fattura e
gusto italico. Nel 1930 nasce un vero Reparto Costruzioni Radio
situato in un piccolo stabilimento in via Rubens dove si produrranno anche
condensatori ed altri componenti. Nel 1931 nuova sede più grande a Porta
Venezia; i dipendenti sono ora 120 e nasce il primo Servizio di Assistenza
Tecnica. Nel 1931 la nascente azienda italiana registra alcuni importanti
riconoscimenti: Cesare Balbo sceglie di equipaggiare i suoi idrovolanti S 55 per
la Trasvolata Atlantica con il ricevitore Philips 2802 (gamma da 10 a 2400
metri); qualche mese dopo Arturo Toscanini si complimenta per la qualità di
ricezione del radioricevtitore Philips 2601 in suo possesso. L'industria della
radio aveva vinto la sua battaglia: essere riconosciuta come fedele
riproduttrice della musica sinfonica ed operistica, sino a quel momento udibile
solo all'interno dei templi "istituzionali", come i teatri.
Nel 1936
Philips rileva una piccola fabbrica di valvole di Monza, La Zenith, che
trasformerà negli anni in un complesso industriale, su standard Philips, per la
produzione di una vasta gamma di valvole e, successivamente, anche di cinescopi.
Nel frattempo la produzione di radio aumenta e, già agli inizi degli anni '40,
si producono i primi televisori. Il prototipo, che dati gli eventi che andavano
inconbendo non ebbe vita commerciale, aveva 16 valvole ed uno schermo di 31 cm
(prezzo L. 15.500). Il mobile, imponente, aveva lo schermo nella parte superiore
e l'altoparlante in quella inferiore.
La
Seconda Guerra Mondiale blocca tutto ed arreca danni incalcolabili alle
strutture produttive Philips di Milano. Si ricostruisce a Monza
ripartendo con le valvole (sia europee, sia americane noval e miniatura). Due
nuove fabbriche sorgeranno a fianco di quella delle valvole: per la produzione
di apparati medicali (Metalix) e per gli apparati radio e grammofonici. Nel 1959
Philips inizierà la produzione di diodi al germanio e nel 1960 quella dei
transistori.
La storia
degli ultimi anni ha ormai cancellato qualsiasi traccia di produzione nazionale
e ridotto i campi di attività Illuminazione, Medicali e Consumer Electronics
(core business) alla sola commercializzazione. In qualche modo si è tornati
alle origini.
vedi storia su reclames1
agosto 1947 agosto 1949 settembre 1951
settembre 1952 novembre 1952 1953
Società in accomandita semplice, direzione
via Venini, 53, Milano, Stabilimento Cernusco sul Naviglio.
La costituzione della Radio Union risale
all’aprile 1944 e l’iniziativa industriale fu promossa dal sig. Luigi A.
Fortis al quale, successivamente, si associò il sig. Gino Tonoletti. La Radio
Union presenta oggi una gamma di prodotti che riassume la lunga esperienza dei
promotori. Di particolare rilievo il ricevitore RD7, supereterodina a cinque
valvole, quattro gamme d’onda, che presenta tutte le caratteristiche del
ricevitore di classe; il mobile è stato studiato per avere una linea estetica
molto elegante e armoniosa. Il ricevitore RD8, cinque valvole, sette gamme
d’onda racchiude in se tutti i ritrovati della più moderna tecnica
radiofonica. Per migliorare la ricezione delle onde corte si è suddivisa la
gamma in sei sottogamme, una per gruppo di stazioni emittenti. La dilatazione
così ottenuta facilita la ricerca delle stazioni. Con l’adozione di un
complesso di alta frequenza di originale concezione ed impiegando materiali a
bassissima perdita si è ottenuta stabilità e sensibilità. Le particolari
condizioni di sfruttamento delle valvole hanno permesso di ottenere una linearità
di risposta e grande potenza. Ambedue gli apparecchi hanno un particolare
sistema di sintonia a demoltiplica brevettato. Si sta allestendo anche una
produzione di strumenti di misura a radio frequenza, la cui carenza oggi è
molto sentita.
luglio 1950 gennaio 1951
gennaio 1946 novembre 1947 gennaio 1948
vedi storia su reclames1
SAFAR al 1945:
la Società non ha perduto nessun elemento
direttivo, non ha subito licenziamenti e tutti sono rimasti al proprio posto
quando il lavoro... non c'era. L'ing. Carenzi ha intenzione di riprendere
regolarmente la produzione e presenta tre nuovi modelli di radio civili.
agosto 1947 luglio 1948 gennaio 1949
gennaio 1950 gennaio 1951
Una
sistemazione provvisoria in via Savona per poi trasferirsi in via Adamello. Era
urgente tornare a Milano dopo tre anni di decentramento a Camerata, in quel di
Como.
SAMPAS,
Soc. An. Magneti Permanenti Altre
Specialità. Si tratta di una delle industrie del nostro ramo che non ha perduto
un solo elemento nella sua preziosa specializzazione.
vedi anche specifico su indice
La Radio Savigliano al 1945 46 ha
ripreso la sua attività
agosto 1947 gennaio 1949 agosto 1949
gennaio 1950 gennaio 1951 settembre 1951
via Durini a Milano, sede della direzione
commerciale. Si trovano ancora Pippo Fontana ed Oppici, vecchie conoscenze in
SIARE. La produzione riprende e si è visto un nuovo apparecchio sistemato in
una custodia in dermoide a vari colori, munito di scala parlante a termometro e
provvisto di una chiusura anteriore a saracinesca. La SIARE è riuscita a
salvare dagli attacchi aerei e dalla rapacità teutonica il laboratorio (pensate
un po’, i tedeschi avevano portato via la Fiat 1500 del Direttore e la X
(decima brigata) ha sequestrato la bicicletta al fattorino!), e tutto è in
piena efficienza.
agosto 1949 gennaio 1950
per Siemens progettarono i designers Roberto Menghi e Rodolfo Bonetto.
SIEMENS al 1945: Jacobacci afferma che nell'industria radiotecnica tutto il settore radio professionale è stato colpito in modo assai grave dagli avvenimenti militari e politici che si sono svolti. Non conviene scioglierlo affrettatamente ma convertirlo alla produzione civile senza farsi eccessive illusioni.
La guerra aveva portato ad un notevole grado
di sviluppo l'industria radio, perciò si sono formate numerose maestranze ed un
buon numero di tecnici in grado di operare. Come potrà il mercato assorbire la
produzione necessaria a tenere occupate le maestranze, quali sono i mezzi più
adatti per risvegliare il mercato?
Jacobacci punta a scuotere la stampa del
settore e porre l'attenzione del governo a non gravare eccessivamente
l'industria radio. Oggi tra tasse radiofoniche, bolli di quietanza, tasse di
solidarietà nazionale, oltre il 22% di carico finale grava sul prezzo di
acquisto di un ricevitore. Rinforzare le trasmissione dell'ente EIAR
dall'attuale crisi.
Finché non avremo a disposizioni le normali
valvole e finché non avverranno notevoli varianti nei sistemi di trasmissione,
quale la modulazione di frequenza e l'uso di onde ultracorte per il
servizio di radio diffusione non c'è da aspettarsi novità rivoluzionarie.
Il tipo intermedio di ricevitore andrà a
scomparire. L'esportazione è probabile; la produzione italiana è sempre stata
apprezzata e l'eliminazione della produzione tedesca, sistematicamente
invadente, dovrebbe permettere all'Italia di espandersi nei Balcani, Nord
Africa, Spagna e Francia meridionale. L'apparecchio radio è povero di materie
prime e ricco di manodopera e la sua produzione è tipicamente adatta
all'Italia. Il traffico dovrà essere però improntato alla massima correttezza
commerciale. Senza voler fare dell'autarchia si pensa che il governo non
permetterà che denaro italiano vada all'estero per tutto quello che si può
fare bene in casa.
gennaio 1946 novembre 1947 gennaio 1949
agosto 1949 gennaio 1951 settembre 1951
gennaio 1952 genn 1952 gennaio1953
1953 1953
luglio 1950 settembre 1951
Sinudyne - Società Elettronica Italiana era un produttore italiano dell'elettronica di consumo, in particolare nel settore degli apparecchi radio-televisivi. Fu fondata nel 1946 da due soci: Sig. Antonio Longhi e il Sig. Bruno Berti, in provincia di Bologna, ed ebbe un buon successo a livello nazionale, con una diffusa rete di rivenditori e di assistenza. Negli anni '80 il suo nome fu associato anche ad una delle maggiori squadre di pallacanestro bolognesi, la Virtus Bologna. Nei primi anni del 2000 l'azienda, rimasta sempre a conduzione familiare, fu ceduta al Gruppo Merloni S.p.A. ed iniziò un periodo di declino, che si concluse con la chiusura degli stabilimenti di Ozzano dell'Emilia, avvenuta il 31 agosto 2006.
...la situazione economico-finanziaria
italiana, sebbene fluida e non stabilizzata, lascia intravedere una ripresa del
ritmo del lavoro. In quanto all'industria radio, molte fabbriche, un tempo
nominatissime sul mercato, sono restate nell'ombra in questo periodo sia perché
intente a riunire i vari reparti decentrati e suddivisi, sia perché occupate a
ricostruire gli stabilimenti devastati dall'ira furiosa della guerra. La Radio
Superla che, colpita due volte nelle incursioni aeree del maggio 1944 ebbe lo
stabilimento di viale Masini completamente distrutto. Il dott. Margotti, da
tempo condottiero delle vittoriose battaglie della sua ditta afferma che nella
prossima stagione vuole che la Superla riprenda il suo posto in prima linea
conquistato in 14 anni di ininterrotto lavoro e che gli eventi bellici non hanno
potuto cancellare. Sebbene completamente mutilata ha continuato, parzialmente,
dal luglio 1945 la propria attività con mezzi di fortuna, ma adatti allo scopo,
una sede provvisoria in via Carlo Alberto, 14F. Con il primo settembre ogni
attività verrà ripresa a ritmo normale e centro di tutto questo è lo
stabilimento costruito ex-novo a Crespellano. La sede sociale e la direzione
generale non si sono staccate dalla vecchia residenza e rimangono a Bologna.
Alla Fiera di Milano saranno presenti col lancio di nuovi, originali modelli ed
un interessante gamma di articoli per l'elettrodomestica.
S.A.Radio Superla (Cresa Radio)
L'azienda
Cresa Radio, con sede inizialmente a Modena, importava alla
fine degli anni '20 (inizio '30) radioricevitori americani ERLA
(le classiche radio a cassetta). Successivamente le forti tasse di importazione
costrinsero a modificare la politica aziendale, fondando la Superla
Radio Cresa (Super-Erla) con stabilimento di produzione a Bologna.
Questo accadeva verso la metà degli anni '30. Vennero privilegiate, sino dagli
inizii, linee architettoniche evolute e sofisticate per la produzione dei
proprii apparecchi radio. Legni pregiati sia per i modelli a soprammobile sia
per le lussuose "consolle". La sintonia automatica, su stazioni
preselezionate, era disponibile su molti modelli prodotti nei diversi periodi.
La Organizzazione Commerciale copriva le principali capitali italiane, ma dopo
la guerra la sua penetrazione sul mercato diminuì progressivamente, sino a
divenire un semplice marchio commerciale su prodotti di terzi (Europhon).
luglio 1950 settembre 1951
Trans Continents Radio, Cassano d’Adda, signor e signora Prandoni:Trans
Continents Radio (Prandoni) al 1951
A Cassano sono in pieno lavoro. Stabilimenti ampliati
luglio 1948 ottobre 1949 gennaio 1950
La fabbrica della UNDA era situata nel cuore di un abetaia, a 1250 metri sul livello del mare, ma era degna piuttosto di essere situata nel cuore di una metropoli. Sorse infatti a Dobbiaco, nella parte di lingua tedesca delle Dolomiti.
Venne fondata il 22 agosto 1925 da un giovane ventitreenne, Max Glauber di origini austro-ebraiche con un capitale iniziale di 75000 lire. Impiegava 15 operai. La denominazione era Unda Società per la Fabbricazione di Apparecchi di Meccanica Fine. La sua meccanica di precisione si sviluppò nella produzione di accessori e parti staccate per la nuova disciplina, la radio, esportando anche all’estero.
Alla Fiera di Milano del 1926 già si presenta con i suoi prodotti apprezzati anche dagli allora radiodilettanti. Per loro nel 1927, sempre alla Fiera, si presenta con una scatola di montaggio completa per la realizzazione di un apparecchio radio a neutrodina, nel 1928 già presenta una supereterodina a comando unico con la MU18.
Fin dall’inizio Max Glauber fregia i suoi prodotti col motto “la marca di fiducia” e si affidò all’organizzazione commerciale di Th. Mohwinkel di Milano, rappresentante di altre ditte elettriche.
Nel 1932 entra in società con i fratelli Ammon di Bolzano. Walter Ammon fu presidente del Consiglio di Amministartore e Max Gruber Consigliere delegato e Direttore Tecnico. La ragione sociale divenne UNDA RADIO SAGL, capitale di 500000lire.
Nel 1932 presenta una supereterodina a controllo automatico del volume, anticipatori di questo perfezionamento nella radio,la MU60.
Divenne fornitrice di apparecchi per l’Ente Radio Rurale fornendone bel sette modelli diversi.
Nel 1934 presenta la serie Triunda con la famosa valvola Wunderlich per la rivelazione a doppia semionda.
Nel 1935 il Quadriunda con un radiofonografo a 10 valvole. Due anni dopo il Super Quadriunda e la Radiobalilla.
Nel 1937 si trasforma in Società Anonima, capitale 1200000lire. Le maestranze arrivarono a 200 operai specializzati, dando lavoro a tutta la Val Pusteria.
Furono progettati apparecchi radiotrasmittenti per collegare i rifugi alpini al fondo valle che vennero impiegati anche dalla Regia Aeronautica a scopo meteorologico.
Nel 1939 il Sexunda , un modello del quale, il 761 fu donato al Duce.
Nel 1940, in primavera, gli accordi con la Germania prevedevano il trasferimento dei Sudtirolesi di lingua o cognome germanico nel Reich. Molti dovettero cambiare cognome, se volevano rimanere in Italia, perdere la loro identità linguistica ed etnica ed obbligo di obbedienza al Duce. La Unda si trasferisce in via Mentana 20 a Como.
Il nuovo stabilimento, malgrado le difficoltà, fu inaugurato con la presenza di alti gerarchi fascisti. Però la Unda non si inserì tra i produttori del nuovo apparecchio popolare modello Roma.
Durante la guerra si paralizza la produzione di apparecchi civili e vengono messi in produzione apparecchio come la stazione RB30, per i caccia italiani e la RB30Tbis su progetto dell’Allocchio & Bacchini, oltre ad apparecchiature come il ricevitore RR2 ed il trasmettitore TPR2 per la Regia Marina, progettati dalla Marelli.
Nel 1943 inizia la produzione di strumenti di misura, progetti Fausto. Nel 1945 presenta la Octaunda, a nove valvole, una ricchezza per quel periodo difficile, in tutti i sensi.
Nel 1948 la ANIE lanciò le specifiche di un apparecchio popolare che non costasse più di 26000 lire, l’AR48, e la Unda ne presentò una versione perfezionata.
Nel 1951 la Unda si inserì nella presentazione della televisione col Mod. 22/1, 42 valvole, immagine di 25 quadri a 625 linee, standard americano di allora.
Nel 1950 aveva presentato il primo ricevitore a modulazione di frequenza.
Si inserì nella produzione di elettrodomestici e nella realizzazione di apparecchi Alta Fedeltà, ma senza successo.
Nel 1957 problemi finanziari, analogamente ad altre Ditte italiane del settore, e nel 1858 si avviò la procedura di amministrazione controllata. Vi furono proposte di acquisto dal gruppo INFIN, il salvaindustrie, dalla Magnadyne, che era però nelle stesse condizioni. L’acquirente fu la CGE che acquistò il marchio. La Unda da allora non potè più produrre radio e TV e nel 1958 divenne FASE, fabbrica apparecchi e strumenti elettrici.
Lo stabilimento di Como passa alla Miralanza e la produzione radio rimane alla CGE se pur la rappresentanza rimane a Th. Mohwinkel.
Nel 1959-60 una radiolina a transistor viene marcata Unda.
Unda Radio:
dal 48 laboratorio per la TV, dir. ing. Boselli.
un film è stato prodotto da Radio Bolzano.
caratteristica questa nostra Industria situata ai confini d’Italia, a Dobbiaco (Alto Adige) venne fondata nel 1925, col programma di fabbricare parti staccate di apparecchi radiofonici
Nel gennaio del 1927 affidava gli affari commerciali della sua azienda alla Ditta TH. Mohwinckel di Milano, che diede un nuovo gagliardo impulso a questa nostra industria, iniziandone l’esportazione, oggi (1928) in piena efficienza, verso il Belgio, Finlandia, Norvegia, Olanda, Polonia, Svezia e Svizzera.
Il segreto del successo dell’Unda è molto semplice: fabbricazione di pochi pezzi in grande serie,aggiornati continuamente secondo il progresso tecnico incessante della radio, di un prodotto di buon mercato.
Infatti il prezzo di un condensatore variabile Unda è alla pari con quelli di più scadente fabbricazione provenienti dall’estero segnatamente dalla Germania e di molto inferiore a quelli che possono gareggiare per bontà costruttiva.
Il condensatore Unda infatti presenta tutti i pregi che si possono richiedere da un buon condensatore quale, ad esempio, lamine intestate in un’unica barra di comando, con esclusione totale di rondelle divisorie che ormai sono inammissibili , montaggio su sfere, assenza di contatti striscianti, isolanti ridotti ai minimi termini, albero sfilabile, possibilità di montaggio in tre posizioni (per manopole europee, americane e montaggi in tandem).
Tutta la fabbricazione è esclusivamente fata nei laboratori Unda che possiede anche impianti galvanotecnici per la nichelatura ed argentatura dei vari pezzi.
La vendita dei prodotti Unda aveva incominciato a risentire di una concorrenza sfrenata, fenomeno che si verifica dolorosamente in molti articoli ed in maniera cronica nelle valvole termoioniche, e che è stato dalla TH. Mohwinckel coraggiosamente affrontato e risolto, rifiutando il rifornimento a quei rivenditori che, senza necessità e ragione, svendevano il materiale Unda. Sicchè oggi i prezzi imposti dalla Ditta sono bassi, accessibili a tutti e vengono rigorosamente rispettati, ciò che ha dato un nuovo e rigoroso impulso alle vendite.
Oltre i condensatori, che sono il cavallo di battaglia, l’Unda costruisce reostati, interruttori, zoccoli per valvole, amplificatori di bassa frequenza e scatole di montaggio per neutrodina. Tutta la produzione oltre ad essere finita nei dettagli è anche ben presentata.
Sig Th. Mohwinckel così come lo vedete, un giovane simpaticissimo
(occhiali all’Harold), cordialissimo, ultradinamico, accaparratore di tutte le
rappresentanza, dall’ebanite di Trunn e Son all’Unda.
marzo 1946 marzo 1947 maggio 1947
maggio 1947 gennaio 1949 gennaio 1949
maggio 1949 maggio 1949 agosto 1949
agosto 1949 luglio 1950 luglio 1950
luglio 1950 settembre 1951 1953
da radiocommercio giugno luglio 1928
La VARA al 1945 dopo
un interruzione di circa tre anni dovuta a persecuzioni politiche, ha ripreso il
proprio lavoro, con la costruzione di apparecchi di tipo popolare e tipo di gran
classe e produzione di pezzi staccati, strumenti di misura
gennaio 1946 marzo 1947 novembre 1947
gennaio 1949 dicembre 1949
gennaio 1947 novembre 1947 gennaio 1948
ottobre 1949 gennaio 1951 settembre 1951
dic 1952
Vorax Radio 1951
L’ing. Dedini coordina la produzione di materiale per dilettanti o non.
Produzione e importazione di minuterie varie e di nuovo producono accessori per
TV.
la Voxon si avvalse di designers come Rodolfo Bonetto.
decennale Voxon Faret trasferita a Firenze? 1952 Dinghy,1954 Startelet tascabile la prima nel mondo con valvole subminiatura, 1957 tekevisore primo con cinescopio corto 110 gradi, 1959 Vanguard autoradio con antenna nello specchietto. Ing Piccinin presidente
1987
Voxon Nel momento del suo massimo splendore ha raggiunto i 2400 dipendenti ed era diventata una delle maggiori industrie italiane nel settore audio-video. Adesso è in amministrazione straordinaria e i 1350 dipendenti rimasti sono in cassa integrazione. La Voxon non è mai stata accolta nella Rel, anche se il 13 febbraio 1986 il Cipi ne ha approvato il salvataggio, accettando il progetto della costituzione della Nuova Voxon con un azionista americano (Toreson Industries Italia) e la Rel impegnati con quote rispettivamente del 51 e del 49%. La Rel si impegnava a concedere finanziamenti per 25 miliardi di lire. Attraverso la Nuova Voxon la Toreson intendeva produrre monitor e terminali per il mercato europeo. Senonché la delibera governativa, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 14 marzo 1986, non è stata mai applicata. In questa maniera tutti i dipendenti della Voxon sembrano destinati a finire in un' azienda Gepi. Questi due problemi saranno naturalmente al centro del vertice BattagliaLupo
1987
ROMA Se fosse stata attuata la deliberazione del Cipi riguardante la costituzione della società Nuova Voxon fin dal febbraio ' 86 sarebbe stato possibile dare lavoro a 300 persone nel settore dell' alta tecnologia. E' questa la sconcertante costatazione che risulta dall' azione condotta dai legali della Toreson industries Italia,la società Usa che è entrata nel capitale della Voxon, per indurre la Rel, che doveva partecipare alla società, ad attuare quanto fino ad ora è stato considerato atto dovuto e cioè il soddisfacimento di un disposto Cipi, comitato interministeriale che agisce collegialmente in base ai piani presentati dai ministri, nel caso specifico dal ministero dell' Industria. Cesare Orlandini, amministratore della Toreson, ritiene che quanto avvenuto sia conseguenza della vicenda Nuova Autovox e degli argomenti che tale azienda ha saputo trovare tanto da farsi prima dichiarare polo nazionale dell' autoradio (inducendo un grave ritardo nella presentazione dei piani Nuova Voxon che dovettero essere modificati). Poi a disastro economico e sociale avvenuto e a mercato dell' autoradio perduto per l' Italia, si tenta ancora di mettere in piedi cordate di salvataggio con la mira di ottenere altro denaro pubblico finalizzato più che al salvataggio del poco che resta, a non far emergere responsabilità. Sul versante Voxson da parte sindacale si apprende che è in corso il licenziamento di 1.300 persone che dovranno essere riassorbite da una società costituita dalla Gepi.
Quindi la Rel ha impegnato più di 400 miliardi per veder soccombere la Voxson mentre per rimanere nell' area romana l' altra importante azienda esistente, l' Autovox, è stata portata ad un secondo insuccesso causato da un' improvvida gestione. - nostro servizio
Da molte indagini sui sequestri degli anni Settanta - l' epoca d' oro dei rapimenti - emerse una connivenza tra la malavita romana e quella marsigliese. Un connubio che operò nel ' 75 nei rapimenti del presidente della Voxon Amedeo Maria Ortolani e del figlio del "re del caffè" Alfredo Danesi.
dicembre 1952 1953
vedi storia su reclames1
al 1946 Watt radio
In
occasione della partecipazione alla Mostra della Meccanica a Torino, il Rag.
Soffietti ha precisato le linee di massima del suo programma industriale:
ricevitori domestici, radiotrasmettitori fissi e mobili, amplificatori ed
impianti elettroacustici, altoparlanti,microfoni,strumenti di misura.
Collaterale alla Watt la ditta commerciale SICAR che svolge attività di rappresentanza.
La Watt Radio al 1945 pur restando
pronta a scendere in lizza con produzione di ottima qualità, sembra attenda al
vaglio la clientela nazionale ed estera.
luglio 1948 genn 1949 maggio 1949 genn 1950